Un libro di don Stanzione sugli Angeli da regalare a Natale 2010

Un libro di don Stanzione sugli Angeli da regalare a Natale 2010L’editore Gribaudi di Milano ha diffuso in tutte le librerie d’Italia, sia cattoliche che laiche, proprio in questo tempo di preparazione al Natale il libro di don Marcello Stanzione “ I Papi e gli Angeli”, pagine 240, euro 11,50 che è proprio il libro ideale da regalare in questo particolare periodo liturgico che vede una grande presenza di angeli nelle musiche, nei presepi e nei brani biblici e liturgici che leggiamo in chiesa. Nel 452 papa Leone I, primo pontefice della storia a fregiarsi del titolo di “Grande”, viene designato dall’imperatore Valentiniano III a guidare l’ambasceria romana inviata ad Attila “flagellum Dei”. I particolari della missione rimangono sconosciuti, ma il re degli Unni dopo l’incontro col papa sul fiume Mincio presso Mantova, abbandona l’Italia. L’episodio colpisce nel profondo tutta la cristianità, manifestando la forza spirituale del papato. Perché Attila si ritira? Una suggestiva ipotesi è presentata da Jacopo da Varagine nella “Leggenda aurea” attraverso le stesse parole ...

...  pronunciate da Attila ai suoi soldati:“Ho agito così nel mio e nel vostro interesse poiché ho visto alla destra del Papa un fortissimo guerriero che, con la spada sguainata si è rivolto a me con queste parole: “Se non ubbidisci a questo sacerdote, morrai con tutti i tuoi!” Chi è l’invisibile guerriero?

Siamo a Roma nel 590 durante una terribile pestilenza che ha contagiato e ucciso il papa Pelagio II. Gli succede Gregorio I, anch’esso “Magno”, il quale continuando la peste a devastare Roma, ordina nel tempo pasquale una grande processione di penitenza. Alla testa della processione il papa comanda sia portata l’immagine della Vergine, che ancora si venera a Santa Maria Maggiore e si tramanda sia stata dipinta da San Luca Evangelista; quando l’immensa processione giunge presso la Mole Adriana e ormai si sta sciogliendo, ecco apparire nella luce rossa del tramonto proprio sulla cima della torre del mausoleo un Angelo che pulisce una spada macchiata di sangue e lentamente la ripone nel fodero. La peste cessa come per incanto e Gregorio in segno di ringraziamento pone la statua di un angelo sul luogo dell’apparizione, che da allora sarà chiamato Castel Sant’Angelo.

Balzo in avanti di milletrecento anni, sul soglio pontificio siede Leone XIII, “Lumen in Coelo” secondo le profezie attribuite a San Malachia e tale veramente per ingegno ed opere compiute oltre che per la stella cometa presente nello stemma nobiliare dei Pecci, sua famiglia di origine. Corre l’anno 1883, il Padre Domenico Pechenino , segretario di Leone XIII, racconta: “Un mattino il papa aveva celebrato la Santa Messa e stava assistendo ad un’altra di ringraziamento come di solito. Ad un tratto lo si vede drizzare energicamente il capo, poi fissare intensamente qualcosa. Guardava fisso al di sopra del capo del celebrante, senza batter le palpebre, ma con un senso di terrore e di meraviglia. Finalmente, come rinvenendo in sé, si alza. Dopo mezz’ora fa chiamare il Segretario della Congregazione dei Riti e, porgendogli un foglio, gli ingiunge di farlo stampare e di farlo avere a tutti gli ordinari del mondo. Che cosa contiene? La preghiera a San Michele Arcangelo”. Leone XIII, come riferì il suo segretario particolare Mons. Rinaldo Angeli, ebbe veramente la visione degli spiriti infernali che vagavano numerosi su Roma inseguiti dagli angeli. Leone XIII prescrive allora che il celebrante ed i fedeli si mettano in ginocchio, alla fine di ogni messa per recitare una preghiera alla Madonna e la seguente dedicata al Principe degli Angeli, scritta dal papa stesso: “San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, Principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell’inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime”.

29 Settembre 1986 Giovanni Paolo II è a Castel Sant’Angelo per benedire la statua restaurata di San Michele: “E’ con viva gioia che mi trovo qui nel giorno della festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele per questa significativa celebrazione del ritorno della celebre statua di San Michele Arcangelo sulla sommità di questo castello che da essa prende il nome. La presenza di tale effige appartiene infatti al paesaggio ed al volto di Roma ormai da secoli… L’intenzione era ovviamente di affidare la città alla protezione di questo Arcangelo nel quale già il popolo di Israele vedeva una sua guida sicura e che la Chiesa di Cristo, nuova famiglia di Dio, poteva perciò continuare ad invocare come Celeste Tutore”.

L’anno seguente Giovanni Paolo II visita il santuario di San Michele Arcangelo sul Gargano dicendo: “Questa lotta contro il demonio che contraddistingue la figura dell’Arcangelo Michele, è attuale anche oggi perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. In questa lotta l’Arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro le tentazioni del secolo, per aiutare i credenti a resistere al demonio che come leone ruggente va in giro cercando chi divorare”.

Durante la Pasqua del 1994 il papa polacco, riguardo alla famosa preghiera di Leone XIII rivolge ai fedeli queste parole: “Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questo mondo”.

Terzo millennio Anno 2010, l’Arcangelo San Michele Principe e Capo delle Milizie Celesti continua a proteggere con i suoi angeli la Chiesa e il Papa reclutando sulla terra chi sia disposto a combattere sotto la sua insegna “QUIS UT DEUS?”.

Marcello Perotti