GLI ANGELI AVVISATORI DELLA MORTE Di don Marcello Stanzione
Scritto da Amministratore   
sabato 18 settembre 2021

ANGELI AVVISATORI DELLA MORTEDio invia i suoi angeli a manifestare a terze persone l’entrata in paradiso dei suoi servitori. Già dalla storia dei Padri del deserto apprendiamo che nel momento della morte di Amun, eremita nel deserto della Nitria, il suo amico sant’Antonio il Grande (251-356) vide un uomo luminoso trasportato in cielo da degli angeli, mentre che una voce gli diceva: “E’ Amun il Nitriota”. ...

 

Nel VI secolo, Gregorio di Tours annotava nella sua Storia dei Franchi, riguardo all’abate Aredo : “Si sa da testimonianza veridica ch’egli era stato accolto (in cielo) dagli angeli”.

Il più celebre dei santi scozzesi, Colombas (521-597), abate di Iona, vide nel 563 il suo compagno Odran di Iona portato in cielo dagli angeli, dopo che i demoni si erano vanamente disputata la sua anima. Dieci anni più tardi, egli vede una truppa angelica accogliere l’abate Brendan di Birr, suo discepolo e consigliere, ed egli fa celebrare una messa in sua memoria. Questo non ha nulla di sorprendente, se si crede al suo biografo e successore Adamnan: Lui stesso aveva il volto d’un angelo. Il suo carattere era eccellente. La sua parola gradevole, le sue opere sante ed i suoi consigli preziosi; egli amava tutte le persone.

Nel 1460, alla morte di fra Domenico Castellano, un francescano infermiere a Guasta (Firenze), è un bambino di cinque anni che, nella via vicina al convento, riceve l’annuncio del suo trapasso e grida: “Fra Domenico! Gli angeli lo portano in cielo, circondato di gloria!”. Allo stesso momento, una ragazzina di dieci anni, morente, grida: “Aspettami! Aspettami, fra Domenico!” ed ella lo vede salire in cielo, scortato dagli angeli, prima di morire lei stessa per raggiungerlo.

Quando il carmelitano Angelo Agostino Mazzinghi (1373-1438) spirò a Firenze, si videro degli angeli scendere dal cielo fin al di sopra della sua cella poi risalire lasciando una scia di luce dietro di essi: se ne conclude che essi portavano la sua anima in paradiso. Come pure, nel 1479, alla morte del frate francescano Liberato da Civitella, gli abitanti di Tocco videro degli angeli portare la sua anima in cielo: se l’apparizione li meravigliò, il fatto stesso non li sorprese affatto, poiché essi avevano un’altissima opinione del religioso che, infermiere del suo convento, era stimato per i suoi doni di taumaturgo e le sue lievitazioni. Alcuni anni più tardi, l’annuncio del decesso del suo confratello spagnolo Julian D’Elche fu più discreto: un suo discepolo, che si trovava al santuario di Loreto, in Italia, vide un coro di angeli innalzarsi verso il cielo, recante un’anima splendente come il sole e lasciando dietro di essa una scia di profumo, nel mentre che una voce gli diceva: “Fra Giuliano sta morendo”.

Pare che tali fenomeni si siano fatti singolarmente rari nell’ora attuale. Forse non si osa parlarne quando essi si producono nel silenzio dei chiostri, forse anche il nostro razionalismo od i nostri concetti erronei del mondo angelico dissuadono gli spiriti celesti dal manifestarsi con tanto clamore come nei tempi in cui la fede era più semplice e più viva? Ma si riportano di tanto in tanto dei prodigi similari, come quello che segnò gli ultimi istanti del frate ospedaliero Riccardo Pampuri (1897-1930): la vigilia della morte, allorché divorato dalla febbre ed incapace oramai di parlare, egli riposava nella sua stanza, assistito solamente da sua zia Maria e da un’amica di famiglia, Gina, le due donne videro subito una specie di luce intensa che avanzava verso il letto del moribondo. Impressionate, essi lo chiamarono per nome, invano. Egli morì serenamente l’indomani, 1° maggio, alle 10 e mezza della sera, circondato dai suoi confratelli, senza aver potuto dire una parola. Tutti si accordarono nel dire che, molto devoto all’angelo Raffaele, perché essendo un medico, Riccardo aveva beneficiato nei suoi ultimi momenti di una visita dell’angelo o di un altro spirito celeste, di cui le due donne avevano percepito la luminosa presenza. Riccardo Pampuri è stato canonizzato nel 1989.