San Gerardo il protettore di Potenza

San Gerardo il protettore di PotenzaSan Gerardo, discendente della nobile famiglia piacentina dei Della Porta che giunse in Lucania all’inizio del 1100, molto probabilmente per prendere parte all’organizzazione della crociata indetta da papa Urbano II, che di lì a poco avrebbe preso il largo dal porto di Brindisi. Ma il giovane sacerdote, per ragioni misteriose, rinunciò a quell’impresa e si stabilì a Potenza dove con molto zelo iniziò a fare apostolato specie tra la gioventù. Era di temperamento mite, contemplativo, incline alla preghiera, alla meditazione, agli studi e ben presto cominciò a godere dell’ammirazione di molti. Quando nel 1111 morì il vescovo della città, Gerardo venne acclamato dal popolo quale suo successore e rimase in carica come vescovo di Acerenza per circa otto anni, fino alla sua morte, avvenuta il 30 ottobre 1119. La sua “Vita” composta da Manfredi, suo biografo e successore nella cattedra episcopale racconta di numerosi prodigi compiuti dal santo, tra i quali la trasformazione dell’acqua in vino. ... 

...  Ma fu soprattutto dopo la morte che il leggendario del santo si infittì con una retta prevalenza degli aspetti taumaturgici dell’ “imitatio Christi” rispetto a quelli edificati. La guarigione dei malati, la restituzione della vista ai ciechi e della salute ai paralitici, sono solo alcuni tra i miracoli compiuti da Gerardo.

La fama di taumaturgo gli valse alla morte un’acclamazione popolare per il riconoscimento della sua santità che il papa Callisto II proclamò immediatamente con la canonizzazione “viva voce”cioè senza documentazione scritta.

Le fonti storiche attestano che il culto gerardiniano fu particolarmente vivo in Italia durante il Duecento. Le notizie sulla vita del santo però terminano qui, anche se la città di Potenza rievoca ogni anno una vicenda storico-leggendaria che lo avrebbe visto protagonista della miracolosa cacciata dei temutissimi saraceni.

Nella quarta domenica del mese di maggio, infatti, la popolazione mette in scena la cosidetta “Cavalcata dei turchi” una processione in costume che vede Gerardo, a capo di una schiera di angeli, fronteggiare i pirati saraceni guidati dal Gran Moro, detto anche “Giuddine pascià”.

Secondo la leggenda, infatti, una notte di maggio di un anno non precisato i Mori risalirono con un’imbarcazione il fiume Basento e avrebbero sorpreso le sentinelle nel sonno se San Gerardo non avesse mandato un esercito di angeli armati di spade di fuoco a svegliare aiutando i potentini a salvare la città.

Rievocando ritualmente un momento difficile della storia della città, la “Cavalcata” ne ribadisce il legame vitale con il patrono e tale messa in scena del proprio affidamento, del proprio voto patronale - nel senso più originario e proprio del termine “devotio”, che vuol dire letteralmente votarsi a una potenza superiore - sembra chiedere al santo di continuare a proteggerla.

Il corpo di san Gerardo riposa sotto l’altare a lui dedicato nella cattedrale cittadina ed ogni 30 maggio vi è la memoria liturgica della traslazione della sua salma voluta dal vescovo Oberto nel 1250.

Don Marcello Stanzione