Il viaggio del Santo Padre a Praga

Il viaggio del Santo Padre a PragaPAPA A PRAGA - IL PRIMO GIORNO: Ricorda le “radici cristiane” della Repubblica Ceca. Ammonisce che “la libertà cerca uno scopo, e per questo richiede una convinzione”. E rassicura i cechi: “Voi avvertite che anche oggi non è facile vivere e testimoniare il Vangelo. La società reca ancora le ferite causate dall’ideologia atea ed è spesso affascinata dalla moderna mentalità del consumismo edonista, con una pericolosa crisi di valori umani e religiosi e la deriva di un dilagante relativismo etico e culturale”. Benedetto XVI, in visita per tre giorni nella Repubblica Ceca nel ventesimo della “rivoluzione di velluto” che mise fine al regime comunista, mette subito in chiaro quale è lo scopo del suo viaggio: non solo un sostegno alla comunità cristiana, minoritaria rispetto a quanti si professano atei (più del 70 per cento della popolazione), ma anche il tentativo di una penetrazione in quello che molti commentatori cechi definiscono “il futuro delle altre nazioni europee”. Benedetto ... 

...  XVI va dritto al punto, sin dal primo discorso. Parla  quattro volte: all’arrivo all’aeroporto, nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria dove va a visitare la statuetta miracolosa di Gesù Bambino, durante l’incontro con il corpo diplomatico e infine ai Vespri che tiene nella cattedrale.

Appena giunto in territorio ceco, subito ricorda che “se l’intera cultura europea è stata profondamente plasmata dall’eredità cristiana, ciò è vero in modo particolare nelle terre ceche, poiché, grazie all’azione missionaria dei Santi Cirillo e Metodio nel nono secolo, l’antica lingua slava fu per la prima volta messa in iscritto”. La tesi è che l’eredità cristiana è stata, sì, indebolita durante la storia, nelle varie guerre di religione. Ma che è stato il comunismo a dare il colpo finale alle radici cristiane ceche. Lo dice già durante il volo: "Come ha detto Havel – spiega - la dittatura è basata sulla menzogna e se nessuno mentisse più, se viene alla luce la verità c'e' anche la libertà".

Il Papa sottolinea come la caduta del muro di Berlino e dei regimi comunisti dell'Europa Orientale ha ''segnato uno spartiacque nella storia mondiale'' e tuttavia ''non si deve tuttavia sottovalutare il costo di quarant'anni di repressione politica'', con ''il tentativo spietato da parte del governo di quel tempo di mettere a tacere la voce della Chiesa”. E lancia un messaggio al presidente Klaus (con il quale avrà un colloquio privato di 15 minuti) perché la religione abbia “un ruolo maggiore nelle questioni del Paese”.

“La verità vince” è il motto scritto sulla bandiera di Praga: Benedetto XVI lo rileva nel discorso dell’arrivo, e lo ribadisce nell’incontro con il corpo diplomatico, perché “la verità è la norma guida per la libertà e la bontà ne è la perfezione”. Auspica che “ogni sforzo dall’umano progresso” tragga ispirazione dalle comuni radici cristiane, ma invita i cristiani ad essere ''minoranza creativa'' e dialoghino da credente anche con gli ''agnostici'', ha spiegato il Papa in aereo.

Ma l’accento è tutto sulla presenza di Dio: nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria, prega per le famiglie in difficoltà, si sdegna per i maltrattamenti ai bambini, e ricorda che, se comprendiamo di essere figli di Dio, “ogni persona umana sarebbe valorizzata non per quello che ha, ma per quello che è, perché” nel volto di ognuno “brilla l’immagine di Dio”. Eppure, ancora si sente la contestazione con la Chiesa: appena uscito dalla Chiesa, uno striscione sul ministero dell’educazione lo invita a riabilitare il riformatore ceco Jan Hus, morto al rogo. Riabilitazione, peraltro, già avvenuta, con il viaggio di Giovanni Paolo II nel 1997. Sostiene l’idea dell’Europa come “una casa” e invita i cristiani ad essere più vivaci. “L’amore – dice – risplenda in ogni vostra parrocchia e comunità”.

PAPA A PRAGA - secondo giorno: Una messa dedicata al tema della speranza, durante la quale sottolinea che “l’unica speranza certa e affidabile si fonda su Dio”. Un incontro ecumenico, nel quale spiega che “il cristianesimo ha molto da offrire sul piano pratico e morale”. Un incontro con il mondo accademico, ai quali spiega che la libertà “alla base dell’esercizio della ragione” è “diretta alla ricerca della verità”. Benedetto XVI imposta la seconda giornata in Repubblica Ceca sul tema della speranza. È un messaggio per il mondo cattolico, e allo stesso tempo per la maggioranza del Paese che si definisce “atea”, con la quale il Papa vuole aprire un dialogo, proponendo la fede come una possibilità per riempire il vuoto che viene dall’agnosticismo.

Il Papa celebra Messa a Brno, in Moravia, la parte più cattolica della Cechia. Ci sono 100 mila persone ad ascoltarlo, alcune stime parlano addirittura di 150 mila. A loro, Ratzinger spiega la speranza di Dio con argomenti di ragione. “L’esperienza della storia – dice – mostra a quali assurdità giunge l’uomo quando esclude Dio dall’orizzonte delle sue scelte e delle sue azioni, e come non è facile costruire una società affidata ai valori del bene, della giustizia e della fraternità, perché l’essere umano è libero ma la  sua libertà rimane fragile”. Si rivolge poi direttamente ai credenti: “Il vostro Paese, come altre nazioni, sta vivendo una condizione culturale che rappresenta spesso una sfida radicale per la fede e, quindi, anche per la speranza”. Entrambe, sostiene Ratzinger, hanno subito uno “spostamento” verso “il piano privato e ultraterreno”, mentre “nella vita concreta ee pubblica si è affermata la fiducia nel progresso scientifico ed economico”. Ma ammonisce il Papa: “Conosciamo tutti che questo progresso ambiguo: apre possibilità di bene insieme a prospettive negative”.

Quale è il compito dei cristiani in questa situazione di minoranza? È quello di stare uniti, spiega il Papa nell’incontro ecumenico (cui sono presenti anche rappresentanti della comunità ebraica), facendo “ogni sforzo per sanare le ferite del passato”, e dicendo di comprendere, proprio dalle sanguinose lotte religiose boeme, “perché i cristiani siano tenuti ad unirsi ad altri nel ricordare all'Europa le sue radici. Non perché queste radici siano da tempo avvizzite. Al contrario! È per il fatto che esse continuano a provvedere al continente il sostegno spirituale e morale che permette di stabilire un dialogo significativo con persone di altre culture e religioni”. E ci tiene a sottolineare che “il Vangelo non è un'ideologia, non pretende di bloccare dentro schemi rigidi le realtà socio politiche che si evolvono. Piuttosto, esso trascende le vicissitudini di questo mondo e getta nuova luce sulla dignità della persona umana in ogni epoca”.

Infine, di fronte al mondo accademico il Papa rivendica il fatto che “la libertà che è alla base dell’esercizio della ragione ha uno scopo preciso: essa è diretta alla ricerca della verità, e come tale esprime una dimensione propria del Cristianesimo”. “L’anelito – spiega poi Ratzinger  – per la libertà e la verità è parte inalienabile della nostra comune umanità. Esso non può mai essere eliminato, e, come la storia ha dimostrato, può essere negato solo mettendo in pericolo l’umanità stessa”. Un pericolo ancora vivo. Il relativismo che sembra ormai prevalere nella cultura di oggi, per Benedetto XVI, “genera un camuffamento, dietro cui possono nascondersi nuove minacce”. “Se per un verso – denuncia il Papa – è passato il punto di ingerenza derivante dal totalitarismo politico, non è forse vero, dall’altro, che di frequente oggi nel mondo l’esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici a breve termine o solo pragmatici? Cosa potrà accadere se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solamente su argomenti alla moda, con scarso riferimento ad una tradizione intellettuale storica genuina o sulle convinzioni che vengono promosse facendo molto rumore o che sono fortemente finanziate?”

PAPA A PRAGA – terzo giorno: Ci sono 40 mila persone ad aspettare Benedetto XVI alla spianata di Stara Boleslav, il luogo dove è stato ucciso San Venceslao. Di questi, un quarto sono giovani, molti venuti seguendo il pellegrinaggio nazionale e accampatisi lì da domenica notte. A loro, il Papa affida l’ultimo messaggio della visita apostolica nella Repubblica Ceca: tre giorni nei quali il Papa ha cercato con forza di risvegliare la coscienza cristiana della nazione. Ha parlato di libertà, ha parlato di speranza, e ha parlato della necessità della presenza di Dio nella vita di ciascuno. E con i giovani, dice Benedetto XVI, “anche il Papa si sente giovane”.

Così, l’omelia della Messa a Stara Boleslav e il messaggio ai giovani devono essere intese come la conclusione di un percorso che Benedetto XVI ha voluto portare avanti sin dal suo arrivo all’aeroporto di Praga. Un percorso su Dio. La partecipazione è stata più forte nella cattolica Moravia (in una Messa che padre Lombardi ha definito “la più grande della storia della Repubblica Ceca), meno a Praga, dove era molto facile arrivare alle prime file quando il Papa passava dal Castello all’Arcivescovado.

Benedetto XVI è il primo Papa a visitare le reliquie di San Venceslao. Un re cattolico, ucciso per mano del fratello, in una nazione che ha poi visto un continuo sviluppo verso la secolarizzazione. Fino ad oggi. Benedetto XVI ricorda che San Venceslao “è modello di santità per tutti, specialmente per quanti guidano le sorti delle comunità”. E ricorda, ancora una volta, che “il secolo passato ha visto cadere non pochi potenti, che parevano giunti ad altezze quasi irraggiungibili. All’improvviso si sono ritrovati privi del loro potere. Chi ha negato e continua a negare Dio, e di conseguenza, non rispetta l’uomo, sembra avere una vita facile e conseguire un successo materiale”. Ma non è così, ammonisce il Papa. Che sostiene l’esigenza, oggi, “di persone che siano credenti e credibili, pronte a diffondere in ogni ambito della società quei principi ed ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione”. Il Papa non fa riferimento solo agli uomini politici, come è stato pensato, ma a una dimensione più universale dell’essere umano.

Ai giovani, il Papa chiede di essere testimoni. “Nella vostra età – dice - infatti si compiono le prime grandi scelte, capaci di orientare la vita verso il bene o verso il male. Purtroppo non sono pochi i vostri coetanei che si lasciano attrarre da illusori miraggi di paradisi artificiali per ritrovarsi poi in una triste solitudine. Ci sono però anche tanti ragazzi e ragazze che vogliono trasformare la dottrina nell’azione per dare un senso alla vostra vita”. Essere testimoni ognuno seguendo la sua vocazione, ma tenendo Dio come punto fisso, perché “quando il cuore di un giovane si apre a suoi divini disegni, non fa troppa fatica a seguire e riconoscere la voce”. L’invito è a considerare sia “la chiamata a costruire una famiglia cristiana”, sia quella al sacerdozio. “La Chiesa – dice il Papa – in questo Paese ha bisogno di numerosi e santi sacerdoti e di persone consacrate al servizio di Cristo, speranza del mondo”. Il messaggio che Benedetto XVI ha voluto dare in questi tre giorni è che Dio è la speranza. E “i giovani sono la speranza della Chiesa”.

I giovani hanno consegnato al Papa: un libro con le foto della vita dei giovani cristiani nella Repubblica Ceca. Al congedo, all’aeroporto, Benedetto XVI riepiloga il senso del suo viaggio: ricorda la missione apostolica dei Santi Cirillo e Metodio, e di come la Chiesa in Repubblica Ceca sia stata “veramente benedetta con una straordinaria Chiesa di missionari e martiri”; ricorda la necessità del dialogo ecumenico e di sanare le ferite del passato, sostenendo che “la comunità accademica ha un importante ruolo da svolgere”. Infine, si dice “particolarmente felice di incontrare i giovani e incoraggiarli a costruire sulle migliori tradizioni del passato di questa nazione, in particolar modo sull’eredità cristiana”.

Andrea Gagliarducci