IN MEMORIA DI SUOR MARIA PIA GIUDICI, SALESIANA ANGELOLOGA Di don Marcello Stanzione
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domenica 01 marzo 2020

SUOR MARIA PIA GIUDICIUna scrittrice appassionata agli angeli è stata suor Maria Pia Giudici, suora salesiana, morta recentemente all’età di 97 anni, era nata a Viggiù, Varese nel 1922,  zia del vescovo emerito di Pavia  mons. Giovanni Giudici. Ha insegnato Lettere e si interessata di educazione e media guidando corsi e seminari per la lettura e la valutazione critica dei film. Dal 1978 si era stabilita a Subiaco (Rm) per abitare con un pugno di consorelle l’eremo di san Biagio dove visse san Romano, sul monte Taleo, posto sopra il santuario benedettino del Santo Speco. ...

 
Tra le sue pubblicazioni: Note esegetiche e spirituali (Città nuova 1995); Piccole storie dal Monte Taleo (Appunti di Viaggio 1997), Ritorniamo mal cuore. Lectio divina di pagine bibliche e pensieri dei Padri (Ivi 1999), Il viaggio irrinunciabile. Lectio divina sul passaggio dalla dispersione all’essenzialità (Paoline 2007); Elogio della vita (Paoline 2009).  Alcuni anni fa è stata intervistata dal famoso scrittore cattolico Vittorio Messori e riporto qui integralmente il contenuto di quella intervista nel libro “Inchiesta sul Cristianesimo”: “Ma veniamo finalmente agli angeli, a “questi misteriosi fratelli che” dice, “ho sempre prediletto, sentendoli come educatori all’amore”. L’iniziativa di approfondire la loro conoscenza è nata con un obbiettivo preciso: “da un lato, volevo demitizzare l’idea un po’ superstiziosa dell’angelo come tappabuchi o, peggio, come concorrente di Dio. Dall’altro, intendevo mostrare, innanzitutto a me stessa, che chi li trascura, trascura un aiuto che il Padre ci ha dato per la salvezza. Abbandonarci alla loro presenza significa anche lasciarsi salvare, lasciarsi accompagnare dall’amore. In questo fratello che si assiste mentre camminiamo verso l’eterno”. C’è stata in lei, confessa, “un po’ di incoscienza, di ingenuità nell’affrontare da non teologa di professione, un tema così delicato e così sottoposto agli attacchi della esegesi biblica, della psicologia, dell’etnologia. Ma non ero poi così sprovveduta, conoscevo bene le critiche e le difficoltà. Sapevo anche che togliete queste creature dalla nostra visione di fede significa censurare la parola della Scrittura, quella di Gesù stesso, quella della Tradizione, dei Padri, della Liturgia. Tutte parole che agli angeli danno un’esistenza e un ruolo”. Il Cristo ha ammonito di non scandalizzare i fanciulli perché “i loro angeli nel Cielo guardano continuamente Dio”. Ma ha aggiunto anche una parola spesso trascurata: “Ogni volta che un peccatore si converte c’è gioia in Cielo tra gli angeli di Dio”. (Lc 16,10). “Parola meravigliosa”, commenta suor Giudici. “Lassù, non solo i santi, ma anche gli angeli tutti ci conoscono e ci seguono con amore”. Anche in questo senso, “queste creature sono inserite nel mistero della Chiesa come comunione: nessun uomo è un’isola, nessuno si salva da solo, ma in compagnia dei suoi simili, viventi e defunti e anche degli angeli”. I quali, quando si fanno “custodi”, realizzano un’altra “delle finezze di Dio, delle prove della sua tenerezza per noi”. Sulla scorta dei padri, suor Giudizi crede che agli angeli custodi siano dati tre compiti: “Innanzitutto, un ruolo di pace, proteggendoci dai turbamenti interni ed esterni. Poi, un ruolo di penitenza, rimproverandoci quando ci allontaniamo dalla buona strada. Infine, un ruolo di orazione, pregando per noi e al contempo aiutandoci a pregare”. In questa prospettiva stupenda, riesce davvero difficile capire perché molti intellettuali cristiani pensino di dover tacere su una realtà di fede come questa, che non è soltanto consolante ma è attestata lungo tutte le pagine di quella Scrittura che pure si invoca come autorità suprema. Del resto, anche il Concilio ha riconfermato come del tutto indiscusse e pacifica la devozione costante dei cattolici verso le creature celesti: “La Chiesa ha sempre venerati con particolare affetto, insieme con la Beata vergine Maria e i santi angeli, gli apostoli e i martiri” (Lumen Gentium, 50). Ed è basandosi sul Vaticano II che, nel ’68, Paolo VI recitava il suo “Credo del Popolo di Dio”, confessando “fede nel Dio Creatore anche delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli”. Giovanni Paolo I ebbe il tempo di lamentare che “gli angeli sono i grandi sconosciuti, di questi tempi. Qualcuno ha persino insinuato il dubbio che non siano persone. Molti non ne parlano. Sarebbe invece opportuno ricordarli più spesso come ministri della Provvidenza nel governo del mondo e degli uomini, cercando di vivere in familiarità con essi, come hanno fatto i santi”. Altrettanto chiaro e vigoroso nella difesa di Scrittura e Tradizione è stato, più e più volte, Giovanni Paolo II. Inascoltato però, qui come altrove. Suor Giudici cita anche il grande teologo ortodosso Evdokimov che denunciava la “neutralizzazione” degli angeli da parte di certi suoi colleghi cattolici: “Tutto ciò che colpisce, che esorbita dall’esperienza sensibile e supera il senso comune viene sterilizzato. Così la religione è appiattita, resa prudente, in tutto ragionevole. E proprio per questo l’uomo d’oggi la rigetta”. Certo, è necessario guardarsi da uno spiritualismo che dia agli angeli un ruolo che non compete loro; ed è pure necessario dare a queste creature misteriose un radicamento totale in Cristo. “Ho cercato”, spiega “di mostrare come anche essi si situino perfettamente all’interno della storia della salvezza, come rientrino nella globalità del mistero cristiano”. Mistero che ha bisogno di loro anche per una sorta di completezza: “Amo molto gli angeli, penso che ciascuno di essi sia la traduzione viva di un pensiero amoroso di Dio. Gli angeli sono al nostro servizio (in ordine alla salvezza, dice la lettera agli Ebrei) e stanno un gradino sopra di noi”. Una realtà in tre gradini, insomma, che culmina ed è insieme fondata tutta quanta dal Cristo”. In un’altra  intervista a suor Giudici apparsa sul mensile “Il Bollettino Salesiano” di luglio-agosto 2013 l’intervistatore chiede: “ Lei ha scritto un bellissimo libro sugli Angeli. Perché? Li possiamo incontrare quassù?”. La suora salesiana così risponde: “Ho scritto un libro sugli Angeli semplicemente perché una superiora del consiglio generalizio ma l’aveva chiesto. “L’appetito vien mangiando” dice un proverbio. Infatti l’amore per gli Angeli mi è venuto dal conoscere il senso e il valore del loro ministero per la gloria di Dio e per l’aiuto a ciascuno di noi. Non sono certo gli Angeli a salvarci, ma da fratelli più forti e grandi di noi nel consentire a Dio, possono aiutarci a lasciarci salvare da Lui. E allora perché non pregarli? Non ho mai incontrato visibilmente gli Angeli: né a San Biagio né altrove. Però ho avvertito la loro consolante presenza là dove tutto è più semplice, più vero, più fraterno e più bello: nell’abbraccio di Dio che guida i nostri passi in luce di Vangelo e in bellezza di creature – dono. Dal fiore di prato al cane scodinzolante all’uccello in volo, tutto e tutti costituiscono un caro mondo che gli Angeli mettono in sintonia con me, per aiutarmi a respirare la Grande Presenza, vivere insieme con Lui, cercando di diventare come a Lui piace. Suor Giudici è anche una poetessa e riporto alcune sue composizioni sugli spiriti celesti. Sempre nel suo libro “Gli Angeli. Note esegetiche e spirituali” che ha avuto un grande successo editoriale, alla fine del testo la religiosa salesiana riporta alcune poesie da lei composte in onore degli spiriti celesti:

 

GLI ANGELI

 

    Dalle nostre chiuse dimore

Dove troppo spesso

Giochiamo a una parvenza di vita

Prigionieri di beni

Caduchi e fallaci,

afferrateci voi,

Angeli,

fulgidi Fratelli

d’immateriale forza e beltà.

 

    Nel vostro essere gorgo di luce

Attorno a “colui

Che è che era e che viene”,

possiamo essere

anche noi attirati

e polarizzati

e finalmente centrati in lui

con la mente e col cuore,

fino alle radici dell’essere.

 

    Dalle nostre opache dimore

Dove l’“io”

Malato di tenebra

Sempre più svigorisce

Si chiude e s’affanna

In beni di bitume e di paglia,

liberateci voi,

Angeli,

vivili e amorevoli Fratelli.

 

    Nel vostro essere spirale di luce

Attorno a colui

Che è “il Primo e l’Ultimo”,

l’Alfa e l’Omega,

il Principio e la Fine”

d’ogni più riposto desiderio

del cuore umano

e della storia

e del cosmo,

possiamo esser anche noi attirato

e vivificati

e pacificati

fino a diventare

lode della sua immensa gloria.

 

 

ALL’ANGELO CUSTODE

 

    Nel tuo silenzio

La mia vita dispersa si raccoglie

Come calmo scorrere d’onda

Nel canto dell’ultima luce.

 

    Nella tua preghiera

La mia sete infinita si placa

Come per vena d’acqua improvvisa

Sull’erta d’arido monte.

 

    Nel tuo amore

Il mio cuore illimpidisce in fiducia

Come lucerna avvivata

Dal fluido calarvi dell’olio.

 

    O Angelo della lode

E della contemplazione eterna,

Angelo adorante,

prendi nel cavo delle pure mani

il guizzo breve della mia vita

e fanne un osanna di fuoco

che non si estingue più.