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Prospettive pastorali riguardo occultismo, magia e satanismo PDF Drucken E-Mail
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Prospettive pastorali riguardo occultismo, magia e satanismo La diffusione così ampia di occultismo e magia nel mondo contemporaneo, la propaganda aggressiva dei singoli operatori dell’occulto così come dei gruppi esoterici, pone la Chiesa di fronte ad un grave problema pastorale. La Chiesa italiana deve, tra l’altro, confrontarsi con un fenomeno particolarmente subdolo e sfuggente, perché tende continuamente a rinnovarsi e a ricombinarsi con nuovi movimenti (come, ad esempio, nel New Age). Non solo è arduo avere una visione sintetica di questa realtà, ma diventa difficile anche il solo seguire la storia di operatori magici e/o gruppi e delle interconnessioni tra di loro. Di fronte a questo pericoloso fenomeno «che minaccia la fede autentica dei cristiani – dicono i vescovi campani nel loro documento del lontano 1995 – ci sembra doveroso intensificare l’opera di informazione, di sensibilizzazione e di educazione su questo argomento.

Infatti, i frequentatori di maghi e occulti sono nella stragrande maggioranza cristiani delle nostre comunità. La loro fede è talmente debole e carente, da non far percepire che superstizione, magia e satanismo sono in antitesi radicale con la fede cristiana».

Anche il documento precedente di un anno dei vescovi toscani rispetto a quello dei campani nacque dalla sollecitudine nei confronti dei fedeli per metterli in guardia «dall’invasione di orientamenti di pensiero e di comportamento che minano le radici stesse della fede e del suo autentico significato».

La nota pastorale dei vescovi campani e quella dei vescovi toscani dettero alla fine del ventesimo secoli delle forti indicazioni sulle linee di azione pastorale nelle quali la Chiesa deve impegnarsi. Inoltre, in risposta a questa pressante emergenza, è stata data alle stampe una numerosa produzione di articoli, opuscoli e libri sull’argomento.

Analisi dell’influsso del pensiero magico-occultistico

Oggettivamente la religione e l’occultismo sono due fenomeni distinti. Le differenze principali consistono innanzitutto in una diversa visione del mondo: globale e comunitaria nella religione; particolare e individualistica nella magia. La religione, inoltre, cerca l’esperienza del sacro per se stessa ed ha come termine di riferimento Dio. L’occultismo, invece, vuol dominare forze oscure, per manipolarle e metterle al proprio servizio.

Si deve peraltro dire che soggettivamente religione e occultismo possono convergere per alcuni aspetti nella vita del credente.

Il pensiero magico è caratterizzato da due aspetti peculiari: il “sentimento del desiderio” (desiderare con tutta la propria forza qualcosa che non si possiede) e il “sentimento della paura” (per cui si è spinti a proteggersi da pericoli, reali o immaginari, mediante forze occulte). Proprio perché l’origine della magia non è nella ragione, ma nel sentimento, anche nel credente si possono creare pericolose sovrapposizioni tra vera religione e pensiero magico, infatti con la ragione egli è consapevole di porre in atto dei gesti cristiani nei quali sa che opera Dio e la sua Grazia, ma sul piano del sentimento ciò che sta funzionando in lui può essere un’attitudine di tipo magico, legata solo al desiderio di ottenere qualcosa o di sfuggire ad una forza impersonale di cui ha paura.

Una analoga considerazione si può fare sull’uso magico dei sacramenti quando vengono concepiti in modo automatico, e “cosificati”, ponendo in atto un comportamento di tipo superstizioso, a causa di una concezione deformata di Dio e degli stessi sacramenti.

Come afferma il Catechismo Universale: «La superstizione è la deviazione del sentimento religioso e delle pratiche che esso impone. Può anche presentarsi mascherata sotto il culto che rendiamo al vero Dio, per esempio, quando si attribuisce un’importanza in qualche misura magica a certe pratiche, peraltro legittime o necessarie. Attribuire alla sola materialità delle preghiere o dei segni sacramentali la loro efficacia, prescindendo dalle disposizioni interiori che richiedono, è cadere nella superstizione».

Infatti il rito sacramentale, nel quale è all’opera la grazia di Cristo, esige l’impegno personale del credente ed un pieno coinvolgimento della sua vita a quanto si proclama con l’atto celebrativo e si riceve in dono da Dio.

Alcune riflessioni generali  sugli atteggiamenti pastorali di fondo

Elenco alcuni atteggiamenti pastorali sui quali riflettere. I. Per quanto il fenomeno del satanismo e dell’occultismo sia serio e preoccupante non si deve, però, cadere nell’eccesso opposto, spaventandosi in maniera eccessiva.

Questa deformazione occultistica ha sempre accompagnato la storia delle grandi religioni, e quindi anche il corso del cristianesimo. Abbiamo visto che la Sacra Scrittura ne parla ripetutamente.

II. Questo fenomeno ha avuto una particolare recrudescenza con il crescere della secolarizzazione. Da fenomeno rurale e marginale è passato soprattutto nelle aree urbane.

Nell’ambiente urbanizzato l’uomo, persi i contatti con la famiglia e la comunità di origine, privo di contatti (in quanti supercondomini non si conoscono neppure i vicini della porta accanto), non più aiutato dalla fede, va alla spasmodica ricerca di sostegni e di sicurezze trovandole in sette o appunto in maghi, fattucchiere, ecc.

Le aree fortemente urbanizzate, quindi, diventano il principale campo nel quale gli operatori della pastorale devono impegnarsi.

III. Fino a qualche decennio fa questo fenomeno veniva facilmente controllato grazie alla capillarità della vita pastorale. L’influsso della parrocchia, la conoscenza che i parroci avevano di tutte le famiglie e la pratica diffusa della confessione permettevano ai pastori di intervenire e in qualche modo di distogliere la gente da frequentazioni o pratiche occultistiche e magiche.

Oggi tutto questo è reso più difficile dalle mutate condizioni pastorali e sociali, per cui assistiamo ad una sorta di religiosità parallela: le persone che praticano occultismo, magia, stregoneria, difficilmente vengono in contatto con la comunità cristiana, probabilmente se ne erano allontanate da tempo.

Come detto, soprattutto nelle aree urbane, la rottura di legami familiari e di vicinato impediscono una conoscenza sia pur superficiale di atteggiamenti deviati, e persino gruppi occultistici di una certa consistenza passano praticamente inosservati. La comunità cristiana, quindi, si trova a poter intervenire solo in casi sporadici e non riesce più a controllare il fenomeno. IV. Gli operatori della pastorale devono, quindi, innanzitutto impostare in maniera molto accurata il loro lavoro in modo che la proposta cristiana risulti antropologicamente coinvolgente, e faccia breccia anche nelle persone che hanno un forte bisogno di sostegno e di sicurezza.

Non ci si può più illudere che la pastorale possa in tempi brevi ridurre sensibilmente il fenomeno occultistico; ci vorranno tempi piuttosto lunghi e le comunità cristiane si dovranno attrezzare di strumenti adeguati di evangelizzazione e di operatori preparati, oggi in numero ancora insufficiente. V. In tempi brevi, però, le parrocchie potranno fare già un primo lavoro di dialogo e di studio con un numero limitato di persone, vittime di questo fenomeno, e tentarne il recupero. Si dovrebbe, inoltre, iniziare a preparare un numero adeguato di operatori della pastorale e diffondere il più possibile la conoscenza degli studi di questi fenomeni. Fondamentale è, anche in questo campo, la pastorale famigliare.

VI. Per risolvere o ridimensionare la diffusione dell’occultismo e del satanismo è, inoltre, necessario intraprendere un lavoro di positiva collaborazione tra tutte le agenzie preposte alla crescita dell’uomo: chiese, scuole, università, centri culturali, strumenti di comunicazione sociale.

Così come la diffusione dell’occultismo è favorita attualmente dal fiancheggiamento o da una benevola neutralità di molti media, si dovrebbe invece sensibilizzare gli stessi media della pericolosità del fenomeno, per raggiungere così un gran numero di persone, comprese quelle lontane dalla frequentazione delle parrocchie.

VII. Particolare attenzione si deve porre nel confrontarsi con i giovani che subiscono in particolare il martellante e suadente messaggio del New Age che alla cultura dell’Io (o del “Sé”) accoppia spesso la visione del mondo occultistica. Fondamentale per questo è la funzione educatrice dei genitori, tanto importante che, se manca, può difficilmente essere supplita. Come afferma la Dichiarazione Conciliare Gravissimum educationis al n. 3: «Tocca infatti ai genitori creare in seno alla famiglia quell’atmosfera vivificata dall’amore e dalla pietà verso Dio e verso gli uomini, che favorisce l’educazione completa dei figli in senso personale e sociale».

Importante, nell’ambito della pastorale giovanile e famigliare, è quindi sensibilizzare i genitori a non trascurare o sottovalutare atteggiamenti, letture o amicizie dei figli. Quella che può sembrare un’innocua mania giovanile (ma il più delle volte lo è), ad esempio per l’utilizzo dei tarocchi divinatori, in assenza di un sereno dialogo, può degenerare in una vera e propria tendenza all’occulto per numerosissime ragazzine.

Linee di azione pastorale

Nell’opposizione ai fenomeni dell’occultismo, del satanismo e della stregoneria, la Chiesa protegge non solo la sua missione evangelizzatrice ma anche la dignità dell’uomo: si tratta, infatti, di salvaguardare contro ogni forma di adulterazione e di mistificazione il senso autentico della fede cristiana e la stessa dignità della persona umana nella sua libertà e responsabilità.

Gli operatori dell’occulto trovano terreno fertile solo là dove c’è assenza e vuoto di evangelizzazione, infatti «il nostro primo dovere – affermano i vescovi campani – è quello di incrementare l’evangelizzazione dei fedeli di tutti gli strati sociali e di tutte le età, perché la mentalità magica attecchisce e prospera più facilmente dove c’è un vuoto di conoscenza della fede».

Questa nuova evangelizzazione, proposta di pienezza dell’esistenza in Cristo, deve affermarsi come coscienza critica e, con grande attenzione pastorale e assoluta chiarezza di principi, denunciare tutte le forme di occultismo che si oppongono ai contenuti della fede e a una visione della vita in corrispondenza della rivelazione di Dio consegnata alla Chiesa.

Vigorosamente, quali azioni in senso positivo, «si deve ridare il ruolo che loro compete all’ascolto della parola di Dio, alla celebrazione dei sacramenti in quanto atti di Cristo e della Chiesa e segni efficaci della grazia pasquale, e all’Eucarestia, fonte e culmine di tutta la vita dei cristiani».

«Infatti – afferma il Decreto Conciliare Presbyterorum Ordinis al n. 5 – nella santissima eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua, lui il pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini i quali sono in tal modo invitati e indotti a offrire insieme a lui se stessi, il proprio lavoro e tutte le cose create».

Con amore gratuito Dio volle comunicare e manifestare se stesso con la divina rivelazione, nel suo Figlio Gesù Cristo, nel quale trova compimento tutta intera la rivelazione. Perciò Cristo Signore – ci dice la Costituzione Dogmatica Dei Verbum al n. 7: «ordinò agli Apostoli che l’Evangelo, prima promesso per mezzo dei profeti e da lui adempiuto e promulgato di persona, venisse da loro promulgato a tutti come la fonte di ogni verità salutare e di ogni regola morale, comunicando così ad essi i doni divini».

In Cristo, quindi, Dio Padre ci ha dato e ci ha detto tutto. Non ci sono da attendere, da parte di Dio, altre rivelazioni eccezionali. La vita di fede è senza sussulti miracolistici e irruzioni di soprannaturale a buon mercato.

Per questo è importante una accorta vigilanza sul sentimento religioso e sulle pratiche mediante le quali i fedeli esprimono la loro fede. Una mentalità superstiziosa può insinuarsi e corrompere gli atti di culto dei fedeli.

In particolare – dicono i vescovi campani - «richiedono vigilanza le forme di pietà popolare e i pellegrinaggi, specialmente quelli diretti a luoghi di presunte apparizioni o di fenomeni straordinari».

Molto spesso le persone che gravitano intorno al fenomeno dell’occultismo riferiscono di aver ricevuto una scarsa educazione catechistica oppure di essersi fermati alla catechesi iniziale pre-sacramentale.

Ciò fa pensare che una delle azioni che la Chiesa deve rafforzare nei prossimi anni è quella di approfondire la catechesi ai ragazzi, adolescenti e giovani. Una catechesi continua e profonda che non si riduca ad una semplice informazione su alcuni dati del cristianesimo, ma ad una provocazione che dia una risposta di fede viva.

Una catechesi capillare che possa penetrare in tutto l’essere umano, per farlo vibrare con la parola di Dio e condurlo ad una opzione fondamentale per Cristo. La realizzazione di questa azione catechistica, oltre alla prevenzione, è la migliore battaglia contro la minaccia del fenomeno occultistico.

Una pastorale giovanile adeguata e corrispondente alle sfide del momento non deve ridursi ad un semplice miscuglio di attività, ma dove essere una profonda azione evangelizzatrice che possa rendere i giovani più sicuri discepoli di Cristo permettendo loro di conoscere i pericoli che li circondano e di prendere posizione di fronte ad essi a partire da una scelta di fede.

La pastorale giovanile permette alla Chiesa, tra l’altro, di trasformare i giovani in evangelizzatori di altri giovani e così fronteggiare il problema non dall’esterno, ma dall’interno dei settori più vulnerabili.

Una pastorale famigliare che accompagna e asseconda la pastorale giovanile produrrà maggiori benefici: permetterà innanzitutto ai genitori di avere strumenti che facilitino l’educazione della fede e una conoscenza delle difficoltà dei giovani o dei componenti del nucleo familiare. Inoltre rafforzerà la stessa famiglia di fronte agli assalti di sette o gruppi occultistici.

Per tale motivo la pastorale giovanile e quella famigliare non possono procedere separatamente ma devono coesistere all’interno di una visione organica e unitaria: ciò permetterà di affrontare questi e altri problemi con spirito e senso di comunione.

Si richiede perciò che la Chiesa, con vocazione missionaria, si impegni in modo profondo e incisivo nella sua evangelizzazione per proclamare la verità in difesa dell’essere umano liberandolo da ciò che può pregiudicarlo. Tra queste strategie possiamo indicare quella tesa al rafforzamento del senso di appartenenza alla comunità.

Una delle tentazioni dell’uomo d’oggi è quella di isolarsi. I vuoti pastorali sono così riempiti da altre realtà, per questo è necessario che gli evangelizzatori invitino gli altri uomini ad unirsi al numero dei credenti, a vivere nelle comunità ecclesiali sentendosi parte integrante di esse.

La Chiesa di fronte ai problemi deve tenere presente che «Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di amore e di saggezza» (2Tm 1,7). Questo atteggiamento è fondamentale: «ci parla della forza che possiamo avere con l’aiuto della grazia di Dio, sapendo che facciamo parte del gruppo di vincitori nell’Agnello, come ci ricorda l’Apocalisse».

Non è possibile fare nulla di efficace se viene a mancare questo elemento della fede, in caso contrario le strategie davanti al fenomeno sarebbero solo di carattere formale.

In conclusione si deve ribadire l’importanza dell’evangelizzazione, della catechesi sistematica, dell’intensa vita sacramentale, della solidarietà nelle comunità parrocchiali e nella fraterna sollecitudine nei confronti dei fratelli più deboli nella fede che credono di trovare nell’occultismo una soluzione ai loro problemi. «Nella loro vicinanza fraterna, questi fratelli possono sentire tutta la forza vincitrice di Dio e tutta la tenerezza di Cristo, buon samaritano (cfr. Lc 10,29-37), che ha versato “l’olio della consolazione e il vino della speranza” sulle membra lacerate di chi è incappato nei ladroni».

L’atteggiamento della Chiesa di fronte al fenomeno dell’occultismo, del satanismo e della stregoneria non può dimenticare, pertanto, la sua missione e vocazione che è quella dell’annuncio di Cristo Salvatore, e delle sue conseguenze: la rinuncia a Satana, padre del peccato.

di Don Marcello Stanzione

 
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