Benedetto XVI si affida alla responsabilità dei laici

Benedetto XVI si affida alla responsabilità dei laiciPer Benedetto XVI l’azione dei fedeli laici nel mondo e nella Chiesa è sempre più urgente: sono chiamati a testimoniare “la bellezza della verità e la gioia di essere cristiani” nelle famiglie, nel mondo del lavoro, nella società. Il Papa fa quest’appello ricevendo i partecipanti alla plenaria del Pontificio Consiglio per i laici. “Ogni ambiente, circostanza e attività in cui ci si attende che possa risplendere l’unità tra la fede e la vita – ha detto Benedetto XVI - è affidato alla responsabilità dei fedeli laici, mossi dal desiderio di comunicare il dono dell’incontro con Cristo e la certezza della dignità della persona umana. Ad essi spetta farsi carico della testimonianza della carità specialmente con i più poveri, sofferenti e bisognosi, come anche di assumere ogni impegno cristiano volto a costruire condizioni di sempre maggiore giustizia e pace nella convivenza umana, così da aprire nuove frontiere al Vangelo”.

Le parole del Pontefice sono il naturale proseguimento di un discorso iniziato a settembre, a Cagliari, con la richiesta di una nuova generazione di politici cattolici. Ma che prende le radici sulla necessità, predicata dal Papa, di cristiani formati in maniera corretta, dotati di una fede profonda e non fai da te, pronti a riconoscere e comprendere gli insegnamenti della Chiesa e a tradurli concretamente nella vita di tutti i giorni e nella società, attraverso un linguaggio che non sia solo religioso, ma anche razionale. Lo sottolinea, il Papa, ribadendo “la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano un rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune”.

La Chiesa guarda ai laici per far breccia nella società. Ed è anche un riconoscimento a un lavoro di penetrazione che, specialmente nell’esperienza del Sudamerica, è particolarmente importante. Il Brasile ne è un esempio particolare: in molti villaggi, il sacerdote può giungere per celebrare la Messa solo una volta al mese, e sono i laici, nel periodo di vacanza, a provvedere a tutte le esigenze della parrocchia, dalla catechesi alla liturgia (liturgia della Parola, non Messa), pur tenendo ben distinto il ruolo con quello dei sacerdoti. Una necessità della Chiesa brasiliana, che prende le radici già prima del Concilio Vaticano II. E l’impegno dei laici è ancora più importante oggi, come antidoto contro le sette evangeliche che si vanno diffondendo in Brasile: un problema, quello delle sette, dibattuto anche all’ultimo sinodo. Il Papa lo sa: già al convegno di Aparecida, nel 2007, esaltò l’importanza del ruolo dei laici nella Chiesa brasiliana. E la scorsa settimana ha concesso il riconoscimento pontificio per  Cançao Nova, un movimento ispirato al Rinnovamento Carismatico. Il movimento è nato su intuzione di monsignor Jonas Abib, salesiano, che ha deciso di mettere in pratica gli insegnamenti dell’esortazione apostolica Evangeli Nuntiandi, nella quale Paolo VI sottolineava l’importanza di portare il Vangelo ai battezzati perché fossero più coerenti con la loro fede. Cançao Nova lo ha fatto utilizzando i media (radio e tv) i libri e la musica, e oggi conta 1075 membri consacrati, uomini e donne, tra seminaristi, laici, consacrati e coppie. Benedetto XVI, salutandoli in un’udienza del mercoledì, ha espresso “l’apprezzamento della Chiesa per l’ideale e l’impegno che vi anima per dare ispirazione cristiana ai linguaggi del nostro mondo e alla lettura degli avvenimenti della storia”.

Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo )