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Dal Papa un monito alla ricerca La ricerca scientifica “ha certamente il suo valore positivo”, ma “non è in grado di elaborare principi etici. Essa può solo accoglierli in sé e riconoscerli come necessari per debellare le sue eventuali patologie”. Benedetto XVI, nel discorso in occasione dei dieci anni dell’Enciclica Fides et Ratio, riprende uno dei suoi temi preferiti: fede e ragione, e il modo in queste vadano intrecciate. Pone l’accento sul valore positivo della ricerca, ma allo stesso tempo mette in guardia sul fatto che “non sempre gli scienziati indirizzino le loro ricerche verso questi scopi. Il facile guadagno, o peggio ancora, l’arroganza di sostituirsi al Creatore svolgono, a volte, un ruolo determinante. È questa forma di hybris della ragione che può assumere caratteristiche pericolose per la stessa umanità”. Sullo sfondo, c’è il dibattito biopolitico: l’eventualità di una legge sul fine vita divide il mondo cattolico (unito però sulla non necessità di una legge ...

... per il testamento biologico), ma prima ancora c’è stato il dibattito sugli embrioni chimera, e, andando più indietro nel tempo, la lotta sulla legge per la fecondazione assistita. I dibattiti sono stati tutti incentrati, appunto sull’eventualità di una deriva verso la tecnoscienza.

“La conquista scientifica e tecnologica – dice il Papa – con cui la fides è sempre più provocata ad affrontarsi, ha modificato l’antico concetto di ratio; in qualche modo, ha emarginato la ragione che cercava la verità ultima delle cose per fare spazio ad una ragione paga di scoprire la verità contingente delle leggi della natura”. Benedetto XVI cita poi l’ignoto autore della lettera a Diogneto, per il quale “non l’albero della scienza uccide, ma la disobbedienza. Non si ha vita senza scienza, né scienza sicura senza vita vera”.

Si tratta di uno dei fulcri del pensiero di Ratzinger: vivere come se Dio ci fosse, dando a tutte le nostre azioni un fine ultimo e universale, un fine etico basato sui valori non negoziabili, perché “la ragione sente e scopre che, oltre a ciò che ha già raggiunto e conquistato, esiste una verità che non potrà mai scoprire da se stessa, ma solo ricevere come dono gratuito”. “Ciò – spiega il pontefice – non significa affatto limitare la ricerca scientifica, o impedire alla tecnica di produrre gli strumenti di sviluppo; consiste, piuttosto, nel mantenere vigile il senso di responsabilità che la ragione e la fede possiedono nei confronti della scienza, perché permanga nel solco del servizio dell’uomo”.

Senso di responsabilità che i cattolici devono avere anche partecipando alla vita politica. Il Papa lo ha spiegato, ancora una volta, ricevendo i vescovi dell’Ecuador, in visita ad limina. “Sebbene – spiega Benedetto XVI – l’attività della Chiesa non possa confondersi con l’impegno politico, essa deve offrire all’insieme della comunità umana il suo proprio contributo, attraverso la riflessione e i giudizi morali, comprese quelle questioni politiche che riguardano in modo speciale la dignità della persona”. E ribadisce ancora una volta quali sono i valori non negoziabili: “La promozione e la stabilità della famiglia, fondata sopra il vincolo di amore tra un uomo e una donna, la difesa della vita umana dal primo momento del suo concepimento fino al termine naturale, la responsabilità dei genitori nell’educazione morale dei propri figli”.

Riferimenti che sono per la Chiesa universale, ma che si rivolgono in particolare alla situazione ecuadoriana: lì la Chiesa è impegnata a contrastare un progetto di riforma costituzionale che – dicono i vescovi – apre ulteriormente a forme diverse di matrimonio e all’aborto”.

Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( Diese E-Mail Adresse ist gegen Spam Bots geschützt, Sie müssen Javascript aktivieren, damit Sie es sehen können )

 
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