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Oggi vi è una incredulità religiosa globale e di massa PDF Stampa E-mail

Oggi vi è una incredulità religiosa globale e di massa L’iniziazione di un adulto alla vita cristiana si svolge secondo degli itinerari abbastanza simili, che si tratti dell’Africano di Cartagine nel IV secolo o del contadino del Ciad e dell’operaio di periferia nel XXI secolo. Ma il fondo cambia: quello di una società più o meno segnata dal cristianesimo o dal paganesimo, quello di una mentalità modellata da un insegnamento, un’informazione, una cultura che veicola o rifiuta totalmente dei valori religiosi. Ora i colori di questo sfondo si sono nettamente accentuati in una tonalità dominante: quella dell’incredulità. Così bene che si potrebbe dubitare che la religione abbia ancora qualche futuro nel XXI secolo… “Dio è morto. I culti stanno per morire. Le Chiese si decompongono di giorno in giorno sempre di più”; si è spesso predetto in questo genere di amalgama audace l’avvento decisivo dell’ateismo di massa. Primo sintomo: la nostra società si è desacralizzata. L’Ospedale di Dio si chiama oramai Centro Ospedaliero Statale.

La Sicurezza Sociale ha rimpiazzato l’elemosina della carità e le congregazioni religiose di carità. I registri di battesimo hanno da molto tempo ceduto il posto ai registri di stato civile per segnare l’entrata ufficiale di un bambino nella società. L’insolfatura sembra detronizzare le grandi preghiere dei vignaioli contro gli insetti. E si opporrebbero volentieri l’efficacia tecnica dell’irrigazione alla magia delle Rogazioni … Tutto questo noi lo sappiamo da molto tempo. Si utilizza anche una parola comoda per designare questo colpo di scopa col quale si tolgono le scorie della religione nella spazzatura della Storia: la “secolarizzazione”.

E’ il passaggio da una concezione religiosa del mondo ad una concezione profana. Ma c’è di più … Quella che si chiama correntemente la “cultura moderna” (occidentale) si è compiaciuta nell’affermare, in maniera decisiva ed in nome di differenti analisi, una posizione uniformemente antireligiosa. L’infermiere in psichiatria respira il freudismo senza saperlo, ed il militante sindacale studia spontaneamente i conflitti del lavoro con le armi di analisi marxiste. La religione sarebbe anche da sopprimere perché con tutti i suoi tabù sarebbe nociva ad una vita sessuale appagante…. O meglio, la si considera come definitivamente superata e da relegare nel museo delle antichità. Ascoltate solamente questa citazione tipica dal sapore marxista e freudiana: “Come un bambino, quando piange, va a rifugiarsi vicino a sua madre, l’uomo, quando ha dei pensieri, si rifugia nella religione. Vi trova un conforto, un appoggio, perché non si sente abbastanza forte per superare da solo i suoi problemi … “.

Non è di un illustre pensatore contemporaneo, ma di un giovane liceale e probabilmente la maggior parte dei giovani oggi la pensano come lui. Sfogliando una vasta inchiesta presso più di duecento detenuti su “la religione in prigione”, ho rilevato questa frase particolarmente rappresentativa dell’insieme delle risposte: “In prigione, vi è la fase mistica, è noto. Mi è accaduto di cadere in ginocchio e di pregare, di pregare! La minima asperità, quando si è su di una scogliera, evita di far cadere, ci si attacca: la religione, è ciò”. Le incredulità sono di fatto multiple secondo gli ambienti e le età, ma in interazione costante le une con le altre. Così bene che il dato di partenza non è la mal-credenza di un mondo ancora cristiano, ma la non-credenza di un mondo massicciamente secolarizzato. Ed essa si radica nel profondo: è fondamentale. Poiché la fede non è più recepita come facente parte la cultura contemporanea. Essa sembra legata alle vestigi culturali del passato.

E’ dunque un fatto massiccio: “credere” va sempre di meno in meno da sé. E questo vale specialmente per la giovane generazione. Allorché la nostra infanzia, di noi adulti , si è svolta in un mondo in cui la dimensione religiosa, anche se si trattava di una religione più “sociologica” o “funzionale” che personale, era ancora riconosciuta. Basta sentire già dalle classi elementari quei cicloni di dubbi liberamente espressi, sull’origine dell’uomo e della creazione: “La maestra ci ha detto che noi veniamo dagli animali, dai pesci, dai piccoli esseri nell’acqua. Non si ha bisogno di Dio per spiegare come gli uomini sono giunti!”. E’ la Chiesa che appare piuttosto come un gruppo sociale bizzarro e particolare, dal linguaggio e dai modi strani ed estranei.

Ieri si parlava di “quelli che sono lontani dalla Chiesa”. Bisogna parlare oggi di “quelli da cui la Chiesa è lontana?”. La fede appare dunque come meno “naturale”, meno nell’ordine delle cose come per il passato. La fede che sta per nascere. Ma anche la fede che deve “rinascere”: poiché l’Iniziazione cristiana di tutti gli adulti battezzati e catechizzati è stata veramente fatta un giorno? La si presupponeva, per esempio, nelle origini dell’Azione Cattolica presso i militanti. Questa è nata, in effetti, da una Chiesa solida, in un movimento entusiasta di conquista. Non ci si doveva assicurare della Chiesa e della fede: esse erano là, ben stabili. Occorreva solamente renderli più vicini agli uomini: “Noi riferiamo cristiani i nostri fratelli, per Cristo noi lo giuriamo!” cantavano gli iscritti di una volta.

Non è più così oggi. Il suolo ecclesiale nel quale si radicano i movimenti e l’ambiente culturale nel quale ha preso nascita la fede dei militanti sono in movimento. Da ciò la richiesta di “riciclaggio dottrinale” che formulano spesso questi ultimi, esprimendo di fatto l’appello ad una re-iniziazione alla fede, per renderne ragione in un mondo incredulo. Si comprende anche perché delle istituzioni di Chiesa confrontate più rudemente che mai all’incredulità, si vogliono risolutamente missionarie, e vedendo sorgere nelle loro zone d’azione tante “riconversioni” quanto conversioni, trovano nel catecumenato degli adulti un riferimento espressivo delle loro intuizioni – dalla scuola cattolica ai movimenti di evangelizzazione -. Molti adolescenti impregnati di cultura non credente non sono dei catecumeni, anche se hanno ricevuto il battesimo? Molti fanciulli che vengono al catechismo non si alzano già da una iniziazione alla fede?

E se vi è là qualche pericolo nel diluire tutta la pastorale in una “dimensione catecumenale” informe, vi è anche l’espressione di una situazione abbastanza nuova della fede. Poiché il mondo secolarizzato forgia delle strutture mentali in cui l’appartenenza religiosa non è più un criterio immediato di riconoscenza e di riunione: chi è credente? Chi non lo è? Chi è in cerca? … Partecipate a tale riunione della gioventù o del Movimento, a tale incontro in sacrestia o in parrocchia, e comprenderete quello che ciò vuol dire. Ma per comprenderlo, occorre sperimentarlo personalmente. Io non posso affatto camminare con dei giovani se non incontro anch’io degli increduli, se non accetto di sentir rimessa in causa quello che fanno della mia fede di credente: “Come puoi credere in un mondo invisibile in cui vivresti dopo la morte, poiché non hai alcuna presa su di esso, poiché è per definizione fuori dalla tua esperienza? E’ una proiezione, una illusione …

Ma, ingombrati dai compiti interni alla Chiesa, troviamo noi sacerdoti il tempo, di incontri gratuiti a questo livello, non per dapprima “convertire”, ma per dapprima ascoltare? Scopriremmo forse allora che non sono dapprima degli increduli che incontriamo, ma degli uomini e delle donne in piedi, aventi una consistenza e delle convinzioni proprie. Degli uomini e delle in cerca di quello che è il meglio per essi… E questo è Cristo!

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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