Angeli e demoni nella guerra spirituale odierna Di Cristiana De Magistris
Scritto da Amministratore   
giovedì 03 settembre 2020

Angeli e demoni nella guerra spirituale odiernaLa maggior astuzia del demonio consiste nell’indurre a credere che non esista: è questo il più grande trionfo della sua abilità. Dalla Scrittura, infatti, sappiamo che il demonio – oltre ad essere omicida – è bugiardo (cf Gv 8,44). Per tale ragione, sarebbe un errore molto pernicioso immaginare l’azione del demonio come qualcosa di spettacolare e, di conseguenza, di facilmente riconoscibile. ...

 
Ciò è contro il suo fine, che è quello di ingannare. Al contrario, la sua azione è in genere sottile e nascosta, e perciò ha i caratteri della più raffinata perversità. Il suo fine ultimo è quello di impedire alle anime di unirsi a Dio e di salvarsi. E a questo fine mina la base della vita spirituale, che è la fede.

Questa virtù teologale ci mette in diretto contatto con Dio, benché nell’oscurità. Essa è il fondamento della vita soprannaturale e ci unisce intimissimamente a Dio. Il concilio di Trento afferma che la fede «è il principio, il fondamento, la radice della giustificazione, e quindi della santificazione». Attraverso la fede, afferma Mons. Guy, «la luce di Dio diventa luce nostra, la sapienza Sua sapienza nostra, la scienza Sua scienza nostra, la mente Sua mente nostra, la vita Sua vita nostra». Il demonio non può entrare in questo dominio riservato solo a Dio, e l’anima che vive di fede è fuori del suo potere. La fede è come una corazza che difende l’anima dai suoi attacchi, e perciò il demonio usa tutti i suoi artifici per farla uscire fuori di essa, abbagliandola con le vasta gamma di meraviglie che egli può operare: tutto ciò per portare l’anima a dipender da qualcosa di diverso dalla pura fede.

Ai giorni nostri, questo è il pericolo maggiore della proliferazione selvaggia di apparizioni e rivelazioni le quali, essendo imitazioni del soprannaturale, sono fortemente sospette di intervento diabolico. San Giovanni della Croce afferma che la fede – e non le rivelazioni – è il mezzo per tendere al nostro fine, che è Dio, e che «la nuda e pura fede infonde nell’anima più amore di Dio che tutte le visioni». La fede è l’unico mezzo proporzionato per l’unione con Dio e, a questo fine, l’anima deve appoggiarsi alla dottrina della Chiesa e non alle rivelazioni. «Il demonio – continua il grande Carmelitano – è abilissimo nell’insinuare menzogne, da cui è possibile liberarsi solo rifuggendo da tutte le rivelazioni, visioni e locuzioni soprannaturali».

La “golosità del meraviglioso e dello straordinario” è sempre stata una tentazione quasi irresistibile per l’uomo che, col peccato, ha perso la visione di Dio. Ma la redenzione dal peccato sta appunto nella vita di fede. È sulla fede teologale, per quanto oscura, e non sulle rivelazioni, per quanto meravigliose, che si fonda la vita del cristiano.

 

Ultimo aggiornamento ( giovedì 03 settembre 2020 )