Johann Nider e le streghe

Johann Nider e le stregheDi fondamentale importanza per la storia della stregoneria è il Formicarius di Johann Nider (1380 ca-1438), scritto tra il 1435 ed il 1437,  primo trattato demonologico sull’argomento giunto sino a noi. L’opera prende spunto dalla vita delle formiche, fatta di abitudini ed organizzazioni simili a quelle degli uomini, per esemplificare la necessaria formazione dei fedeli alla cristianità autentica, unico vero rimedio contro il male dilagante nella società. Nel prologo ai cinque libri che compongono l’opera, l’autore brevemente sintetizza i motivi che lo hanno condotto ad intraprendere tale ricerca: in seguito ad un viaggio compiuto in Germania, Nider ha costatato la diminuzione della fede e la scarsità di uomini buoni e giusti, parallelamente al verificarsi di fatti straordinari e, a detta di molti, miracolosi. Precisando immediatamente che i miracoli sono solo attribuiti a Dio e che le rivelazioni profetiche hanno una stessa origine, l’autore si accinge ad interpretare sistematicamente i ...

...  fatti di cui è venuto a conoscenza. L’obiettivo è la ricerca del vero nell’insieme di episodi confessati e riportati da inquisitori e giudici; lo stesso Nider ammette di essere dubbioso circa la veridicità di molti racconti fatti da uomini o, ancor più frequentemente da donne, esseri più deboli e facilmente soggetti a visioni fantastiche. Scettico circa la realtà del volo notturno, si allinea con la posizione espressa dal Canon Episcopi, cui esplicitamente rimanda dopo aver riportato un episodio chiarificatore.

L’intero trattato è attraversato da una preoccupata curiosità verso un mondo sconosciuto e pericoloso. Il Formicarius è un dialogo tra un ignorante e un teologo, e quest’ultimo, sollecitato dalle domande dell’interlocutore, risponde in modo semplice e chiaro per fornire una spiegazione appropriata e accessibile all’ignorante.

Nel II Libro c.4 il Teologo fa due esempi per far comprendere all’interlocutore come nel sogno moltissimi vengono ingannati tanto da credere una volta svegli di aver visto nella realtà ciò che è percepito dal solo senso interiore. Egli racconta che in un villaggio un padre domenicano trovò una donna resa tanto demente da credere di essere trasportata di notte attraverso l’aria in compagnia di Diana e di altre donne. Mentre il padre domenicano tentava di allontanare da lei la perfidia con parole salutari, questa virgola, ostinata nella propria esperienza, affermo di crederci maggiorente.

Il padre le chiese dunque di poter essere presente nel suo prossimo volo notturno ed ella accettò. Giunto il giorno della prova fissato dalla vecchia il padre per convincere la folla partecipò all’avvenimento in compagnia di uomini degni di fede. La donna entrò in un grande recipiente e pronunciando parole malefiche, si cosparse con un unguento il capo, si addormentò e immediatamente per opera del demonio sognò la dea Diana ed altre cose superstiziose. Cominciò a gridare ed a battere le mani tanto che il recipiente precipitò dallo sgabello e la vecchia si ferì il capo. Il padre la svegliò facendole notare che in presenza di testimoni non si era mai allontanata dal recipiente, pur pensando ella di essere stata in compagnia di Diana. Un episodio simile è riportato in un racconto di S. Germano di Auxerre. Il Santo, vescovo di Auxerre, invitato a cena in un certo luogo, una volta terminato il pasto, vedi che la mensa veniva nuovamente apparecchiata. Incuriosito dal singolare fatto, apprese che tutto era preparato per quelle buone donne che sarebbero venute di notte. Attese la venuta di tale compagnia ma al dunque si accorse che le donne e gli uomini sopraggiunti erano in realtà diavoli che avevano assunto le sembianze dei vicini di casa della famiglia che lo ospitava e con i dovuti esorcismi riuscì a smascherare il fatto.

Nel V Libro l’autore tratta specificatamente di una setta incriminata nella zona di Berna ove Pietro di Berna della diocesi di Losanna conobbe il verificarsi di molti malefici. Sotto forma di dialogo tra il teologo e l’ignorante viene raccontato come con modi  malefici  gli stessi diavoli, possono nuocere all’uomo. Ma ciò non avviene mai se Dio non vuole.

Il libro suddiviso in dodici capitoli, riflette il nuovo atteggiamento assunto dalla Chiesa nei confronti della magia, atteggiamento che culmina nella posizione della Facoltà di Teologia di Parigi che il 19 settembre 1398 proclamava in ventotto articoli la reale efficacia della magia, distinguendola in naturale ed eretica ed accusava quest’ultima di convivenza con Satana. Il materiale di cui si serve per avanzare le proprie argomentazioni è per la maggior parte ripreso dall’esperienza del Giudice secolare Pietro da Berna, con cui Nider ebbe rapporti molto stretti; inoltre, vengono citate le testimonianze di un monaco benedettino che dieci anni prima era stato stregone.

Singolare è il silenzio sulla propria esperienza inquisitoriale, di cui non si ha certa testimonianza ma che gli fu attribuita da molti. Resta comunque chiaro l’intento descrittivo, atto ad illustrare il fenomeno su cui il demonologo può operare le elaborazioni necessarie ed offre al lettore uno spaccato dell’universo magico, non certo autentico perché già filtrato dall’esperienze inquisitoriali e secolari, ma ancora libero da quelle codificazioni interpretative che in seguito conferiranno al tutto unità e compattezza. L’importanza del trattato attestata dai demonologi posteriori che ad esso attingeranno abbondantemente, acquista oggi un nuovo peso nel superare l’opinione diffusa all’interno di una certa corrente storiografica che ritiene la stregoneria pura invenzione degli inquisitori.

di Don Marcello Stanzione