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LA REALTA’ DEGLI ANGELI. Di Oskar Simmel

Il problema dell’esistenza degli angeli è diventato oggi più importante di quanto non fosse nel passato. Nella nostra concezione scientifica del mondo non c’è posto né per angeli né per miracoli. Per questa impossibilità di darne una dimostrazione scientifica, una corrente teologica evangelica ha cancellato senza esitare la Bibbia e dalla fede sia gli angeli che i miracoli. La questione dell’esistenza  degli angeli ci pone difronte ad un aspetto del problema della conoscenza a cui, nel dialogo tra scienza e fede, bisogna dare una soluzione. In campo scientifico la visione del mondo propria della fisica meccanicista è stata sostituita da posizioni teoriche meno rigide in cui si pretende più che la conoscenza scientifica esaurisca l’intera realtà e che sia verità soltanto ciò si può dimostrare in base alla legge di causalità. Perciò l’affermazione che per la scienza gli angeli non esistono,, può dimostrare in base alla legge di causalità. Perciò l’affermazione che per la scienza gli angeli, può significare soltanto che la loro esistenza non può essere dimostrata secondo i criteri della conoscenza scientifica. ...
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Ma anche la fede conosce. L’oggetto della sua conoscenza è la realtà di Dio. La fede sostiene che, oltre alla realtà sensibile e scientificamente dimostrabile delle cose, c’è anche il “ Regno dei Cieli”, che il Regno dei Cieli  è reale ed ha un significato concreto anche per “ questo” mondo. Di tale significato si occupa appunto la Bibbia: di esso soltanto e non di quanto la scienza può accertare o meno. Questo atteggiamento della Bibbia è comprovato dal fatto che tutto il mondo biblico, dal primo all’ultimo capitolo, è percorso dal passo silenzioso degli angeli che appartengono ad un “ altra” realtà. La concezione scientifica del mondo è precisamente la visione  di “ questo” mondo e del nostro tempo. Alla fede invece non è lecito legarsi a questo sistema a causa del Regno di Dio, che non è di questo tempo né di questo mondo.  Non potendo “ dimostrare” scientificamente l’esistenza degli angeli non possiamo neppure utilizzarli per i nostri fini umani; e lo stesso dicasi del Regno di cui sono i messaggeri. Il fatto che essi sfuggono ad ogni controllo suscita perplessità e dubbi nella coscienza dell’uomo moderno che, nel mondo artificiale della tecnocrazia, si organizza sulla base del controllo e dell’utilizzazione delle cose. Ma proprio in ciò che ci rende perplessi si rivela quel qualche cosa di assolutamente nuovo, di radicalmente diverso, di cui parla appunto la Bibbia. Proprio perché questo “ qualche cosa” è estrano al nostro mondo, la Bibbia usa forme sconosciute sia al nostro linguaggio corrente sia a quello scientifico. La Bibbia parla degli angeli nel linguaggio della fede della “ leggenda”. Non ci occupiamo qui del valore che la leggenda può avere nella letteratura profana: nel linguaggio biblico essa è la forma legittima, di cui ci si serve per parlare di una realtà profonda che non può essere espressa in altro modo. Nella leggenda la realtà del mondo celeste si esprime attraverso la povertà del linguaggio terreno. L’l’evangelista Luca usò con particolare efficacia questa forma di espressione per rendere comprensibile, nel linguaggio frammentario degli uomini, delle realtà ineffabili. La forma leggendaria viene usata appunto nel momento saliente della rivelazione biblica: l’angelo annuncia a Zaccaria la nascita di Giovanni Battista, l’arcangelo Gabriele porta a Maria il messaggio della nascita del Figlio di Dio, le schiere angeliche recano la buona novella ai pastori che vegliano nei campi.
LA NATURA DEGLI ANGELI. Nel racconto leggendario di Luca, il momento culminante della rivelazione mostra gli angeli nel loro scendere e salire tra terra e cielo, in una zona intermedia fra il nostro mondo ed il Regno dei Cieli. Essi sono un segno del Regno che viene, che irrompe sulla terra. Sono segni dei rapporti di Dio con gli uomini, rapporti che travalicano costantemente il confine che la morte segna fra questa terra e il Regno. L’ Epistola agli Ebrei ( 1,14) parla di essi come spiriti che esercitano il loro ministero davanti a Dio, e che ora sono mandati al “ servizio” degli “eredi della salvezza”. Gli angeli svolgono la loro funzione di messaggeri di Dio agli uomini superando i limiti che dividono i due mondi, a questi limiti sono legati: alla penombra, a una zona intermedia, alle cose che sono in divenire, al principio e alla fine dei tempi ( Apoc. 10). L’uomo trova difronte a sé, quale supremo avversario di Dio, il diavolo. Questi è una creatura che in origine si è ribellato a Dio ed è della stessa natura degli angeli. L’insegnamento biblico degli angeli è caratterizzato soprattutto da questi due punti: 1) esso nega una visione dualistica del mondo in cui fin dall’inizio un principio buono ed uno cattivo si combatterebbero e sostiene invece Dio solo è il creatore. Il diavolo è “ creatura di Dio e non anti-dio” 2) esso presenta il diavolo come una forza reale, che ha per scopi la distruzione di Dio e della sua creazione. La dottrina biblica del diavolo ha subito una certa evoluzione. Nell’Antico Testamento essa ha ancora pochissima importanza. Quando si parla di Satana, esso viene presentato come un accusatore e avversario, il quale dispone di un certo potere concessogli da Dio stesso perché lo usi al  suo servizio ( cfr. Giobbe 1). Per quanto il potere del diavolo possa estendersi alle forze avverse alla vita ( malattie; calamità ecc.), per religiosità veterotestamentaria nella sfera stessa della divinità. E’ significativo che in Numeri 22,22 perfino l’angelo di Dio si presenti a Balaam come “ Satana”.  Solo lentamente si declina nel pensiero biblico una separazione più netta fra il potere di Satana e Dio e si fa strada una più chiara consapevolezza del contrasto fra bene e male. questa evoluzione del pensiero biblico, rafforzata da influenze parsistiche, sfocia, attraverso il tardo giudaismo, nella concezione demonologica neotestamentaria. Nel Nuovo Testamento la potenza del diavolo, avversario di Dio, si oppone, in profondo e inconciliabile contrasti, al Regno di Dio, e la lotta fra i due regni diventa un tema centrale dell’insegnamento neotestamentario. Sarebbe quindi inconcepibile una teologia del Nuovo Testamento che non contenesse una dottrina su Satana.ma è importante notare che la potenza del diavolo  vi appare solo sullo sfondo della potenza di Dio; perciò vi si parla non tanto della potenza del diavolo, ma piuttosto del suo indebolimento. Il regno di Satana, in cui egli domina in quanto “ principe di questo mondo” o in quanto “ dio di questo secolo” è un’orrenda caricatura della signoria di Dio. Non soltanto gli uomini irredenti, ma anche gli spiriti maligni, i demoni, gli sono sottomessi. Egli regna mediante la tentazione e la distruzione, il peccato e la menzogna, la malattia e i tormenti, e si serve anche della potenza della morte per distruggere le opere di Dio che sono fonti di vita e per costruire un regno radicalmente separato da Dio. Gesù Cristo è venuto per distruggere le opere del diavolo. La sua vita, il suo messaggio e la sua morte sulla croce manifestano con evidenza la sconfitta e l’impotenza del diavolo soprattutto nei confronti di coloro che “ sono in Cristo Gesù” e sono partecipi della sua opera di salvezza. Ma alla fine dei tempi Iddio, che nella persona di Gesù Cristo ha cominciato la distruzione della signoria di Satana, l’ annienterà totalmente dopo un’ estrema sollevazione e una battaglia decisiva ( Apoc. 20,10). Per quanto la sua creatura possa essere forte e ribelle, Dio riporterà la vittoria finale e rimarrà il Signore. Considerando che il Nuovo Testamento parla della forma demoniaca esclusivamente dal punto di vista del suo depotenziamento , si comprende perché esso non accenni neppure al problema dell’origine e della provenienza del diavolo. La Bibbia non dà alcuna risposta nemmeno ad un problema che interessa da vicino ogni riflessione  teologica: quello cioè di come riconciare le contrastanti affermazioni bibliche che da una parte presentano Satana come una creatura di Dio, dall’altra come il suo più grande nemico. Vi sono nella Bibbia dei passi che ricordano la mitologia tramandati da testi extracanonici, dal in cui si accenna ad una caduta del diavolo dal mondo degli angeli, avvenuta prima della creazione del mondo. Una tale spiegazione però, anche se ripetutamente accettata dalla teologia e dalla predicazione ecclesiastica, non è sufficiente per risolvere il grande mistero demonologico. La teologia biblica risponderà sempre con un “ ignoramus” al problema della provenienza del diavolo e non si pronuncerà in favore di nessuna dalle affermazioni contrastanti riferite a Satana. anche qui, come nel caso del problema del peccato, la realtà si può esprimere compiutamente solo mediante due termini opposti. Non bisogna naturalmente dimenticare che le espressioni bibliche relative al demonio portano tracce di una mitologia primitiva che derivano dal modo di pensare del tempo e che oggi debbono venire abbandonate ( per esempio la concezione biblica che divideva l’universo in tre piani: il cielo, la terra e l’ inferno, e collocava il regno del demonio tra cielo e terra ovvero nell’inferno). Le correzioni che si rendono necessarie non tolgono nulla al contenuto del messaggio biblico, ma anzi ne confermano il valore. Dall’altra parte non si possono accettare le parole trionfanti ma discutibili dell’illuminismo e dei suoi rappresentanti, per il quale il diavolo non sarebbe altro che un’immigrazione di menti malate “ che disgraziatamente ha lasciato tracce molto profonde nella storia della  civiltà umana”. Se infatti non si considera seriamente il diavolo nella sua realtà di potenza satanica, contraria a Dio, o se si cerca di trasformarlo in un principio estratto e impersonale, non si comprenderà il vero significato del peccato e della salvezza.
 
LA REALTA’ DEGLI ANGELI. Di Oskar Simmel
 
Segnalazione di Don Marcello Stanzione (Ha scritto e pubblicato clicca qui)
 
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