Un nuovo sito Cattolico internet sul Purgatorio

Un nuovo sito Cattolico internet sul PurgatorioL’associazione cattolica Milizia di san Michele Arcangelo da alcuni mesi ha immesso sulla rete un nuovo sito cristiano intitolato www.animesantedelpurgatorio.org. Il sito è curato in modo particolare da don Marcello Stanzione, parroco di Santa Maria La Nova a Campagna (Sa) e assistente spirituale della milizia di San Michele, con l’assistenza tecnica di Giuseppe Greco. La preghiera a San Michele in suffragio delle anime sante del Purgatorio infatti è sempre presente nell’incontro settimanale di preghiera dell’associazione cattolica che in Italia è famosa perché da anni cerca di diffondere la retta devozione cattolica agli spiriti celesti attraverso convegni, mostre, editoria, conferenze ed un proprio sito di angelologia (www.miliziadisanmichelearcangelo.org) che ha in media oltre 500 visitatori al giorno da quasi 20 paesi del mondo e circa 2000 utenti fissi. Al giudizio particolare è strettamente legato il secondo evento escatologico:  ...

...  la definizione della condizione definita della persona nel regno dell’eternità.

La condizione può essere o di premio eterno (paradiso) o di condanna eterna (inferno).

Per i giusti che non hanno ancora acquisito una disposizione di tale purezza da essere immediatamente ammessi alla visione beatifica, la dottrina cattolica prevede uno stato intermedio, il Purgatorio.

Contrariamente alle pittoresche e talvolta grottesche raffigurazioni che ci ha lasciato la cultura medioevale, in particolare la letteratura, la pittura e l’omiletica, molto di meno la teologia, il Purgatorio non è un luogo (non è una fornace ardente in cui le anime sono messe ad arrostire), ma è uno stato, una condizione spirituale di indicibile sofferenza, di atroce dolore: quella sofferenza, quel dolore che la persona avrebbe già dovuto sentire in questa vita per le offese recate a Dio e che invece non ha sentito in modo sufficiente: uno stato di pena la cui durata varia secondo la gravità delle colpe che sono state commesse e che non sono ancora state adeguatamente riparate.

La dottrina del Purgatorio si fonda su basi bibliche, fa parte dell’insegnamento ordinario del Magistero, ed è sancita in documenti solenni.

Il testo più esplicito si trova nel secondo libro dei Maccabei dove è detto che, dopo la battaglia, il condottiero, Giuda Maccabeo, raccolse una somma e la mandò al tempio di Gerusalemme “perché fosse offerto un sacrifico di espiazione per i peccati di coloro che erano morti in battaglia”.

Aggiunse il narratore che Giuda ha fatto bene ritenendo che “per coloro che avevano piamente incontrata la morte, era preparata una grande ricompensa”, e conclude “è dunque santo e salutare il pensiero di pregare per i defunti perché vengano sciolti dai loro peccati”.

Come è chiaro, qui si tratta di soldati morti in grazia di Dio; il testo dice infatti che sono morti “piamente” e che essi è preparata una grande ricompensa (il paradiso, diremmo noi). Se dunque si fanno preghiere e sacrifici per loro giovamento, significa che non hanno ancora raggiunto quella grande ricompensa a cui hanno diritto.

Di fatto, nella Chiesa, sia orientale che occidentale, fu sempre in grande onore la preghiera per i defunti; i documenti offrono su questo punto una testimonianza massiccia, che risale ininterrotta sino ai primi secoli del cristianesimo. Si può scorgere in questo fatto l’affermazione di due cose:

a) si dà dopo la morte per certe anime uno stato provvisorio di pene purificatorie ed espiatorie;

b) i fedeli possono con preci ed opere buone alleviare la loro condizione.

Appunto queste due affermazioni costituiscono la verità dogmatica del Purgatorio, quale è solennemente affermata dal concilio Tridentino, che riprende su questo punto la dottrina definita dal concilio di Firenze: “Quanto ai fedeli che davvero pentiti sono morti nell’amore di Dio, senza però aver fatto frutti di penitenza avvero adeguati ai loro peccati e alle loro omissioni, le loro anime vengono purificate dopo la morte con pene purificatrici. Al sollievo di queste loro pene giovano i suffragi dei fedeli viventi, come Messe, preghiere, elemosine, ed altre opere pie…” (DB 693).

Ai decreti del fiorentino e del tridentino si richiama esplicitamente il Vaticano II nel riproporne la dottrina (LG 51). Secondo il parere di qualche autorevole teologo contemporaneo, il Purgatorio ha luogo immediatamente dopo la morte insieme al giudizio particolare. Dopo la morte la persona viene a trovarsi immediatamente al cospetto di Dio, davanti alla santità di Dio, all’esperienza del suo amore; allora diviene consapevole della sua malvagità, della sua incapacità di amare fin nelle profondità estreme del suo intimo.

Anche l’uomo che ha vissuto nelle fede di Dio, anche colui che si è continuamente convertito a Lui dal suo peccato, non è perciò stesso già in regola. “Per questo ognuno deve ad ogni istante confessare che è inferiore a se stesso, che deve ancora cercare con fatica, di riconquistarsi.

Ma ciò di cui ora, in forma iniziale, abbiamo esperienza, si avvererà tanto più nell’incontro con Dio al momento della  morte. Anche come uomini che hanno creduto, sperato ed amato, ai quali la colpa è stata perdonata, nella luce della santità divina saremo come coloro che non sono stati identici con se stessi, che non si sono raggiunti, che non sono divenuti quelli che avrebbero dovuto essere e che perciò al cospetto della santità e dell’amore di Dio devono presagire che l’incontro con Dio, a cui l’uomo, quando considera se stesso, non può resistere, sarà come un fuoco ardente, da cui verrà toccato dolorosamente.

Questo ci permette di comprendere quel che è già stato accennato, ossia che Dio stesso, l’incontro con lui, è il purgatorio.

Il purgatorio non è un  mezzo inferno, ma un momento dell’incontro con Dio, cioè dell’incontro dell’uomo che è incompiuto e non ha raggiunto la maturità dell’amore con il Dio santo, infinito, misericordioso, un incontro che è profondamente umiliante, doloroso e perciò purificatore”.

Giuseppe Greco