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L’EDITRICE SEGNO STAMPA GLI ANGELI E LA SANTA EUCARESTIA a cura della redazione M.S.M.A PDF Drucken E-Mail
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domenica, 06 novembre 2016
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Gli-angeli-e-la-Santa-EucarestiaProprio  in preparazione della festa degli arcangeli del 29 settembre e degli angeli custodi , L’editrice Segno di Udine stampa il libro di don Marcello Stanzione intitolato “ Gli angeli e la santa Eucarestia”. Il Concilio Vaticano II nella Costituzione "Sacrosantum Concilium" ci ricorda che, attraverso la liturgia, e, in modo particolare, attraverso la celebrazione dell'Eucaristia si attua l'opera della nostra redenzione. La liturgia cristiana "contribuisce in sommo grado a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera chiesa, che ha la caratteristica dì essere nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo in modo che ciò che in lei è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente, alla futura città verso la quale siamo incamminati". (SC. n. 97). Il papa Giovanni Paolo II nelle sue celebri catechesi del mercoledì sugli Angeli rileva: "La Chiesa ogni giorno e ogni ora, nel mondo intero, prima di dare inizio alla Preghiera Eucaristica nel cuore della Santa Messa, si richiama agli Angeli e agli Arcangeli per cantare la gloria di Dio tre volte Santo, unendosi così a quei primi adoratori di Dio". E fondamentale comprendere che il cammino della Chiesa conduce dalla Gerusalemme terrestre a quella celeste che è dimora degli Angeli e dei santi. ...

...La Chiesa peregrinante svolge la sua esistenza tra la città terrestre e la città celeste e ambedue sono collegate fra di loro dai sacramenti, cioè dal culto liturgico. Nella lettera agli Ebrei ci viene, detto che noi cristiani tramite il battesimo siamo diventati figli della città celeste, anzi suoi cittadini e tale Gerusalemme celeste è un'adunanza festiva cui partecipano le miriadi dì Angeli, i cittadini della celeste città e le anime dei giusti arrivati alla perfezione. Questa Gerusalemme celeste non è soltanto città e neppure solo un regno indistruttibile (Eb. 12, 28), ma anche tempio e santuario nel quale Cristo è entrato come sommo sacerdote (Eb. 9, 24). Il culto liturgico che la Chiesa celebra sulla terra è quindi partecipazione al culto che nella città celeste è celebrato dagli Angeli. L'Institutio generalis missalis romani sottolinea esplicitamente che durante la Santa Messa "Tutta l'Assemblea, unendosi alle creature celesti, canta o recita il `Sanctus'. Questa accla¬mazione, che fa parte della preghiera eucaristica, è detta da tutto il popolo con il sacerdote" QGMR. 55b). La lode del "Sanctus" ci riporta alla visione di Isaia che afferma: "Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il signore seduto su un trono alto ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; can due si copriva la faccia, con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno all'altro: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è piena della sua¬ Gloria" (Is. 6, 1-3). Questo testo fu introdotto nella liturgia sinagogale, dove il triplice "Sanctus" (Kadosh) venne a costituire una parte della preghiera del mattino. Nella liturgia cristiana, specialmente dell'oriente, il "Sanctus" fu rapidamente introdotto nella preghiera eucaristica. Alla fine del IV secolo il "Sanctus" è una parte fissa delle liturgie che si celebravano a Gerusalemme ad Antiochia e in Egitto. Il testo biblico fonda-mentale quello di Isaia 6,3, ebbe nell'uso liturgico orientale ed occidentale alcune aggiunte. Il testo liturgico latino tradusse il termine Iahvé con Dominus il termine Deus ed accolse nel testo l'idea del cielo Dio è il Signore degli Eserciti la sua Gloria (Cabod) riempie il cielo e la terra. L'aggiunta di "cielo" al testo biblico di Isaia si riscontra in tutte le liturgie cristiane e comporta un ampliamento notevole di prospettiva il "Sanctus" non è soltanto il canto di lode della liturgia ebraica che aveva un carattere fortemente nazionalistico ora la gloria di Dio non abita più soltanto il tempio di Gerusalemme, ma con Gesù Cristo riempie tutta la terra e tutto il cielo. Mentre prima Isaia vedeva la gloria del Signore nel tempio ora la liturgia cristiana la vede in cielo ed ha così ampliato in senso cosmico la visione del profeta perché nel frattempo è avvenuta l'ascensio¬ne dì Cristo in cielo. Mentre il profeta aveva visto soltanto i Serafini, la liturgia aggiunse ad essi Angeli, Arcangeli e Cherubini. Questa amplificazione della visione di Isaia con le numerazioni dei cori angelici è un segno distintivo della liturgia cristiana di fronte all'ebraica che conosceva bensì una organizzazione militare del mondo angelico, ma non un suo ordinamento gerarchico avendo i cristiani abbandonato il tempio di Gerusalemme per avviarsi al tempio del cielo, non dimorando più ma gloria di Dio nel tempo terreno bensì in quello del corpo di Cristo il "Sanctus" non risuona più sulla terra ma in cielo, ed i Serafini sono visti sullo sfondo delle gerarchie angeliche per cui il loro grido diventa un inno eterno ed il culto si estende a tutto l'universo, a tale culto partecipano il sole, la luna e tutti gli astri. È importante sottolineare come è sempre l'universo intero che partecipa alla lode di Dio, il che non è immaginabile se non con il cielo squarciato dall'ascensione di Gesù. II cielo degli angeli è dunque la parte più spirituale dell'universo e se nei testi delle celebrazioni dell'Eucaristia si può omettere, come avviene nei prefazi della Messa Romana, la lode del sole, della luna e delle stelle l'inno degli angeli non potrà mai mancare nella celebrazione eucaristica perché solo quest'inno conferisce alla sua lode e ringraziamento quella profonda trascendenza tipica della rivelazione cristiana. La lode e il ringraziamento di noi uomini a Dio durante la S. Messa è soltanto un'aggiunta a quella degli Angeli. Durante la celebrazione della S. Messa :fedeli cristiani hanno bisogno di venire prima invi¬tati alla lode culturale di Dio. Mediante il "Rendiamo grazie al Signore nostro Dio" viene rammentato all'assemblea orante il suo dovere e con il "È cosa buona e giusta", l'assemblea si impegna solennemente ad adempierlo. Per questo i cristiani durante la celebrazione eucaristica al momento del Padre Nostro chiedono che il nome di Dio sia santificato sul la terra come già lo è in cielo dagli Angeli. L' unirsi dell'as-semblea eucaristica al "Sanctus" angelico significa che la liturgia della chiesa entra a far parte dì un grande ordinamento a quel modo che i Serafini medesimi, di cui essa riprende il cantico, fanno parte a loro volta di un ordinamento angelico. Questa tendenza del culto della chiesa ad entrare in un complesso organizzato non proviene da un bisogna umano di ordinamento, ma dal volere ordinatore di Dio che ha classificato l'umanità terrestre come i1 decimo coro dopo i nove ordini angelici e quindi la partecipazione alla celebrazione eucaristica rende il culto dei fedeli in un servizio a Dio simile a1 culto angelico. Innume¬revoli schiere di Angeli assistono ad ogni celebrazione eucaristica, S. Giovanni Crisostomo, afferma: "mentre la S. Messa viene celebrata, il Santuario è pieno di innumerevoli Angeli che adorano il Corpo di Cristo che si stimola sull'altare". L'Armeno Giovanni Mandakumi dice nei suoi sermoni: "Non sai che nell'istante in cui il Santo Sacramenta viene sull'altare il cielo si apre e Cristo ne scende e viene, le schiere angeliche volano dal cielo sulla terra circondano l'altare dove si trova il Santo Sacramento del Signore e tutti vengono ricolmi dello Spirito Santo?". Nella celebrazione eucaristica orientale al momento del Kerubucon i preti ortodossi ed i fedeli recitano questa bellissima preghiera: "Noi che misticamente rap¬presentiamo i cherubini e cantiamo l'inno del tre volte santo alla vivificante Trinità, deponiamo tutte le preoccupazioni inondane per accogliere il Re dell'universo, invisibilmente scortato dagli eserciti celesti". A noi esseri umani attraverso questo servizio di adorazione degli Angeli viene rivelato esemplarmente fino a quale profondità di grazia il nostro essere di creature sarà trasfigurato per esistere a lode della gloria Trinitaria. Il Cardinale Danielou osserva: "Intorno alla Santissima Trinità l'ufficio degli Angeli è anzitutto un ufficio di lode, essi sono gloria di Dio e danno gloria a Dio, gli riferiscono tutta la gloria che è in loro. _ Questa lode angelica costituisce la liturgia celeste, la grande funzione delle creature spirituali". Durante la S. Messa gli Angeli comunicano agli eletti di Dio la loro particolare missione da svolgere per l'edificazio¬ne del_ regno di Dio sulla terra è quello che accadde al fondatore dell'ordine trinitario. Nel secolo XI vi era in Europa la grande piaga dei pirati che rapivano le persone che le riducevano in brutale schiavitù. Dio volle scegliere uomini forti e coraggiosi che si dedicassero alla liberazione degli schiavi. Uno di questi fu S. Giovanni di Matha che appena ordinato sacerdote stava celebrando la sua prima S. Messa nella cappella del vescovo. Durante la celebrazione eucaristica Dio mandò un Angelo a questo sacerdote per fargli capire quale sarebbe stata la sua missione. L'Angelo gli apparve in veste candida e luminosa e sul petto aveva disegnata una Croce di colore rosso-azzurro ai lati dello spirito celeste apparvero due schiavi: uno cristia¬no e 1'altro musulmano. L'Angelo pose le mani sul capo dei due schiavi e poco dopo sparì. S. Giovanni di Matha capi che era volontà di Dio che egli si dedicasse alla redenzione degli schiavi. Passarono alcuni anni e S. Giovanni pregava per conoscere ancora meglio i disegni di Dio. Fece amicizia con l'eremita Felice Valerio e mentre un giorno essi discorrevano di realtà soprannaturali videro apparire un cervo che portava fra le corna ramificate una croce di due colori: rosso ed azzurro. Valerio si meravigliò grandemen¬te ed allora S. Giovanni di Matha gli rivelò la visione dell'Angelo avvenuta nel giorno della sua prima S. Messa. Per tre notti tutti e due ebbero una visione celeste che manifestò che era volere divino che si creasse un ordine religioso per la redenzione degli schiavi dei pirati. Il papa di allora era Innocenzo III. San Giovanni di Matha e Felice Valerio gli si presentarono e furono ben accolti; il pontefice voleva però considerare meglio la questione. Proprio in quei giorni, mentre celebrava la S. Messa nel momento del¬l'elevazione dell'ostia consacrata il papa vide apparire un angelo dalla veste bianca con una croce bicolore sul petto e due schiavi ai lati. Comprese così che Dio voleva questo nuovo ordine e approvò la fondazione dei Trinitari. La beata Elena Kowalska (1905-1938) conosciuta come suor Faustina di Gesù Misericordio¬so ebbe numerose visioni degli angeli. Nei suoi diari narra una particolare visione di un cherubino che ebbe durante la celebrazione della S. Messa: "Un giorno, mentre ero in adorazione, non riuscii a trattenere le lacrime; allora vidi uno spirito di incredibile bellezza che mi disse: il Signore ti ordina di non piangere - domandai chi fosse e lui rispose - sono uno dei sette spiriti che stanno notte e giorno davanti al trono di Dio e lo lodano costantemente. L'indomani, durante la Messa cominciò a cantare: "Kadoosch, Kadoosch, Kadoosch" (Santo, Santo, Santo) e il suo inno, impossibile a descriverlo, risuonava come le voci di mi¬gliaia di persone. Una leggera nuvola bianca lo avvolgeva; il cherubino aveva le mani giunte e il suo sguardo era simile a un lampo". La grande mistica Santa Brigida di Svezia nelle sue rivelazioni così scrive: "Un giorno, mentre assistevo a1 santo sacrificio, vidi un immenso numero di Angeli scendere e raccogliersi intorno all'altare, con lo sguardo fisso sul sacerdote. Essi cantavano cantici celestiali che, rapivano in estasi il mio cuore; il cielo stesso sembrava in contemplazione del grande sacrificio. E noi povere creature cieche e misere assistiamo alla Messa con così scarso amore con così poca passione e rispetto! O, se Dio aprisse i nostri occhi quante meraviglie potremmo vedere!".

 
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