I MARTIRI COSTANZO, FELICE, NEREO E ACHILLEO E GLI ANGELI Di don Marcello Stanzione
Scritto da Amministratore   
domenica 02 luglio 2023

San Costanzo martireIl martirio è la testimonianza resa a Cristo in una morte liberamente consentita ed è il modo più elevato attraverso il quale un uomo può glorificare Dio. secondo una tradizione risalente agli inizi stessi della Chiesa, il cristiano vede un rapporto tra il martirio e la Passione di Cristo e, attraverso la comunione al suo sacrificio, la forma più compiuta della santità: il martirio incorpora colui che lo subisce all’atto salvifico di Cristo, egli lo rende con Lui co-redentore. ...

 
E se, come scrive giustamente Andrea Riccardi, “questo rapporto violento tra la morte violenta dei testimoni della fede e la passione di Gesù conduce i cristiani (…) ad interrogarsi sulle loro responsabilità davanti al male ed alla violenza”, non potrebbe far dimenticare né anche relegare in secondo piano la dimensione verticale, soprannaturale, del martirio: questa è anch’essa e prima di tutto una testimonianza resa alla resurrezione di Cristo Salvatore, vittorioso del peccato e della morte, ed annunciatrice del dono della vita eterna fatta da Dio a tutti gli uomini. E’ questa vita che gli angeli hanno per missione di proteggere e di accompagnare, ai nostri giorni come una volta nei primi secoli della Chiesa, perché il martirio è di tutti i tempi e di tutti i paesi.

Uno dei primi interventi extra-biblici di un angelo che conosce la tradizione cristiana è l’apparizione d’un giovane vestito di bianco nella prigione dove si trova detenuto Costanzo, giovane vescovo di Perugia, messo a morte verso il 178, sotto la persecuzione di Marco Aurelio. Lo si è rinchiuso nelle terme surriscaldate, al fine di farlo perire di soffocamento, ma egli ne è riuscito tanto fresco come un fringuello, così bene che i suoi carcerieri si sono convertiti. Allora lo si è riportato nella sua cella, aspettando di sottoporlo ad un altro supplizio. E’ là che l’angelo è venuto a cercarlo, per farlo evadere. Per alcuni mesi, egli ha potuto proseguire il suo apostolato ed esercitare il suo ministero nella clandestinità, fino al giorno in cui, denunciato, egli è caduto tra le mani dei persecutori: questa volta, era l’ora per lui di andare a cogliere la palma del martirio, ed egli muore sotto la spada del boia.

Verso il 211-212, il sacerdote Felice ed i suoi diaconi Nereo e Achilleo, inviati da San Ireneo di Lione per evangelizzare la regione di Vienna, sono stati arrestati come cristiani. Avendo rifiutato di sacrificare in onore all’imperatore, li si è imprigionati, ed essi aspettano pacificamente la morte, cantando dei salmi ed esortandosi vicendevolmente nel far prova di coraggio. Essi non hanno che un solo rimpianto: non aver avuto il tempo di gettare giù le statue degli dei che si levano sul foro. Un angelo attraversa i muri della prigione per procurare loro quell’ultimo piacere: dopo aver fatto cadere le loro catene sfiorandole con la mano, egli apre le porte, davanti alle quali le guardie, assonnate da un misterioso sonno, sono ben incapaci di reagire. Una volta all’esterno i nostri tre compagni, l’angelo li lascia altrettanto subitaneamente come è arrivato, ed essi corrono fino al foro dove cominciano a dissigillare gioiosamente gli idoli dai loro zoccoli ed a spezzarli. Benché sia notte inoltrata, il rumore finisce per allarmare il vicinato: essi sono di nuovo arrestati. Poco importa loro, è con gioia che ritornano in galera, tutti felici nel poter fare a Dio il sacrificio della loro vita dopo aver compiuto la loro missione. Due giorni più tardi, essi sono sottoposti a spaventosi supplizi che subiscono senza batter ciglio: si spezza loro le gambe su di una ruota, li si affumica e, siccome essi non sono del tutto morti, si finisce col decapitarli. Certamente l’angelo li ha sostenuti durante quei tormenti, ma non ha voluto con il suo intervento  rapire loro la gloria del martirio.