Come la Cei aiuta l'Abruzzo

Come la Cei aiuta l'Abruzzo Cinque milioni di euro saranno devoluti complessivamente dalla Chiesa Cattolica per il terremoto in Abruzzo. Cinque milioni che saranno presi dai fondi dell’8 per mille e devoluti per erogazione diretta, attraverso le Caritas diocesane: soldi pronti all’uso, che serviranno per portare i soccorsi alle popolazioni sul territorio fin quando sarà necessario. Si tratta di denaro che fa parte di un fondo destinato agli aiuti per le calamità naturali. La Chiesa cattolica, infatti, destina i proventi dell’8 per mille a tre finalità: esigenze di culto e pastorale, sostentamento del clero e interventi caritativi. E, tra gli interventi caritativi, si contemplano anche gli interventi per le calamità naturali. L’ultimo rendiconto dell’8 per mille (che si riferisce al 2006), tra gli interventi straordinari si annoverano i 2 milioni di euro per il terremoto in Indonesia, i 2 milioni di euro di aiuto per la guerra in Libano, il milione di euro destinato ad aiutare la popolazione colpita dalla carestia in Gibuti, ...  

...  i 400 mila euro destinati al Rwanda per far fronte all’emergenza alimentare. A leggere i dati dell’ultima ripartizione approvata dall’assemblea dei vescovi (di maggio 2008), ammonta a 205 milioni di euro il fondo destinato agli interventi caritativi. Che viene così ripartito: 90 milioni alle diocesi, 85 milioni al Terzo Mondo e 30 milioni per le esigenze di rilievo nazionale. Si tratta di circa il 20 per cento dell’ammontare del gettito dell’8 per mille, che è stato calcolato in circa un miliardo di euro. Da ripartire però così: circa 74 milioni di euro sono il conguaglio per il 2005 e il resto come anticipo dell’anno 2008. La Chiesa cattolica è l’unica, tra gli enti che usufruiscono dell’8 per mille, ad avere un anticipo sui proventi dell’ultimo anno. Gli altri enti, invece, beneficiano della ripartizione dopo tre anni, il tempo che lo Stato ci mette a calcolare l’importo. I dati più completi riguardo la ripartizione dei fondi risalgono al 2004. Ne risulta che la Chiesa raccoglie l’87,25 per cento di firme in suo favore, lo Stato il 10,28 per cento, i Valdesi 1,27 per cento, le Comunità Ebraiche lo 0,42 per cento, i Luterani lo 0,31 per cento, gli Avventisti del settimo giorno lo 0,27 per cento e la Assemblee di Dio lo 0,20 per cento.

Per lo Stato, si tratta di quote straordinarie, da utilizzare per intervenire in diversi ambiti, come: la fame nel mondo, le calamità naturali, l’assistenza ai rifugiati, la conservazione di Beni Culturali. Tutte le Chiese destinano parte dei loro fondi in interventi assistenziali, umanitari o caritativi, e poi in interventi sociali e culturali, mentre la Chiesa italiana, invece, è l’unica a destinare parte dei suoi fondi a finalità religiose ed esigenze di culto. Nell’ultima ripartizione disponibile (quella relativa al 2006 verrà approvata dai vescovi nella prossima assemblea generale a fine maggio) si nota come alle spese per il culto siano stati destinati circa 8 milioni di euro in meno dell’anno precedente, mentre sono rimaste invariati i fondi per gli interventi caritativi.

Tra il 1990 e il 2004, la Cei ha finanziato 6725 interventi in tutto il mondo attraverso il fondo per gli interventi caritativi. Si deve notare che, con tutta probabilità, i cinque milioni per l’Abruzzo non andranno a toccare i progetti già approvati. Nel rendiconto riguardante il 2006, dopo l’elenco dei fondi erogati per le emergenze e calamità, si segnala che “l’intera somma destinata agli interventi caritativi verrà comunque erogata per i progetti approvati”. Non aumenterà, probabilmente, il fondo, ma probabilmente si metteranno in stand by progetti considerati meno urgenti.

di Andrea Gagliarducci - (pubblicato su La Sicilia, 16/04/2009)