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San Giovanni di Dio e gli Angeli PDF Stampa E-mail

San Giovanni di Dio e gli AngeliGiovanni Ciudad nacque in Portogallo l’8 marzo 1495, ma trascorse la sua giovinezza in Spagna. Nel 1538 si stabilì a Granada, ove un giorno, un misterioso fanciullo lo soprannominò Giovanni di Dio e così fu sempre chiamato in seguito. Sensibile alla sofferenza degli ammalati, affittò una casa che trasformò in ospedale. Per curare gli ammalati si mise a fare la questua esclamando: “Fate bene fratelli”. All’inizio faceva tutto da solo, raccomandandosi all’aiuto dell’arcangelo Raffaele che invocava, non solo come “Medicina di Dio”, ma anche come guida e sostegno. Un mattino Giovanni si rese conto che l’acqua era insufficiente, prese delle brocche e si affrettò alla fontana che era abbastanza lontana dall’ospedale. Ritornò dopo diverse ore ovviamente in ritardo per sbrigare le faccende che di solito compiva di buon mattino. Ma ecco, al suo ritorno, trovò tutto il lavoro terminato: la casa era pulita, i letti rifatti, i piatti e gli altri utensili ...

... lavati, puliti e sistemati; il pane tagliato, la carne e le verdure cotte, in una parola, tutto nel miglior ordine possibile. Grande fu la sorpresa di Giovanni, quando, nel chiedere agli ammalati il nome di chi aveva fatto tutto ciò, tutti gli risposero che egli stesso l’aveva fatto e nessun altro che lui, perché essi non avevano visto nessun altro lavorare e non avevano ricevuto alcun servizio da qualche estraneo, ma solo da lui stesso. Giovanni si meravigliò, egli credette che essi lo dicessero per prenderlo in giro, ma gli ammalati erano a loro volta meravigliati della sorpresa di Giovanni e tutti confermarono di nuovo l’accaduto. Allora Giovanni esclamò: “Dio sia benedetto, miei fratelli, perché in verità, egli ama molto i poveri, perché manda i suoi angeli stessi per servirli”.

Poi aggiunse che san Raffaele gli aveva promesso, poco prima, di assisterlo nel suo ministero e che lo stesso Arcangelo era da Dio incaricato di essere il suo collaboratore nella cura dei malati.

Un’altra sera, Giovanni ritornava a casa dopo aver raccolto in città molta beneficenza per i suoi ammalati; all’improvviso s’imbatté in un povero che giaceva sfinito lungo la strada; era quasi notte e non si poteva lasciarlo lì abbandonato. Senza esitare Giovanni lo prese e se lo caricò sulle spalle cercando però di portare anche la beneficenza ricevuta. Purtroppo poco dopo cadde a terra poiché non riusciva a reggere entrambi i pesi. Fece allora grande rimproveri alla debolezza del suo corpo. Improvvisamente si presentò a lui un giovane dall’aspetto nobile che si offrì di aiutarlo e di condurlo all’ospedale e gli disse: “Voi non avete ragione di prendervela con il vostro corpo; perché appesantirlo così? Appoggiatevi a me”. Giunti all’ospedale il giovane si manifestò nella sua vera natura: “Giovanni, io sono l’Arcangelo Raffaele. Dio mi ha incaricato di prendermi cura di te e di tutti quelli che serviranno con te i poveri. Io sono mandato da Lui per aiutarti nella tua caritatevole opera affinché tu sappia bene quanto è gradita al Signore l’opera da te intrapresa, Egli mi ha incaricato di tenere un fedele conto di tutte le tue azioni e di tutte le elemosine fatte. Ed anche io sono incaricato di proteggere e di conservare tutti coloro che favoriranno l’impresa che tu hai assunto in favore dei poveri”. Detto questo, sparì. Un pomeriggio nel suo ospedale di Granata, all’ora di cena, il santo si rese conto che il pane non sarebbe stato sufficiente. Pregò Dio e in pochi minuti un giovane si presentò alla porta dell’infermeria. Giovanni riconobbe il suo protettore san Raffaele e disse ai malati: “Coraggio, fratelli, gli angeli di Dio vengono a servirvi”. L’arcangelo si avvicinò a Giovanni e con grande confidenza disse: “ Fratello mio, noi formiamo un solo Ordine, perché ci sono uomini che sotto una povera veste sono uguali agli angeli. Prendete il pane che il cielo vi invia”. L’arcangelo scomparve lasciando Giovanni e i suoi poveri pieni di consolazione e di gioia spirituale. Da questo episodio i seguaci di san Giovanni di Dio hanno preso a raffigurare l’arcangelo Raffaele in un modo iconografico che è loro specifico raffigurandolo con una cesta di pane. Alla vigilia di un Natale il santo venne informato che non c’era più combustibile per la cucina. Insieme a due altri religiosi andò nel bosco e incominciò a tagliare legna. Anche se si sforzavano molto, il lavoro era molto lungo e si faceva buio. Allora si presentarono due uomini vigorosi che, in meno di un’ora, abbatterono numerosi  alberi  e ne tagliarono i rami a pezzi, formando fascine in quantità tale da riempire diverse carrette. I due confratelli religiosi dissero a Giovanni: “Se ci fosse qui un carro, potremmo portare via legna per molto tempo”. Il santo non rispose, ma sorrideva misteriosamente. “Figlioli, non preoccupatevi, noi che l’abbiamo tagliata la porteremo” risposero i legnaioli angelici. Si fece notte e affinché non si smarrissero né finissero in qualche precipizio, due torce luminose portate da mani invisibili, illuminarono il cammino a Giovanni e ai suoi confratelli. Ma la loro ammirazione arrivò al colmo quando, entrando nel cortile dell’ospedale, vi trovarono ben sistemata tutta la legna che avevano visto tagliata sul monte.

Altri esempi del genere – che non ritengo necessario citare – testimoniano la grande familiarità che san Giovanni di Dio ebbe con San Raffaele che viene, dai suoi seguaci, i religiosi Ospedalieri detti “Fatebenefratelli”, considerato patrono e protettore dell’Ordine.

Giovanni di Dio morì l’8 marzo 1550, poco prima di morire disse a quelli che lo circondavano: “ La notte scorsa l’arcangelo mi è venuto a trovare e mi ha dato la certezza che il Signore mi userà la misericordia di chiamarmi al suo fianco”, fu sepolto nella Basilica di Granada e sopra la sua tomba veglia la statua dell’arcangelo san Raffaele. Nel 1690, papa Alessandro VII lo ha proclamato santo.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)

 
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