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IL PERICOLO DELL’INFERNO IN UN LIBRO SU DON DOLINDO RUOTOLO
A NATALE CROLLA IL MURO DI SEPARAZIONE TRA GLI UOMINI E GLI ANGELI Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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martedì 20 dicembre 2022

A NATALE CROLLA IL MURO DI SEPARAZIONE TRA GLI UOMINI E GLI ANGELICon l’evento del Natale il mondo degli angeli e degli uomini torna a compenetrarsi per opera di Cristo. Grazie a Lui, crollò il muro di separazione fra il cielo e la terra, ponendo fine all'inimicizia fra gli uomini e gli spiriti celesti. La Bibbia ci offre abbondanti dati per assicurarci che fu la venuta del verbo in questo mondo che ci portò di nuovo l'amicizia degli angeli. ...

 
Già nell'Antico Testamento vediamo gli spiriti celesti preparare l'Incarnazione del Figlio di Dio e la sua opera di redenzione[1] e vegliare sugli antenati di Cristo.[2] Gabriele, uno dei principi celestiali annuncia a Zaccaria la nascita del precursore (Luca I, II) ed è l’incaricato del divino annuncio a Maria (Luca I, 26, 38). Gli angeli calmano le inquietudini di Giuseppe e gli comunicano l'ordine di fuggire in Egitto (Matteo I, 20; 2, 13); annunciano ai pastori la grande gioia della notte della Natività (Luca 2, 9-15); si rivolgono al nuovo e divino Giacobbe (Io. I, 51); servono Gesù, vincitore di Satana, durante la tentazione del deserto (Matteo 4, I-II); lo confortano nell'agonia nell'orto del Getsemani (Luca, 22, 43); riempiono di terrore le guardie del sepolcro (Matteo 28, 1-7); annunciano la Resurrezione di Cristo alla Maddalena (Io. 20, 11-13); concludono la missione terrena nel giorno dell'Ascensione (Atti, I, II). Gli angeli si raggruppano intorno a loro Signore, che è anche il nostro Signore, e si adopera per la riunione del mondo angelico e umano come nei giorni felici del Paradiso.

I Padri e la liturgia hanno visto nel canto degli angeli e nel loro annuncio ai pastori nella notte della Natività, il principio di questa nuova era di fraternità fra tutte le creature intelligenti. In effetti, gli spiriti celestiali, cantando il Gloria in excelsis Deo, proclamano esplicitamente la restaurata unità del cosmo, e da quel momento gli uomini ritornano a essere l'oggetto della benevolenza divina; e questo riempie di immensa allegria gli angeli, portandoli a lodare Dio. Ecco qui, per esempio, come si esprime san Germano rivolgendosi a nostra Signora: “Immediatamente dopo il tuo parto, salirono eserciti di angeli del ministero celeste cantando inni al Dio da te generato e, proclamando l’accrescere della gloria nell'alto di cieli, dichiarando di aver portato in terra la pace”; da allora in poi “non più inimicizia fra gli uomini e gli angeli, fra il cielo e la terra, bensì si stabilì una unanime comunicazione fra gli uni e gli altri, e si tributò la stessa pertinente glorificazione al Dio uno e trino per gli angeli e gli uomini”[3]. Cielo e terra si unirono, “gli angeli scendendo alla generazione terrena di Dio e gli uomini salendo alla celeste glorificazione dello stesso Dio”.[4] Gli spiriti celesti, “dalla nascita del Salvatore, non disdegnano gli umani, bensì li vedono come compagni e simili”.[5] Questa è la “buona nuova”, il Vangelo: “Dio sulla terra, l'uomo in cielo, gli angeli si associano ai cori degli uomini, gli uomini si associano agli angeli e alle altre potenze celesti”. Cessa la guerra; ci fu la riconciliazione; fuggirono i demoni. E si vide “la vita del cielo trapiantata sulla terra, le potenze celestiali relazionarsi familiarmente con noialtri, gli angeli dimorando di continuo nel nostro mondo”.[6] Una splendida preghiera del Missale gothicum per la festa della Natività esprime bene questi caratteri: “Onnipotente, sempiterno Dio, che, quale pietra angolare, hai riparato, per mezzo della tua incarnazione, all'antica discordia fra gli angeli e gli uomini, causata dalla trasgressione dell'albero antico, concedi ai tuoi servi, la gioia di questa solennità che rallegrandosi di averti come compagno, siano condotti all'unità con i cittadini celesti sui quali hai elevato il corpo che prendesti”.[7]

E con l'amicizia degli angeli, il Signore ci restituisce il potere di imitarli e condurre una vita angelica. Gli uomini -dice San Giovanni Crisostomo - erano, prima della venuta di Cristo, più feroci dei lupi, “però dopo l'incarnazione dell'Unigenito, vollero tornare ad avere la primordiale nobiltà; e furono, anche elevati alla virtù angelica”.[8] Precisamente per questo il Verbo divino scese dal cielo: “per fare degli uomini degli angeli”,[9] trasformando così profondamente le loro anime che “non solo le liberò dalla malvagità più nera, ma le elevò al vertice della virtù. Chi potrà dire la sapienza dei suoi peccati, la virtù delle sue leggi celestiali, questa vita angelica così bene ordinata? Ha introdotto fra noi una vita; ha stabilito leggi per noi; ha istituito un regime tale che tutti quelli che si sottomettono si convertono in angeli e diventano simili a Dio, in quanto è possibile esserlo anche quando erano stati tra gli altri uomini i peggiori”.[10]

 



[1] Gal. 3, 19; Ebrei 2, 2 e 5; Gen. 18 e 22 ecc.

[2] Gen. 28, 12-15; Salmi 90, 11-12.

[3] S. Germano di Costantinopoli, Serm. 1 in Dormitione B.V.M.

[4] Id., ibidem.

[5] San Gregorio Magno, Omelia nel Vangelo 8, 2.

[6] San Giovanni Crisostomo, in Matteo, omelia 1, 2.

[7] Messale Gotico, 16.

[8] San Giovanni Crisostomo, In illud. Filius de se nihil facit, 4.

[9] Id, Epistole II ad Olimpiadem,7.

[10] Id, in Io. omelia 12, 2.

 
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