Il culto di San Michele in Gallia poi in Francia

Il culto di San Michele in Gallia poi in FranciaIl culto del nostro Arcangelo ha beninteso la sua origine in Occidente dalla apparizione sul Gargano nel 492. Ma si manifesta in Gallia fin dagli inizi del VI, quando la regina Caretena, moglie del burgundo Gondebaldo che aveva partecipato al saccheggio di Roma nel 472, fece costruire a Lione una chiesa dedicata a San Michele, la prima di numerose, e vi si fece interrare nel 506. Il fatto giustifica la diffidenza e gli anatemi della Chiesa, che voleva evitare di fare di Michele e degli Angeli gli dei dei morti: così fu vietato interrare in quella basilica paleocristiana di Perugina dedicata agli angeli ed a Michele in primo luogo. Il divieto fu d’altronde in generale rispettato in Gallia merovingia, esempio di Caretena  a parte. Nel 708 in ogni caso e lontano dql mondo romano intervenne, secondo la leggenda ben nota ma che mi permetterete di ricordare, un fatto maggiore per il nostro paese:

... l’Arcangelo apparve sull’isolotto del Monte tomba nella baia della Normandia, ma in realtà in un sogno del vescovo Aubert d’Avranches, secondo la Revelatio conservata al Monastero e diversi racconti anteriori al X secolo. Ed il sogno ingiunse di costruirvi una grotta ed un santuario sull’esempio di quelli del Gargano: l’isolotto divenne il nostro Monte San Michele. Esso è rimasto un testimone ben francese: non sarebbe mai stato preso dai Barbari, né più tardi dagli Inglesi durante la Guerra dei Cento Anni malgrado un assedio prolungato: è ancora San Michele che avrà lanciato Giovanna d’Arco nella sua incredibile missione, ed il nostro re Carlo VII lo vorrà patrono della Francia.

Per quanto ci riguarda curiosamente l’Arcangelo non pesa affatto le anime sul Monte, né in un rilievo né pittura murale come nei manoscritti archiviati. Menzioniamo solamente ancora la fondazione nel XI secolo da parte di Edoardo il Confessore di un piccolo santuario, ad imitazione del Monte, in Cornovaglia vicino a Penzance, il che significherebbe in quella la penisola sacra. Occorre per contro catalogare in mezzo ai santuari importanti di pellegrinaggio dedicati all’Arcangelo l’abbazia di San Michele di Cuxà ai piedi dei Pirenei, che aveva ricevuto la sua carta di privilegio dal Papa Agapito II nel 650, il santuario di San Michele d’Aiguilhe vicino al Puy, consacrata nel 961, poi beninteso la Sacra di San Michele, la cui imponente basilica fu costruita con l’appoggio dei Benedettini del Monte. Le grotte sono d’altronde associate ai vertici nel culto, come sul Gargano ed al Monte (fu così anche sul Pinchiriano?).

Accade anche che i culti di Maria e di Michele siano riuniti presso di noi in maniera architettonica, essendo stata costruita la cappella alta dell’Arcangelo al di sopra di un piccolo santuario dedicato alla Vergine, come se San Michele reputi di essere venuto a raccogliere e proteggere l’anima di Maria dopo la sua Dormizione poi averla difesa contro la Bestia dell’Apocalisse, prolungasse questa protezione; questa è così spazialmente raffigurata senza che ne risultasse beninteso una superiorità in dignità. Era così sul Monte (un santuario di Nostra Signora sotto Terra vi fu scoperto nel 1908) all’abbazia di Cuxà, come pure a Digione ed in diversi altri luoghi, tutti oggetti di pellegrinaggio.

Più popolarmente, ci si sarebbe aspettato a che i Misteri medievali, interpretati sul piazzale delle cattedrali e suscettibili di toccare il grande pubblico anche un po’ mistico, abbaino messo in scena in un Ultimo Giudizio l’intervento della pesata da parte dell’Arcangelo, elemento drammatico. Ma non è che a partire dal XIII secolo che si sviluppano veramente i Misteri, più sovente fissati sulla Passione anziché sul Giudizio.

E quando essi si aprono sull’Inferno, parlano maggiormente dell’intercessione anziché del giudizio. Segnaliamo comunque il manoscritto di un meridionale Gioco di Sant’Agnese, in cui appare in un intermezzo il nostro Arcangelo in un ruolo ben nuovo: la vergine Agnese, fidanzata di Cristo, è forzata ad entrare, nuda, in un lupanare; il Signore invia allora Michele: “Michele vai vesitar Aines, la mia moller” (“Michele vai a visitare Agnese, mia moglie”, N.d.R.), e l’inviato si rivolge prima di tutto alla santa stessa: “Aines, le tieu maritz ti tramet cest vestir” (“Agnese, tuo marito ti manda questo vestito”, N.d.R.), poi alle prostitute: “Femnas d’aqest albere yches dematement” (“Donne, da questo albergo uscite immediatamente”, N.d.R.). Prima della chiusura del luogo, Agnese avrà naturalmente battezzato le sue compagne di fortuna.

Rappresentazioni di San Michele nel giudizio in Francia (André Turcat) Traduzione di Alfonso Giusti