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IL SANTUARIO FRANCESE DI SAN MICHELE D'AIGUILHE ATTRAVERSO LA STORIA PDF Stampa E-mail

IL SANTUARIO FRANCESE  DI SAN MICHELE D'AIGUILHE ATTRAVERSO LA STORIAQuesto tempio cristiano consacrato al principe degli angeli è stato costruito in cima ad un camino di lava spento milioni di anni fa. Il santuario micheliano si erge nel comune di Aiguilhe, a nord della città di le Puy-en-Velay. Si ritiene che sia stato uno dei primi pellegrini per Santiago che nel 950 pensò di costruire in cima a quest’ago un oratorio. La costruzione inizia verso il decimo secolo ed è il vescovo Godescalco che pose la prima pietra. Questo piccolo santuario fu dedicato a San Michele nel 962. Nel dodicesimo secolo i devoti dell’Arcangelo sono sempre più numerosi e ciò obbliga ad ingrandire la cappella, utilizzando tutta l’area disponibile sulla sommità della roccia. Il poeta Ugo d'Avignone, nella sua opera divenuta ormai rarissima "La Velleyade" (1630), non evitò di dipingere in versi "La meravigliosa cattedrale San Michele di Puy” : “ è ubicata in mezzo ad una rigogliosa vegetazione creata dallo splendore della natura a rappresentare una punta di diamante scolpita da un sapiente martello. E’ una delle meraviglie del mondo".  Molto prima di lui, l'autore di De mirabilius mundi  era rimasto estasiato davanti al cospetto della struttura piramidale e l'aveva menzionata come uno dei fenomeni più curiosi della natura. ... 

... Fra le meraviglie di Puy, è questa una delle curiosità geologiche ed archeologiche del quartiere, forse la più interessante.  Questo ago dalla punta aculea (aculea rupes) che incorona la meravigliosa cappella romanica di San Michele così ben legata alla rocca che sembra continuarla, con un obelisco di 88 metri di altezza e 57 metri di diametro alla base, isolato da tutte le parti sulla riva destra del Borne, è una struttura veramente unica.
Pare la cittadella avanzata del generalissimo delle armate invisibili di Cristo che veglia sul santuario nazionale vicinissimo alla Vergine di cui San Michele è l'esecutore supremo delle volontà. E' secondo la felice espressione di Eduardo Estaunié "il cero nero che incorona una fiamma".
Le tradizioni popolari raccolte da Mangon de Lalande, che giura di avervi scoperto dei resti di origine pagana, lasciano supporre che sarebbe esistito su questo picco un tempio consacrato a Mercurio. La cosa non è affatto impossibile perché, presso tutti i popoli della Gallia, come scrive Noel Thiollier, le curiosità naturali furono spesso oggetto di un culto speciale. Ma bisogna notare che a quei tempi l'accesso alla roccia, i mezzi per raggiungere la vetta, dovevano essere molto scomodi.
L'atto di fondazione della cappella di San Michele pare sia conservato sin dalla Gallia cristiana. Odo de Gissey, ci informa in termini molto chiari che il decano del capitolo cattedrale di Notre - Dame di Puy, Truannus, dopo aver ottenuto l'autorizzazione dal vescovo di Gotescalco, fece costruire un sentiero lungo la roccia "dove  fino ad allora gli uomini più agili potevano a stento salire. In quel luogo “pagano” bisognava edificare in cima un oratorio dedicato a San Michele. Dunque, fino ad allora non vi era nessuna via accessibile alla cima. Truannus, per primo, arriverà a far scolpire duecentoventi gradini sinuosi in questa massa enorme. E non ci deve sorprendere che intorno l'anno 1000, quando si aspettava una presunta fine del mondo, i lavori furono sospesi per timore per poi riprendere ed essere ultimati.
Emile  Male è dell'avviso che è il San Michele normanno che avrebbe voluto imitare a Aiguilhe il decano del capitolo di Puy. E' bene ricordasi a questo proposito che l'arcangelo era venerato già da molto tempo in occidente, fin dalla fine del V secolo soprattutto, sin da quando, cioè, ebbe inizio il pellegrinaggio sul Monte Gargano.
Charles Rocher ci ha dimostrato, con prove evidenti, che Gotescalco, vescovo di Puy, aveva assistito, nell'agosto del 962 alla posa e alla benedizione della prima pietra di San Michele d'Aguilhe. Egli ha provato, egualmente, che i fratelli Sainte - Marthe, nella Gallia cristiana avevano commesso un errore fissando al 962 la dedica della cappella San Michele e che questa aveva avuto luogo invece proprio il 18 luglio 972, dal vescovo Anicien  Guy d'Anjou. Questa comunque è l’epoca a partire dalla quale il piccolo edificio è pronto a ricevere i fedeli.
Che fosse dunque questo decano Truannus, Truan o Troyan il vero artigiano o fondatore del pellegrinaggio di San Michele d'Aguilhe?
A dire il vero, noi siamo molto mal documentati sul suo curriculum vitae. Sarebbe stato a lungo decano della chiesa cattedrale di Puy, tanto che in un inventario analitico dei 3 cartolari dell'Arcivescovato di Puy datato 13 aprile 993 fosse Truannus era ancora in carica. Egli sarebbe ritenuto "uomo saggio e di grande ingegno".
Noi siamo invece "meglio informati su Gotescalco". Alcuni lo hanno ritenuto discendente della famiglia di Polignac. La cosa è dubbia, è più sicuro azzardare che dopo essere stato monaco, poi abate di Monastier fino al 936, fu eletto vescovo di Puy. Il 28 agosto di questo stesso anno, infatti egli assiste alla lettura solenne nella basilica di Saint Juilien de Brioude della donazione di Chanteuges al nobile capitolo. Nel 950, egli intraprende il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, accompagnato da un numeroso seguito di abitanti della valle Al ritorno essendosi fermato al monastero d'Albelda presso Logrono, incontra qui un monaco di Navarra, Gomez che gli propone di trascrivergli il trattato di Sant Ildefonso, vescovo di Toledo, contro gli avversari della verginità della Madre di Dio. Il prelato vi acconsentì e portò l'esemplare nella sua chiesa di Puy ma non le reliquie prima scoperte a Aiguilhe nelle fondamenta dell'altare. Questo esemplare fu trovato nel gennaio 951 e conservato nel tesoro della Cattedrale fino al 1681 dove traslò nei beni latini della Biblioteca Nazionale. Un duplicato di questo prezioso manoscritto colorato esiste nella Biblioteca Palatina di Parma. Ha per noi un valore inestimabile perché in alcune miniature figura il monaco Gomesane o Gomez, che offre a Gotescalco una copia del trattato di Santo Ildefonso. Il vescovo di Puy, con la testa nuda e con la barba, è vestito con una pianeta Blu bordata da ricami rossi e gialli al collo, indossa uno scapolare bianco che scende fino ai piedi. E' seduto su un sedile basso con cuscino, benedicente con la mano destra il monaco che gli presenta il libro aperto e che regge con la mano sinistra il suo pastorale.
Il camice che si distingue sotto la pianeta copre in parte una tunica verde dai polsi ricamati di rosso e con bottoni dello stesso colore con la testa ( parte alta del bottone) bianca. Indossa dei sandali ugualmente rossi che calpestano un tappeto beige. Questa miniatura è stata una volta riprodotta a colori dall'editore Skira, a Genova nel volume di M.M. Grabar e Carl Nordeufalk: "Pittura romana dall'XI al XVII secolo". Il primo dicembre, tre mesi dopo la posa della prima pietra sulle cime di Aiguilhe Gotescalco, seguendo l'espressione immaginata da frate Théodore, "passava a miglior vita".
Truannus  sopravvisse e dovette adoperarsi alla costruzione della cappella aerea. E' lui che accompagnò Guido d'Angiò vescovo di Puy al momento della dedica avvenuta nel luglio 972. Ma l'oratorio primitivo di cui fece dono al capitolo di Puy, si componeva allora di un semplice piccolo santuario quadrato provvisto di una abside all'est e di due reliquiari a forma di transetto a nord e a sud. E' ancora riconoscibile nelle costruzioni aggiunte nell'XI e XII secolo. Numerose pagine non basterebbero a descrivere, come converrebbe, questo gioiello tagliato dal tempo, uno dei più belli del Valay, che incorona a meraviglia e completa la silhouette della roccia degna dei santuari celesti, quello del Monte Gargano in Italia e di San Michele sul mare. E' da credere che nel corso delle feste che avranno luogo, alcuni visitatori o archeologi ci faranno partecipi delle loro impressioni personali e apporteranno idee nuove su una architettura in cui crediamo ci fossero influenze islamiche. Basti ricordare che intorno all'oratorio primitivo di cui abbiamo, parlato sono venuti ad innescarsi alla fine dell'XI secolo delle strutture meno rudi e più ornate. E' poco dopo che è stata prolungata l'entrata, il che ha  permesso di costruire il portale nel XII secolo su uno spazio più vasto. La facciata che egli orna in modo splendido è senza dubbio la parte più interessante di questo edificio unico. Due colonne a capitelli, dove si vede in mezzo al fogliame un personaggio e un'aquila, sostengono un arco a tre lobi. Il centro del timpano dalla cornice "lobata" è nudo mentre due sirene, una con la coda di serpente l'altra di pesce decorano l'architrave. Esse possono appartenere al periodo di massima fioritura della scultura romana. Un Agnus Dei è scolpito sotto il lobo centrale in un arco  a ferro di cavallo. Sugli altri due figurano dei chierici inginocchiati e voltati verso l'agnello che portano cibarie. La parte superiore della facciata divisa da una cornice è, come il resto, decorato di mosaici multicolori che fanno, secondo Merimée, "uscir fuori le sculture molto meglio". Cinque arcate la sormontano poggiate su dei modiglioni a forma di mano aperta. Esse racchiudono delle figure: al centro Dio benedicente con una mano e con un libro nell'altra, alla sua destra la Vergine e San Giovanni e alla sinistra San Michele e San Pietro. L'interno della cappella rappresenta una volta interamente affrescata, attualmente degradata e mal conservata. Vi si entra dopo aver salito numerosi gradini, attraverso una specie di vestibolo o nartece, corridoio semicircolare facendo il giro. Costeggiando una piccola navata si raggiungono un coro quadrato e un deambulatorio ovale composto da nove travi coperte da fermi irregolari. Le colonne basse sono molto forti e rigonfie alla base. I loro capitelli in pietra di Blavozy, corinzia, sono fatte in maniera grossolana. Il tutto finisce a nord con un abside semicircolare e una volta a tutto sesto. Il monumento è circondato esternamente da un sentiero circolare poggiante a volte sulla roccia, a volte su grandi archi in mattone. Ad ovest e indipendente dalla cappella si innalza il campanile, "prezioso oggetto di arte" si dice simile a quelli della cattedrale di Puy. Sembra più recente di quest'ultimo benché risalga al XII secolo. Cinque piani lo compongono: posti gli uni sugli altri si restringono non a volta. Una piramide in pietra a quattro angoli lo ricopre.

Fin dall'inizio, sembra che sia stato addossato al santuario una piccola abitazione che serviva da rifugio agli eremiti. Essa prese il nome di abbazia di séguret.  Uno dei primi guardiani sarebbe stato un certo Bernard nominato  in un documento datato 15 marzo 1088 per conto  dell’ospedale maggiore di Puy. E' questa l'opinione dello storico Jacmon e di Odo de Gissey, opinione che noi adottiamo contrariamente a quella di molti autori: Aymard, Chassaing ed altri. La datazione dell'abbazia secolare si è accresciuta a poco a poco di numerose fondamenta: sotto l'episcopato di Adhémaro di Monteil  fu costruito un ospedale ai piedi della roccia d'Aiguilhe ed anche un monastero. L'abate di Séguret non tardò a divenire un personaggio importante. Egli sedeva al capitolo cattedrale presso il decano e il prevosto e finì col trasferire la sua abbazia a Puy, presso l'ospedale per essere "più vicino a Notre Dame". In seguito ad un triste avvenimento di falsari documentato da Jacmon che scompagina le date e al quale non bisogna, forse, aggiungere più credito del miracolo della Pucélle (Giovanna d'Arco) citato dagli storici, l'abbazia di Séguret fu lasciata in eredità al capitolo  di Notre Dame di Puy e la sua rendita cadde in favore della rendita dell'abbazia.
Il santuario di Saint Michel d'Aguilhe continuò a vedere affluire numerosi pellegrini. Fu, in qualche modo, la tappa finale del pellegrinaggio al monte Anis e soprattutto, nel momento dei giubilei, la moltitudine dei fedeli che accorreva a Puy non mancava di salire sulla celebre roccia dedicata al glorioso arcangelo principe della milizia celeste. Benché il luogo fosse difficoltoso da salire, scrive Etienne Médicis, quasi tutti i pellegrini che arrivavano lì facevano questo viaggio. Lo stesso storico riporta ancora che nel 1524 , al tempo del Gran Perdono, "così grande era la folla su questa roccia benedetta che due canonici stavano, uno in alto e l'altro in  basso, per ricevere le offerte. Lungo la gradinata, avevano posto dei commessi con dei bastoni in mano per consentire la salita e la discesa dei pellegrini; perché per più di otto giorni questa strada fu tanto affollata di stranieri desiderosi di visitare questa meraviglia sebbene il viaggio fosse pericoloso."
L'accesso, impossibile senza la scala molto ripida di 220 gradini scolpiti dal decano Truannus (se ne contano oggi 268) si appoggia al fianco orientale della roccia e forma talvolta minuscole terrazze. Procedendo lungo questa ripida salita si scorgono, scavate nella roccia, delle piccole nicchie di circa due metri di lunghezza arrotondate in alto a forma di grotte. Alcuni hanno voluto vedere in queste grotte dei ripari destinati ai pellegrini desiderosi di passarvi la notte in preghiera. Noi pensiamo piuttosto che esse dovessero servire da rifugio a sventurati mendicanti attirati là dalle elemosine dei pellegrini.
Prima del 1793, si vedevano lungo la scalinata al momento della salita tre oratori "per le anime pie" che andavano ad onorare San Michele. L'uno, in basso, consacrato a San Gabriele, "il mediatore tra Dio e gli uomini", l'arcangelo dell'annunciazione, fondato nel XV secolo dal vescovo di Puy Guillaume de Chalencon; a metà cammino quello dedicato a San Raffaele "conduttore e consolatore dei viaggiatori"; e infine a mezza altezza tra questo oratorio e la cappella aerea di San Michele, quello in cui si venerava San Guineforto, d'origine scozzese e martire che si invocava a favore dei lebbrosi. (NOTA 1: Il 28 aprile 1625, il vescovo di Puy, Just de Serres, consacrò l'altare della Cappella San Raffaele e il 22 agosto seguente quello dell'oratorio San Guineforto. Questi oratori erano affidati alle cure del canonico André che li avrebbe abbelliti).
L'ospedale san Nicola da Eguile, vicinissimo, di cui si ritrovano le mura al centro del villaggio, potrebbe spiegare l'esistenza di questo minuscolo oratorio. E' in ogni caso la cappella di questo ospedale, "l'espressione più delicata dell'arte romanica giunta al suo apogeo", secondo  Viollet le Duc, che si erige alla base estrema della roccia d'Aguilhe. Non si sa bene perché è stata chiamata Tempio di Diana.  Ciò che è sicuro è che essa non fu né battistero né cappella templare. Dedicata nel XVII secolo a San Clair, servì nel 1789 da granaio e quasi distrutta fu poi restaurata. Semplice ed elegante, questo edificio presenta un ottagono regolare il cui abside è semi-circolare. La volta è a cupola. L'esterno è più grande dell'interno. Otto arcate a tutto sesto sono rette da piccole colonne separate da pilastri angolari. Due porte con decorazione bianche e nere si accostano alla porta romanica, ornata con strutture curiose dall'architrave decorato da sfere e che da accesso alla base della roccia alla scala che conduce in cima al magnifico obelisco.

Ci vorrebbe più spazio di quello di cui disponiamo qui per rinnovare il ricordo di quel perdono del 25 marzo 1429, a Puy, dove il pensiero di Giovanna D'Arco si unì a coloro che ella stessa aveva delegato al suo posto. "Durante la settimana santa, una strana moltitudine, ha raccontato Anatole France, si accalcò nelle strade montuoso di Puy." Ora, in questa popolazione disparata si trovava la madre dell'eroina di Orléans: Isabella Romée e, così come noi l'abbiamo scritto altrove, è proprio a Puy che, da Chinon, Giovanna inviò "molti di coloro che l'avevano condotta verso il re." Un religioso dell'ordine degli eremiti di Sant'Agostino, Jean Pasquerel essendosi interessato al gruppo loreno, seguì quelli che se ne ritornavano verso la Pulcella e divenne in seguito suo cappellano e confidente e non la lasciò se non quando fu fatta prigioniera a Compiègne.
Nella sua Giovanna D'Arco, Gabriel Hanotaux, come l'abbiamo fatto rilevare, ha insistito a ragione sull'importanza di quel pellegrinaggio di Isabella Romée e dei seguaci di sua figlia. "A Puy si è rifugiata racconta, la speranza suprema della Francia e il culto speciale della Vergine annunziata, della Vergine angelica, quella a cui l'angelo inchinato porta la corona, emblema della purezza." Il santuario di Puy è nello stesso tempo il santuario e il palladio della regalità francese. La Vergine dei Gigli e la regalità dei Gigli queste due immagini sono unite nell'entusiasmo delle folle:  esse proteggono il mondo contro i dardi della violenza terrestre e della vendetta celeste."
Quel grande giubileo o Perdono di Puy spaventa così tanto l'animo di Giovanna che lo considera un pò come il punto di partenza della sua missione. E' proprio al ritorno dal Velay dei suoi seguaci di Domrémy che fa dipingere i suoi drappi. L'uno per i preti che la scortano portando il crocifisso, il proprio stendardo in cui risplende un Dio maestoso, accostato a due angeli inginocchiati: San Michele e San Gabriele ed infine  “ Le fanion” ( cioè la bandiera) nelle mani dei servitori, dove figurava una Vergine in annunciazione con l'angelo che le portava il giglio, sorprendente ricordo o commemorazione costante della festa di Notre Dame di Puy.
Così, noi vediamo Giovanna D'Arco rendere un omaggio singolare alla Vergine del Monte Anis e, anche a San Michele e a San Gabriele, due dei tre arcangeli venerati sulla rocca d'Aiguilhe. Il tutto a dimostrare che Isabella Romée, accompagnata dalla sua scorta e da Jean Pasquerel nel momento del suo pellegrinaggio nel 1429 a Notre Dame di Puy, dopo aver contemplato nella cattedrale l'affresco gigantesco del "supremo arcangelo", abbia tentato l'ascensione al santuario? San Michele non era "il patrono e il protettore di Francia", come l'avevano proclamato Carlo Magno, Carlo V e Carlo VI quello che era apparso a sua figlia annunciandole che era proprio lei che Dio aveva scelta per salvare il suo paese?
C'è, infine un'altra convergenza a tanti ricordi che è bene sottolineare e che ci sarebbe sfuggita se il nostro erudito amico, il dottore Bachelier, non avesse attirato la nostra attenzione. Ventisette anni dopo l'arrivo a Puy e a Aiguilhe di Isabelle Romée, il 7 Luglio 1456 Giovanna D'Arco venne riabilitata . Questo processo di riabilitazione, preparato da Carlo VII fu opera soprattutto di un curioso personaggio: Guglielmo d'Estouteville cugino discendente del Re, delegato del Papa nel 1451 e cardinale, detentore di numerosi benefici vescovati e arcivescovati. Gabriel Hanotaux ce ne ha tracciato un ritratto poco lusinghiero. Prelato, mondano e fastoso, gran costruttore, spendendo senza ritegno,  è lui che, diventato Arcivescovo, di Rouen vi fece edificare le torri della cattedrale ed il palazzo arcivescovile. Ora Guglielo d'Estouteville era, se si da credito alla Gallia Cristiana, il cinquantesimo decano del capitolo di Notre Dame di Puy. Egli era fratello quel Luigi d'Estouteville, governatore di Mont Saint Michel sul mare che, a dire di Jean della Verande, ne assicurò per lungo tempo la difesa contro gli inglesi e impedì che cadesse nelle loro mani. Senza averne la prova non sarebbe sorprendente che Guglielmo d'Estouteville si sia interessato in modo particolare a Saint Michel d'Aiguilhe che gli ricordava il Monte Saint Michel costruito su un isolotto roccioso della sua provincia di origine. Non è inoltre curioso notare che un chierico della diocesi di Puy, Pierre de la Roche sia comparso al processo di riabilitazione di Giovanna d'Arco per attestare le bolle pontificie?

E' noto che la maggior parte dei papi e dei re che si sono recati in pellegrinaggio alla Vergine nera di Monte Anis non esitarono ad inginocchiarsi al santuario il cui nome significa “simile a Dio”. Uno dei più vecchi storici di Notre Dame, Teodosio di Bergame, parlando di Aiguilhe dice che "questa rocca è angelica in tutte le sue parti".
Tra i pellegrini illustri figura, tra l'altro, Carlo VII che, durante i suoi numerosi soggiorni ad Espalay, tentò l'ascensione alla roccia "il cui contorno si integra così bene con il suo campanile slanciato che non si può immaginare l'uno senza l'altro." Luigi XI seguì il suo esempio e nel 1475, dopo avervi ascoltato la messa, fece una donazione di 31 monete d'oro a San Michele d'Aiguilhe. Di ritorno dall'Italia nell'ottobre 1495 Carlo VIII, suo figlio, visita a sua volta la cappella dell'arcangelo fece colazione su questa roccia dove i signori canonici gliel'avevano preparata.
Nel 1610, Hugues d'Avignon signore di Monteil, dottore in diritto e avvocato del siniscalcato di Puy, salì i 220 gradini d'Aiguilhe che contò portando la croce dei penitenti di Puy.  
In più pellegrinaggi ci sono altri personaggi celebri viaggiatori, naturalisti e geologi che meno forse per pietà che per curiosità o ricerca personale, vi salirono. Sarebbe troppo lungo dettagliarne la lista a cominciare dal magistrato Jeacq Auguste de Thou che nel 1582 di ritorno dai grandi giorni d'Auvergne, tenuti a Clérmont Ferrand, dopo essere stato ricevuto dall'arcivescovo Antonio di Saint - Nectaire, possessore "buoni ed antichi manoscritti", descrisse "la rocca a forma di cono", fino a George Sand  che malgrado la sua obbesità, non esitò il lunedì 13 giugno 1859 di sera, a fare la camminata aerea "al pan di zucchero vulcanico di 300 piedi di altezza", "la cosa più strana al mondo così curiosa dal punto di vista geologico" e di cui ella si compiace a consegnare nelle sue note "la piccola meravigliosa chiesa bizantina!"

A causa del suo accesso così faticoso, la rocca San Michele d'Aiguilhe fu testimone di pochi avvenimenti importanti nel corso dei secoli. Mercoledì 20 luglio 1547, festa di Santa Margherita sotto i Medici, il fulmine cadde sul campanile. Bisogna notare che, durante le guerre di religione, giovedì 6 agosto 1562, giorno della Trasfigurazione di Nostro Signore secondo lo stesso storico, i Protestanti, dopo aver occupato le periferie di Puy, scalarono la roccia Saint Michel che trovarono mal custodita e, dopo avervi fatto "parecchi danni" fecero cadere l'immagine di San Michele davanti alla rocca. Venti anni più tardi nel 1582 all'annuncio di un esercito nemico che si dirigeva a Puy, gli abitanti d'Aiguilhe si rifugiarono nella cappella. Secondo Arnaud di Chaste, a capo di 300 cavalieri regi, venne "a fare una puntata" nel borgo per sconfiggere la Lega di Puy e in questo stesso anno, un pò più tardi quando vi alloggiarono truppe indisciplinate del duca di Nemour. Nel 1593, furono prese precauzioni per installare nel villaggio una compagnia di 150 uomini per evitare ogni sorpresa degli Ugonotti diretti a Langone e a Pradelle e anche durante il passaggio delle truppe del conte di Auvergne e di Rastignac, quest'ultimo governatore dell'Haute-Auvergne per Enrico IV. I partigiani del re dopo la vittoria d'Arques a seguito di Burel, avendo acceso grandi fuochi d'artificio in cima a Espalay di Denise e di Polignac, quelli della lega risposero il giorno dopo con dei fuochi simili fatti esplodere sul monte San Michele, Corneille e sulla collina di Ronzon.
Durante il periodo della rivoluzione la rocca Aiguilhe sembra essere stata abbandonata.
Sfuggì per miracolo alla distruzione quando in questo periodo, fu messa all'asta. Fortunatamente una delibera del Consiglio Generale presa il 23 agosto 1795 ebbe la meglio sul vandalismo dei rappresentanti del Direttorio. La rocca doveva essere trasformata velocemente. Si aggiunse il danno che l'estrazione delle pietre avrebbe fatto correre al pubblico e finalmente la vendita all'asta non ebbe più luogo.
Nel 1850 si eseguirono nel santuario riparazioni importanti. Successivamente, San Michele d'Aiguilhe dalle tinte dorate e malva, a seconda delle stagioni, la cui flora ha dato luogo ad un'opera, ha visto la sua cappella convenientemente restaurata per trasformarsi in vero nido di aquile dall'arcaica forma .
Situata al di sotto del Monte Corneille, il santuario michaelico, come è stato detto, ne rappresenta un satellite preposto a sua custodia.

Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)

 
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