Il rapporto Angeli e defunti secondo il Cristianesimo

Il rapporto Angeli e defunti secondo il CristianesimoÈ assai frequente tra i primi scrittori cristiani e tra i Padri della Chiesa, l'immagine degli Angeli che assistono l'anima al momento della morte e l'accompagnano in Paradiso. La più antica e chiara indicazione di questo compito angelico, si trova negli Atti della Passione di Santa Perpetua e compagni martiri, scritta nel 203, quando Satiro narra di una visione avuta in carcere: "Noi avevamo lasciato la nostra carne, quando quattro Angeli, senza toccarci, ci portarono nella direzione dell’Orìente. Noi non eravamo coricati nella posizione abituale, ma ci sembrava dì salire un pendio molto dolce". Tertulliano nel "De Anima" così scrive: "Quando, grazie alla virtù della morte, l'anima viene estratta dal suo ammasso di carne e balza fuori dal velo del corpo verso la pura, semplice e serena luce, esulta e trasale nello scorgere il viso del suo Angelo, che si prepara ad accompagnarla alla sua dimora". San Giovanni Crisostomo, con la sua proverbiale arguzia, commentando la Parabola del povero Lazzaro, dice: "Se abbiamo bisogno ... 

...  di una guida, quando passiamo da una città ad un'altra, quanto più l’anima che -rompe i legami della carne e passa alla vita futura, avrà bisogno di qualcuno che le indichi la via". Nelle preghiere per i morti è consueto invocare l'assistenza dell'Angelo. Nella "Vita di Macrina", Gregorio Nisseno pone, sulle labbra della sorella morente, questa meravigliosa preghiera: "Mandami l'Angelo della luce perché mi guidi verso il luogo del refrigerio, ove si trova l'acqua del riposo, nel seno dei Patriarchi".

Le Costituzioni Apostoliche hanno quest'altra preghiera per i morti: “Volgi gli occhi al tuo servo. Perdonagli se ha peccato e rendigli gli Angeli propizi". Nella storia delle comunità religiose fondate da San Pacomio si legge che, quando una persona giusta e pia muore, si portano presso di lui quattro Angeli, quindi il corteo si eleva con l'anima attraverso l'aria, dirigendosi verso Oriente, due Angeli trasportano, in un lenzuolo, l'anima del defunto, mentre un terzo Angelo canta inni in una lingua sconosciuta. San Gregorio Magno annota nei suoi Dialoghi: "Bisogna sapere che gli Spiriti beati cantano dolcemente le lodi di Dio, quando le anime degli eletti partono da questo mondo affinché, occupate ad intendere questa armonia celeste, esse non sentano la separazione dai loro corpi". Ma è, in modo particolare, ai Martiri, che si sono purificati nel loro sangue e che non hanno bisogno del Purgatorio, che gli Angeli ricevano l'accoglienza più splendida. Origene nell'Esortazione al martirio, scrive: "Una grande moltitudine è convocata mentre lottate e quando siete chiamati al martirio. Voi non parlate diverso da San Paolo, quando dice che noi siamo divenuti uno spettacolo per il mondo, per gli angeli e per gli uomini. È dunque il mondo intero, tutti gli angeli a destra e a sinistra, e tutti gli uomini che vi vedranno combattere la battaglia per il cristianesimo. Gli Angeli che sono in cielo si rallegreranno con noi ".

Negli atti dei martiri, la figura degli Angeli che li conducono in Paradiso è un tema assai frequente, ad esempio, negli atti delle sante Perpetue e Felicita, è scritto, a proposito della visione di Saturno: "Avevamo subito il martirio ed eravamo usciti dalla carne: quattro Angeli cominciarono a portarci verso l'Oriente; le loro mani non toccano i nostri corpi. Arrivammo allora in un luogo vasto, che assomigliava a un frutteto, con i roseti ed ogni sorta di fiori. Là vi erano altri quattro Angeli, più splendenti ancora dei primi. Appena ci videro ci salutarono e dissero agli altri Angeli: Eccoli, eccoli! Con ammirazione". San Giovanni Crisostomo, nella sua Omelia sui martiri, dice: "Ricordati di quella scala spirituale che il patriarca Giacobbe ha visto, elevata dalla terra al cielo: per mezzo suo gli Angeli discendevano; ancora per mezzo suo i Martiri salivano... Vedete spesso all'aurora il sole leva e lancia in tutte le direzioni raggi quasi incorporati. Tali erano i corpi dei Martiri, inondati da ogni parte dai getti del loro sangue, come dai raggi di porpora e illuminati dagli stessi molto più di quanto il sole rischiara il cielo: Gli Angeli contemplavano questo sangue con delizia; i demoni fremevano e il diavolo stesso tremava...

I Martiri salgono in cielo preceduti dagli Angeli e circondati dagli Arcangeli, come da guardie del corpo... Quando sono giunti in cielo, tutte le sante Potenze di lassù li accolgono con gioia e li abbracciano. Poi esse formano un'immensa scorta per accompagnarli verso il Re del cielo, che siede sul trono di gloria fra i Serafini e i Cherubini. Là essi si uniscono ai Cori e prendono parte ai cantici mistici". Con l'arrivo della morte, l'uomo viene a trovarsi in mezzo a due contendenti e San Giovanni della Croce nel suo scritto mistico "Notte oscura" avverte che nel momento "in cui l'Angelo buono sta per comunicare all'anima la contemplazione, ella non può entrare nell'interno del suo nascondiglio così presto da non poter essere scarta dal demonio, il quale l'assale immediatamente con orrori e turbamenti spirituali, a volte molto penosi per lei". Quando mi trovo ad assistere un moribondo, dopo aver dato l'Unzione degli Infermi, faccio recitare sempre la Corona angelica, in onore di San Michele, affinché il Principe delle Milizie celesti favorisca colei che, terminata la corsa terrena, deve essere inoltrata in seno a Dio. Può essere interessante sottolineare che i santuari micaelici sono costantemente collegati con aree cimiteriali, come ben si vede nella celebre cappella michelita di Fulda in Sassonia. Un testo liturgico del decimo secolo contiene queste invocazioni: "Signore Gesù Cristo, Re della gloria, libera le anime di tutti i fedeli defunti dalle pene dell'inferno e dal profondo abisso; liberale dalle fauci del leone, affinché non siano preda del tartaro e non cadano nelle tenebre; ma le conduca il vessillifero San Michele alla Luce Santa, che un giorno promettesti ad Abramo e alla sua discendenza". Che sia specialmente l'Arcangelo Michele, a difendere i defunti dagli ultimi assalti di satana, sembra suggerirlo il testo della Lettera di Giacomo, dove è scritto: "L'Arcangelo Michele, quando, in contesa con il diavolo, disputava con il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: `Ti condanni il Signore" (Gc. 9).

Questo brano dell'Antico Testamento è anche interpretato nel senso che gli Angeli vegliano sulle sepolture dei Santi, impedendo che siano profanate. Questa idea che gli Angeli proteggano le tombe dei cristiani è ripresa da numerose iscrizioni funerarie antiche come, ad esempio, questa: "Qui riposano Aschepiade, Elpice e un altro Aschepiade. Vi prego, in nome dell'Angelo che sta ritto qui accanto, che nessuno osi introdurvi un altro cadavere". Nella benedizione del sepolcro, il Rituale Romano suggeriva questa preghiera: "Degnati, Signore, di benedire questo tumulo e poni a sua custodia il tuo Angelo santo". Se l'anima del defunto, che l'Angelo accompagna dopo la morte, non è completamente pura, essa deve purificarsi in Purgatorio, prima di essere ammessa fra gli Angeli e i Santi del Paradiso. L'anima penitente deve ricevere un battesimo di fuoco di purificazione; che completi l'effetto del Battesimo di acqua. Questo battesimo di fuoco è amministrato dagli Spiriti celesti, secondo le antiche tradizioni nelle quali viene trasmessa la dottrina del Purgatorio.

È interessante ricordare, a questo riguardo, che, nella Divina Commedia, il poeta Dante Alighieri impegna gli Angeli a scrivere sulla sua fronte sette "P" quali segni dei peccati capitali (Purg. 9,75-84; 109114) e poi a cancellarli, nel frattempo che il poeta sale sulla montagna della perfezione (12,88-93). II vate conferisce agli Angeli un ministero sacerdotale, insieme al ruolo liturgico di far risuonare, nella mente, le parole evangeliche, personificando l'umiltà (12, 108-109), la misericordia (15, 16-39), la pace (17, 7069), la consolazione (19, 40-52), la giustizia (22, 1-5), la temperanza (24, 132-154), la purezza di cuore (27, 6-12). Quando Dante finalmente giunge nel Paradiso terrestre, gli Angeli non appaiono più come singole figure, ma come schiere, ad accogliere chi si è purificato, per essere introdotto presso il trono dell'Altissimo. Riguardo al rapporto tra gli  Angeli e i defunti vi è un  brano meraviglioso del grande cardinale inglese J.H. Newman che termina "Il sogno di Geronzio" con queste parole dell'Angelo all'anima sua protetta, che in Purgatorio si sta emendando, per poi essere ammessa alla visione celeste. "Dolcemente e teneramente o anima, a caro prezzo riscattata, nelle mie braccia amatissime ti stringo, e, nel fiume dell'espiazione, dolcemente ti immergo. Lasciati dolcemente immergere in questo fiume! Senza un lamento, senza resistenza, immergiti in queste acque.

E nella profondità discendi, discendi ancora! E gli Angeli che hanno ricevuto il dolce compito ti custodiranno, ti vigileranno, ti culleranno. E sulla terra le Messe e nel cielo le preghiere ti verranno in aiuto dal Trono dell'Altissimo. Addio, fratello amatissimo, ma non per sempre; sii coraggioso e paziente nel tuo letto di dolore; la tua notte di prova sarà passata ed lo ti verrò a svegliare al mattino". Secondo la mistica cattolica austriaca Gabrielle Bitterlich (1896-1978), fondatrice dell’Opus Angelorum, è proprio durante l’agonia del cristiano che l’angelo custode può intervenire efficacemente. Nelle rivelazioni private della  Bitterlich, l’angelo custode è proprio colui che ricorda al moribondo i fatti della sua infanzia, le sue prime preghiere, la sua mamma che gli mostrò la croce e gli richiama i ricordi positivi… in tal modo in innumerevoli casi  si scoglie nell’uomo e nella donna la crosta indurita della lontananza da Dio e in questi minuti egli ritorna bambino e aperto alla grazia. Soprattutto l’angelo custode allontana le tremende seduzioni dei demoni maligni che tentano di spingere il moribondo alla disperazione. L’angelo  tenta di rivolgere lo sguardo del morente verso la croce e l’immagine della madonna e verso quelle persone che lo possono aiutare spiritualmente. Poco prima di morire la persona diventa come un bambino stanco, che cerca solo di tornare a casa. E’ questo il momento della lotta diretta tra l’angelo e il demonio per la conquista definitiva di quest’anima, dove l’angelo combatte in sua difesa come una madre combatte per la sua creatura.

Nell’istante in cui l’anima si separa dal corpo e si deve presentare al Giudizio di Dio anche allora l’angelo ha ancora la possibilità di aiutare il suo protetto presentando tutte le opere buone che quell’anima ha fatto in vita. Dopo la morte, la fede cristiana afferma che le anime separate dal corpo si trovano di fronte ad una triplice situazione. La prima situazione postmortem, dolorosa assai ma purtroppo possibile, è di coloro che chiudono il tempo della loro esistenza terrena con la coscienza in peccato mortale, e senza aver chiesto sinceramente perdono a Dio. Per i reprobi il giudizio divino è chiaro ed inappellabile: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt.25,41). Queste anime conoscono Dio con la stessa conoscenza “analogica” che avevano durante la loro vita, fattasi però più profonda perché libere dai condizionamenti della vita terrestre. Tale conoscenza è la ragione della “pena del danno” che costituisce il loro inferno. Conoscono infatti il Bene infinito che per colpa loro hanno perduto, senza la speranza di poterlo, un giorno, possedere.

Questo è il più terribile tormento perché penetra la stessa natura dell’anima, creata per la conoscenza della verità e per la fruizione del sommo Bene. Per queste anime la Chiesa non prega né può pregare perché irreparabilmente perdute nella dimensione detta “ Inferno”. La seconda situazione è di coloro che passano da questa vita all’altra, non solo in amicizia con Dio, ma anche con una perfetta purificazione da ogni penalità dovuta per i peccati. Per queste anime elette si realizzano le parole che Gesù disse al ladrone in croce: “In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso” (Lc.23,43). Il cristiano può compiere questa totale purificazione con il dolore perfetto dei suoi peccati, con l’amore sincero verso Dio, con la penitenza volontaria, con l’indulgenza e con tante altre opere buone. Queste anime sante, lasciate il corpo e giudicate favorevolmente, riceveranno immediatamente da Dio il dono di una Grazia speciale che eleva il loro intelletto e la loro volontà e le rende idonee ad una chiarissima conoscenza di Dio.

Questa grazia speciale, propria degli eletti, è chiamata dai teologi “lumen gloriae” o “gratia visionis”. La terza situazione, forse quella più frequente, è di coloro che muoiono con la coscienza monda dal peccato grave, ma non totalmente purificata, così da essere degni dell’immediata visione di Dio. Per queste anime la misericordia di Dio ha predisposto in tempo, più o meno lungo, di purificazione: il purgatorio. L’esistenza del purgatorio ha un duplice fondamento, innanzitutto la fragilità umana sempre peccatrice. L’apostolo Giovanni afferma decisamente: “ Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi.”(1 Gv.1,8). Il secondo fondamento per l’esistenza del purgatorio è l’infinita santità di Dio che non può tollerare alla sua presenza alcun peccato. L’unanime tradizione del cattolicesimo che da sempre ha pregato e prega per i defunti, testimonia l’esistenza del purgatorio dove le anime si purificano per rendersi degne della somma santità di Dio.    Che cosa succede all’angelo custode se il suo protetto va in Paradiso?L’angelo custode accompagna quest’anima tra il giubilo di tutti gli angeli che hanno avuto qualche parte nella salvezza di questa persona fino al trono di Dio.

Il suo servizio di angelo custode è finito, egli non guida più alcun’altra persona. Egli ritornerà ancora alla fine dei tempi, al momento del giudizio universale per lodare in eterno Dio insieme al suo protetto.  Che cosa avviene invece all’angelo custode se il suo protetto va a finire all’inferno? Sempre la Bitterlich nelle sue rivelazioni private, scrive che tale angelo farà parte degli “ angeli martiri”cioè farà parte di quella schiera di angeli che nonostante tutti i loro sforzi hanno avuto i loro protetti dannati per sempre. Dice la Bitterlich che tali angeli portano una striscia rossa sul loro vestito e vengono incaricati di uno speciale servizio alla madonna. Che cosa invece accade all’angelo se il suo protetto va in Purgatorio? L’angelo aspetta fino a che il suo protetto abbia riparato la pena e scontato la pena. Anche in questo caso, dice la Bitterlich, l’angelo viene messo a disposizione di Maria, regina degli angeli, e trasmette e implora per il suo protetto tutti gli aiuti e i soccorsi della Chiesa militante, specialmente dei vivi che offrono le sante messe per le anime del Purgatorio e così riducono la loro purificazione, dopo la quale  l’angelo lo accompagna in cielo. La vita eterna è presentata nelle orazioni liturgiche  della Chiesa Cattolica come un “consortium angelorum”, cioè come un gaudio eterno  in compagnia dei santi  angeli di Dio.

Don Marcello Stanzione