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Plinio Correa de Oliveira e lo scapolare del Carmine PDF Drucken E-Mail
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Plinio Correa de Oliveira e lo scapolare del CarminePlinio Correa de Oliveira nasce a San Paolo del Brasile, il 13 dicembre 1908, da due illustri famiglie e ivi muore nel 1995. Dopo i primi anni di formazione sotto lo sguardo premuroso dei suoi genitori e la sicura guida d’una istitutrice bavarese, egli entra nel Collegio San Luigi, dei padri gesuiti. Posto di fronte al contrasto fra l’ambiente cattolico e tradizionale del focolare materno, con il quale sente naturale affinità, e i tratti di sregolatezza morale, volgarità e frenesia presenti nella vita degli anni ’20, il giovane Plinio prende la precoce decisione di consacrare interamente la propria vita alla difesa della Chiesa e alla restaurazione della civiltà cristiana. Questo impegno si concretizza nel 1928 col suo ingresso nelle Congregazioni Mariane, Inizia allora l’epopea della sua vita pubblica. Affascinante oratore ed uomo d’azione, Plinio Correa de Oliveira diventa l’esponente più in vista del Movimento cattolico brasiliano. Nel 1929 fonda l’Azione Universitaria Cattolica, che si estende a ... 

...  molte scuole superiori. Nel 1932 promuove la formazione della Lega Elettorale Cattolica. Nell’anno seguente viene da essa eletto deputato all’Assemblea Federale Costituente.

E’ il più giovane e il più votato del Paese. Plinio Correa de Oliveira si afferma allora come il leader più influente del gruppo parlamentare cattolico. In quell’assise costituzionale, il gruppo cattolico ottiene l’approvazione integrale del suo Programma. Nell’insospettabile testimonianza dell’ex ministro della Giustizia e presidente della Corte Suprema, Paulo Brossard, “la LEC fu l’organizzazione extra-politica che nella storia del Brasile ha esercitato la maggiore influenza politica”.

Questa felice incursione dei cattolici in politica condotta da Plinio Correa de Oliveria, ha molteplici e profonde conseguenze. Anzitutto, serve di decisivo freno alla montante minaccia social-comunista, che non pochi consideravano ineluttabile, visto lo “spirito dei tempi”. Osvaldo Aranha, titolare dal 1930 al 1940 di diversi portafogli e presidente, nel 1947, dell’Assemblea Generale dell’ONU, giunse a dire: “Se i cattolici non si fossero uniti per intervenire nelle elezioni del 1933, il Brasile sarebbe oggi definitivamente deviato a sinistra”.  Inoltre, lo spuntare di un robusto movimento cattolico induce una notevole diminuizione del tonus laicista ne la vita pubblica brasiliana.

L’elezione di tanti deputati della LEC e il loro successo parlamentare è una dimostrazione dell’immensa forza politica dei cattolici. Una forza che, nell’intento di Plinio Correa de Oliveira, avrebbe reso possibile la piena restaurazione della civiltà cristiana. Scaduto il suo mandato parlamentare, Plinio Correa de Oliveira assume la cattedra di Storia della civiltà nell’Università di San Paolo e, più tardi, di Storia Moderna e Contemporanea nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo.

Nel 1933, dirige il giornale “O Legionario”, trasformandolo nel maggiore settimanale cattolico del Paese. Intorno al periodico raduna una dinamica corrente informalmente conosciuta come “Gruppo del Legionario”, che dà l’impulso all’insieme del Movimento cattolico. In America e anche in Europa si comincia a parlare di Plinio Correa de Oliveira come di una presenza per la civiltà cristiana. Nel momento in cui il nazifascismo è una moda davanti alla quale tanti vacillano, Plinio Correa de Oliveira mantiene il “Legionario” su posizioni cattolico-tradizionaliste, radicalmente contrarie al nazismo e al fascismo. Quando gli stessi oppositori del nazismo considerano questo come un avversario , Plinio Correa de Oliveira denuncia la comune radice dottrinale dei due movimenti, di stampo gnostico, egualitario e socialista.

Nel 1942, Plinio Correa de Oliveira è il principale oratore nel IV Congresso Eucaristico Nazionale, e porta, a nome dell’Episcopato brasiliano il saluto ufficiale al rappresentante del Presidente della Repubblica. La folla, calcolata in oltre mezzo milione di persone, acclama entusiasta il suo nome. La sua fame è all’apice. Intanto, spunta all’orizzonte una nuova realtà: l’Azione Cattolica.

Voluta da Pio XI per agevolare la partecipazione dei laici all’apostolato gerarchico della Chiesa, l’Azione Cattolica si espande rapidamente in Europa ed in America. Nominato presidente della Giunta Arcidiocesana dell’Azione Cattolica di San Paolo, nel 1040, Plinio Correa de Oliveira subito nota, in certi settori di questo movimento, una copiscua influenza delle correnti cattolico-democratica e neomodernista, condannate da precedenti Pontefici. Fuorviati da pensatori come martin e Mounier, e da teologi come Chenus Lubac, attivisti di orientamento progressista s’infiltrano in alcune organizzazioni dell’Azione Cattolica, diventando strumenti per la diffusione dei loro errori. Per fermare quest’infiltrazione nel laicato cattolico, nel 1943 Plinio Correa de Oliveira scrive il suo primo libro “In difesa dell’Azione cattolica”. L’autore vi denuncia l’esistenza di un movimento tendente a sminuire gradualmente il principio di autorità nella Chiesa.

Nel campo sociale, questo movimento si caratterizza per il rifiuto delle giuste e armoniche disuguaglianze sociali e per l’incoraggiamento alla lotta di classe. Il prologo è scritto dall’allora Nunzio apostolico in Brasile. Venti vescovi applaudono l’opera. Il Provinciale gesuita la appoggia. Nonostante questi autorevoli sostegni, ai quali si aggiunge, nel 1949, una fervida lettera di approvazione all’autore, scritta a nome di Pio XII da mons. Giovanbattista Montini, sostituto alla Segreteria di Stato della Santa Sede e futuro papa Paolo VI, è addirittura dall’ambiente cattolico che provengono le opposizioni più dure alle tesi esposte nel libro. Una terribile bufera di calunnie si abbatte allora sul Gruppo del Legionario.

Il numero di parrocchie che diffondono il periodico cala. Plinio Correa de Oliveira, finora oratore molto in voga, non viene più invitato. Nel 1945, perde la carica di presidente dell’Azione Cattolica di San Paolo. Alla fine, il suo principale mezzo di propaganda, il Legionario, è sottratto alla sua direzione. Benché le apparenze possano indurre a trarre una conclusione in senso contrario, l’obbiettivo del libro è pero pienamente raggiunto: il progressismo p definitivamente smascherato in Brasile e non potrà più camuffarsi da fede.

L’ostracismo dura tre anni. Nel 1951, Plinio Correa de Oliveira fonda il mensile di cultura “Catololicismo”, del quale sarà rettore fino alla morte. Intorno al periodico raduna una corrente d’opinione che presto diventa un polo del pensiero nazionale. Nasce il “Gruppo del Catlolicismo”, nel quale trovano naturale indirizzo coloro che, discordano dal corso sempre più rivoluzionario degli avvenimenti, vogliono opporre a questo un’energica reazione.

Lo stendardo della restaurazione cristiana di nuovo sventola con fierezza. Rinvigorito dalle polemiche dottrinali col progressismo, sia politico che religioso, Catolicismo affonda le radici in tutto il territorio nazionale. I convegni del movimento si moltiplicano, fino a radunare centinaia di partecipanti. Ha inizio allora l’espansione internazionale. Lunghi soggiorni in Europa offrono a Plinio Correa de Oliveira l’occasione di contattare le correnti tradizionaliste europee, creando legami di amicizia e collaborazione che tuttora persistono. In diversi Paesi dell’America Latina, germogliano nuclei di simpatizzanti. Allo scopo di dare una maggiore solidità dottrinale a questa crescente schiera di discepoli, Plinio Correa de Oliveira scrive, nel 1959, il suo capolavoro “Rivoluzione e Contro Rivoluzione”.

Un anno dopo nasce la Società Brasiliana per la difesa della tradizione, famiglia e proprietà- TFP. Ispiratesi al pensiero e all’esempio di vita di Plinio Correa de Oliveira, fioriscono altre TFP e associazioni autonome sui cinque continenti. Plinio Correa de Oliveira è ormai, a livello mondiale, maestro del pensiero controrivoluzionario. Il prof de Oliveira fu per tanti anni Priore del Terz’Ordine Carmelitano col nome di Isaia della Madonna del Perpetuo Soccorso e fu un fervido devoto di Elia profeta, che potremmo definire proto fondatore del Carmelo. Nel 1959 il professore tenne ai membri del terz’Ordine Carmelitano di San Paolo del Brasile una conferenza sulla missione dei Terziari Carmelitani.

Ecco una parte della sua conferenza: “  Come Terziari carmelitani, dobbiamo evitare di fermarci alle esteriorità. Lo scapolare è un oggetto materiale che simboleggia in modo sensibile il nostro vincolo spirituale con la Madonna. Ma proprio perché tale simbolo rappresenta bene questa situazione, alcuni spiriti potrebbero facilmente cedere all’idea che il suo mero uso sia sufficiente per mantenerli uniti alla Madonna. La stessa imposizione dello scapolare, fatta abitualmente in modo solenne e festoso, parla molto ai sensi e all’immaginazione. Perciò alcune persone potrebbero essere indotte a credere che il semplice fatto di riceverlo stabilisca tra loro e la Madonna un vincolo così profondo che, anche senza nessun onere da parte loro, le manterrebbe ipso facto unite alla Madonna come perfetti Terziari.

La condizione dell’uomo sulla terra è tale che perfino le cose più lodevoli sono suscettibili di abusi, non perché in esse vi sia qualcosa di male, ma perché il male risiede nell’uomo decaduto a causa del peccato originale. Possiamo quindi dire che le esteriorità sono oltremodo utili, opportune, necessarie alla natura umana. Ma non vanno prese per il verso sbagliato, fermandosi solo alla realtà materiale del simbolo e dimenticando tutto ciò che esso significa. Dobbiamo compenetrarci dell’idea che il semplice possesso dello scapolare e la professione come membri del Terz’Ordine non costituiscono l’essenza del nostro vincolo con la Madonna. Queste esteriorità sarebbero vuote senza una speciale consacrazione interiore alla vergine del Carmelo.

E’ questo l’elemento fondamentale della nostra condizione di terziari Carmelitani. L’uso dello scapolare e la professione religiosa non sono che un oggetto materiale e un atto giuridico – tutte e due di grande significato ed importanza intendiamoci – che esprimono questa consacrazione.

Ma il punto principale è che il terziario sia interiormente consacrato alla Madonna e viva questa consacrazione lungo tutto l’arco della sua esistenza con crescente intensità. In cosa consiste concretamente questa consacrazione interiore? Come possiamo vivere questa consacrazione nei nostri tempi? Il Terziario Carmelitano vive nel mondo. Egli è un laico e svolge il suo apostolato nel mondo. Questo apostolato consiste nell’operare nella società civile per promuovere la salvezza delle anime con tutti i mezzi leciti, compreso quello di permeare dello spirito della Chiesa tutti i valori dell’ordine temporale.

Non si tratta quindi di evitare gli affari del mondo, di fuggire nel deserto a fare l’eremita, di rinchiudersi nel silenzio sacrale di un  monastero contemplativo. Non si tratta nemmeno di entrare a far parte d’un ordine religioso dedicato all’apostolato esterno. Si tratta, nel nostro caso, di vivere pienamente nel mondo, orientando a Dio i valori della società civile, create da Lui e dalla quale si può esigere che Gli dia gloria. Si tratta di infondere a questi valori un vero carattere cristiano”.

Don Marcello Stanzione

 
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