L’ANGELO DELLA BENEDIZIONE Di don Marcello Stanzione |
Scritto da Amministratore | |
domenica 19 gennaio 2020 | |
I formulari di benedizione ricercano quasi sempre “una trasposizione nell’ordine religioso di quelle metafore, di quei simbolismi naturali di cui è piena la vita e che consistono nell’attribuire alle cose in uso nella vita materiale un senso relativo alla vita morale”. Cosi, grazie alla pedagogia sacra della preghiera di benedizione, la prima pietra di un edificio qualsiasi sarà il simbolo di Dio principio di tutto il creato; l’organo ci ricorderà, per il suo uso, i cantici spirituali e le gioia del cielo; un battello da pesca evocherà il porto materiale che è il suo naturale rifugio e quindi il porto della felicità eterna. ... Spesso questo simbolismo è messo in luce da un ricordo biblico: un avvenimento della storia di Israele, un miracolo o una parola di Gesù. Nella benedizione dei pellegrini dei luoghi Santi, la prima orazione evoca il passaggio del Mar Rosso ( Es., 15,19), poi il viaggio dei Magi a Betlemme sotto la guida della stella ( Mt., 2,1-2); la seconda orazione fa allusione ad Abramo custodito sano e salvo da Dio nel corso dei suoi viaggi ( Gen., 15,7). Nella benedizione di un ospedale, si trovano, come ci si può aspettare, numerose allusioni alle guarigioni operate da Cristo. Con le benedizioni la Chiesa vuole santificare tutta la creazione materiale. In principio Dio ha fatto la creazione per la sua gloria e per il bene dell’uomo. Ma degli angeli caddero e introdussero il male fisico e morale nel cosmo. Da quel momento la storia del mondo include una lotta, non solo tra il bene e male, tra pensieri e pensieri, nell’interno di singoli uomini, ma tra persone e persone: Dio e i suoi seguaci, il regno di Dio, da una parte; Satana e i suoi seguaci, il regno di satana, dall’altra parte. Due regni, due città in incessante lotta. Questa lotta è di proporzioni cosmiche e involge tutto l’essere, persone e cose. L’uomo nel suo pellegrinaggio terrestre, perché ancora in posizione indecisa, ne è la posta”. Bisogna dunque strappare le cose al dominio del demonio, al suo possesso, alla sua influenza, perniciosa non soltanto all’uomo, ma a tutte le altre creature. Donde gli esorcismi frequenti nelle benedizioni più importanti e le numerose allusioni alle potenze sataniche. Cosi la benedizione dell’oro, dell’incenso e della mirra, nel giorno dell’Epifania, è preceduta da un esorcismo per allontanare da questi tre elementi “ l’astuzia, la cattiva fede e la malvagità del diavolo, affinché possano divenire un aiuto essi trova spesso l’espressione “ insidias inimici” o “ inimicorum”. Se la caduta del peccato e il dominio diabolico si estende a tutto l’universo, la Chiesa non assume tuttavia un atteggiamento pessimista; la redenzione di Cristo deve estendersi anch’essa a tutto il cosmo. L’aspetto negativo delle benedizioni non costituisce il loro scopo: la Chiesa domanda che l’oggetto, una volta purificato, serva al bene materiale e spirituale dell’uomo. La salvezza raggiunge non soltanto l’anima ma anche i corpi. Le creature diventeranno capaci di collaborare alla gloria di Dio e alla santificazione degli uomini. La potenza redentrice che egli ha attribuito a degli esseri materiali, la Chiesa la prolunga nei sacramentali. Spesso nelle preghiere di benedizione si domanda a Dio di mandare il suo “ santo Angelo” per aiutare o accompagnare l’uomo. Questa idea si presenta in due forme diverse, in relazione a tre principali passi della Bibbia. L’espressione più frequente: “ Mittere digneris sanctum angelum tuum de coelis”. Essa è tolta sia da Es., 23,20-23, in cui Dio promette a Mosè l’assistenza di un angelo per l’entrata in Canaan, sia Sal., 90,II: “ Quoniam angelis suis mandavit de te: ut custodiant te in omnibus viis tuis”. Invece nella benedizione dei pellegrini di Terra santa, di un aeroplano, di un ospedale, l’angelo è chiamato “ custos”; questa denominazione è un allusione a Tobia 5, 21-27, in cui il padre di Tobia augura buon viaggio al figlio promettendogli che un angelo lo accompagnerà e lo prenderà sotto la sua protezione. Ritroviamo qui la fede nella protezione che Dio esercita, per mezzo dei suoi angeli, sul suo popolo e su ciascuno degli uomini, e di cui spesso la sacra Scrittura testimonia. Dio protegge il suo popolo: Es. 23,20-23; talvolta l’espressione “ Angelo di Yahveh” designa Dio stesso, che si manifesta in modo sensibile. Ma altre volte questa protezione si esercita per mezzo di veri inviati, degli spiriti che sono al servizio di Dio e formano la sua corte celeste: prendendo forma umana essi appaiono agli uomini che confidano in Dio, per liberarli dai pericoli e guidarli nelle loro azioni. Questa dottrina è sviluppata specialmente nel libro di Tobia ( Tob., 5,21-27) e proclamata nel salmo 90,II.
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