ICONOGRAFIA DEGLI ANGELI A PARMA Di don Marcello Stanzione
Scritto da Amministratore   
domenica 18 giugno 2023

iconografia angelicaParma è una città capoluogo dell’Emilia Romagna di quasi 190.00 abitanti ed è posta fra gli Appennini a sud, ed il fiume Po, a nord e fu fondata dai Romani nel 183 a.C., su un preesistente insediamento Celtico, per completare il programma di occupazione e difesa della Via Emilia, che già allora, si snodava da Piacenza a Rimini. Parma ha numerose e bellissime chiese piene di opere d’arte e l’iconografia angelica ha una notevole presenza. Nello stilare questo articolo mi sono abbondantemente servito del materiale di mons. Andrea Maggiali.  Sulla cuspide della torre (m. 67,82), unita alla Cattedrale di Parma, che risale al 1284, è visibile “l’Angiol d’or”: così lo chiamano tutti. Raffigura S. Raffaele, emblema del Capitolo della Cattedrale, ma da sempre e da tutti ritenuto grande protettore di Parma. ...

 
E’ un angelo, in rame martellato, che un tempo girava su se stesso. Nel parmense gli angeli sono raffigurati in tutti i luoghi di culto (chiese, oratori, maestà o cappelline) e in alcune case private. Diverse opere custodite nella Galleria Nazionale provengono da chiese o conventi soppressi. Farne une elenco dettagliato e con valutazioni critiche è compito arduo, anche perché ci si è proposto di dar vita a un libretto breve e facile, adatto ai bambini e agli adolescenti. Senza voler far toro ad alcuno, mi limiterò quindi a contenute indicazioni e non me ne voglia chi non rientra nel breve elenco. In diverse località della diocesi furono costruiti Oratori per venerare la Vergine degli Angeli e gli Angeli che le fanno corona. Eccone alcune: Castignano, Collecchiuo, Fornovo, Gainago, Pannocchia, S. Ilario Baganza, S. Prospero, Vicopò. La Madonna degli Angeli è festeggiata a Oriano, Porporano, S. Ruffino e Trecasali. Ma soprattutto la città di Parma può vantare una grande quantità di angeli anche di alto valore artistico. Sommi scultori e pittori hanno arricchito di figure angeliche le chiese, le piazze, i crocicchi delle strade e le case private. Partendo dove c’è sempre stato un artistico Oratorio dedicato alla Vergine degli Angeli, citerò subito il Duomo, una delle più belle Cattedrali romaniche d’Italia. Il Duomo, iniziato nel 1059, distrutto da un terremoto, ricostruito quasi interamente nel 1130 su progetto dello scultore Benedetto Antelami e terminato nel 1178, fu dedicato all’Assunta e anche nel settore angeli ha ricchezze impagabili, come gli angeli scolpiti  dall’Antelami e quelli affrescati dal Correggio. Benedetto Antelami, nella famosa deposizione che è in Cattedrale ci ha lasciato: l’Arcangelo Raffaele, che viene dal cielo col braccio teso come folgore a stigmatizzare con un gesto di condanna l’opera della chiesa ebraica che sente vacillare il simbolo del potere religioso; l’Arcangelo Gabriele invece sembra voler proteggere la chiesa cattolica; ella parere sinistra della navata centrale c’è l’angelo Gabriele che annuncia a Maria il mistero dell’Incarnazione; in un altro affresco ci sono angeli che cantano sul neonato Salvatore; il grande affresco (1572-73) del pittore Lattanzio Gambara, rappresenta l’Ascensione di Cristo attorniato da molti angeli in festa; Antonio Allegri detto il Correggio (1489-1534) ci ha fatto dono di una cupola meravigliosa affrescata con una quantità di messaggeri celesti che, festanti, portano Maria al Padre perché sia incoronata Regina (1526-1530). Per elencare le preziosità della Cattedrale non basterebbe un interro libro, passerò quindi agli angeli, sempre dell’Antelami, che sono nel Battistero, il monumento più importante ed evoluto del Medioevo in Italia. Realizzato in marmo rosa di Verona su pianta ottagonale, il Battistero è opera di Benedetto Antelami, che ne iniziò la costruzione (1196-1216) e ne eseguì le mirabili sculture nei tre portali esterni nelle lunette e nelle allegorie dei Mesi all’interno. Due angeli sono sopra la porta della Vergine, alcuni nella porta del redentore che circondano Cristo giudice, uno robusto guida la fuga in Egitto. La Chiesa di S. Giovanni Evangelista, costruita tra il 1498 e il 1510 e dovuta in parte a Bernardino Zaccagni, ha una facciata barocca realizzata da Simone Moschino nel 1067. Nel catino, un coro di angeli evanescenti nella luce nuotano fra le nubi; angeli del Parmigianino fanno bella figura di sé in coro, mentre nella cupola ci sono quelli dipinti dal Correggio tra il 1520 e il 1524 (fu questa la prima cupola affrescata dal Correggio); nell’abside, in un affresco gotico raffigurante la vergine seduta in trono con il Bambino, a sinistra è rappresentato l’Arcangelo Gabriele; nella 4^ cappella Girolamo Bedoli Mazzola ha raffigurato lo sposalizio mistico di Santa Caterina alla presenza di S. Nicola e di un angelo. Nella navata centrale della Chiesa di santa Croce ci sono gli angeli con il simbolo del martirio; nella cupola un coro di angeli recano i simboli della passione e della morte di Cristo mentre accompagnano la vergine in Cielo, e in  due raffigurazioni di G.M. Conti (S. Giuseppe e la Trinità), ci sono angeli che giocano fra le nubi. Angeli e angeli “volano” fuori e dentro la Chiesa dell’Annunziata , uno dei monumenti più belli del Cinquecento: la gente ama chiamarla la sua “Nunsieda”, il “Duomo dell’Oltretorrente”. Fu costruita dai frati francescani sull’area della piccola chiesa dei Santi Gervaso e Protaso, avuta in lascito alla morte del parroco che li ospitò nel 1546. A quel tempo il duca Pier Luigi Farnese fece demolire, per motivi strategici, tutte le costruzioni che si trovavano fuori dalle mura della città di Parma, ivi compresi il convento e la chiesa dedicata alla Madonna Annunziata, ricostruiti fuori Porta Nuova (nell’attuale zona della Cittadella) dai frati Osservanti, quando avevano abbandonato il grande convento di S. Francesco al prato per questioni interne con gli altri frati. Va ricordato che S. Francesco, di ritorno dalla Terra Santa, era giunto a Parma nel 1221 e vi era trattenuto alcuni giorni. Il complesso monumentale dell’Annunziata fu iniziato il 9 maggio del 1566 per volere del duca Ottavio Farnese e su disegno dell’architetto di corte Gian Battista Fornovo. Fu ultimato, dopo il cedimento nell’anno 1624 di una parte del tetto, grazie all’operosità dei “fabbriceri” e all’impegno di un gruppo di Dame dell’Oltretorrente (capeggiate dalla duchessa Margherita Farnese) che si prodigarono a raccogliere offerte per ola costruzione della cupola; cupola che l’architetto romano Girolamo Rinaldi modellò a forma ellittica, intitolandola ad un “movimento molto audace di pareti e di masse”. Nell’antiportico o pronao, sopra la porta centrale della Chiesa dell’Annunziata, un gruppo in stucco, eseguito nel 1650 da Giacomo Barbieri, rappresenta la Madonna Annunziata circondata da 45 angeli e sotto lo sguardo di Dio Padre la porta fu salvata dalla distruzione da P. Lino Maupas (P. Lino da Parma) durante le giornate rivoluzionarie del 1908 e riportata all’antico splendore nel 1966, nella ricorrenza del quarto centenario della costruzione della chiesa. Parlando di angeli (che di angeli dobbiamo parlare) partiamo dall’atrio a sinistra della chiesa dove si trova una copia della famosa Annunciazione del Correggio, opera di Ignazio Affanni (1828-1889); l’originale è stato collocato nella Galleria nazionale di parma nel 1879. La seconda cappella è dedicata al Beato Giovanni Buralli di Parma, raffigurato in una grande pala da Nicolò Favini (P. Atanasio da Coriano) mentre celebra la Messa assistito da un angelo adulto vestito da frate. Nella 4^ cappella dedicata a S. Pietro d’Alcantara, la pala attribuita a Ilario Spolverini (1657-1734) raffigura il santo circondato da angeli (in passato la cappella è appartenuta ai conti Torelli). Sullo sfondo della decima cappella, dove è collocato il Fonte Battesimale disegnato da Camillo Uccelli, si trova il quadro di Antonio Bernabei (1567-1630) che raffigura S. bernardo da Siena, S. Giovanni da Capistrano e S. Giacomo della Marca ai piedi della Madonna con Bambino circondata da angeli. Nell’interno dell’abside, in fondo al coro, vi è un quadro di grandi dimensioni eseguito nel 1518 da Francesco Zaganelli Cotignola per la Chiesa dell’Annunziata di Fuori Porta: rappresenta la Vergine col bambino Gesù, insieme a S. Bernardo abate di Clairvaux e S. Giovanni Battista ( a destra), S. Francesco d’Assisi e S. Giovanni Ev. (a sinistra) e ai piedi della Vergine vi è un angelo di forme adulte che suona il violino. Dopo che la chiesa fu distrutta nel 1546 per ordine di Pier Luigi Farnese, il quadro fu collocato nel coro della nuova Annunziata. In alto, sopra al quadro di Francesco Zaganelli, è possibile ammirare un gruppo di angeli che fanno corona al nome di Gesù, inciso a lettere d’oro. Anche gli altari e gli archi delle cappelle sono abbelliti da angeli. E vale ricordare e porre in risalto una bella opera lignea che raffigura la Madonna e l’angelo del Correggio, visti dagli artisti di Ortisei, e un volo di quindici angioletti inediti, opera di quel Gian Battista Borghesi, che per decenni ha decorato la facciata del Presepio di Maria Luigia: niente ci sembra più soave dei celesti musici del Borghesi per proteggere i bambini. La cupola della Chiesa di Santa Maria degli Angeli, affrescata da Giovanni Battista Tinti verso la fine del XVI secolo, propone una delicata schiera di messaggeri celesti che gioisce per il trionfo dell’Assunzione della Vergine. Nella Chiesa di S. Bartolomeo, già esistente nell’835 quando la regina Cunegonda la fece edificare con il monastero attiguo e vi collocò le reliquie della martire romana Santa Sabina, circa cinquanta lapidi ricordano sacerdoti e fedeli illustri, come lo storico Angelo Pezzana e Giovanni Battista Bodoni; le ancone e gli ornati delle cappelle e della navata sono di Girolamo magni (1815-1889); con soavità gli angeli della 3^ cappella di sinistra vegliano su una Maria Bambina, protetta in un’urna trasparente, e i suoi genitori S. Anna e S. Gioacchino: l’insieme è di Cleomene Marini (1853-1817). Nel presbiterio, notevoli l’altare maggiore in marmo policromo e la grande ancona con la pala d’altare raffigurante il Martirio dell’apostolo S. Bartolomeo, opera egregia dell’abate Giuseppe Peroni (1710-1776): secondo la leggenda, il santo apostolo sarebbe stato scorticato vivo a causa delle guarigioni e delle conversioni che operava; ecco perché i candelabri appesi ai pilastri recano come simbolo una mano con il coltello. Nella Chiesa di S. Alessandro la pala d’altare di Girolamo Bedoli Mazzola (1440-42) raffigura due bellissimi angeli accanto al Bambino Gesù che, sulle ginocchia di Maria, consegna a Santa Giustina la palma del martirio, mentre S. Alessandro riceve da S. Benedetto un turibolo con il quale incensa il Figlio di Dio. Nella Chiesa del Santo sepolcro, che vanta un ricco soffitto ligneo del XVII secolo e un campanile barocco, in una tela ad olio – raffigurante il profeta Natan e David e attribuita a Clemente Ruta (1685-1767) – c’è un angelo volante con la spada in seno; nella 1^ cappella di sinistra c’è una copia della Madonna della Scodella di Alessandro Mari (1650-1707) con angeli volanti fra le nubi (l’originale del Correggio, rubato da Napoleone, è poi tornato alla Galleria Nazionale); nella seconda Cappella di sinistra il Gesù in gloria, di Alessandro Mari, è adorato dai santi Sebastiano e Rocco e attorniato dagli angeli; sempre nella 2^ cappella di sinistra, sulla parete orientale una bella tela di Lionello Spada (1576-1622) raffigura lo sposalizio di santa Caterina: a destra ci sono due grandi angeli e due piccoli,a sinistra altri due angeli e dal Cielo cala una bella gloria di piccoli angeli e di grandi angeli musicanti; nella 3^ cappella di sinistra o dell’Addolorata, restaurata nel 1999, due bellissimi angeli in legno e senz’ali sono addolorati per le sofferenze della Vergine, mentre nel soffitto si vedono otto angeli; nella 4^ cappella di sinistra una tela di Giovanni Lanfranco (sec. XVI) raffigura S. Ubaldo: in alto ci sono angeli che volano fra le nubi; nella 2^ cappella di destra, nel Miracolo dell’Eucarestia, dall’alto scende una gloria di santi mentre S. Ubaldo caccia il demonio e l’angelo Gabriele che conduce per mano Tobiolo, nella zona superiore gli angeli depongono Gesù nel sepolcro e l’angelo Gabriele annuncia a Maria la nascita del Redentore; nella 4^ cappella di destra – sulla parete occidentale – è raffiguranti la Vergine con il Bimbo e S. Francesco, in alto piccoli angeli volano uniti in segno in segno di giubilo; una nota particolare caratterizza la quarta Cappella di destra: la duchessa margherita Aldobrandini - Farnese  fondò nel 1622 la “Pia Unione delle nobili Signore dell’Angelo Custode”, le quali commissionarono a Giovanni Battista Cignaroli (1754) di dipingere un grande Angelo Custode (cm. 23x136); nell’antisagrestia sono conservati il dipinto di S. Sebastiano con un angelo intento ad estrarre le frecce dal corpo del santo, il dipinto di Sebastiano Bernabei (1580-1630) che raffigura Gesù fra i santi Sebastiano e Rocco e una gloria di piccoli angeli, e ancora: la Vergine con i santi Martino e Caterina e, in alto a destra tre piccoli angeli (di A. Bernabei); in sagrestia un quadro assai bello di Gerolamo Bedoli (1500-1569) raffigura la Madonna con  Gesù e Giovannino, tre grandi angeli contemplano la scienza: uno è intento a  parlare, gli altri nella penombra raccolgono frutti. La rinascimentale, imponente Chiesa di Santa Maria della Steccata, costruita tra il 1521 e il 1539 su progetto di Giovan Francesco Zaccagni e di suo padre Bernardino (capomastro), è sormontata da un’elegante cupola disegnata da Antonio da Sangallo il Giovane. La chiesa, che conserva una moneta d’oro del duca Odoardo Farnese (1622-1646) con l’immagine, nel retro, della Madonna della Steccata incoronata da due angeli, deve il suo nome alla presenza dell’immagine della Vergine – appartenente a un preesistente oratorio recinto da una steccata per contenere i fedeli -. Il cornicione esterno della chiesa conta diversi angeli in marmo e all’intermo ci sono alcuni dipinti del Parmigianino. Nel medaglione centrale del Coro dei Cavalieri è affrescata l’Assunzione della Vergine attorniata da ventiquattro angeli in festa. Nel catino dell’abside principale Michelangelo Anselmi ha dipinto ( su cartoni di Giulio Romano) l’incoronazione della Vergine circondata da numerosi angeli musicanti (1540-47). Nel catino Nord Gerolamo Bedoli ha raffigurato la Pentecoste e nella parte alta ci sono numerosi angeli danzanti. Nella cappella di S. Ilario Innocenzo martini ha raffigurato la Madonna con il bambino e i santi e dieci angeli festanti. Anche nella Sacra Famiglia di Giovanni Soen e nella elezione della Vergine abbiamo molti angeli. Nella Camera di S. Paolo, che fa parte dell’antico appartamento della badessa Giovanna Piacenza, è possibile ammirare la volta splendidamente affrescata nel 1519 dal Correggio sotto forma di un luminoso pergolato di significato allegorico. La Chiesa di S. Rocco vanta un angelo di P. Bastiani (sec. XVI) che presenta a Gesù S. Ignazio; altri cinque angioletti abbracciano il Padre Eterno. Nel catino della 2^ Cappella della Chiesa di S. Quintino, il Galletti ha affrescato il Paradiso pieno di angeli che suonano. Per la Chiesa di S. Giuseppe il pittore P. Ferrari ha raffigurato Santa Cecilia: in alto c’è un angelo che fa festa. Nella Chiesa di Santa Cristina abbiamo tre quadri di G. Venanzi: il martirio di Santa  Cristina, la Madonna in gloria e S. Antonio da Padova che tiene il Santo Bambino fra le braccia; in ciascun quadro ci sono decine di angeli. Nella Chiesa di S. Maria delle Grazie in Capo di Ponte, c’è una Sacra Famiglia, su tela di A. Savazzini, illuminata in alto da un grosso faro sorretto da due angeli: a sinistra, entrando, abbiamo un angelo custode che protegge un bimbo dalla grinfie del maligno; l’angelo custode, dipinto da Sisto Baldalocchio nel 1621, trafigge il demonio. Nella Chiesa di Ognissanti Pietro Melchiorre Ferrari ha racchiuso in una fastose cornice coeva un’Immacolata con tunica bianca, manto azzurro e dodici stelle che le contornano il capo; in alto c’è un trono di nubi sulle quali stazionano gruppi di angeli; in basso, a sinistra, tre di loro sorreggono un serto di rose offrendo a Lei, contemporaneamente, un mazzo di candidi gigli; sulla destra un angelo venera l’Immacolata con mani giunte. Nella Chiesa di S. Michele dell’Arco la pala dell’altare maggiore raffigura la madonna con l’arcangelo S. Michele e S. Gemianiano di Campana. La Chiesa della SS. Trinità , fondata nel 1617 come ospizio per pellegrini dalla confraternita dei Rossi (così detti per la cappa rossa indossata dai suoi membri) venne ampliata e abbellita in un secondo tempo: la facciata in marmo, disegnata da Ernesto Piazza, fu eseguita da Ilario Bolzoni tra il 1862 e il 1864. L’interno è a una sola navata con cupola e la grande tela del coro dipinta da G. B. Borghesi raffigura la SS. Trinità. Tra le altre opere che adornano la chiesa: una Madonna con Bambino , S. Anna , S. Giuseppe e S. Filippo Neri (di Alessandro Trarini); una Madonna con Santa Caterina, S. Carlo Borromeo e S. Francesco d’Assisi (di Giulio Cesare Amidano). Presso le Orsoline del S. Cuore, il bellissimo angelo annunciatore del pittore G.B. Borghesi offre un giglio a Maria. Nella Chiesa del Quartiere, a forma di esagono e progettata ai primi del Seicento da G.B. Aleotti, due grandi angeli affiancano la Beata Vergine dell’Abbondanza, opera di M. Baiardi, mentre il grandioso affresco della cupola rappresenta il Paradiso con una quantità di angeli. Nella Galleria nazionale ci sono molte opere pregevoli che raffigurano gli angeli. Ne scegliamo alcuni: l’angelo che annuncia alle Marie la risurrezione di Cristo (dipinto nel 1611 da Bartolomeo Schedoni per la Chiesa dei Cappuccini di Fontevivo), l’angelo musico di G.B. da Conegliano (proviene dal Duomo di Parma), la Madonna con il Bambino (dipinta da Jacopo Loschi), due angeli musici e quattro angeli che circondano il Padre Eterno benedicente (il quadro si trovava nel coro delle monache si S. Agostino); e ancora, un grande quadro del Tiepolo raffigurante S. Giuseppe da Leonessa che schiaccia l’eresia (rappresentata da una figura umana atterrata) e un angioletto impegnato a premere sul ginocchio del santo che schiaccia; si possono anche ammirare una pregevole tela del Correggio che rappresenta la Madonna con S. Gerolamo e un bel angioletto che tiene la Bibbia aperta davanti al piccolo Gesù (proviene dalla Chiesa di S. Antonio), la Madonna della Scodella, sempre del Correggio, e una splendida Madonna col Bambino in trono di Cristoforo Caselli, detto dei Temperelli: l’Immacolata, posta sotto un Dio benedicente circondato da nove testine d’angelo, è attorniata da angeli musici e cantori in festa e dai santi Ilario e Giovanni Battista; del Caselli sono anche conservate due coppie di putti musici, provenienti da S. Giovanni Evangelista, una Vergine incoronata, di provenienza ignota, e una Madonna col bambino, affresco staccato dell’ex Chiesa del Carmine. A S. Secondo poco prima del paese di Torrechiara, su un roccione che domina il sottostante torrente Parma, si può ammirare il gioiello dell’imponete maniero voluto intorno al 1448-60 da Pier Maria Rossi, conte di S. secondo: La Camera d’Oro, così detta per le formelle in terracotta sulle pareti inferiori del vano. Tra i punti sparsi in questo “documento storico”, che racconta la vita immaginaria di Bianca Pellegrini (moglie del conte d’Arluno) e di Pier Maria Rossi (suo innamorato), due deliziosi musici alati aggiungono bellezza al ciclo pittorico profano che ne copre le volte a crociera e le sottostanti lunette dipinte da Benedetto Bembo in pieno Quattrocento. Nella Rocca Sanvitale di Fontanellato, Francesco Mazzola detto il Parmigianino (1503-1540) ha arricchito gli affreschi della saletta di Diana e Stteone con deliziosi putti alati. E angeli non mancano neppure nelle preziose sale della Roca Meli Lupi di Soragna, messe a disposizione del pubblico.