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Gli Angeli: i membri della corte di Dio PDF Stampa E-mail

Gli Angeli: i membri della corte di DioGli angeli che non sono designati a eseguire compiti esterni sono considerati cortigiani di Dio in un modo particolarmente speciale, tutti gli angeli senza eccezioni, come Nostro Signore fa notare “vedono sempre il volto del loro Padre nei cieli.” La teologia assicura che un primo sguardo alla casa degli angeli ci rivelerà la moltitudine infinita di spiriti celesti che si trovano accanto al Trono del loro Re, il Dio Uno e Trino. Essi contemplano la Sua perfezione divina, mentre si crogiolano al sole eterno delle delizie celesti. Essi offrono le lodi, le preghiere, le buone azioni dei mortali. Essi perorano la causa degli esseri umani contro i mali, offrendo in loro favore il Prezioso Sangue di Gesù. Questo ministero è esercitato soprattutto dai Serafini, dai Cherubini e dai Troni, essendo i più vicini a Dio nel regno celeste. Qui sulla terra possiamo dire che questi spiriti sublimi sono rappresentati in queste alte funzioni, sebbene in una maniera imperfetta, da quelle anime che consacrano ...

...  la loro esistenza alla lode e alla gloria di Dio. Per consacrare se stessi a glorificare Dio e a coltivare l’anima, a meditare sulla sua grandezza, la sua perfezione e sugli altri attributi, bisogna riprodurre sulla terra della vita dei cieli. Significa condurre la vita degli angeli, che lodano il creatore continuamente e che Lo loderanno in eterno. Le anime votate alla vita contemplativa, sebbene nascoste in convento di clausura, servono la Chiesa e la società. Grazie a una vita austera di preghiera e buone azioni, esse ottengono riparazione in cielo per i peccati del mondo. Come gli angeli, esse offrono a Dio il Sangue Prezioso del Suo Figlio Divino, per chiedere grazia e perdono per se stesse e per i loro cari. Esse pregano per la santificazione delle nazioni e perorano la causa di tutti. Esse invocano sul mondo la benefica ondata del Sangue Redentore che porta conforto e sollievo per i cuori sofferenti e le anime ferite. In poche parole, esse imitano gli angeli che fanno del bene a tutti. Chiediamo spesso agli spiriti angelici di incrementare il numero delle anime contemplative la cui missione nascosta è così utile al mondo e dà una grande gloria a Dio. I cortigiani di Dio dal momento della loro confermazione nella grazia trovano la loro gioia nella contemplazione della Visione Beata. Questa gioia deve essere stata accresciuta enormemente quando Cristo apparve nella sua Sacra Umanità e prese posto alla destra del Padre. Da quel momento in poi ci deve essere stata una gioia rinnovata tra gli angeli su ogni peccatore che faceva penitenza e purificava la sua anima nel Sangue dell’Agnello. E quale bocca potrebbe raccontare la gloriosa scena che ebbe luogo in Paradiso quando, pochi anni dopo, Maria la Madre di Dio venne assunta corpo e anima nei cieli e venne proclamata la Regina degli angeli? Con quali canti trionfanti le coorti angeliche devono aver accolto la umile Vergine che le moltitudini ribelli avevano rifiutato di onorare!

Si racconta una bellissima storia che riguarda San Gaetano da Thiene, che alla sua nascita era stato offerto alla Madre di Dio dai suoi nobili genitori. Gaetano condusse una vita eroica di carità e fu ricordato per la sua devozione alla Madonna. Durante un periodo di Natale, la  Madre di Dio mostrò apprezzamento per il suo amore sistemando il bambino Gesù tra le sue braccia. “Quando San Gaetano era nella sua culla, dimesso alla volontà di Dio, ansioso per mezzo delle pene di soddisfare il suo amore, e per mezzo della morte di ottenere la vita, egli vide la Vergine Maria nel suo splendore e circondata dai Serafini. In profonda venerazione egli disse, “Signora, benedicimi!” Maria rispose, “Gaetano, ricevi la benedizione di mio Figlio e sappi che io sono qui come premio della sincerità del tuo amore e per condurti in Paradiso”. Ella poi lo esortò a pazientare nel combattere uno spirito maligno che lo turbava e dava ordini ai cori degli angeli per accompagnare la sua anima trionfante al cielo. Allora, volgendo la sua espressione piena di maestà e dolcezza su di lui, ella disse, “Gaetano, il mio Figlio ti chiama. Vai in pace”! (Vite dei santi di Butler).

È la visione di Dio così come Egli è, la contemplazione della divina essenza rivelata, la Visione Beata, così come viene chiamata, che ha reso gli angeli beati fino ad ora, e continuerà ad essere per loro l’unica fonte di suprema e perfetta di beatitudine per tutta l’eternità. Essi non si stancheranno mai di ciò. Noi ci stanchiamo solamente di ciò che soddisfa i nostri desideri ma in maniera imperfetta. Noi non potremmo mai trovare vera soddisfazione qui, poiché nessun oggetto terreno né nessun accumulo di beni terreni soddisfa pienamente i desideri del cuore umano… C’è solo una cosa il cui possesso placa ogni desiderio, poiché esso colma con la sua estrema capacità tutta la mente e l’essere della creatura, soddisfacendo tutti i suoi desideri e placando ogni brama. Solo la visione di Dio, l’Infinito Dio, può dare pace. Non vi meravigliate se tale felice riposo, passa inosservato per anni e “mille anni sono come un giorno che è passato”.

Qualunque altra possa essere l’occupazione degli angeli, essi non perdono mai di vista Dio. Essi Lo amano e gli cantano sempre canzoni d’amore. La loro volontà è un tutt’uno con la Sua ed essi sono sempre pieni di gioiosa armonia  nel lodarlo.

O Angeli del Paradiso, splendenti servitori di Dio che vegliate continuamente su di noi, vi supplichiamo di intercedere per noi, così che anche noi possiamo raggiungere la beatitudine senza fine e cantare con voi la canzone eterna dell’Eletto, lodando il prezioso sangue che ci rende degni del Paradiso.

Possedendo la conoscenza del mattino, gli Angeli che dimorarono fedeli videro Dio faccia a faccia, furono illuminati dalla Sua luce, irradiati dalla Sua intelligenza, splendenti dai Suoi misteri, le Sue grazie, le Sue grandezze. Per ogni creatura dotata di una natura spirituale, è il vertice assoluto della felicità poiché la restituisce al Suo Creatore che è il suo fine e la sua ragion d’essere. Tutte le aspirazioni dello spirito sono colmate al centuplo. Non si tratta di una dissoluzione dell’io nella divinità, come lo insegnano le filosofie dell’Estremo Oriente, ma di una gioia personale senza eguali e senza limiti, ancora esaltata da una felicità supplementare : vedere Dio glorificato attraverso di sé.

L’intelligenza angelica, e quella dei beati, è dunque perpetuamente colmata senza essere mai sazia dalla visione di Dio. La capacità di amore degli Angeli si abbevera nell’Amore assoluto. La loro gioia è nell’altissimo.

Questa contemplazione e questa felicità fanno di essi le creature sante per eccellenza. Il loro unico pensiero è di vedere manifestare la Gloria e l’Amore del Creatore. Da questo deriva che gli Angeli sono gli adoratori perfetti, debordanti di amore e di abnegazione, pronti anche a rinunciare alla loro beatitudine se questa rinuncia potesse aumentare la gloria del Benamato.

Questo scrupolo della glorificazione divina conferisce al mondo angelico una sorgente di gioia supplementare, chiamata beatitudine accidentale. Perché, benché già perfetta e massima, la felicità angelica è accresciuta ogni volta che Dio è glorificato sulla terra. La vittoria riportata da Cristo sulle potenze delle tenebre, la conversione dei peccatori, i trionfi dei Santi e dei Martiri entusiasmano gli Angeli e li spingono ad aiutare con tutto il loro potere l’umanità nella sua lotta contro Satana. Questa beatitudine accidentale non raggiungerà la sua pienezza che nel giorno dell’ultimo Giudizio, quando sarà compiuto il piano di Dio e manifestata la Sua gloria.

Ma, se gli Angeli si rallegrano del bene che si compie sulla terra, come non sarebbero desolati del male che vi si commette ? E, se questo male può affliggerli, come la loro felicità potrebbe essere perfetta ?

San Giovanni della Croce risolve questo dilemma in una maniera che può dapprima sembrare fuorviante, quasi scandalosa : “Gli Angeli comprendono meglio di chiunque altro gli effetti del male, senza risentirne nessun dolore, e si staccano dalle opere di misericordia senza provarne compassione afflitta”.

Così, quali che siano le atrocità che si svolgono nel mondo, gli Angeli le vedono senza rivolta, né collera, senza tristezza né compassione dolorosa. E’ da dire che essi sono insensibili, indifferenti, crudeli ? Per nulla.

Appartiene agli uomini provare questi sentimenti di impotenza, di rimpianto e di stupore rabbioso davanti all’incredibile pazienza divina nel tollerare i crimini e le bestemmie. Ed essi li provano perché non comprendono quale posto può tenere il male nel piano di Dio. Gli Angeli sono informati di tutto quello che Dio fece, fa e farà ; essi conoscono le finalità di tutto.

Dio tollera il male perché è la razione della libertà. Non volendo che le Sue creature fossero degli schiavi, Egli ha dato loro la possibilità di scegliere la rivolta del peccato da cui discende tutta la miseria del mondo. Ma, da questa miseria, Egli ha l’intenzione di estrarre un bene sovrano che permane nascosto ai nostri occhi di carne.

San Paolo, di fronte alla persecuzione scatenata contro i primi cristiani, affermava con sicurezza : “Tutte le cose volgono al bene di quelli che amano Dio”.
Giuliana di Norwick, una mistica inglese, desolandosi dei mali e delle colpe dell’umanità, in una visione, sentì Cristo risponderle : “Alla fine, tu vedrai che tutto era bene”.

Questo fine ci è nascosto, gli Angelo lo vedono. Essi sanno come Dio ritorcerà contro l’Inferno la malizia di Satana e come la sofferenza incomprensibile, ingiusta e rivoltante si tacerà compiendo la terza beatitudine : “Beati gli afflitti perché saranno consolati”.

Ecco quello che intendeva Giovanni della Croce e che esplicita San Tommaso d’Aquino quando scrive che gli Angeli non sono rattristati dalla sofferenza e dal male. Ed egli aggiunge subito : “L’Angelo non può essere penato che da quello che è contrario alla sua volontà che è quella di Dio. Ora, nulla si produce che Dio non permetta al fine di estrarne un bene più alto. Egli tollera il male per farlo servire ai Suoi piani ed alla felicità dei Suoi eletti”. 

di don Marcello Stanzione

 
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