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Lucia Bose’ e gli Angeli PDF Stampa E-mail

Lucia Bose’ e gli AngeliL’attrice Lucia Bosè il cui vero nome è Lucia Borloni è nata a Milano nel 1931. Commessa di pasticceria a Milano, eletta Miss Italia nel 1947, esordisce nel ruolo di una contadina contesa tra due uomini in Non c’è pace tra gli ulivi (1050), di G. De Santis, ma il successo arriva grazie a M. Antonioni, che con il ruolo di una ricca borghese dal misterioso passato in Cronaca di un amore (1950) e quello di un’attrice in crisi in La signora senza camelie (1953) ne mette in evidenza le doti d’interprete drammatica. Attrice dal volto bellissimo e dal sorriso triste che le conferisce grande intensità, dopo essere stata una dolce sartina in  Le ragazze di piazza di Spagna (1952) di L. Emmer, diventa icona della donna moderna: è l’indipendente ragazza-bene di Roma ore 11 (1952) di G. De Santis, l’adultera tormentata dal rimorso in  Gli egoisti (1955) di J. A. Bardem, un’operaia sfollata durante la Resistenza in Gli sbandati (1955) di F. Maselli. Non disdegna di comparire anche in pellicole più ... 

...  commerciala, spesso al fianco dell’allora fidanzato W. Chiari (come in  Accadde al commissariato  del 1954 di G. C. Simonelli). Il matrimonio con il torero L. M. Domininguìn, nel 1955, la induce a ritirarsi dal set e a trasfersi in Spagna.

Torna occasionalmente sulle scene negli anni ’70. Nella maturità i tratti severi del suo viso si accentuano e la rendono adatta a ruoli che sfiorano la tragicità, come la reduce da un ospedale psichiatrico in L’ospite (1971) di L. Cavani, o l’attrice in preda ai ricordi in Scene di un’amicizia tra donne (1976) di J. Moreau.

Nel 1998 l’inviata di Oggi Antonella Amendola incontrò a Madrid Lucia Bosè per parlare del progetto che l’attrice stava realizzando: il Museo degli angeli  in stile non in linea con la tradizione cristiana-cattolica ma piuttosto eccentrico sullo stile new age...

Ecco uno stralcio di quell’articolo: “Il caro amico Mauro Bolognini, che non può più parlare per una dolorosa infermità, le ha dato un biglietto: “Finalmente ti sei realizzata, sei un angelo azzurro”. La chioma blu elettrico (“tre ore di strazio dal parrucchiere”), il volto sempre bellissimo e oggi ancor più carico di luce spirituale, i nudi piedi calzati da sandali di sapore francescano, le unghie laccate di blu, Lucia Bosè compare sulla porta della villa nel quartiere residenziale di Somasaguas con la levità di un’apparizione (…) Da quattro anni si adopera per realizzare una grande opera, il Museo degli angeli.

Era una star in ascesa, aveva 18 anni quando a Roma, nelle pause concesse dal set tiranno, si recava a passeggiare sul ponte davanti a Castel Sant’Angelo, affascinata da quelle grandi figure di marmo con le ali che le apparivano confidenti misteriosi a cui aprire il suo cuore. “Non ho mai amato i toreri, ma solo gli angeli”, dice guidandomi negli ambienti luminosi dominati dalle icone delle creature celesti. Angeli ovunque.

Alle pareti (affreschi di Emiliano Farina) , dipinti su tele imponenti (il primo nucleo della collezione museale), stilizzati in piccoli gadget, accennati in lettere di amici e disegnini infantili. “La mia predilezione risale all’infanzia”, racconta. “Alla sera, quando mi coricavo, mia madre mi aiutava a giungere le mani e mi suggeriva le parole per invocare l’angelo custode.

Gli angeli esistono, sono i messaggeri, pura energia spirituale, i mediatori tra l’assoluto e noi. Esistono in tutte le religioni, da quelle orientali alla cristiana, alla musulmana; se non li dimentichi e li chiami vengono in tuo soccorso.

Una notte, 5 o 6 anni fa, sogno un Museo degli angeli, una cosa che non esiste perché ci sono tanti collezionisti di arte sacra, ci sono angeli in tante chiese, piazze, strade,  ma non c’è una casa tutta per loro. Da quella notte ho saputo che cosa devo fare, come devo impiegare il tempo che ho davanti. Ho comprato una fabbrica dismessa, dove producevano farina, a Turégano, vicino a Segovia, ci sto lavorando con gli amici che mi danno una mano.

La prima volta che ci ho messo piede c’erano dentro duemila colombe che si alzarono in volo. Una fatica  per ripulire e però anche un segno, un’indicazione. Il museo, che spero verrà inaugurato la primavera prossima, sarà pieno di luce, di spazi aperti.

Il visitatore non troverà steccati, procederà dal basso verso l’alto con la leggerezza di una colomba a cui niente è precluso”. Mille metri di spazio diviso tra galleria di dipinti e installazioni a tema, videoteca, libreria specialistica, rassegna di costumi teatrali, una piccola foresteria per chi voglia fermarsi a creare o a raccogliersi nel silenzio della meditazione: quella che Lucia chiama l’impresa invisibile sta lentamente prendendo forma con i contributi più disparati e già una sessantina di opera su tela sono concesse in prestito dai più importanti musei del mondo. “Certi amici romani mi criticano”, prosegue la Bosè. “Dicono che sono una pazza a imbarcarmi un simile progetto, ad andare in giro a 67 anni coi capelli dipinti di blu.

Io vado avanti per la mia strada, le cose bisogna meritarsele, prova dopo prova, e quando annaspo gli amici celesti mi sorreggono mandandomi incontro le persone giuste. Volevo fare un pavimento a gettate di cemento che desse l’idea di un finto marmo dai riflessi colorati e luminosi e non sapevo da che parte incominciare.

Ecco che mi presentano il giovane architetto Cesare Battelli, che ha già fatto un lavoro simile e si prodiga con entusiasmo. Sogno in mezzo al museo una fontana dove si mescolano il fuoco e l’acqua e una giovane pittrice e architetto, Claudia Bonoli, mi conferma che si può realizzare usando cristalli e fibre ottiche. Non sono mai sola, con gli angeli ci parlo, chiedo di darmi una dritta. Qualche volta perso la pazienza: “Basta, che cosa mi state combinando! Per farvi una casa mi sto inguaiando!”.

Loro non si offendono, anzi ridono, perché non sono immersi in quella religiosità cupa del peccato in cui è un delitto vivere. Sono creature lievi e affettuose che si fanno molto intrigare dalle nostre debolezze. Poi a me piacciono gli angeli modesti, non gli arcangeli, i capi, purissima e raffinata energia al cospetto di Dio, ma la manovalanza umile che rimane terra terra, vicino a noi.

Un giorno, uno di quei giorni in cui va tutto storto e incespichi, stavo scivolando malamente mentre tenevo in mano un cestino di uova. Sento la voce “La testa…”, proprio in italiano,e capisco che per non rompermi il collo devo lottare contro al forza di gravità, tenera il capo eretto a costo di contorcermi”.

E’ una donna piena di spirito e cordiale, è diventata un punto di riferimento per la giovane intellighenzia madrilena, gli amici dei figli, gli artisti in formazione a cui dispensa un sorriso, un piatto di originale paella (“al posto del riso spezzo nel padellone gli spaghetti”), e la possibilità di un incontro ravvicinato con un angelo almeno sulla tela. “Io non ho avuto vere visioni”, prosegue, “Però quando vado al supermercato e trascino il carrello, donne, giovani, anziani mi fermano e cominciano a raccontarmi episodi rivelatori, contatti meravigliosi. Sono soprattutto i bambini che riescono a vederli.

Dovremmo mantenere sempre lo sguardo puro dei bambini, invece gli adulti inseguono il successo, i beni materiali, saccheggiano le risorse della terra. L’apocalisse è già arrivata se non torniamo a crede. Dio non si è dimenticato di noi, siamo noi che gli abbiamo voltato le spalle”.

Dopo alcuni anni di apertura il museo stile new age sugli angeli di Lucia Bosè è stato definitivamente chiuso per mancanza di fondi.

Attualmente l’unico museo sugli angeli in Europa è quello esistente presso la parrocchia di Santa Maria La Nova a Campagna (Sa) e curato dai membri dell’associazione cattolica Milizia di San Michele Arcangelo.

Don Marcello Stanzione

 
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