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Dalle Dominazioni agli Angeli Custodi PDF Stampa E-mail

Dalle Dominazioni agli Angeli CustodiAl di sotto di questi tre cori angelici superiori se ne dispiegano ancora sei, di cui il più vicino a noi è costituito da quelli che noi chiamiamo angeli. L'unica funzione di questi ultimi sembra essere di proteggere e di accompagnare gli uomini, così li si chiamano correntemente angeli custodi. La loro prossimità con l'umanità li porta a manifestarsi alle anime, di cui essi hanno l'incarico, più sovente e più direttamente degli altri spiriti celesti, e le vite dei santi abbondano di esempi dei loro interventi talvolta straordinari; gli scritti dei mistici fanno stato di visioni frequenti dell'angelo custode. Per gli altri cori - chiamati rispettivamente Dominazioni, Virtù e Potenze - i contemplativi adottano abitualmente la classificazione dello Pseudo-Dionigi che, se nutre la loro meditazione, ha anche il vantaggio di essere sistematico, e dunque molto semplice. Al di sotto dei Troni stanno quelli che si chiamano le Dominazioni.

Mechtilde Thaller li descrive nei seguenti termini: Gli angeli del coro delle Dominazioni hanno un abito bianco, ornato di pietre preziose. Essi portano sul petto uno scudo sul quale è scritto il nome di Dio. la loro destra tiene uno scettro. Il loro volto risplende come lo splendore del sole; lo splendore della loro corona è accecante. Ella attribuisce loro per missione di cooperare all'estensione del Regno di Dio sulla terra, assistendo gli uomini - sacerdoti, insegnanti, missionari - che vi lavorano. Più astratta, la cistercense tedesca GERTRUDE D'HELFTA (1256-1301/2), ponendoli due gradi più in basso, assegna loro per compito la glorificazione del Dio Sovrano, nel mentre che il beato Jean Ruysbroeck vede loro piuttosto un ruolo di protezione e di governo delle creature. Come dire che gli avvicinamenti al mistero sono vari, senza necessariamente contraddirsi.

La stessa disparità si trova nella classifica dei cori angelici in seno alla gerarchia degli spiriti celesti. Sotto le Dominazioni, gli autori spirituali pongono generalmente le Virtù (dal latino virus: forza), ai quali il Dottore serafico - San BONAVENTURA (1221-1274) - attribuisce la forza di esecuzione degli ordini divini. Ma laddove lo Pseudo-Dionigi e la maggior parte degli autori parlano di Virtù, Mechtild Thaller evoca i Principati. Ella si allontana - seguendo in questo Ruysbroeck - dalla classificazione tradizionale, il che è suo più stretto diritto. Delle Virtù, ch'ella pone immediatamente al di sopra degli Angeli e degli Arcangeli, ha la seguente visione: Gli angeli del terzo coro, le Virtù, hanno un abito di colore bluastro, con una cintura d'oro. Un largo cerchio d'oro cinge la loro testa, una stella brillante risplende al di sopra della loro fronte. Come lo indica il loro nome, questi angeli personificano la virtù (che è una forza).

Ella assegna loro una missione di accompagnamento e di incoraggiamento presso le anime che mirano alla perfezione. Quanto ai Principati, ella li contempla in una prospettiva più larga: Gli angeli di questo coro sono grandi, d'aspetto maestoso; tutta una corte di angeli li circonda. Essi sono inginocchiati davanti al Santissimo Sacramento e pregano notte e giorno per i membri della comunità parrocchiale; essi vigilano a che i morenti ricevano gli ultimi sacramenti ed a che i bambini siano battezzati. Essi conoscono tutti i parrocchiani della loro chiesa. Questa visione originale è del tutto di attualità, essendo la parrocchia la prima cellula del tessuto ecclesiale, ed il primo terreno di evangelizzazione. Ma a questa dimensione universale innovatrice, la cistercense d'Helfta preferiva una esperienza più intimistica, facendo dire ai Principati: Quanto a noi, ci sforzeremo incessantemente di presentarti al Signore, il Re dei re, con quella parure regale di tutte le virtù che ti renderà tutta bella ai suoi occhi e conforme all'attrazione del suo cuore. D'altronde, una tradizione antichissima nella Chiesa vede nei Principati (ristabiliti nella gerarchia al di sopra degli angeli e degli arcangeli) gli spiriti custodi delle comunità umane, chiaramente delle nazioni. Essa si poggia su di un passo del Libro di Daniele in cui San Michele è presentato come il custode del popolo d'Israele (Dan 10, 21), e su di un versetto degli Atti degli Apostoli: Durante la notte, Paolo ebbe una visione: un Macedone era là, in piedi, che gli rivolgeva questa preghiera: "Passa in Macedonia e vieni in nostro aiuto!" (Atti 16, 9).

I commentatori hanno visto in questa figura di Macedone l'angelo del paese che invita Paolo ad effettuarvi un viaggio apostolico per convertirvi il popolo. Una leggenda riporta grosso modo la stessa cosa riguardo all'evangelista Marco: nell'anno 52, un angelo che l'ha chiamato a recarsi in Italia, lo accoglie come accosta nella laguna dove sarà costruita più tardi la città di Venezia: "Pax tibi, Marce!". Poi egli confida a Marco il patrocinio della futura città di cui egli stesso ne sarà il celeste custode. Il Portogallo è il solo paese che vota un culto particolare all'angelo protettore della nazione, onorato ogni anno con la festa del Principato. Questa risale al XVI secolo. L'annessione del paese da parte della corona di Spagna nel 1581 rischia di far perdere al popolo la sua specifica religiosità ed al paese la sua anima profonda, la Chiesa portoghese sollecitò dal papa Sisto Quinto (1585-1595) l'istituzione d'una celebrazione solenne in onore dell'angelo del coro dei Principati custode della nazione. E' a quest'angelo che i Portoghesi attribuirono la loro resistenza alla Spagna e la vittoria del 1640 che, portante sul trono la dinastia dei Braganza, rese la sua indipendenza al loro paese. Quest'angelo si è manifestato nel 1916 e 1917 - l'anno critico della Prima Guerra mondiale - ai tre pastorelli di Fatima, preparandoli alle apparizioni della Vergine Maria: Noi vedemmo allora, al di sopra degli olivi, avanzarsi verso di noi la stessa figura di cui abbiamo già parlato. Giacinta e Francesco non l'avevano ancora mai vista ed io non ne avevo loro parlato. Era un giovane dai 14 ai 15 anni, più bianco della neve, che il sole rendeva trasparente come del cristallo, e d'una grande bellezza. Giungendo vicino a noi, egli ci disse: "Non temete! Io sono l'Angelo della Pace. Pregate con me!". Alcuni mesi più tardi, l'angelo riapparve ai fanciulli per invitarli a raddoppiare di preghiera e di sacrifici: Con tutto quello che potrete, offrite a Dio un sacrificio, in atto di riparazione per i peccati coi quali egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori. Attirerete così la pace sulla vostra patria. Io sono il suo Angelo custode, l'Angelo del Portogallo. L'angelo ritornò una terza volta per comunicare misticamente i fanciulli, poi iniziarono le apparizioni della Vergine Maria, il 13 maggio 1917.

Dopo le Virtù vengono le Potenze, che Mechtild Thaller descrive nei seguenti termini: Gli angeli del coro delle Potenze sono grandi; essi sono vestiti di un camice e di una dalmatica il cui colore varia secondo le virtù delle persone che servono. Salvo rare eccezioni, essi sono dedicati esclusivamente al servizio dei sacerdoti. Essi hanno un aspetto serio. Considerando il ruolo degli spiriti celesti nell'unione dell'anima con Dio, Santa Gertrude d'Helfta insegna delle Potenze quale missione essi compiano presso di lei: Sapendo quale è la gioia di quelle nozze che ti uniscono al benamato, noi vigiliamo nel respingere, sia dentro che fuori, tutto quello che potrebbe imbarazzare o turbare le vostre dolci confidenze, poiché esse riempiono di allegrezza tutta la corte celeste e colmano la Chiesa di felicità. Vicino a Dio, in effetti, un'anima che ama possiede un più grande potere che non ne avrebbero una dozzina di migliaia, senza amore. Le Potenze hanno dunque una missione di ordine spirituale, che riconosce loro anche Jean Ruysbroeck. Mechtild Thaller ne fa gli angeli custodi del sacerdozio, il che non esclude - come tutti gli spiriti celesti - che essi esercitino un'influenza presso ogni anima che li invoca. Quanto alla monachetta del Colloquio spirituale di Simone da Cascina, essa li canta con tanta esuberanza quanto i cori superiori:

O venerabili Dominazioni, vestite di mansuetudine, e di clemenza,
Con cui voi coprite i vostri protetti come se fossero figli vostri,
Equipaggiatemi così bene, che io possa prendere parte
Ai vostri armoniosi e piacevoli concerti.
O Principati, è umilmente che io vengo a voi,
Poiché trovo il mio conforto nelle fragranze delle vostre odorose violette,
E vi prego di essere ricevuta nella vostra compagnia sì degna di rispetto.
Voi, valenti Potenze,
Non vi lascerò, dovessi essere respinta,
Poiché desidero armarmi della vostra lampante e splendida armatura
Che mi difenderà contro l'astuzia e la rabbia dei miei avversari.

Nell'ordine classico, gli spiriti dei tre ultimi cori - Virtù, Arcangeli e Angeli - sono più specificatamente i custodi e le guide degli uomini: Il culto degli Arcangeli dona molta consolazione e coraggio. Essi sono, a loro volta, ripartiti in diversi ordini. Il colore del loro abito è ugualmente differente. Essi sarebbero anche, molto particolarmente, quelli che assistono i martiri durante i loro tormenti e nel momento della loro morte. Quanto agli angeli - che non hanno per unica missione che di custodire gli uomini confidati alla loro protezione - essi sono precisamente quelli che noi invochiamo come nostri angeli custodi. Sono anch'essi differenti come lo sono le persone umane, e Mechtild Thaller consacra loro diverse pagine. Per invocarli, la monachetta del Colloquio spirituale trova gli accenti d'una delicata preziosità, il che non esclude in nulla l'acutezza dello sguardo spirituale sulla missione degli spiriti celesti:

Virtuose Virtù, non mi prendete in disgusto,
Ma copritemi con una delle vostre meravigliose livree di foglie
Ed io vi seguirò facendo miracoli,
almeno convertendo alla penitenza i poveri peccatori,
Arcangeli ed angeli, prendetemi per mano,
Colmatemi di verdi ramoscelli e di fiori,
Di cui portate in voi differenti specie
Conformemente alle missioni che vi sono impartite.
E, scuotendo ogni bassezza
Per rispondere, obbedienza, all'ordine del Signore dell'Universo,
Io mi farò l'annunciatrice delle cose piccole e grandi.

Dopo queste richieste formulate in un linguaggio fiorito, la monachetta - affatto eterea come non sembri - conclude la sua preghiera con un'invocazione d'una gravità inattesa: Attiratemi fino a voi, spiriti beati, poiché io languisco nella vile e corruttibile prigione nella quale abito. Liberatemi da questa prigione carnale che mi ingrossa e mi pesa, e lasciatemi prendere posto in seno alle vostre gioie perpetue. Ella raggiunge in ciò gli spiriti angelici in quello che, al di là delle missioni di cui sono investiti dal loro Creatore, è la loro prima e principale funzione, l'adorazione di Dio nella beatitudine.

"Enciclopedia dei fenomeni straordinati" di Joachim Bouflet - Tradotto da Alfonso Giusti (Segretario Generale della M.S.M.A.)

 
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