FENOMENI PARTICOLARI NELLA VITA DELLA VENERABILE BENEDETTA RENCUREL
Scritto da Amministratore   
sabato 10 agosto 2019
Benedetta RencurelBenedetta Rencurel, ebbe il grande dono di ripetute apparizioni Mariane che durarono per più di 54 anni, dal 1664 al 1718. Benedetta nacque nel 1647 il giorno della festa dell’arcangelo Michele, nel piccolo paese Saint-Etienne, vicino ad Avencon nel dipartimento Hautes Alpes (Francia), da genitori molto poveri. Benedetta morì all’età di 71 anni, dopo una  santa condotta di vita. I numerosi pellegrini, che a Le Laus si raccomandarono alla Vergine, cominciarono presto ad invocare anche Benedetta e a pregare per la sua beatificazione.
La vita di Benedetta è disseminata da manifestazioni paranormali. E’ così che a diverse riprese, la Vergine Maria o l’Angelo le “portano” degli oggetti che l’aiuteranno nella sua Missione. ...
 
IL PEZZO DI CROCE

 Nell’anno 1668  Maria le diede “un pezzo della vera croce” di Cristo per una persona “afflitta da tentazioni impure”. La reliquia libera la visitatrice che morirà qualche tempo più tardi.
Benedetta recupera il legno così prezioso ai suoi occhi. Ai parenti della defunta, che vengono a reclamarla, ella risponde che non l’ha più, allorché l’ha nascosta in una scatola.
Poco tempo dopo, ella si accorge che non vi è più. Come è scomparso? La Vergine Maria precisa al momento di un’apparizione: “Figlia mia, poiché avete mentito, voi non vedrete più quella croce”.
Cristo è morto sulla croce per i nostri peccati e ci libera dal male, come libera quella donna dalla tentazione; noi siamo tentati, come Benedetta, di accaparrarci di Cristo e della grazia ch’egli ci dona. Dio dona e riprende…

LA PIETRA CHE GUARISCE

Siamo sempre nel 1668, quando si produce un nuovo avvenimento che illustra in modo simbolico l’azione di Gesù in questo mondo. La Vergine Maria dona “una pietra” a Benedetta, “una pietra” che ha la virtù di guarire, le dice, talune malattie, a condizione che la si bagni nell’acqua e che si beva quell’acqua.
Contrariamente al legno della Croce, ch’ella aveva voluto appropriarsi, la pastora fa regalo della pietra alla prima persona che gliela chiede. S’immagine che non abbia più effetto.
La sua generosità l’ha indotta in errore? Si può pensarlo nella misura in cui quella pietra le era riservata per aiutarla nella sua Missione. Quando la Vergine non le detta la via che deve seguire, Benedetta si ritrova coi suoi limiti.
Ma vi è un’altra cosa. Quella storia della pietra può legittimamente turbarci nella misura in cui ella fa pensare ad una procedura magica (talismano). Sarebbe come dimenticare il simbolismo della pietra nella Bibbia: Dio è paragonato nei Salmi ad una “roccia”, alla “roccia che ci salva” (Sal 18, 3; 31, 4; 144, 1…).
L’accostamento che potrebbe essere portato a fare con una scena in cui gli apostoli Pietro e Giovanni sono ingiunti dagli anziani ed i saggi di Gerusalemme per spiegarsi sulla guarigione miracolosa di un infermo, è istruttivo. Pietro spiega alla dotta assemblea: “Sappiatelo dunque voi tutti e tutto il popolo d’Israele, è per mezzo del nome di Gesù Cristo il Nazareno, da voi crocifisso, risuscitato da Dio dai morti, è grazie a lui che quell’uomo si torva là davanti a voi guarito. E’ lui la pietra che voi costruttori aveva scartato: essa è divenuta pietra angolare. Non vi è nessuna salvezza che non in lui; poiché nessun altro nome sotto il cielo è offerto agli uomini, che sia necessario alla nostra salvezza”.
Tutto sembra accadere come se la Vergine, conoscendo il nostro bisogno di materialità, utilizzasse quella pietra. Comunicare con qualcuno, non è imporgli un codice di cui non ha la chiave, è di mettersi al suo posto, perché lo scambio sia reale e condiviso, non illusorio ed imposto.
Nello stesso ordine di preoccupazione, e con una portata simbolica ancor più forte, “l’Angelo ha benedetto diverse volte del vino affinché Benedetta ne dia agli ammalati, che vengono a vederla, per guarirli”, indica Pierre Gaillard. Il vino, sangue di Cristo nell’Eucaristia, sangue di Cristo versato per il riscatto dell’Umanità. Pierre Gaillard precisa nel 1680 che l’Angelo ha “portato quel vino che rassomiglia a dell’ipograsso, più di venti volte”.

I RELIQUIARI

Nel 1680, l’Angelo da a Benedetta quattro piccoli reliquiari dicendole di offrirli a quattro persone “molto tormentate dalle tentazioni della carne”. Quali sono quelle reliquie? Lo ignoriamo. L’effetto è immediato: i beneficiari trovano la pace.
Ancor lì non è l’oggetto che agisce, esso non è che un segno, conta solo la mediazione divina. Le requie sono dei supporti, dei canali dell’azione beneficante di Dio per gli uomini attraverso l’intermediazione dei santi.
E’ là, ricordiamolo, una tradizione apostolica: “Dio compiva attraverso le mani di Paolo dei miracoli poco banali, si legge negli Atti, a tal punto che si prendevano, per applicarli ai malati, dei fazzoletti o della biancheria che avevano toccato la sua pelle. Quelle persone erano allora guarite dalle loro malattie e gli spiriti maligni se ne andavano”.

L’INCENDIO

Un giorno di gennaio, nel 1671, Benedetta risponde ad un invito a cena dalle sue amiche di Santo Stefano d’Avançon. Nel mentre che si trova con loro in una casa del villaggio, ella ha la visione di una donna “dall’aspetto spaventoso” che si appresta a metter fuoco al granaio a lato.
Vero o falso? Benedetta non dubita un solo istante: è vero! Sta per accadere ed il pericolo è immenso, poiché l’incendio si propagherà per tutto il villaggio.
Ella si precipita con le sue amiche e scopre che la porta del granaio è in fiamme. Benedetta si avvicina, la porta si sradica ed il fuoco si ferma davanti a lei.
Il nuovo fatto fa il giro del villaggio. Gli abitanti sono sicuri che la pastora li ha protetti. L’avvenimento ha segnato fortemente Benedetta e le sue compagne che sono state “malate” (si direbbe oggidì scioccate) per diversi giorni.

L’APPARIZIONE DI DUE SANTE

Pierre Gaillard indica: “La Buona Madre ha spesso detto che più si pregano i santi, più i santi pregano per noi”. Esiste una comunione tra il cielo e la terra, che non è unilaterale. Nel 1687, Maria dice ancora a Benedetta: “Più si pregano le anime che sono in cielo, più queste anime beate si ricordano di quelli che le pregano”.
Durante l’est del 1678, il giorno di Santa Barbara, Benedetta vede la Vergine Maria accompagnata da due “sante”, l’una recante “una corona splendente”, l’altra “una corona di spine”. E la Vergine dichiara: “Se volete una corona in cielo, occorre che ne portiate una di spine sulla Terra”.
Benedetta non ha il tempo di chiederle chi siano quelle due persone che l’accompagnano. Il 3 settembre, al momento di un’apparizione dell’Angelo, ella pone la domanda e l’Angelo risponde: “Santa Barbara e santa Caterina da Siena”.
Benedetta ha beneficiato di altre apparizioni di santi, in particolare di quelle di san Protasio e di san Gervasio.

LE LETTERE DEL CIELO

La pastora sta facendo della biancheria al lavatoio – siamo nel 1672 – quando scopre vicino a lei una “lettera” scritta con inchiostro rosso, che è “caduta dall’alto”, dice lei. Pierre Gaillard che descrive quell’episodio misterioso non dice di più sulle condizioni di ricezione della lettera.
Non è una visione. La pastora non è in estasi. Ella sta lavando della biancheria, senza dubbio quella della cappella come ne ha l’abitudine ed ha trovato quella lettera vicino a lei, forse deposta sul lavatoio. Poiché nessuno gliel’ha portata, pensa lei, è giunta da un’altra via.
Siccome lei non sa leggere, la mostrerà, chiedendole di custodire il segreto, cosa ch’egli promette, ad un maestro di scuola di Gap, un certo “Signor Claudio, un vero brav’uomo”, precisa Pierre Gaillard che lo conosce. E’ da notare che il nome di quell’insegnante figura sul brogliaccio di Pierre Gaillard e che è stato cancellato dal testo definitivo, avendo l’autore voluto veramente proteggere l’anonimato di quella persona ancora vivente alla sua epoca.
Qual è il suo contenuto? Benedetta non ne vuole parlare. Non ne sappiamo dunque nulla… Quella famosa lettera è scomparsa “dopo che la si ebbe letta”, dichiara Benedetta, ossia altrettanto misteriosamente di come era giunta in suo possesso. Più tardi, ella dirà comunque a Pierre Gaillard che le date della morte di Jean Peytieu e di Bathélémy Hermitte vi erano annunciate.
Perché quel silenzio, soprattutto quando si sa che il fatto di conoscere per rivelazione la data della propria morte, era considerato come un insigne favore riservato a persone santissime? D’altronde, quando Benedetta ne parla a Pierre Gaillard dopo la morte dei due sacerdoti, questi si meraviglia del suo silenzio.
In altre occasioni, Benedetta è avvisata della data della morte di tale o talaltra persona. Ella previene le persone solamente, pare, se Maria glielo ordina espressamente. Si può concludere che nulla in quella lettera l’autorizzasse a prevenire i cappellani. Si può anche essere tentati di pensare ch’essa contenesse un segreto, come al momento delle future grandi apparizioni mariane.
Durante quello stesso anno 1672, Benedetta riceve altre due lettere dello stesso tipo, ch’ella trova “nella sua stanza” questa volta. A proposito di uno di questi strani corrieri, Pierre Gaillard parla di un altro prodigio: “Dio le fece la grazia di leggere (una di quelle lettere) benché non sapendo né leggere, né scrivere. Essa conteneva i peccati commessi da diverse persone come pure un messaggio per un sacerdote che stava per giungere al Laus. Era annunciato l’invio di una prossima lettera. Benedetta l’ha custodita per sei anni, leggendola tutti i giorni poiché ciò le recava grandi consolazioni, fino al giorno in cui cercandola per leggerla non la trovò affatto”.
Ella ricevette come previsto una terza lettera nella quale figurava la lista dei peccati di quattro persone. Il tempo che rimaneva loro di vivere e quello ch’esse trascorrerebbero in purgatorio. La veggente potette leggere quella lettera ella stessa e la custodì per due anni prima che l’Angelo non gliela riprendesse. E’ senza dubbio a proposito di quella lettera che François Aubin, dopo aver precisato ch’essa era “ben scritta in lettere rosse”, indica che vi sono enumerati “tutti i peccati di un sacerdote” a cui lei la fece leggere. Gliela rese “senza approfittarne”, come anche “degli avvertimenti ch’ella gli diede in quella occasione”, egli scrive.