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Mons. Giancarlo Maria Bregantini e gli Angeli PDF Stampa E-mail

Mons. Giancarlo Maria Bregantini e gli AngeliGiancarlo Maria Bregantini (Denno, 28 settembre 1948) è stato vescovo di Locri – Gerace dal 1944 al 2007 ed è arcivescovo di Campobasso – Boiano dal 2007. nato a Denno, in provincia di Trento, dopo aver frequentato la scuola media, il ginnasio e il liceo dai padri stimma tini, ha studiato teologia a Verona e ha conseguito la licenza in Storia della Chiesa presso ola Pontificia Università Gregoriana a Roma. Entrato nel 1959 nel seminario minore degli Stimmatini, emette nel settembre 1966 la prima confessione religiosa temporanea nella Congregazione, e dopo anni di studio e di esperienze di lavoro operaio in fabbrica, il 13 giugno 1947 emette la professione perpetua. Il 1° luglio 1978 viene ordinato sacerdote stimma tino nella cattedrale di Crotone. Dal 1976 al 1987 è stato docente di Storia della Chiesa presso il Pontificio Seminario Teologico Regionale di Catanzaro, insegnante di religione presso l’Istituto nautico di Crotone, delegato diocesano per la pastorale ...

...  del lavoro, successivamente viene nominato vice parroco presso la parrocchia Santa Chiara di Crotone e cappellano del carcere circondariale nella stessa città nella Congregazione dei padri stimma tini , dal 1982 al 1985, è stato Consigliere provinciale della provincia stimmatina e nel 1987 diviene formatore dei chierici stimma tini. Si è trasferito a Bari, ove ha insegnato Storia della Chiesa presso l’arcidiocesi di Bari – Bitonto nello  studentato teologico interreligioso della Puglia. Per molti anni è stato parroco nella parrocchia di San Cataldo a Bari e dal 1992 anche Cappellano dell’Ospedale C.T.O., che ha sede nel rione Marconi San Cataldo di bari, nonché membro del consiglio dei consultori e insegnante di religione in un istituto religioso. In questo periodo è più volte intervenuto nelle trasmissioni curate in diretta da Telenorba dalla Fiera del Levante. Ha lasciato la parrocchia solo alla fine di aprile 1994. il 12 febbraio 1994 è nominato vescovo di Locri –Gerace. Viene consacrato nella Cattedrale di Crotone il 7 aprile 1994, dall’arcivescovo Giuseppe Agostino (coconsacranti l’arcivescovo Vittorio Luigi Mondello e l’arcivescovo Giovanni Maria Sartori). Fa il suo ingresso nella sede episcopale di Locri il 7 maggio 1994.

Acquista notorietà anche civile, inserendo nella sua azione pastorale una coscientizzazione del popolo che in concreto significa dura ed efficace opposizione all’ndrangheta. Nel corso del suo episcopato ha anche comminato la scomunica a coloro che fanno abortire la vita dei nostri giovani, uccidendo e sparando, e delle nostre terre, avvelenando i nostri campi”, in riferimento da parte delle cosche di alcune serre del progetto Policoro, promosso dalla CEI. L’8 novembre 2007, papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo metropolita di Campobasso – Boiano. Furono molti quelli che, a Locri e in Calabria, protestarono per questa nomina, vista come un allontanamento; ma è stato lo stesso Bregantini a  spiegarne le motivazioni, in una lettera aperta inviata alla diocesi calabrese e alla stampa. In attesa di prendere possesso della nuova sede, rimase come amministratore apostolico nella diocesi di Locri – Gerace.

Ha preso possesso della sua nuova arcidiocesi sabato 19 gennaio 2008 con una cerimonia solenne. Mi piace sempre, alla fine di settembre, celebrare la festa dei tre arcangeli, anche perché è il giorno dopo il mio compleanno. Ma quest’anno, in quel giorno, avrò anche la gioia di ordinare un giovanissimo prete, Marco, che ha maturato la sua storia vocazionale con la tenacia di chi sente di essere sempre accompagnato. Ed è proprio per questo che i Signore ci pone accanto agli angeli: per dirci che non siamo mai soli, che c’è sempre chi vigila e governa il nostro cammino. Lo impariamo sin da piccoli. Anch’io l’ho capito da bambino, guardando un’immagine nella quale un angelo rassicura un bimbo intento a percorrere un fragile ponte sopra un fiume. E la vota è proprio così, specie oggi, in tempo di crisi:quel fiume lo sento vorace sotto di me, ascolto il ruggito nel dramma di tante famiglie che perdono il lavoro. Sempre più spesso sento: “Preghi per mio figlio che sta perdendo lavoro. Preghi e ci aiuti”. E’ la fatica del credere.

Su quel ponte traballante la fede è ciò di cui abbiano bisogno. Ed ecco allora la presenza no solo degli angeli, ma di tre arcangeli con nomi precisi, che ci svelano il mistero della Trinità divina, perché in fondo ne sono la quotidiana immagine e presenza: la forza del Padre, la luce dello Spirito e la presenza del Figlio. Traggo dalla Bibbia la bellezza di immagini che aiutano a camminare sulle frontiere della vita. Perché tutti abbiamo bisogno di protezione. Di un “padrino” , una mano amica che rassicura e difende dal diavolo. Certo Satana non va sopravvalutato, come se fosse ovunque e rendesse sempre carica di paura la nostra vita. Dio, infatti, ha vinto il male. Ma non dimentichiamo che sempre nel cammino corriamo il rischio di cadere a terra quando meno ce lo aspettiamo. Ecco allora Michele, colui il cui nome è un inno alla maestà divina: “Chi come Dio?”. E’ il grido dell’Apocalisse, sulla scia del libro di Daniele. Un Michele che combatte contro Satana e lo fa precipitare dal cielo rappresenta, per me, la forza contro la paura. Perché chi vince la paura, vince la vita. Come esorta san Paolo nella lettera ai Romani: “Chi mi libererà da questo corpo di morte?”, “Chi mi separerà dall’amore di Cristo?”.

La vita è tutta entro queste due grida, accompagnate da una presenza che si fa volto di luce e notizia di fiducia. E’ questo, il compito di Gabriele (“Uomo di Dio”), un angelo che ti guarda dentro, ti scruta e ti legge nel cuore. Per dirti con i fatti che Dio ti ama e pensa anche a te. E’ il compito che anche Marco, prete novello, si prenderà: portare il lieto annunzio alla nostra gente, con voce chiara e volto luminoso. Perché oggi di preti sereni e positivi abbiamo grande bisogno. Ma nella vita necessitiamo spesso anche di una medicina, un rimedio. Ecco allora la figura tenerissima dell’arcangelo Raffaele (“Medicina di Dio”). Quante volte ho spiegato il cui compito, nel commentare l’inesauribile libro di Tobia. Questi è un ragazzo come tanti nostri giovani. Da solo, non può farcela. Ma Dio pone sul suo cammino una guida, Raffaele appunto, che sa capire, rassicurare e sanare. E quando il giovane finisce in acqua e non si accorge di un pericoloso pesce che vuol divorare, ecco avvicinarsi Raffaele che gli spiega come il pesce non vada temuto, m affrontato. Così Tobia, con astuzia, afferra il pesce e lo uccide, per ricavarne poi il rimedio del fiele, che sarà luce per g,.i occhi stanchi del padre cieco. Mi piace raccontarvi queste vicende: sento che in esse c’è un pezzo di vita, mia e vostra. Ecco perché quando mi metto in viaggio recito sempre una preghiera latina sulla fede che vince ogni ostacolo e che ci sa offrire sicuri punti di riferimento: Michael cum santa Hierarchia, Gabriel cu  Maria et Raphael cum Tpobia conducant nos in via.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

 
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