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Fides et Ratio contro la Magia PDF Stampa E-mail

Fides et Ratio contro la MagiaDunque, l’epoca del trionfo della magia nella storia dell’Occidente non è il Medioevo e neppure il Rinascimento, ma la nostra era informatica e postmoderna. Quello in cui viviamo è il periodo critico che fa seguito ai secoli della propaganda atea, positivista e materialista che, in nome della «Dea Ragione», del partito e della classe sociale, della razza o del proprio ego, ha condotto all’allontanamento dal Dio cristiano e dalla Verità dottrinale custodita dalla Chiesa cattolica58. Oggi domina il relativismo nel senso più assoluto, l’uomo postmoderno vive in quello che dal punto di vista culturale Aleksàndr Isaevic’ Solz’enicyn ha efficacemente definito – con un’espressione ripresa dal Santo Padre Giovanni Paolo II59 – come «un mondo in frantumi»60. In questo mondo, l’opzione religiosa più diffusa è, per usare la formula della sociologa inglese Grace Davie, il «believing without belonging»61, cioè il «credere senza appartenere», ovvero ...

... – come molti affermano –: «credo, a modo mio». Risulta evidente come ciò lasci largo spazio alla diffusione di credenze e pratiche religiose – o presunte tali – quantomeno bizzarre.

Il Santo Padre Giovanni Paolo II, nell’Enciclica Fides et ratio, al n. 91, rileva come: «La nostra epoca è stata qualificata da certi pensatori come l’epoca della “postmodernità”. Questo termine, utilizzato non di rado in contesti fra loro molto distanti, designa l’emergere di un insieme di fattori nuovi, che quanto a estensione ed efficacia si sono rivelati capaci di determinare cambiamenti significativi e durevoli». In particolare, nel quadro di tali «cambiamenti», si sono manifestate «reazioni che hanno portato a una radicale rimessa in questione» della «pretesa razionalista» tipica della modernità; così, «sono nate correnti irrazionaliste»62. L’Enciclica, dopo avere sottolineato la necessità che l’uomo utilizzi sia la fede che la ragione per rispondere alle domande cruciali sulla sua origine e sul suo destino, descrive una lunga stagione (iniziata con la crisi del Medioevo), in cui la ragione ha dapprima cercato di inglobare ...

(58 Sul punto cfr. il mio «Il “ritorno del sacro”. Tra secolarizzazione e postmodernità un’occasione nella confusione», in A. MENEGOTTO (a cura di), New Age «fine» o rinnovamento?, cit., pp. 1539. 59 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica postsinodale Reconciliatio et paenitentia circa la riconciliazione e la penitenza nella missione della Chiesa oggi (2 dicembre 1984), n. 18, in Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII, pp. 14311499 (il testo ufficiale latino è alle pp. 13521430).  60 Cfr. ALEKSÀNDR ISAEVIC’ SOLZ’ENICYN, Un mondo in frantumi. Discorso ad Harvard, tr. it. La Casa di Matriona, Milano 1978.
 61 GRACE DAVIE, Religion in Britain since 1945. Believing without Belonging, Blackwell, Oxford 1994.  62 GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio. Lettera Enciclica circa i rapporti tra fede e ragione del 14 settembre 1998, n. 91).

... la fede, quindi ha preteso di farne a meno, infine l’ha combattuta in modo esplicito. Scrive Massimo Introvigne: «Nell’epoca postmoderna si ripresenta – peraltro non per la prima volta – la possibilità di un rovesciamento di questo scenario. L’epoca della crisi della ragione è il tempo in cui si ripresenta una fede – non necessariamente la fede cristiana – separata dalla ragione. Come Giovanni Paolo II ha sottolineato in tutto il suo magistero, una fede privata della mediazione razionale è una fede incapace di diventare cultura e quindi di animare la società»63. Nel migliore dei casi, una fede separata dalla ragione si riduce – secondo la Fides et ratio –a «sentimento ed esperienza»; nel peggiore, «cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione»64 .

Annota ancora in maniera puntualissima Introvigne: «[…] si nota il crescente interesse per forme di rapporto con il sacro dove il percorso prevale sul discorso, il mythos sul logos, fino a quel rischio di costruire fedi senza ragione – o peggio di cadere nella superstizione – denunciato dalla Fides et ratio. Diversi sociologi invitano del resto, quando si tratta del sacro postmoderno, a partire da un dato di carattere negativo: dalla fine degli anni 1980, il consenso di massa nei confronti della scienza – particolarmente della medicina, la scienza “pratica” con cui le persone comuni vengono più normalmente a contatto – non è più unanime. A partire dagli ultimi anni del decennio 1980, in diversi paesi, il consenso popolare nei confronti della scienza e della medicina scende a quelli che sono probabilmente i livelli più bassi del secolo65 . Per converso, qualunque forma di cura medica che si presenti come “alternativa” rispetto alla medicina “ufficiale”, o da questa disapprovata, incontra immediatamente un vasto consenso popolare. Sembra che il termometro scientifico scenda e che salga il termometro del sacro: qualche volta – però – piuttosto in direzione dell’irrazionalismo, della ricerca acritica del miracoloso, o – in altri contesti – della magia»66 . 

Vale la pena di notare come il processo di progressiva rivendicazione dell’autonomia del singolo e della società dalla Chiesa cattolica, che vede il suo apice nell’Illuminismo settecentesco con l’esaltazione della «Ragione», su quello che gli illuministi definivano «l’oscurantismo della fede», abbia condotto – come esito ultimo e paradossale – al trionfo dell’irrazionale e del superstizioso. Dunque, aveva ragione il filosofo italiano Augusto del Noce (19101989) quando acutamente osservava che la secolarizzazione non si accompagna solo all’«espansione dell’ateismo», ma anche all’emergere di «nuove forme di mitologismo» 67 . E aveva altrettanta ragione lo scrittore cattolico Gilbert Keith Chesterton ...

(63 M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Seminarium, cit. 64 GIOVANNI PAOLO II, Fides et ratio, cit., n. 48. 65 Cfr. DANIEL BOY GUY MICHELAT, «Premiers résultats de l’enquête sur les croyances aux parasciences», in La pensée scientifique et les parasciences, Albin Michel Cité des sciences et de l’industrie, Parigi 1993. 66 M. INTROVIGNE, «L’esplosione delle nuove religioni», in Il cristianesimo e le religioni, numero speciale di Seminarium, cit. Osservazioni simili sono quelli di MARCO CANTAMESSA, «Il relativismo e la comunicazione della verità», in A. MENEGOTTO (a cura di), New Age «fine» o rinnovamento?, cit., pp. 85102. 67 AUGUSTO DEL NOCE, Il problema dell’ateismo, Il Mulino, Bologna 1970 (3a ed.), p. 552. (18741936),) ... il quale scrisse che quando non si crede più in Dio non è che non si creda più a nulla: si crede a tutto. 

Tratto dal testo di Andrea Menegotto, Magia Magie Maghi

 
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