Il bacio di gruppo omosex dinnanzi al Papa

Il bacio di gruppo omosex dinnanzi al PapaIl Santo Padre Benedetto XVI nell’omelia durante la dedicazione della cattedrale della Sagrada Familia a Barcellona  ha ribadito che l’unico vero matrimonio è unicamente quello naturale cioè tra un uomo e una donna. La reazione di protesta dell’ “orgoglio gay” dei vari gruppi omosessualisti spagnoli è stato un luridissimo e disgustoso  bacio di gruppo omosex mentre il papa in auto passava per recarsi in Chiesa tra la folla esultante delle persone normali. Nell’inverno del 1988 a Warrenton in Virginia si svolse il primo convegno degli attivisti dei vari club omosessuali degli Stati Uniti. Durante quell’assise denominata “ Conferenza di Guerra” venne delineata la strategia della lobby omosessualista per attirare sulla loro deviazione il consenso dell’immaginario collettivo, dei mezzi di comunicazione sociale ed infine l’accredito del potere politico. Gli ideologi omosessualisti Marshall Kirk e Hunter Madsen elaborarono un piano di conquista che è tuttora in corso per ottenere il consenso ... 

... sociale sia all’omosessualità che al transessualismo. La strategia deve realizzarsi in modo graduale. Innanzitutto occorre inondare la società di messaggi omosessuali per “desensibilizzare” la società e questo avviene anche attraverso la moda che è in gran parte portata avanti da stilisti omo… Inoltre nei film del cinema e della televisione occorre presentare la scelta omo come una condizione normale di vita. Poi ai soggetti che rifiutano l’omosessualità per motivi di fede religiosa occorre dimostrargli che essi non hanno un vero comportamento cristiano.

A questo riguardo occorre sottolineare come ormai molti vescovi di fronte ai Gay pride restano in silenzio e questo è giustamente interpretato dagli attivisti omosex come il fatto che il fronte loro opposto stia perdendo colpi…Occorre poi infondere nella popolazione dei sentimenti positivi nei riguardi degli omosessuali e negativi nei riguardi dei loro avversari presentandoli come ignoranti in psicologia, razzisti, nazifascisti, ultratradizionalisti, bigotti, ipocriti, roba da medioevo e magari omosessuali latenti… Bisogna poi far credere che l’omosessualità è innata come l’eterosessualità ed infine bisogna rendere normale l’omosessualità richiedendo ai governi matrimoni e adozioni.

La lobby omosessualista  è molto potente anche economicamente è può muovere molti voti per cui è molto facile che politici carrieristi e senza scrupoli sposino la causa dei sodomiti…   

In realtà l’omosessuale ha il grave dovere di fronte a Dio e di fronte alla propria coscienza di resistere alle tentazioni derivatigli dalla propria tendenza e di cercare il trattamento psicologico adeguato per conseguire un miglioramento in vista della guarigione, cioè a rapporti eterosessuali permanenti ed esclusivi. Resisterà alle tentazioni usando “i mezzi che sono stati sempre raccomandati a tutti i fedeli indistintamente dalla Chiesa per vivere una vita casta : la disciplina dei sensi e dello spirito, la vigilanza e la prudenza nell’evitare le occasioni di peccato, la custodia del pudore, la modestia nei divertimenti, le sane occupazioni, il frequente ricorso alla preghiera e ai sacramenti della Penitenza e dell’Eucarestia.

I giovani, soprattutto, devono preoccuparsi di sviluppare la loro pietà verso la Madre di Dio e proporsi, come esempio da imitare, la vita dei Santi e degli altri fedeli, specialmente dei giovani, che si sono distinti nella pratica della castità” ( Dichiarazione vaticana sulla cura delle persone omosessuali, 12). “ Sane occupazioni” sono per l’omosessuale specialmente quelle che non lo mettono in continuo contatto con le persone del proprio sesso che sono dedite a tali pratiche contronatura, e quindi nel continuo  pericolo di sedurre e di essere sedotto eroticamente. Soprattutto il frequente ricorso al Sacramento della Penitenza procurerà all’omosessuale l’incontro con il sacerdote. Questi sa che “certo nell’azione pastorale, questi omosessuali debbono essere accolti con compassione e sostenuti nella speranza di superare le loro difficoltà personali e il loro disadattamento sociale.

La loro colpevolezza sarà giudicata con prudenza, ma non può essere usato nessun metodo pastorale che, ritenendo questi atti (omosessuali) conformi alla condizione di quelle persone, accordi loro una giustificazione morale” (Dichiarazione, 8 d); il sacerdote sa anche di dover “dar prova di pazienza e di bontà…(senza) render vani i comandamenti di Dio, né ridurre oltre misura la responsabilità delle persone” (Dichiarazione, 10). L’omosessuale ha il bisogno di distinguere tra sofferenza e peccato, di respingere il peccato e di tollerare la sofferenza, di superare la solitudine, di uscire dal mondo in cui è chiuso, di non scoraggiarsi per le incomprensioni altrui, di essere incoraggiato dopo la sconfitta, di essere aiutato a portare una croce certamente pesante, di arrivare a guarire o almeno ad accettarsi pazientemente per quello che è, con o senza colpa.

E’ perciò egoismo non aiutarlo, potendo, nei limiti consentiti alle proprie possibilità; è ingiustizia guardarlo come un peccatore impenitente e schivarlo come un reprobo; è carità venirgli incontro per illuminarlo e correggerlo, anche ripetutamente ; è apostolato procurargli mezzi e cure per aiutarlo a risolvere i “gravi problemi morali” (Giovanni Paolo II) nei quali si trova. Alla carità e all’apostolato sono chiamati il singolo, la famiglia, la società, lo Stato: insomma tutti. L’omosessuale ricorrerà ovviamente anche al medico (psicologo, sessuologo, psichiatra ecc.) che unisca alla competenza professionale la giusta direttiva morale cattolica. L’esperienza finora fatta sul miglioramento o sulla guarigione conduce alle seguenti riflessioni: L’omosessualità esercitata per molti anni è ritenuta irreversibile (salvo eccezioni) proprio come accade per i drogati o gli alcolisti di vecchia data. Se il caso si configurasse come ereditario, sarebbe molto difficilmente guaribile.

Insieme con l’omosessualità agiscono, non poche volte, per un concorso di cause non sempre chiare, malattie gravi. “La sifilide negli omosessuali è frequente” (M. Eck). Anche a pratiche omosessuali è stata collegata l’origine dell’AIDS (sigla di lingua inglese indicante Sindrome di Deficienza Immunitaria Acquisita), una letale forma infettiva virale, contratta in seguito a rapporti contro natura, che intacca il sangue riducendo in maniera quasi completa le difese naturali dell’organismo umano contro le malattie, specialmente contro il cancro; una forma con incubazione a decorso lento di due o tre anni, con destinazione a morte entro un anno o due, e con alto indice di mortalità.

Talvolta è l’omosessuale stesso a scoraggiarsi per parziali sconfitte o a non volere il cambiamento delle proprie inclinazioni e del proprio comportamento, anzi la lesbica, in genere, non cerca né il medico né la cura. E il desiderio del cambiamento dovrebbe essere tale da non limitarsi al livello cosciente della personalità, ma da scendere fin negli strati più profondi dell’animo.

Spesso l’omosessuale che vorrebbe curarsi, non riesce a liberarsi dal “gruppo” al quale è legato e dal “giro” nel quale è trattenuto. Il matrimonio tra un uomo e una donna omosessuali essenziali è assolutamente impossibile per incapacità a procreare, impotenza psichica, grave pericolo di infedeltà, inabilità ad assumere e compiere i fondamentali obblighi coniugali ecc. Anzi l’omosessualità totale è per la Chiesa causa di nullità del matrimonio, mentre il vincolo matrimoniale è valido quando è contratto da soggetti aventi solo tendenze omosessuali, o da persone bisessuali, o da persone di omosessualità mista, in quanto il fatto non esclude in senso assoluto la possibilità dell’armonia coniugale. “Tuttavia la nostra tradizione sostiene il principio che le persone aventi una tendenza omosessuale così forte da non essere adatte per il matrimonio, devono astenersi da ogni attività genitale, proprio come ci si aspetta dai celibi eterosessuali” (Haring).

Il matrimonio tra un uomo e una donna omosessuali occasionali, pur potendo risultare valido, è esposto a molti rischi collegati a diversità di interessi, a rifiuti di affetto e di unione, a fragilità di intesa, a pericoli di ricerche affettive fuori dell’ambito familiare ecc. Il matrimonio di un  omosessuale essenziale con una donna eterosessuale normale si dimostra, prima o poi, fallimentare per l’omosessualità dell’uomo e forse soprattutto per l’incapacità della donna ad accettare che l’uomo  cerchi rapporti intimi con persone del proprio sesso anche se non diminuisce il proprio sentimento verso di lei. Può essere consigliato il matrimonio alla lesbica, perché è ritenuta capace, nonostante la sua tendenza, di compiere l’atto coniugale e di accudire ai figli senza troppe difficoltà, per il prevalere in lei dell’istinto materno. L’omosessuale che cerca il matrimonio ha il dovere di informare della propria inclinazione chi dovrebbe essere suo futuro coniuge.

I fatti dimostrano che il ritorno all’irregolarità è possibile anche dopo anni di vita matrimoniale. Una certa tendenza anomala, provocata o, se c’è, innata può essere curata prima dei trent’anni, con ottime possibilità di riuscita.

I bisessuali possono guarire abbastanza facilmente,  possono sviluppare un comportamento chiaramente eterosessuale e trovare nel matrimonio il correttivo della propria situazione; tanto prima guariscono quanto più collaborano con il medico e si svincolano dai compagni. La nevrosi associata all’omosessualità può esser guarita, così che questa possa essere controllata più facilmente.

Un omosessuale fornito di personalità matura può riuscire a dominare i propri impulsi quanto più avanzerà verso la maggior maturazione in tutti quei campi nei quali si sente libero. Quello che è semplicemente acquisito può essere eliminato con un buon trattamento psichico che restituisca la primitiva natura. Sono già un successo trasformare l’omosessuale sfacciato in omosessuale latente, e condurre l’omosessuale ad accettare serenamente il proprio difetto esistenziale pur nello sforzo di superarlo.

Insomma, in genere, la cura delle persone omosessuali non appare oggi né facile né breve né superficiale; la guarigione non è sempre definitiva; tuttavia secondo un famoso moralista redentorista di venerata memoria “dallo studio di una vastissima letteratura io sono giunto a formarmi la convinzione che i casi realmente inguaribili sono assolutamente una minoranza…Io ha esperienza di sorprendenti guarigioni di omosessuali pretesi inguaribili” (Haring).

Don Marcello Stanzione