IL CENOBIO DI SANTA MARIA LA NOVA DI GEREMIA PARAGGIO
Scritto da Amministratore   
luned́ 02 aprile 2018
IL CENOBIO DI SANTA MARIA LA NOVALa Chiesa di santa Maria la Nova, conclusa con l’ampia corte a cui si accede da armonioso portale in mura di difesa, assieme a quello che fu importantissimo cenobio , è situata, in posizione elevata, su un poggio fiancheggiato da due corsi di acqua che proprio qui si uniscono. Le confluenze dei fiumi erano considerate, nell’antichità, luoghi magici e spesso nelle loro prossimità sorgevano templi pagani che, per secoli, sono stati luoghi di culto. Anche nella località Calli sorgeva un tempio ed era dedicato ad Apollo: sulle sue rovine sorse Santa Maria. L’antico toponimo, ormai disuso, era forse di origine greca: poteva indicare la bellezza del luogo da cui si domina tanta parte della piana fino al luminoso orizzonte marino ed al bianco alburno. Il Cenobio di Santa Maria La Nova è di antichissima origine come attestano le forme architettoniche superstiti e la tradizione orale locale. ...
 
Qualcuno lo fa risalire addirittura all’anno 570:altri all’VIII secolo; ma essendo Abbazia Benedettina, fu sicuramente edificata dopo quella di san Benedetto in Salerno che risale al 795. Perciò, anche volendo spingere indietro la datazione, non si potrebbe andare oltre il IX secolo. Comunque, secondo quanto affermano Carli e Mottola nell’introduzione del prezioso volume” I Registri delle pergamene dell’Abbazia di S. Maria la Nova” ( Edizioni Studi Storici Meridionali, 1981) la costruzione dovrebbe risalire agli anni intorno al 1220, con la promozione ad Abbazia tra 1241 e 1249. Il primo Abbate fu il Monaco Pellegrino. Santa Maria la Nova nacque per volontà di alcuni monaci che vivevano nell’eremo di San Giacomo, non lontano da qui, sul Monte Furano, ad oltre 700 metri  di altitudine, “ in loco ubi Palmementara dicitur”, i monaci vollero dedicarsi ad attività ospedaliere perciò scesero a valle e vennero tra la gente. il cenobio divenne in breve tempo molto famoso per le vocazioni filantropiche dei Benedettini e, grazie a continui lasciti, le sue proprietà fondiarie arrivarono ad Olevano sul Tusciano e a Balvano di Potenza. L’aggettivazione “ Nova” fu aggiunta per distruggere questa chiesa di Santa maria da quella che era nel Cenobio del Monte Furano. Il corso d’acqua Ausella, a monte di santa maria, si divide in due rami che scorrono , per qualche centinaio di metri, quasi paralleli prima di riunirsi: questo particolare, quasi insignificante, determinò il destino del cenobio Benedettino. L’Ausella divideva e divide il territorio di Eboli da quello di campagna: le complicazioni vennero per il tratto in cui il corso d’acqua si divide in due rami perché, se consideriamo confine il ramo a nord, l’Abbazia appartiene ad Eboli; se invece consideriamo quello a sud appartiene a campagna. Vi furono lotte tra i Campagnesi e gli Ebolitani e, quando prevalsero le regioni di campagna, Eboli abbandonò l’interesse per l’abbazia e ne decretò, così, la rapida decadenza e la successiva soppressione che avvenne nel 1517. I Frati Minimi, dell’ordine zoccolante fondato da san Francesco da Paola, la rilevarono, restaurarono ad ampliarono e la tennero fino all’inizio del 1700, quando lasciarono l’Abbazia e campagna. Ai piedi della chiesa di santa Maria, sul ramo sud dell’Ausella, so forma un vago specchio d’acqua in cui un avvolta si riflettevano acacie, robinie e querce: in quest’acqua vi erano, copiosi, anguille, capitoni, barbi e cavedani: i Frati Minimi, in ossequio alla loro regola che sconsigliava di mangir carne, assumevano le proteine facendo largo uso del pesce che il corso d’acqua metteva a loro disposizione. Il pesce dell’Ausella oggi è un lontano ricordo perché l’inquinamento è arrivato fin qui: in alcuni tratti sembra una pubblica discarica! Con le leggi eversive dei “ Piemontesi”, lo stato italiano incamerò l’antico monastero e la chiesa che la cittadinanza di Campagna, con ammirevole gesto, riscattò nel 1892, come ricorda una lapide all’interno della Chiesa. L’edificio chiesa e monastero ha subito notevoli danni dal sisma dell’80 ed è stato sottoposto a restauro a cura del Provveditorato alle opere pubbliche, su progetto dell’Ing. Magliano e riconsegnato al culto nel dicembre del1990. E un lavoro ben fatto, nel rispetto delle antiche strutture e senza cadere nella tentazione di inutili” invenzioni” come, purtroppo, a volte accade. Santa Maria la Nova fu eretta a Parrocchia nel 1932, dal 1990 è parroco don Marcello Stanzione.