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Gli Angeli e i Sommi Pontefici PDF Stampa E-mail

Gli Angeli e i Sommi PonteficiPer noi cattolici il Papa è segno di unità delle varie Chiese particolari (le diocesi) ed è il Vicario di Cristo in terra e per questo gode di una particolare protezione delle Gerarchie angeliche verso le quali mostra un profonda amore. A questo riguarda la vicenda del primo Papa della storia, San Pietro, è assai significativa; infatti l'Angelo del Signore liberò i1 Capo degli Apostoli dal carcere, ben due volte. La prima liberazione è descritta; in poche parole, nel capitolo V degli Atti, dove è scritto che la setta dei Sadducei fece gettare gli apostoli nella pubblica prigione: "Ma durante la notte un angelo del Signore aprì le porte della prigione e li condusse fuori" (At. 5, 19). La narrazione della seconda liberazione angelica è molto più ampia e la trascriviamo integralmente dalla Bibbia: "Verso quel tempo il re Erode prese a maltrattare alcuni membri della Chiesa. Fece morire di spada Giacomo, fratello di Giovanni. Vedendo che ciò era gradito ai Giudei, mandò ad arrestare anche Pietro. Si era nei  ...

... giorni degli azzimi.

Catturato, lo pose in carcere, dandolo a sorvegliare a quattro picchetti di quattro soldati ciascuno, con l'intenzione di farlo comparire davanti al popolo dopo la Pasqua. Mentre Pietro era tenuto prigioniero, la chiesa rivolgeva senza sosta preghiere a Dio per lui. La notte precedente il giorno fissato da Erode per farlo comparire davanti al popolo, Pietro dormiva in mezzo a due soldati legati con due catene, mentre le sentinelle davanti alla porta facevano la guardia alla prigione. Ed ecco che un Angelo del Signore gli fa vicino, e una luce risplendette sulla cella. L'Angelo scosse Pietro ad un fianco e lo svegliò dicendogli: "Alzati, presto!", Le catene gli caddero dalle mani; e l'Angelo gli disse: "Mettiti la cintura e legati i sandali". E così fece. Poi gli disse: "Buttati addosso il mantello e seguimi". E uscito lo seguiva, e non si rendeva canto che era vero ciò che gli stava accadendo per mezzo dell'Angelo, e gli sembrava piuttosto di vedere una visione.

Oltrepassato il primo posto di guardia e il secondo, vennero alla porta di ferro che immetteva nella città. Essa si aprì da sola davanti a loro. Uscirono e si avviarono per una strada, e improvvisamente l'Angelo si dileguò da lui. Allora Pietro ritornato in sé disse: "Ora capisco davvero che il Signore ha mandato il mio Angelo e mi ha liberato dalla mano di Erode e ha reso vana l'attesa del popolo dei Giudei" (At. 12, 1-11). Dal primo Papa voglio fare un salto di oltre 2000 anni e considerare quale è stato il rapporto tra gli Angeli e gli altri sommi pontefici del XX secolo.

Una volta, papa Pio XI (Achille Ratti, 1922-I939) rivelò ad un gruppo di pellegrini che, all'inizio e al termine di ogni giornata, invocava il proprio Angelo custode, precisò che di frequente ripeteva tale invocazione angelica durante le attività quotidiane specialmente quando vi erano grossi problemi. Ma da dove nasceva questa profonda devozione di Pio XI all'Angelo custode? Il Papa rivelò che, fin da bambino, aveva compreso, grazie ai suoi illuminati genitori ed educatori, i meravigliosi pensieri di S. Bernardo da Chiaravalle riguardo al rispetto fiducioso e all'amore da nutrire verso l'Angelo custode. Pio XI raccomandava la devozione angelica particolarmente ad alcune categorie come i missionari, i nunzi apostolici, gli insegnanti e gli scouts. In un bel discorso del 1923 agli esploratori cattolici il sommo pontefice dichiarò: ".. sempre agli esploratori noi raccomandiamo la devozione agli Angeli. L'esploratore é spesso abbandonato alte sue sole forze, ai soli suoi mezzi.

Non dimentichi allora che egli ha una guida celeste, che l'Angelo di Dio veglia su di lui. Tale pensiero gli darà il coraggio e la f ducia di un aiuto prezioso". Anche i collaboratori più stretti di Pio XI furono sempre edificati dal profondo amore del Papa verso gli Angeli. Il cardinale Carlo Confalonieri, nella sua biografia "Pio XI visto da vicino", così scrive: "Era devotissimo degli Angeli custodi, del suo personale in primo luogo, e di quelli che riteneva preposti agli uffici ecclesiastici e alle varie circoscrizioni territoriali. Quando doveva compiere qualche delicata missione, pregava i1 suo Angelo di preparare e facilitare la strada, predisponendo gli animi. Anzi, in circostanze di particolare difficoltà, pregava pure l'Angelo dell'altro interlocutore, perché. illuminasse e rabbonisse il sua protetto. Entrando nel territorio della Diocesi di Milano, si era inginocchiato a baciare la terra che il Signore gli affidava e aveva invocato la protezione dell'Angelo della Diocesi".

Anche Papa Pio XII (Eugenio Pacelli ,1939-1959) parlò spesso della missione degli Angeli nella vita della Chiesa. Il "Pastor Angelicus", come era chiamato, era particolarmente devoto dell'Arcangelo Michele che, nel 1949; costituì Patrono e Protettore dei radiologi e radioterapeuti e anche celeste Patrono di tutta l'amministrazione italiana della Pubblica sicurezza, in quanto l'Arcangelo guerriero è dotato di divina fortezza contro le potestà delle tenebre. Nell'anno santo del 1950 Papa Pacelli, con l'enciclica Humani generis ribadì la dottrina tradizionale sugli Angeli, deplorando che alcuni arrivino a mettere in discussione il loro essere creaturale personale, riducendoli a figure mitiche e vaporose. I13 ottobre 1959, il Papa rivolse una meravigliosa allocuzione ad un folto gruppo di cattolici americani, nella quale, dopo aver ricordato le bellezze della realtà visibile, passò a quelle invisibili, popolate dagli Angeli. "Essi erano nelle città che avete visitato... erano i vostri compagni di viaggio".

Poiché talvolta si limita il compito degli Spiriti celesti ad un ministero di difesa sul piano fisico, il Papa ricorda che gli Angeli hanno cura anche della nostra santificazione, essi sono maestri di ascesi e di mistica. Pio XII in conclusione invitava quei pellegrini a mantenere una certa familiarità con gli Angeli, che si adoperano can costante sollecitudine per la salvezza umana perché: ".A Dio piacendo passerete un'eternità di gioia con gli Angeli: imparate fin da ora a conoscerli". Ancora di più Papa Giovanni XXIII (Angelo Roncalli - 1959-1963), il cui nome di battesimo era dedicato agli Spiriti beati, era assai devoto all'Angelo custode. Mons. Loris Capovilla, suo segretario particolare, ha riferito un episodio assai significativo. Giovanni XXIII aveva iniziato alla domenica a recitare dal balcone del palazzo apostolico la preghiera dell'Angelus, seguita dall'invocazione all'Angelo custode e dall'Eterno riposo ai defunti. Il segretario ricorda che un prelato fece rilevare a1 Papa che forse si poteva non fare l'invocazione all'Angelo, in quanto l'affidamento di ogni essere umano ad uno spirito celeste non era un dogma definito dalla dottrina cattolica.

A questa osservazione, papa Giovanni, con una punta di umorismo, commentò: "Bravo questo teologo. Per fare un piacere a lui io dovrei fare un dispetto al mio Angelo custode". A diciotto anni, il futuro papa, nel suo diario di seminarista, aveva scritto: "Un Angelo del cielo nientemeno, mi sta sempre accanto ed insieme è rapito in una continua estasi amorosa con il suo Dio. Che delizia al solo pensarci! Io dunque sono sempre sotto gli occhi di un Angelo che mi guarda, che prega per me, che veglia accanto al mio letto mentre dormo... ". Mons. Roncalli, quando era nunzio in Francia, in una lettera alla nipote suora confidò il suo amore agli Spiriti celesti: "Che consolazione sentircelo ben vicino questo celeste guardiano, questa guida dei nostri passi, questo testimone anche delle più intime azioni. Io recito 'l'Angele Dei' almeno cinque volte al giorno e sovente converso spiritualmente con lui, sempre però con calma e in pace.

Quando debbo visitare qualche personaggio importante per trattare gli affari della Santa Sede, lo impegno a mettersi d'accordo con l'Angelo custode di questa persona altolocata, perché influisca sulle sue disposizioni. È una piccola devozione che mi insegnò più di una volta il Santo Padre Pio XI". In cinque anni di pontificato il "papa buono" commentò, non meno di 40 volte, i compiti degli Angeli custodi, raccomandandone sempre la devozione. Papa Giovanni è passato alla storia perché ha indetto il Concilio Ecumenico Vaticano II; ebbene, in una confidenza fatta ad un vescovo canadese, il papa attribuì l'idea del Concilio ad un'ispirazione che Dio gli aveva dato nella preghiera, tramite il suo Angelo custode. Paolo VI (GB Montini, 1963-1978) è stato il Papa che ha portato avanti e concluso le fasi del Concilio. Quanta al fatto che il Vaticana II abbia parlato poco degli Angeli e dei- demoni, ciò è avvenuto perché il suo scopo era soprattutto ecelesiologico pastorale e non dogmatica; comunque il Concilio non manca di menzionare gli Angeli in quanto venerati dai cristiani (Lumen Gentium 50); ricordando che gli Spiriti celesti saranno con Cristo quando egli tornerà nella gloria (Lumen Gentium 49) e lascia intravedere come 1a Madonna sia stata esaltata al di sopra di essi (Lumen Gentium 61).

È necessario fare una osservazione di contestualizzazione storica in quanto, durante gli anni del Concilio, in ambiente teologico cattolico la problematica sugli Angeli e i demoni non era così attuale come poi lo sarà dopo il 1966-67. Nella dichiarazione sul "Nuovo Catechismo Olandese" Ia commissione cardinalizia, nominata, nel 1967, da Paolo VI, affermava che l'esistenza degli Angeli è una verità di fede: "Bisogna che il Catechismo dichiari che Dio ha creato, oltre al mondo sensibile nel qual viviamo, anche il regno dei puri Spiriti che chiamiamo Angeli". I membri della commissione vaticana rinviavano al primo capitolo della costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I e ai numeri 49 e 50 della costituzione Lumen Gentium del Vaticano II. Paolo VI, in una famosa lettera al cardinale Alfring, primate d'Olanda, segnalò fra le indispensabili aggiunte da introdurre nei Catechismo olandese, la dottrina dell'esistenza degli Angeli fondata sui Vangelo e la Tradizione della Chiesa". Nella "Professione dà fede", del 30 giugno 1968, per la chiusura dell'anno della fede, il papa nominò a due riprese gli Angeli, all'inizio: "Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio, Spirito Santo, Creatore delle cose visibili e delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì Angeli".

Al termine della professione, il sommo pontefice evoca le anime che contemplano Dio in cielo dove, in gradi diversi, sono: "Associate agli Angeli Santi nel governo divino". Il pontificato di papa Montini, fu molto sofferto per le contestazioni da parte di alcuni teologi alla dottrina tradizionale della Chiesa, ma il papa nella famosa allocuzione del 15 novembre 1972, riguardo agli Angeli affermò decisamente: "Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico che si rifiuta di riconoscerli significativi per la comprensione della storia della salvezza umana e quindi esistenti nel senso inteso dalla tradizione della Chiesa". Giovanni Paolo I (Albino Luciani 1978) guidò la Chiesa per solamente 33 giorni (mori nella notte fra il 28 e il 29 settembre, festa dei tre Arcangeli) ma, quando era patriarca di Venezia affermò che gli Angeli sono: "I grandi sconosciuti del nostro tempo" e aggiunse: "Sarebbe invece opportuno ricordarli più spesso come ministri della provvidenza nel governo degli uomini". Papa Giovanni Paolo II, è il pontefice che, nella bimillenaria storia della Chiesa, ha parlato più di tutti gli altri papi degli Angeli, ai quali ha dedicato un ciclo delle catechesi del mercoledì dell'estate del 1986. Il papa ha affermato: "Oggi, come nei tempi passati, si discute con maggiore o minore sapienza su questi esseri spirituali.

Bisogna riconoscere che la confusione a volte è grande, con il conseguente rischio di far passare come fede della Chiesa sugli Angeli ciò che alla fede non appartiene, o viceversa, di tralasciare qualche aspetto importante della verità rivelata". Giovanni Paolo II quindi interviene per dire la verità autentica sugli Angeli perché, in tal modo, la Chiesa: "Crede di recare un grande servizio all'uomo. L'uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo-Dio è Lui (e non gli Angeli) a trovarsi al centro della divina rivelazione. Ebbene, l'incontro religioso con il mondo degli esseri puramente spirituali, diventa preziosa rivelazione del suo essere non solo corpo ma anche spirito, e della sua appartenenza ad un progetto di salvezza veramente grande ed efficace entro una comunità di esseri personali che per l'uomo e con l'uomo servono il disegno provvidenziale di Dio". Particolare devozione ebbero i papi per l'Arcangelo Michele considerato l'angelo custode del papa, Attila marcia su Roma minacciandone il completo saccheggio, Papa Leone I gli va'incontro per placare la sua crudeltà barbara. Suppliche, preghiere e lacrime, è troppo poco per fermare il barbaro assetato di sangue. Ma a fianco del vecchio pontefice appare un guerriero celeste, che brandisce una spada, e due vecchi venerabili, che minacciano di morte l'audace, se non indietreggia dal suo proposito di distruggere Roma. Attila si ritira spaventato.

Anche il papa Leone IV proclama ch'egli ha riportato sui Saraceni una brillante vittoria col braccio di san Michele. Altri papi testimoniano nelle loro lettere la fiducia in lui.  Uno ha anche fatto rappresentare l'Arcangelo che ha in mano il governo della  barca di Pietro, con questa iscrizione: "San Michele, siate mio protettore e mio difensore, come lo siete stato di tutti quelli che mi hanno preceduto sulla cattedra di  Pietro".

Non è  dunque sorprendente che fin dall'antichità i papi abbiano a Roma, innalzato dei templi e fatto celebrare delle feste in onore  di san Michele. A Roma tra Castel Sant'Angelo ed il Vaticano esistevano ben nove tra chiese e cappelle consacrate al Principe degli Angeli. Molti papi, ultimo in ordine di tempo,  Giovanni Paolo II, sono andati anche a pregarlo nel suo santuario del monte Gargano nelle Puglie. In cambio dalla loro devozione, l'Arcangelo li ha aiutati nelle loro imprese e nelle loro lotte per la difesa dei diritti della Santa Chiesa. Ai giorni nostri  Pio XII, Giovanni XXIII , Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno diverse volte invitato il popolo di Roma e tutto il mondo cristiano ad onorarlo ed a ricorrere alla sua intercessione. Come dicemmo sopra, Papa Pio XII il 15 gennaio 1941 proclamò San Michele Arcangelo patrono e protettore dei radiologi e radioterapeuti. Questi lavorano nei loro rispettivi campi contro pericoli per la salute del proprio corpo e hanno bisogno del patronato degli angeli che possano proteggerli e assisterli nell'aiutare il malato. Di conseguenza San Michele fu costituito e dichiarato loro patrono e gli fu affidato un ruolo specifico e molto speciale per aiutare i malati e prevenire le malattie.   

Il nome di Michele, "Quis ut Deus?", secondo Pio XII, esprime e significa "Forza di Dio", ed è per questa ragione specialmente che il sommo Pontefice dichiarò l'Arcangelo Michele Patrono dell'ordine e della sicurezza pubblica in tutta l'Italia. "Non c'è nessuno che appare più capace e più idoneo a preservare la sicurezza pubblica di quel Principe celeste dell'armata angelica, come ad esempio, l'Arcangelo Michele, poiché egli possiede la forza contro i poteri dell'oscurità" egli disse. "Assistere Dio a beneficio della nostra salvezza" dice San Giovanni Crisostomo, "è un dovere degli angeli... essi si adoperano per il nostro bene, corrono qua e là per noi, e nessuno lo direbbe, ci rendono servizio". Tale è anche il dovere dell'Arcangelo Michele il comandante dell'armata angelica.

Afferma Giovanni Paolo II:  "Possa la preghiera fortificarci per quella battaglia spirituale di cui parla la Lettera agli Efesini: "Attingerete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza" (Ef. 6. 10). E' a questa stessa battaglia che si riferisce il Libro dell'Apocalisse, richiamando davanti ai nostri occhi l'immagine di San Michele Arcangelo (cfr Ap. 12, 7), aveva di sicuro ben presente questa scena, papa Leone XIII, quando alla fine del secolo scorso, introdusse in tutta la Chiesa una speciale preghiera a San Michele: "San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia contro i mali e le insidie del maligno; sii nostro riparo...". Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo". (Esortazione di Giovanni Paolo II alla Recita del Regina Coeli di Domenica 24 aprile 1994).

Don Marcello Stanzione

 
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