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IL PERICOLO DELL’INFERNO IN UN LIBRO SU DON DOLINDO RUOTOLO
È nelle librerie “365 giorni con Madre Paola Palmas” edito dalla Segno PDF Stampa E-mail

È nelle librerie “365 giorni con Madre Paola Palmas” edito dalla SegnoL’editrice Segno di Udine ha da poco  stampato il libro da me  curato  “ 365 giorni con Madre Paola Palmas” al prezzo di euro 15,00. Madre Paola Palmas nata nel 1905 e defunta in concetto di santità nel 2002 si occupò con grande zelo cristiano delle necessità e delle difficoltà delle ragazze e delle giovani povere della Sardegna che non avevano le possibilità economiche per poter studiare. Nel 1941 raccogliendo intorno a se delle compagne  fondò la congregazione delle Pie Sorelle Educatrici di san Giovanni Evangelista. L’istituto religioso da lei fondato si diffuse oltre la Sardegna giungendo all’estero L’8 agosto 1982 Madre Paola narrò alle sue suore più giovani la storia della fondazione dell’istituto e dichiarò: “ Penso che ad alcune di voi faccia piacere sapere è che si è impostata l’affermazione della nostra comunità , le relazioni intercorse tra me e i Superiori Maggiori, gli Arcivescovi che sono passati a Sassari, e la Congregazione dei Religiosi. Sono stati anni faticosi, molto faticosi. Ci ha sorretto ...

... l’ideale, la preghiera e lo spirito di sacrificio, affidate completamente al Signore. Non c’erano mezzi e neppure c’era un ricavato dal lavoro, non ce n’era . Si doveva fare appello alla bontà di tutti. E il Signore ha suscitato tante anime buone per cui si è potuto fare un po’ di bene, non quello, state attente, che la comunità nei miei intenti avrebbe potuto raggiungere; però noi ci dobbiamo servire dei mezzi e delle persone che il Signore ci mette accanto, dobbiamo accettarle come membri di Dio queste anime, e lanciarle in quello che è il campo in cui siamo chiamate a lavorare.

Le mie ansie e miei travagli li ha conosciuti molto bene Mons. Mazzotti. E devo aggiungere anche Mons. Francesco Spanedda, che l’aveva temporaneamente sostituito proprio in quel momento che noi dovevamo avere l’approvazione formale. Quando abbiamo potuto acquistare la casa, l’Arcivescovo ha messo mano a occuparsi a ottenere il permesso dalla Sacra Congregazione dei Religiosi. Il vescovo doveva avere da Roma il permesso di erigere la comunità delle Pie Sorelle Educatrici. E allora, ecco il decreto, spero non vi stanchiate.

Il decreto è scritto in latino, firmato dal Cardinale Valeri, e tradotto in lingua italiana suona così: “Sono lieto con la presente di comunicare che da parte della Sacra Congregazione dei religiosi nulla si oppone a che, a norma dell’articolo 492 del Codice di Diritto Canonico, la Congregazione delle suore Pie Sorelle Educatrici di san Giovanni Evangelista, la cui casa madre è sita nella città della tua sede arcivescovile , sia canonicamente eretta in Congregazione Religiosa di Diritto Diocesano”.

Questo risale al ’59. In quel periodo, se voi ben ricordate l’arcivescovo nostro venne dispensato dalla cura della diocesi perché malato e venne nominato Francesco Spanedda. Dopo un po’ di tempo, Mons. Mazzotti viene riabilitato e lui con grande soddisfazione fece il decreto di erezione della Comunità, con mano tremolante. E mi disse: “Ringrazi per me il Signore che mi ha concesso di essere riabilitato per erigere la vostra Comunità”.

Le Costituzioni bisogna viverle. Le prime che mi hanno seguito capiscono che di ambizione in me ce n’è stata poca. Ho abbracciato il Crocefisso, sempre nella vita, gioiosamente, ho fatto completamente quello che mi era capitato, che mi capitava e che purtroppo mi capita ancora. Ho abbracciato il Crocifisso. E basta. E vi confesso, alla presenza di Dio, poteste leggere nella mia anima: il corpo sta andando in frantumi, ma sono tanto lieta nell’anima di avere detto si al Signore. Tanto, tanto contenta, e se dovessi tornare indietro, farei la stessa cosa con molta generosità e con molto entusiasmo, perché l’entusiasmo ce l’ho ancora. Oggi vi posso dire una cosa: State attente, la comunità è affidata a voi. Noi, che volete, s’invecchia, si cambia, un pizzico di cenere e nulla più. E’ affidata a voi. Siate diligenti nell’attendere alla vostra santificazione, figliole care e affermare l’amore all’Istituto, là dove vi mettono.

Una brava figliola non distrugge mai la propria famiglia, qualsiasi siano le pecche che ci sono, non può negare che ci siano, ma copre, scusa le pecche del papà e della mamma, della sorella e del fratello, e prega. Qui dentro ci sono state, e sono ancore vive, delle suore che hanno avuto delle grandi pene in famiglia, di povertà; e con me era presente qualcuna delle Consorelle, povertà da rabbrividire. Silenziosamente, è stata là sul suo posto di lavoro e di sacrificio ad attendere la ricompensa del Signore e la ricompensa è arrivata e le cose sono cambiate nella famiglia, e c’è, oltre la salute, anche il benessere e, oltre il benessere, c’è la pace. Per la vostra comunità dovete pregare molto, molto. I

l Signore manda le vocazioni e voi adoperatevi a vivere santamente, perché qualche buona figliola vi segua. C’è tanto bene da compiere. Siamo chiamate. L’anno scorso abbiamo detto di no al vescovo di Tempio che voleva tre suore a Olbia per l’insegnamento della Religione nelle scuole. E chi ci mandavo? C’è un commento che circola nella Comunità: Da troppo tempo le stesse suore sono a capo delle famiglie religiose. E chi volete che metta? A una ho detto di ritirarsi dalla scuola perché in casa c’era bisogno di lei. Non siamo in cerca di lauti guadagni noi, come i benedettini di una volta che accumulavano patrimoni immensi. Io voglio vivere da povera, come un buon operaio che lavora, non ho ambizioni.

Abbiamo detto di no al vescovo di Prato, che mi ha chiamato con un telegramma, per affidarmi un’opera e ho risposto telegraficamente e telefonicamente di no. A distanza di sei mesi un’altra chiamata, per affidarci una scuola materna. Chi ci mandavo? A Roma idem, “Madre, quando ha suore, non fa che dircelo”. Ma io non ho potuto. Questo per lasciare quelle poche che ci sono a continuare a lavorare nelle scuole dove sono attualmente. Figliole care, la strada è segnata, non c’è altro da fare che camminare alla luce di Dio, nell’umiltà nella sottomissione alla Chiesa. Se ciascuna di voi seguisse le bizzarrie di qualche secolare, cosa ne segue per la casa? Può progredire quella casa? Non può progredire. Ficcatevelo bene in testa.

Bisogna stare in pace; non sotto ubbidienza, che sembra che si mettano le catene. No. Sotto quell’ordine, perché nessuna di noi cammina a casaccio. Voi credete che io non ubbidisca. Altroché se obbedisco, obbedisco ai Superiori Maggiori, ho obbedito per tutto e in tutto sempre. E quante volte ho versato delle lacrime, all’uscita dell’episcopio, Dio solo lo sa. Comunque sia stato, non ho fatto mai vedere nulla di queste cose. Sapevo che c’era Qualcuno a consolarmi nel Tabernacolo e là ho trovato tutta la forza, tutto l’amore, tutta la gioia. E questa energia, sapete, anche se sono sul piede della decadenza, questa energia io ce l’ho ancora. Qualcuna, parlando, e poi mi è stato riferito ha detto: “E’ svanita”.

Posso essere appassita dagli anni, però chiedo al Signore che mi lasci la testa a posto. In casa ci sia la pace, che gli umori antipatici si lascino fuori. Badate che è opera diabolica la musoneria. Per una che si controlla, non ce ne deve essere di musoneria in una religiosa. Ci può essere qualche riservatezza, ma non si deve negare mai la parola, l’accoglienza, il giusto consiglio, la comprensione alle religiose che lavorano. Vi posso dire che ho sempre pensato tanto alle energie che voi andate dispensando nella scuola, sui libri o nel lavoro. Posso dire con san paolo, ed è la verità: io conosco cosa è il peso del lavoro, perché ho sempre lavorato. Ho lavorato in casa mia da buona figlia, ho lavorato in comunità da buona religiosa.

Ho cominciato quest’Opera nella fatica e ne sto faticando ancora, come posso arrampicarmi , per le indisposizioni fisiche che purtroppo mi gravano. Da pochi momenti ho chiesto di darmi delle gocce, che mi sembrava che il cuore volesse saltarmi dalla bocca. Io lo conosco il lavoro, questo tenetelo presente. A me non sfugge neanche un passo vostro, mi sempre entrato nel midollo e nella pelle il vostro lavoro e quanto voi lavorate per la casa, state tranquille che è ben conservato per lo sviluppo della Casa. Come potrei pensare a mantenere un gruppo, sia pure di quindici o dieci figliole, senza una base? Voi mi direte: Come avete cominciato , senza niente, non potete continuare? I tempi si sono rovesciati, figliole, voi stesse lo potete costatare. I tempi si sono rovesciati. Che cosa volete che sia accumulare un paio di migliaia di lire, quando per costruire una camera servono dieci milioni? Abbiate un po’ di giudizio.

Una volta, una delle figliole commentando con altre di corto intuito: “Noi le elemosine che si dice che si fanno, le dobbiamo conoscere”. Mica sono obbligata a dirlo a te, per scandalizzare un’elemosina che faccio segretamente nelle mani di una povera mamma…”. Madre Paola morì il 7 aprile 2002 all’età di 97 anni.

Questa mia pubblicazione “ 365 giorni con Madre Maria Paola Palmas” è stata compilata proprio per celebrare i 10 anni della morte della fondatrice e per ogni giorno dell’anno viene offerto un pensiero estratto dalle opere di Madre Palmas. In appendice ci sono numerose preghiere cattoliche da scegliersi quotidianamente dopo aver meditato il pensiero di Madre Paola.

Auguro a tutti i lettori di far rivivere nella propria vita lo spirito di servizio, di preghiera e di amore alla Chiesa di cui Madre Paola ha dato ampia testimonianza nella sua lunga e fruttuosa esistenza.

Don Marcello Stanzione

 
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