Mario Mieli: storia infelice di un leader omosessualista italiano. Altro che orgoglio gay Europride

Mario Mieli: storia infelice di un leader omosessualista italiano. Altro che orgoglio gay EuroprideDall' 1 al 12 giugno 2011 i cittadini  romani, anche grazie al loro sindaco di centrodestra Alemanno,saranno costretti a vedere per le loro antiche vie frotte di contestatori omosessualisti, infatti in quel periodo gli attivisti di tutta Europa si sono dati appuntamento nella capitale del Cattolicesimo per riportare la città eterna indietro di due millenni di storia e per manifestare le loro farneticanti  rivendicazioni affinchè le coppie gay e lesbiche – come si legge sul loro documento politico- siano riconosciute insieme anche alla legalizzazione dei figli cresciuti da genitori omosessuali o transessuali. Tra i vari attivisti omosessualisti presenti, un posto di primo piano l’avranno quelli italiani del circolo Mario Mieli. E’ assai interessante conoscere la storia di questo individuo. Mario Mieli nasce nel 1952 e muore suicida a 30 anni nel 1983. Milanese, di una famiglia di ricchi setaioli del Comasco, sesto in una famiglia di sette figli, studi al Parini intervallati da soggiorni a Londra, gay ...

...  dichiarato fin dall’adolescenza. “Il suo nome tipicamente ebraico – osserva uno dei suoi biografi ed estimatori, il militante gay Massimo Consoli – lo porta a giochi di parole e a raccontare storie improbabili”.

Confessa di aver avuto dei “problemi” in famiglia e nella comunità milanese per la sua militanza gay. Liceo Parini di Milano: la scuola dove studiano i figli della borghesia intellettuale, la culla, con il primo fuoco de “La zanzara”, del ’68 meneghino.

Mieli appare nei ricordi di chi lo conobbe come il ragazzo che andava truccato a scuola (così Gad Lerner, suo compagno di liceo in un’intervista apparsa su Sette), che saliva sugli autobus nudo sotto una pelliccia, che potevi incontrare a San Babila con addosso i gioielli di famiglia. “Amava épater le bourgeois sopra ogni cosa”, dice Inge Feltrinelli: “Era simpatico, terribilmente intelligente: uno dei pochissimi intellettuali italiani a fare il coming out. Io firmavo tutti i suoi appelli”.

Mieli ha partecipato ad alcune riunioni in casa Pivano, nel 1971, poi è andato per un breve periodo a Londra dove ha preso visione diretta delle attività del movimento gay locale. Torna quasi subito con la testa piena di idee e voglia di realizzarle. Ci prova all’interno del Fuori! “Lo incontrai a Sanremo, nel ’72 – racconta Angelo Pezzana, fondatore del Fuori – eravamo lì per contestare un congresso di sessuologi molto repressivi. Mario arrivava da Londra, inviato dal Gay Liberation Front. Mescolava il massimo della ideologizzazione di quegli anni con un senso assoluto di trasgressione.

Marxista intransigente, contestò molto presto la politica del Fuori che perseguiva l’integrazione sociale. Lui voleva distruggere la società. Mi chiamò riformista, revisionista, uscì dal Fuori quando decidemmo di federarci con i radicali”. Quando il Fuori si federa al Partito Radicale (1974), se ne allontana perché non crede che si debba “passare attraverso la politica” per cambiare il mondo.

Fin dai tempi della sua uscita dal Fuori di Angelo Pezzana, Mario Mieli era contro la liberalizzazione della sessualità gay, la creazione – diceva – di un parco divertimenti per omosessuali; e a favore invece della liberazione di tutti gli uomini, con la realizzazione del “comunismo polimorfo perverso” in cui”ogni espressione del desiderio trovasse il suo spazio”.

Laureato in filosofia alla Statale di Milano nel 1976, il suo saggio pubblicato da Einaudi nel ’77, Elementi di critica omosessuale, era una rielaborazione della tesi di laurea in filosofia morale. Per quel libro, Mario vincerà la seconda edizione del Premio Triangolo Rosa. Tradotto in inglese ed in spagnolo non ha però un grosso successo di vendite, forse per questo motivo un secondo libro nel quale cerca di esprimere il suo nuovo corso “alchemico – paranormale” gli viene rifiutato dal’editore.

Partecipa alle iniziative dei Collettivi Omosessuali Milanesi (COM) e del loro gruppo teatrale Nostra Signora dei Fiori, mettendo in scena uno spettacolo “oltraggioso”: La Traviata Norma (1976), insieme a personaggi di primo piano nel movimento milanese, dallo scrittore Roberto Polce all’architetto Corrado Levi, artista conosciuto in Italia e al’estero.

Mieli ne rimane talmente coinvolto che comincia a dar spettacolo in proprio. E’ notoriamente coprofago, e dopo una esibizione all’Ompo’s durante la quale lascia tutti i presenti a bocca… accuratamente chiusa per aver pasteggiato con la “sua” e “quella” del suo cane, Dario Bellezza ironizzerà: “A Mario è rimasto altro che mangiar la m…, per far parlare di sé”. Scrive il Circolo Mario Mieli: “si esibì più volte gustando m… e bevendo il proprio p… pubblicamente come a fornire un supporto umano e pesante ai prodotti più nascosti e più inumani dell’uomo; come a farsi forte di quella m… con cui una società bigotta, borghese e clericale aveva tentato di coprirlo”.

Nelle memorie di chi si trovava a Bologna nel ’77 resta l’immagine di Mieli “in tenuta da femminista” che contesta Dario Fo mentre cercava di tener lontani i ragazzi da Piazza Maggiore dove si svolgeva il congresso eucaristico.

Racconta Pezzana: “Negli ultimi anni mi sembrava profondamente deluso, la rivoluzione totale in cuii aveva creduto non era più possibile. Scriveva un romanzo”. “Per Mario quel romanzo aveva un significato politico, un’importanza enorme: lì si sarebbe svelato il grande segreto noto ai saggi dell’antico Egitto, l’ordine cosmico del comunismo polimorfo e perverso”, racconta Pasti.

Il libro, intitolato Il risveglio dei faraoni, doveva uscire da Einaudi nell’83.

Pochi giorni prima di morire Mieli lo ritirò dopo una terribile lite in casa editrice.

Quel romanzo autobiografico è stato stampato nel ’94, per conto di un’associazione culturale milanese; Umberto Pasti aveva fotocopiato le bozze che si era fatto prestare in cui gli editori assicuravano il ritiro e la distruzione delle copie stampate.

“Negli ultimi anni si era dedicato in modo ossessivo alle speculazioni alchimistiche, da qui anche la sua pratica della coprofagia. Credeva di essere il Messia della setta delle intelligenze extraterrestri che tanto tempo fa avevano portato la saggezza fra noi. Ma negli ultimi mesi denunciava l’esistenza di un complotto contro di lui”.

Fantasmagorie o vera paranoia? “Mario diventava sempre più pazzo, ripetitivo nelle sue ossessioni. Il professor Zapparoli, lo psichiatra che lo aveva avuto in cura da giovane, aveva diagnosticato una sindrome maniaco – depressiva con connotazioni schizoidi”.

Si uccide a 31 anni nella sua casa milanese (12 marzo del 1983) senza spiegare il proprio gesto, viene sepolto nel cimitero di Lora, vicino a Como. Il Circolo Mario Mieli di Roma, da lui prenderà nome un famoso circolo GLBT (Gay Lesbian Bisessuali Transessuali) italiano, il “Mario Mieli” di Roma.

Il Circolo di Cultura Omosessuale “Mario Mieli” nasce nel 1983, a pochi mesi dal suicidio di Mario Mieli, dalla fusione di preesistenti organizzati della città di Roma (il Fuori fondata appunto da Mieli, e il collettivo Narciso). E’ un’associazione indipendente basata sul volontariato che si occupa della rivendicazione e della tutela dei diritti civili delle persone glbtq.

Da sempre è impegnato nella difesa delle persone con HIV/AIDS, lotta contro il pregiudizio omofobo  e transfobico, nel campo dei diritti civili e per una cultura delle differenze, anche con pressioni su mass media, partiti e istruzioni al fine di modificare l’atteggiamento discriminatorio sia per orientamento sessuale che per identità di genere. Promuove attività culturali e di socializzazione , per le quali istaurato rapporti con istituzioni locali, nazionali e internazionali svolgendo una funzione politica.

E’ tra i promotori di Queer for Peace: rete di associazioni e singoli/e glbtq contro la guerra e per la pace sorta dall’esperienza del Social Forum Europeo di Firenze. Che dire di più?

Come cristiani preghiamo per l’anima di Mario Mieli che Dio abbia misericordia di lui ma non possiamo assolutamente tollerare che atteggiamenti così perniciosi di comportamento diventino modelli esemplari di riferimento positivo per la nostra società. Se e mai questo dovrà accadere sarà la fine di secoli di cultura e di fede cristiana e la società  occidentale europea sarà veramente destinata ad una miserevole decadenza per poi scomparire miserabilmente dallo scenario mondiale.

Perché è la virtù che rende forti i popoli e non certamente l’immoralità… Altro che orgoglio gay di europrideroma!!!

Don Marcello Stanzione