È nelle librerie il libro di Don Stanzione per l’Anno della Fede

È nelle librerie il libro di Don Stanzione per l’Anno della FedeCon l’inizio dell’anno della fede è in tutte le librerie cattoliche il libro di don Marcello Stanzione edito dalla  Gribaudi  intitolato “ Forti nella fede” e contenenti  365 pensieri quotidiani. Tale libro composto appositamente per l’Anno della fede cerca di fondare l’Anno della fede sui due pilastri indicati da Benedetto XVI nella lettera d’indizione “Porta Fidei”: la riflessione sull’atto stesso del credere e l’approfondimento dei contenuti di ciò in cui si crede. E’ questo l’obiettivo della “Nota con indicazioni pastorali per l’Anno della Fede” pubblicata con la data del 6 gennaio 2012 e la firma del prefetto, il cardinale William Levada, dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. Un documento nato dal mandato conferito dal Pontefice attraverso la stessa lettera “Porta Fidei” e suddiviso in tre parti: un’introduzione, un capitolo centrale con le indicazioni divise in quattro livelli (dalla Chiesa universale fino alla parrocchia) e la conclusione. Le indicazioni, si legge nella Nota, ...

...  “intendono sollecitare, in modo esemplificativo, la pronta responsabilità ecclesiale davanti all’invito del Santo Padre a vivere in pienezza quest’Anno come speciale “tempo di grazia”. Nell’introduzione la Nota della Congregazione ricorda le date (apertura l’11 ottobre 2012), chiusura 24 novembre 2013) dell’Anno speciale e lo sfondo costituito ai due anniversari dall’apertura del Concilio Vaticano II (11 ottobre 1962) e della promulgazione del Catechismo della Chiesa cattolica (11 ottobre 1992). Inoltre vengono ricordate le motivazioni e gli obbiettivi di questa iniziativa del Pontefice : “l’Anno della fede vuol contribuire a una rinnovata conversione al Signore Gesù e alla riscoperta della fede, affinché tutti i membri della Chiesa siano testimoni credibili e gioiosi del Signore risorto nel mondo di oggi”.

La prima parte delle indicazioni pastorali è dedicata al livello più ampio pere le iniziative, quello della Chiesa universale. La Nota, in particolare, ricorda alcuni appuntamenti già fissati e ne auspica altri, Innanzitutto, si legge, “il principale avvenimento ecclesiale all’inizio dell’Anno delle fede” sarà la XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, che si terrà a ottobre 2012 sul tema “La nuova evangelizzazione per la trasmissione delle fede cristiana”. Durante il Sinodo, l’11 ottobre 2012, “avrà luogo una solenne celebrazione d’inizio dell’Anno della fede”. La Nota chiede poi che vengano incoraggiati durante tutto l’Anno i pellegrini alla Sede di Pietro, in Terra Santa. Ma anche le celebrazioni e gli incontri e presso “i maggiori santuari” mariani. Il documento definisce la Giornata mondiale della gioventù del 2013 a Rio de Janeiro come un’occasione privilegiata “per sperimentare la gioia che proviene dalla fede” e auspica simposi, convegni e raduni di ampia portata. Viene poi richiesto uno speciale approfondimento – soprattutto da parte di seminaristi e novizi – dei documenti del Concilio e del Catechismo. Inoltre non manca l’esortazione all’ascolto più attento degli interventi del Papa. Attenzione anche all’ambito del dialogo interconfessionale ecumenica”.

La chiusura dell’Anno avverrà durante una Messa presieduta dal Papa. Tutte le iniziative, infine, saranno coordinate da un’apposita segreteria istituita presso il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, cui andranno segnalati i principali eventi organizzati nell’ambito dell’Anno della fede.  Gli esponenti di tutto il mondo vengono invitati a promuovere “una giornata di studio” da “dedicare al tema della fede”, ma anche a favorire la ripubblicazione dei documenti del Concilio, del Catechismo e del suo Compendio. Testi, che, aggiunge la nota, bisognerà tradurre nelle lingue quali ancora non esistono. Andranno promossi, poi, “trasmissioni televisive sul tema della fede”. Gli episcopati saranno chiamati a “diffondere la conoscenza dei santi del proprio territorio”, oltre che a “valorizzare il patrimonio delle opere d’arte” delle Chiese locali.

Negli studi teologici, nei Seminari e nelle Università cattoliche i docenti saranno invitati a “verificare la rilevanza, nel loro insegnamento dei contenuti del Catechismo”. I teologi a loro volta saranno chiamati a collaborare per la realizzazione di sussidi divulgativi. Infine gli episcopati vengono invitati alla “verifica dei catechismi locali per assicurare la loro piena conformità con i. Catechismo”. La Nota auspica che l’Anno della fede venga aperto e poi chiuso anche con delle celebrazioni a livello una giornata dedicata al Catechismo. Il tema della fede, poi, potrà essere al centro delle lettere pastorali dei vescovi, i quali vengono inviati a organizzare “momenti di catechesi destinati ai giovani e a coloro che sono in ricerca del senso della vita”.

Le comunità locali saranno chiamate a verificare la recezione del Vaticano II e del Catechismo, soprattutto nella formazione dei catechisti. Stesso invito anche per quanto riguarda i cammini di formazione permanente del clero. Nei percorsi di riflessione, inoltre, viene auspicato un coinvolgimento del mondo accademico e della cultura. Si potranno poi organizzare incontri ispirandosi ai dialoghi del “Cortile dei gentili” , avviati sotto la guida del Pontificio Consiglio della cultura. Speciale attenzione, nota il documento, nell’Anno della Fede, dovrà essere dedicata alle scuole cattoliche, dove sarà opportuno usare uno strumento come il Compendio del Catechismo o il libro ”Youcat”. Il quarto livello delle proposte è quello delle parrocchie, comunità, associazioni, movimenti ai quali viene chiesto di meditare la lettera “Porta Fidei”, che, tra l’altro, lancia l’invito a “intensificare la celebrazione delle fede nella liturgia e in particolare nell’Eucarestia”. Sacerdoti e catechisti, poi, vengono inviati a dedicare maggiore  attenzione ai documenti del Concilio  e al Catechismo, promuovendo anche la creazione di “gruppi di fedeli per la lettura e l’approfondimento” di questi testi. Viene chiesto, inoltre,un rinnovato impegno per la diffusione del Catechismo, anche attraverso sussidi adatti alle famiglie e nei momenti di contesto con i nuclei domestici “benedizioni delle case, celebrazioni dei sacramenti). La Nota auspica anche iniziative come le missioni popolari e un rinnovato impegno nell’evangelizzazione. A tutti i livelli ogni iniziativa, conclude la Nota, dovrà “favorire la gioiosa riscoperta e la rinnovata testimonianza della fede”.

L’Anno della Fede ha un antecedente importante, quello che fu indetto da Paolo VI nel 1967, “Ben cosciente delle gravi difficoltà del tempo, soprattutto riguardo alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione”. Allora il contesto era il caos post-conciliare, oggi, spentasi la contestazione ecclesiale incandescente, è piuttosto l’apostasia fredda e la desertificazione religiosa di tante lande un tempo cattoliche. Se l’Anno voluto da Paolo VI si concluse con la Professione di fede del Popolo di Dio, per quello che si aprirà nel 2012 Benedetto XVI propone di riscoprire una Summa  pubblicata l’11 ottobre del 1992, il Catechismo della Chiesa Cattolica. Su un tema che resta annoso, il ruolo del Concilio Vaticano II nel travaglio vissuto dalla Chiesa negli ultimi 50 anni, il Papa ribadisce “con forza” quanto detto nel famoso discorso alla curia romana del 2005, ossia che “se lo leggiamo [il Concilio] e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario che “il rinnovamento della Chiesa passa anche attraverso la testimonianza offerta dalla vita dei credenti” e che la Chiesa dalla “virtù del Signore risuscitato trae forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che le vengono sia dal di dentro che dal di fuori…” Il Ratzinger teologo richiama qui come esempio uno degli autori a lui più cari, Agostino di Ippona, la cui vita “fu una ricerca continua della bellezza della fede fino a quando il suo cuore non trovò riposo in Dio” e i cui scritti restano un “un patrimonio di ricchezza ineguagliabile” per accedere alla “porta della fede”.

Benedetto XVI, che ha convocato il Sinodo dei vescovi per l’ottobre del 2012 sulla Nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana, auspica una presa di posizione pubblica: “Avremo l’opportunità di confessare la fede nel Signore Risorto nelle nostre Cattedrali e nelle chiese di tutto il mondo; nelle nostre case e presso le nostre famiglie”, perché “Le comunità religiose come quelle parrocchiali, e tutte le realtà ecclesiali antiche e nuove, troveranno il modo, in questo Anno, per rendere pubblica professione del Credo”. Di pari passo, Benedetto XVI chiede di “intensificare la riflessione sulla fede”, perché, “la conoscenza dei contenuti di fede è essenziale per dare il proprio assenso, cioè per aderire pienamente con l’intelligenza e la volontà a quanto viene proposto dalla Chiesa”.

In ciò ritorna l’importanza del Catechismo e accanto ad esso trova spazio un suggerimento pratico: “Nei primi secoli i cristiani erano tenuti ad imparare a memoria il Credo. Questo serviva loro come preghiere quotidiana per non dimenticare l’impegno assunto con il Battesimo. Con parole dense di significato, lo ricorda sant’Agostino quando, in un’Omelia sul reddito simboli, la consegna del Credo, dice: “Il simbolo del santo mistero che avete ricevuto tutti insieme e che oggi avete reso uno per uno, sono le parole su cui è costruita con saldezza la fede della madre Chiesa sopra il fondamento stabile che è Cristo Signore…Voi dunque lo avete ricevuto e reso, ma nella mentre e nel cuore lo dovete tenere sempre presente, lo dovete ripetere nei vostri letti, ripensarlo nelle piazze e non scordarlo durante i pasti: e anche quando dormite con il corpo, dovete vegliare in esso con il cuore”.

La fede di cui si parla non è la sola fide dei protestanti e il Papa ricorda l’importanza delle opere di carità, perché “la fede senza la carità non porta frutto e la carità senza la fede sarebbe un sentimento in balia costante del dubbio. Fede e carità si esigono a vicenda, così che l’una permette all’altra di attuare il suo cammino” Come san Paolo, giunto al termine della vita, chiede al discepolo Timoteo di “cercare la fede” con la stessa costanza di quando era ragazzo, così l’Anno che verrà, spiega Benedetto XVI, vuole essere un grande impulso, una sollecitazione affinché “nessuno diventi pigro nella fede”. E affinché ciascuno ritrovi la dimensione della vera milizia cristiana, che è affidarsi a Colui che solo ha il potere di vincere le Tenebre: “Noi crediamo con ferma certezza che il Signore Gesù ha sconfitto il male e la morte. Con questa sicura fiducia ci affidiamo a Lui; Egli, presente in mezzo a noi, vince il potere del maligno e la Chiesa, comunità visibile della sua misericordia, permane in Lui come segno della riconciliazione definitiva con il Padre”.

Alfonso Maraffa