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VARIE INTERPRETAZIONI SUL NUMERO 666
NELLE LIBRERIE IL LIBRO “ ANIME VAGANTI” DELLA SUGARCO di Alfonso Maraffa PDF Drucken E-Mail
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domenica, 18 giugno 2017
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ANIME VAGANTIDon Marcello Stanzione e la giornalista scrittrice Enrica Perucchietti sono gli autori dell’interessante testo edito dall’editrice Sugarco di Milano ed intitolato “ Anime vaganti”.
Secondo le credenze popolari diffuse a ogni latitudine e in ogni religione, i morti irrequieti o le anime inquiete che infestano luoghi o perseguitano gli sventurati che si imbattono in loro, hanno di solito una morte violenta o prematura alle spalle. Secondo alcune tradizioni sarebbero stati sepolti in modo inadeguato e la loro presenza richiederebbe appropriata sepoltura per trovare la pace e lasciare il loro infelice pellegrinaggio in terra. ...

...
Nella mitologia greca veniva invocata la dea degli Inferi Ecate: costei aveva il potere di calmare le anime che fino ad allora tormentavano i vivi tenendole impegnate con compiti utili. Quando ciò non bastava, la dea poteva costringerle a smettere con le loro infestazioni. Durante le sue escursioni notturne nel suo regno oscuro, Ecate si faceva accompagnare di solito dai Biaiothanatoi cioè coloro che erano defunti di morte violenta e dagli Athapoi, cioè coloro che non avevano ricevuto sepoltura adeguata.
Questo esempio mostra come fin dall’antichità il tema relativo a queste anime sciagurate fosse presente nella mitologia, nel folklore e infine negli scongiuri e nelle preghiere.

In ambito teologico e pastorale, il tema delle “anime vaganti”, note anche come “larve”, “anime erranti” o “presenze” suscita ancora molti dubbi, accesi dibattiti e incertezze, tanto da essere considerato, come il tema dell’esorcismo, una questione “limite”. Oggi le larve e le anime erranti sono entità note soprattutto nell’occultismo, mentre la questione delle “presenze” viene dibattuta in modo eclettico anche nel campo del soprannaturale e del mistero (noto il fenomeno contemporaneo dei ghost hunters).
Prima ancora che divenissero materia pastorale, le anime erranti appartenevano alla mitologia e allo sciamanesimo tradizionale, come mostreremo nel corso di questo laboro. Ci troviamo quindi di fronte a un tema discusso da millenni e affrontato da diverse discipline con approcci e conclusioni radicalmente differenti. È necessario pertanto risalire indietro nel tempo per chiarire come nasca la trattazione e come si sia evoluta e modificata con lo scorrere del tempo. Lo scopo del libro, è bene chiarirlo, rimane comunque quello di inquadrare il tema in abito “tradizionale”.
Nel corso dei capitoli vedremo come le anime vaganti siano state affrontate in ambiti culturalmente e spiritualmente svariati, portando a inquadrare il tema in modi differenti.
Pensiamo per esempio che le larve, presso gli antichi Romani, erano gli spiriti dei defunti morti tragicamente, dei criminali, dei suicidi, che si aggiravano di notte per tormentare i viventi, si identificano, dunque più o meno, con i lemuri, ma, mentre questi infestavano prevalentemente la casa in cui erano vissuti, desiderosi di tornarvi ed erano dunque spiriti familiari, le larve si presentano dappertutto, desiderose solo di spaventare e di nuocere.
Con il passare del tempo, questi due termini sono finiti per indicare gli spiriti erranti di persone defunte che, particolarmente inquieti, parrebbero non riuscire a trovare una “sistemazione definitiva nell’aldilà” e pertanto sembrerebbero come vagare in giro per il mondo alla ricerca di una compagnia umana a volte con scopi positivi, altre volte no…  Nell’immaginario collettivo sono finiti pertanto a identificarsi impropriamente con gli spettri o fantasmi a cui è dedicata, come accennato, una cospicua letteratura.
Le teorie, al riguardo, sono le più disparate: c’è chi sostiene che queste anime siano rimaste intrappolate nel nostro mondo a causa di una morte violenta e che a seguito di ciò si ritrovino come in attesa di una destinazione ultima che tarda ad arrivare; altri affermano che questo loro stato di “sospensione” dipenderebbe dall’eccessivo attaccamento alle cose materiali da cui appunto non riescono a staccarsi; altri ancora attribuiscono la situazione di queste anime al troppo odio provato – e che forse potrebbero ancora danneggiare – nei confronti di alcune persone, oppure al fatto che durante la loro vita si siano consegnate deliberatamente al demonio finendo col cadere vittime di stati di possessione… Le teorie sono molte, e tra queste non mancano neppure le testimonianze − a volte contrastanti – dei sacerdoti esorcisti .
Ma cosa dice la Chiesa cattolica a riguardo? In verità ufficialmente non molto, e probabilmente ci sarebbe ancora spazio per un ulteriore approfondimento teologico sulla escatologia intermedia. Tuttavia, volendo rimanere nella luce del magistero, i teologi e gli esorcisti contrari all’esistenza delle anime vaganti propendono vigorosamente per la tesi secondo la quale l’esistenza di queste presunte  larve  non sia nient’altro che una “falsa credenza”. In questo modo, però, la questione viene “liquidata”. Infatti, quando il magistero della Chiesa ci parla del giudizio particolare, ci dice:

«La morte pone fine alla vita dell’uomo come tempo aperto all’ accoglienza o al rifiuto della grazia divina apparsa in Cristo. Il Nuovo Testamento parla del giudizio principalmente nella prospettiva dell’incontro finale con Cristo alla seconda venuta, ma afferma anche, a più riprese l’immediata retribuzione che, dopo la morte, sarà data a ciascuno in rapporto alle sue opere e alla sua fede» .

Bisogna riconoscere che l’espressione “immediata retribuzione”, utilizzata dal Catechismo della Chiesa cattolica, non lascia spazio a dubbi: non appena moriremo verremo giudicati; per cui, o passeremo attraverso una purificazione (il Purgatorio), o entreremo immediatamente in Paradiso, o ci danneremo immediatamente e per sempre .  Non sembra esserci spazio per una situazione di mezzo che invece riguarda il tema delle anime erranti.
Di conseguenza, in mancanza di ulteriori approfondimenti teologici che possano aprire la strada a nuove interpretazioni, dobbiamo considerare erronea la credenza secondo la quale esisterebbero delle anime dei defunti che vagherebbero per il mondo come se fossero ancora in attesa di una sistemazione definitiva. Prima di concludere, è necessaria però, una precisazione. Quello che tali teologi o esorcisti “negazionisti” reputano erroneo – è bene sottolinearlo − non è il fatto che degli spiriti disincarnati possono trovarsi “legati” a un qualche luogo della terra:  infatti,  riguardo le anime del purgatorio,  non si esclude la possibilità che a queste stesse anime venga permesso di scontare le loro pene in determinati luoghi della terra (magari quelli in cui commisero i loro peccati). Ciò che tali teologi vogliono negare è che degli spiriti disincarnati possano trovarsi in una situazione di stallo, come se fossero ancora in attesa di un giudizio, e quindi privi di una “situazione escatologica definitiva”: Inferno, Purgatorio o Paradiso . Come vedremo, questa interpretazione è logica alla luce del Magistero ma è ovviamente negata da altre discipline, movimenti o religioni. Lo sciamanesimo tradizionale in particolare e l’ebraismo ci possono venire incontro offrendoci delle chiavi di lettura alternative e interessanti che da un punto di vista squisitamente storico-religioso, e quindi non confessionale, non possiamo non prendere in considerazione per gettare luce su questo fenomeno.
L’argomento di questo libro è quindi alquanto controverso perché vuole presentare anche l’ipotesi possibilista di altri teologi o esorcisti cristiani riguardo  le anime erranti e dall’altro mostrare la genesi storico-religiosa e storico-teologica di questo fenomeno.
L’ipotesi possibilista all’interno della teologia, come vedremo, sostiene che le “anime vaganti” e le “anime dei bambini non nati” siano anime “in attesa di giudizio” sino al Giudizio universale, in cerca della luce e di Dio. Le anime vaganti, per coloro che credono alla loro esistenza, sarebbero dunque anime di persone:

1.    che non hanno avuto modo di conoscere Dio e di amarlo: non cristiani, cristiani vissuti nell’ateismo e nell’agnosticismo di fatto o per induzione familiare;
2.    vissute nel male pensando che fosse “bene”: bambini soldato, popolazioni di cannibali (sic.);
3.    vittime di abusi da parte della Chiesa o di ecclesiastici e quindi hanno rifiutato la religione in odio in parte molto comprensibile per la contro-testimonianza ecclesiale ricevuta;
4.    che si sono suicidate  senza totale “piena avvertenza” e “deliberato consenso”;
5.    decedute di morte improvvisa senza possibilità di pentimento ma in peccato mortale con peccati non gravissimi;
6.    morte nell’indifferenza religiosa (“senza infamia e senza lode” come direbbe Dante), cioè non hanno peccato abbastanza per meritare l’Inferno, non hanno fatto opere buone per guadagnare il Paradiso;
7.    che comunque hanno peccato in modo grave ma senza assoluta “piena avvertenza” e “deliberato consenso”;
8.    le anime dei bambini non nati a fortiori: non essendo nati non hanno potuto realizzare il progetto di Dio su di loro e non hanno potuto peccare in linea generale.

Secondo la dottrina cattolica, infatti, il giudizio delle anime avverrà comunque entro la fine del mondo. La morte è uno stato e non un istante dove non succede nulla: questo stato è il luogo dell’incontro con Cristo e ha termine massimo il Giudizio Universale.
Riguardo al momento della morte Benedetto XVI ha affermato: «Il “momento” trasformatore di questo incontro sfugge al cronometraggio terreno – è tempo del cuore, tempo del “passaggio” alla comunione con Dio nel Corpo di Cristo» .
Il famoso esorcista spagnolo Fortea sostiene, in base alla sua esperienza, che le anime erranti si esprimono con toni differenti di quelli dei demoni e che quindi non possano essere identificati con questi. Esse non mostrano, generalmente, né aggressività né la collera degli angeli caduti. Ciò che loro manifestano abitualmente è, al contrario, la tristezza e la malinconia. Se un’anima errante mostra della collera all’inizio, è la collera di un essere umano che si è sentito abbandonato da Dio. Ma a mano a  mano che si avanza con la preghiera e l’esorcismo, essa comprende che la colpa non risiede in Dio né nella persona in cui viveva, ma in essa stessa.
La cosa più caratteristica e specifica delle anime erranti è, sempre secondo Fortea, che esse possono pregare, distinguendosi pertanto dai demoni. Accade che all’inizio esse non siano capaci di farlo, ma alla fine imparano se aiutate dall’esorcista. E quando esse pregano, lo fanno senza odio. Un demone può certamente riprodurre una lode a Dio, vincolato dal potere di Cristo ma lui sarà sempre pronto a scatenare della rabbia che gli è connaturata al suo status diabolico.
Le anime erranti possono invece chiedere perdono del male commesso, mentre i demoni non lo faranno mai. Un demone può ingannare e farsi passare per qualcun altro  (angeli, defunti o santi) in quanto la sua natura è ingannatrice e manipolatrice, ma se l’esorcista insiste per il suo potere sacerdotale e gli ordina di dire la verità, egli finisce per dirla o si ritira in silenzio. Al contrario, un’anima errante anche se s’insiste, continuerà a dire che si tratta di un essere umano.
 
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