BREVE STORIA DEL PRESEPE Di don Marcello Stanzione |
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venerd́ 18 dicembre 2020 | |
La storia del presepe o presepio inizia con la citazione dal vangelo di Luca che offre l’indizio originale del luogo dove Maria diede alla luce il Figlio; quindi segue l’annunzio per adorare il Bambino che i prodigi del cielo annunciano già re. Da notare che non viene citata alcuna presenza di animali, come ha sottolineato anche il Papa Ratzinger nel suo libro L’infanzia di Gesù. ... Questo avvenimento così familiare e umano se da un lato colpisce la fantasia dei primi cristiani rendendo loro meno oscuro il mistero di un Dio che si fa uomo, dall’altro li sollecita a sottolineare gli aspetti trascendenti quali la divinità dell’infante e la verginità di Maria. Così si spiegano le immagini parietali del III secolo nel cimitero di santa Agnese e nelle catacombe di Pietro e Marcellino e l’adorazione dei magi, ai quali il vangelo apocrifo armeno assegna i nomi di Gaspare, Melchiorre e Baldassare. A partire dal IV secolo la Natività diviene uno dei temi dominanti dell’arte religiosa e in questa produzione spiccano per valore artistico, la natività e l’adorazione dei magi del dittico a cinque parti in avorio e pietre preziose del V secolo che si ammira nel Duomo di Milano, i mosaici della Cappella Palatina a Palermo, del Battistero di santa Maria a Venezia e a Roma quelli delle Basiliche di santa Maria in Trastevere e della basilica di santa Maria Maggiore, dove già nel 600 esisteva una riproduzione della grotta di Betlemme, “Sancta Maria ad Praesepem”. La raffigurazione più antica della madonna col bambino è stata realizzata da un ignoto del III secolo nelle catacombe di Priscilla sulla via Salaria a Roma, mentre la prima ricostruzione della scena del presepe si attribuisce a san Francesco a Greccio. La storia del presepe va dalle statue di Arnolfo di cambio agli esiti del gusto moderno, dai fasti del Barocco napoletano alle varianti regionali siciliane, lombarde e romane, dal presepio in Spagna ed in Tirolo ai presepi della Boemia, Ungheria e Polonia. Presepi ricchissimi o poveri, d’argilla o d’argento, grandi quanto una chiesa o piccoli come una noce. A Roma, la prima testimonianza in assoluto dell’arte presepiale si ha con le statue scolpite nel 1289 da Arnolfo Sistina della Basilica di santa Maria Maggiore. Successivamente sono le cronache del frate francescano Juan Francsco Nuno, intorno al 1581, a informare sull’uso, ormai da tempo diffuso a Roma, di allestire presepi in monasteri e luoghi di culto e in particolare nella chiesa dell’Arcoeli, dove era venerata la statua del Bambinello, opera di un frate francescano che l’aveva intagliata in un tronco di ulivo del Getsemani. Nel ‘600 la nobiltà romana inizia a esporre presepi nei propri palazzi: erano opere sontuose, in linea con lo stile barocco dell’epoca, spesso commissionate ad artisti famosi come il Bernini, del quale si ricorda un presepe realizzato per il principe Barberini. Anche il ‘700 mantiene viva la tradizione dei presepi nelle case patrizie ma chiese e monasteri non sono da meno come attestano le grandi statue della natività in San Lorenzo, i presepi di Santa Maria in Trastevere e di Santa Cecilia. Ma è nel ‘800 che la realizzazione di presepi si diffonde a livello popolare grazie alla produzione a basso costo, di innumerevoli serie di statuine in terracotta modellate da artigiani figurinai. Sono tuttavia le famiglie più importanti per censo e ceto sociale a realizzare in gara tra loro i presepi più imponenti, con ricostruzioni di paesaggi biblici o di scorci della campagna romana. Sono rimasti famosi quello della famiglia Forti, posto sulla sommità della Torre degli Anguillara o della famiglia Buttarelli in via De’ Genovesi, riproducente il paese di Greccio e la scena del presepe vivente voluto da san Francesco o ancora quello di padre Bonelli nel portico della chiesa dei santi XII Apostoli. Nel presepe romano, il paesaggio agreste fa da sfondo alla grotta in sughero, sovrastata da un tripudio di angeli in volo sulle nuvole, disposti in nove cerchi concentrici che pongono la Natività al centro della scena. A partire dalla seconda metà del Novecento, l’ambientazione cambia e vengono proposte zone caratteristiche della Roma sparita, demolite per far posto all’urbanizzazione di Roma capitale, ma conservate al ricordo dagli acquerelli dell’artista tedesco E. Roessler Franz, che fotografano la Roma papalina e le sue irripetibili atmosfere. In Liguria, l’arte presepiale nasce e si sviluppa in età barocca specialmente a Genova dove più numerosa è la committenza delle famiglie dominanti per blasone e censo nella repubblica da poco costituita. Le prime produzioni consistono in statuine intagliate nel legno, dorate e dipinte, che prendono a modello sculture in marmo, paliotti d’altare, trittici, quadri riproducesti Natività e Adorazioni dei Magi. Il fenomeno procede di pari passo con il costume devozionale delle processioni durante le quali era usanza trasportare a spalla grandi statue di legno dipinte, commissionate dalle varie Confraternite come quelle del “Presepio” e dei “Re Magi”. La miniaturizzazione dei personaggi presepiali, eseguite con materiali preziosi come l’oro, l’argento, l’avorio , l’alabastro, avviene negli stessi laboratori e scuole di scultura e pittura ad opera degli stessi artisti che si affermano successivamente come orafi, pittori, scultori tra i più richiesti. Nel corso del ‘600 e soprattutto nel ‘700 si moltiplicano i personaggi che compongono la scena presepiale ligure; ai pastori si aggiungono contadini, artigiani, nobili e popolani, paggi, mendicanti e animali da pascolo e da cortile. La dilatazione della produzione determina nuove scelte tecniche e impone una rivoluzione del gusto: non più statuette lignee dipinte, ma manichini di legno abbigliati con vesti ora povere ora sontuose a seconda del personaggio rappresentato. Con il nuovo ordinamento democratico e libertario, frutto della rivoluzione Francese, importato in Liguria dall’esercito napoleonico c’è una svolta nell’arte presepiale ligure. Tramonta il vecchio ceto dominate e con esso si estingue praticamente la committenza nobiliare e borghese, tuttavia la gente rimane fedele alle proprie tradizioni devozionali. Così, all’inizio del ‘800, proseguono nelle chiese liguri le sacre rappresentazioni su testi in vernacolo e in lingua, soddisfacendo le esigenze dei ceti meno abbienti. Nel presepio compaiono popolani e popolane con i loro modesti indumenti e le loro povere offerte. Sono maturi i tempi per l’avvicendamento della terracotta al legno e della formatura a stampo, sicché il passaggio del lavoro artigiane a quello industriale avviene quasi naturalmente. In Sicilia, l’arte presepiale pur risentendo degli influssi della scuola napoletana, presenta diversi caratteri originali variabili a seconda delle provenienze geografiche. Quattro sono le aree dove si sviluppa un artigianato fortemente caratterizzato: i territori di Palermo, Siracusa, Trapani e Caltagirone. A Palermo e nel siracusano, dove l’apicoltura è molto diffusa dal ‘600 si usa la cera per plasmare le statuine di Gesù Bambino e degli altri personaggi. In quest’arte si distinguono i cosiddetti “Bambinai”. I Bambinelli sono di fattura raffinata, impreziositi da accessori d’oro e d’argento, ieratici nell’espressione e rappresentati con una croce in mano. Nel ‘800 sono rinomati i “cerai” siracusani che producono presepi interi o Bambinelli dall’espressione gioiosa o dormienti, recanti nelle mani un agnellino, un fiore o un frutto e immersi in un tripudio di fiori di carta e lustrini colorati dentro teche di vetro (scarabattole). A Trapani per la fattura dei presepi si utilizzano materiali nobili e soprattutto il corallo. A Caltagirone, città produttrice di ceramiche fin dal ‘500, i presepi sono realizzati in terracotta e rappresentano , come cornice ala natività, scene di vita contadina e pastorale, come il pastore che dorme , lo zampognaro , il venditore di ricotta o il cacciatore. La tradizione del presepe gradualmente si affermò in modo particolare in Italia meridionale.
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Ultimo aggiornamento ( sabato 19 dicembre 2020 ) |