Il Principe degli Angeli

Il Principe degli AngeliIl nome dell'Arcangelo principe delle milizie celesti è composto da tre parti: Mi Kha El e significa: "Chi come Dio?" e, nelle Sacre Scritture, il nome coincide con l'essere. II nome di San Michele appare cinque volte nella Bibbia. La prima volta è nella famosa visione del profeta Daniele: "Ma il principe del regno di Persia mi si è opposto per ventun giorni: però Michele, uno dei primi principi, mi è venuto in aiuto ed io l'ho lasciato là presso il principe del Re di Persia" (Dn. 10, 13). Ancora nel Libro di Daniele ci sono altre due citazioni: "Sai tu perché io sono venuto da te? Ora tornerò di nuovo a lottare con il principe di Persia, poi uscirò ed ecco verrà il principe di Grecia. Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro delle verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe, ed io nell'anno primo di Dario, mi tenni presso di lui per dargli rinforzo e sostegno" (Dn. 10, 20-22). Sempre in Daniele:

"Or in quel tempo sorgerà Michele, il gran principe che vigila sui figli del tuo popolo" (Dn. 12, 1). Nel Nuovo Testamento, l'Arcangelo Michele compare due volte: nella Lettera di Giuda: "L'arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosè, non osò accusarlo con parole ingiuriose" (Gd. 9) e infine nell'Apocalisse di San Giovanni: "Scoppiò quindi una guerra in cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il drago. Il drago combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in cielo" (Ap. 12, 7-8).  Dalla Sacra Scrittura emerge chiaramente la figura di San Michele Arcangelo come vindice della gloria di Dio contro gli angeli ribelli; è oggi Protettore della Chiesa come lo era stato dell'Israele dell'antica alleanza. La sua missione continua nella Chiesa di Cristo per la vittoria su Satana e il male. Il culto di San Michele Arcangelo, nacque in Oriente ed è un'eredità della Sinagoga e si sostituì spesso a culti pagani. In Occidente il culto micaelitico si diffuse maggiormente nei centri che subivano l'influenza Bizantina.

Lo storico Sozomeno, del V secolo, afferma che l'imperatore Costantino, in seguito ad una visione da lui avuta dell'Arcangelo, eresse il celebre santuario dedicato a San Michele presso il promontorio Hestie sul Bosforo. Tale culto a San Michele si sviluppò a tal punto che già nel VI secolo a Costantinopoli e dintorni si contavano una decina di chiese a lui dedicate. In Egitto i primi cristiani consacrarono il fiume Nilo a San Michele e ancora oggi il 12 di ogni mese i Copti dell'Etiopia celebrano un particolare rito in suo onore. Anche i Longobardi si fecero promotori di tale devozione angelica, specialmente dopo la vittoria conseguita verso il 662 sulle truppe dell'imperatore Costantino II presso Siponto il giorno 8 maggio. Lungo la via Salaria a circa sei miglia a nord di Roma, nel quinto secolo venne elevata una basilica in onore di S. Michele, la cui festa era il 29 settembre, data della "Dedicatio sancti angeli". In questa data con la riforma Liturgica dopo il concilio ecumenico Vaticano II si pensò di far confluire in una sola le altre feste di San Gabriele (24 marzo) e San Raffaele (24 ottobre). San Michele è certamente lo spirito celeste più importante di tutti e svolge numerose funzioni. Nell'antichità San Michele era associato più che agli esorcismi, soprattutto alla guarigione fisica per mezzo dell'acqua. Le acque hanno sempre svolto un ruolo fondamentale nella cura delle varie malattie e in modo particolare le sorgenti calde sono state considerate dagli antichi un dono particolare di Dio. Gli ammalati arrivavano anche da molto lontano per immergersi nelle acque calde e pregare per la guarigione.

Secondo gli studi di angelologia di Eileen Freeman, ai tempi di Gesù, gli ebrei credevano che San Michele fosse l'angelo nominato da Dio affinché vegliasse su determinate fonti d'acqua, in particolare quelle con proprietà terapeutiche. Secondo la Freeman l'associazione di San Michele con la guarigione tramite l'acqua inizia dal fatto che egli è considerato l'Angelo dell'Esodo, lo spirito celeste che condusse Israele attraverso le acque del Mar Rosso e che, quando Mosè nel deserto batté il bastone sulla roccia, fece scaturire sorgenti d'acqua per dissetare il popolo. Riguardo al potere curativo di certe acque vi è anche la testimonianza del Vangelo di San Giovanni: "V'è a Gerusalemme, presso la porta delle pecore, una piscina chiamata in ebraico Betzaida, con cinque portici, sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici, che aspettavano il moto dell'acqua. Un angelo, infatti, in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto". I rabbini, generalmente, identificavano in Michele l'angelo del Signore che agitava le acque.La tradizione cristiana ha continuato quella ebraica, dedicando a San Michele le fonti e le acque curative, inizialmente dedicate agli dei pagani. La prima apparizione di San Michele nell'era cristiana è quella a Colossi, quando in quel luogo fece scaturire sorgenti dalle rocce. A Colossi i pagani avevano diretto un corso d'acqua contro un santuario di Michele per distruggerlo. L'Arcangelo spaccò la roccia in due con un fulmine e diede al corso d'acqua un nuovo letto. A Pythia in Bithynia ed in altri luoghi dell'Asia, a San Michele erano dedicate calde sorgenti. Presso i luoghi termali dell'Imperatore Arcadio a Costantinopoli vi era una Chiesa consacrata all'Arcangelo dove si festeggiava San Michele 1'8 novembre e tale celebrazione divenne la festa più popolare in Oriente.

Un'altra importante funzione di Michael è quella di Protettore della Chiesa e di guerriero contro i demoni. La lotta di Michele contro gli angeli ribelli è descritta nel libro dell'Apocalisse e a questo riguardo San Tommaso d'Aquino ha scritto: "San Michele è l'alito dello Spirito de1 Redentore, che, alla fine del mondo, combatterà e distruggerà l'Anticristo come fece con Lucifero all'inizio". Molte persone, oggi anziane, ricordano che prima della riforma liturgica del Concilio Vaticano II, il celebrante e i fedeli si mettevano in ginocchio alla fine di ogni messa per recitare una preghiera alla Madonna ed una al Principe degli Angeli scritta dal papa Leone XIII che diceva: "San Michele Arcangelo, difendici nella battaglia, contro le malvagità e le insidie del demonio sii nostro aiuto. Ti preghiamo supplici: che il Signore lo comandi! E tu, principe delle milizie celesti, con la potenza che ti viene da Dio, ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che si aggirano per- il mondo a perdizione delle anime". Uno dei segretari di Leone XIII, il padre Domenico Pecheninno, scrisse sull'origine di tale preghiera a San Michele: "Non ricordo l'anno preciso. Un mattino il grande pontefice Leone XIII aveva celebrato la Santa Messa e stava assistendone a un'altra di ringraziamento, come al solito.

Ad un tratto lo si vide drizzare energicamente il capo, poi fissare intensamente qualche cosa, al di sopra del capo del celebrante. Guardava fisso, senza batter palpebre, ma con un senso di terrore e di meraviglia, cambiando colori e lineamenti. Qualcosa di strano, di grande, avveniva in lui. Finalmente, come rinvenendo in sé, dando un leggero ma energico tocco di mano, si alza. Lo si vede avviarsi verso il suo studio privato. I familiari lo seguono con premura e ansiosi gli dicono sommessamente: Santo Padre, non si sente bene? Ha bisogno di qualcosa? Risponde: Niente, niente. Dopo una mezz'ora fa chiamare il segretario della Congregazione dei Riti e, porgendogli un foglio, gli ingiunge di farlo stampare e di farlo avere a tutti gli Ordinari del mondo. Che cosa conteneva? La preghiera che recitiamo al termine della invocazione al Principe delle milizie celesti, implorando Dio che ricacci Satana all'Inferno. Il cardinale Nasalli Rocca a tal riguardo testimoniò: Leone XIII scrisse egli stesso quella preghiera. La frase "i demoni che si aggirano per il mondo a perdizione delle anime" ha una spiegazione storica, a noi più volte riferita dal suo segretario particolare, mons. Rinaldo Angeli. Leone ebbe veramente la visione degli spiriti infernali che si addensavano sulla città eterna, e da quella esperienza venne la preghiera che volle far recitare in tutta la Chiesa. Non solo, ma scrisse di sua mano uno speciale Esorcismo contenuto nel Rituale Romano. Questi esorcismi egli raccomandava ai vescovi e ai sacerdoti di recitarli spesso nelle loro diocesi e parrocchie. Egli lo recitava spessissimo durante il giorno".

È triste dover constatare che proprio oggi, all'inizio del terzo Millennio, in un tempo in cui è più che mai urgente fare appello all'Arcangelo Michele in difesa della Chiesa contro i nemici diabolici all'interno o all'esterno di essa, vi è un grande decadimento della devozione a San Michele.  Nel 1987 Giovanni Paolo II in visita al Santuario di San Michele Arcangelo sul monte Gargano ebbe a dire: "Questa lotta contro il demonio, che contraddistingue la figura dell'Arcangelo Michele, è attuale anche oggi, perché il demonio è tuttora vivo e operante nel mondo. In questa lotta, l'Arcangelo Michele è a fianco della Chiesa per difenderla contro le tentazioni del secolo, per aiutare i credenti a resistere al demonio che come leone ruggente va in giro cercando chi divorare". Nel 1994 il Papa ebbe a dire riguardo alla famosa preghiera a San Michele: "Anche se oggi questa preghiera non viene più recitata al termine della celebrazione eucaristica, invito tutti a non dimenticarla, ma a recitarla per ottenere di essere aiutati nella battaglia contro le forze delle tenebre e contro lo spirito di questa mondo". Altra funzione del Santo Arcangelo è quella di turiferario: si è voluto ravvisare in Michele il turiferario delle mistiche visioni di Isaia e dell'Apocalisse: "Venne un angelo e si fermò all'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi perché li offrisse insieme con la preghiera di tutti i santi bruciandoli sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio". (Ap. 8, 3-8). Alla benedizione dell'incenso nel vecchio rito della Santa Messa, prima della riforma del Vaticano II, il sacerdote recitava questa formula: "Per l'intercessione del Beato Michele Arcangelo, che sta alla destra dell'altare dell'incenso, e di tutti i suoi eletti il Signore si degni di benedire quest'incenso, e di accettarlo in soave odore". Il fumo dell'incenso nella liturgia rappresenta le nostre preghiere, quindi nella Santa Messa all'offertorio del pane e del vino, all'Arcangelo Michele veniva chiesto di presentare a Dio dall'altare dell'incenso in Chiesa, la preghiera solenne del Santo Sacrificio. Infine, un'altra importante funzione dell'Arcangelo Michele è quella di essere psicopompo, cioè di fare da conduttore dell'anima dei morti al Giudizio di Dio. Nell'iconografia è raffigurato spesso nell'atto di pesare sulla sua bilancia le anime dei defunti. La Chiesa cattolica ha sempre considerato S. Michele come quel grande angelo protettore presente alla morte. Per molti secoli al momento della preghiera dell'offertorio nella Santa Messa per i defunti la liturgia, dopo aver chiesto che le anime fossero salvate dall'inferno, faceva riferimento a San Michele: "Possa il santo portabandiera San Michele guidarla nella luce santa che tu hai promesso ad Abramo e ai suoi discendenti".

Nelle litanie a San Michele, l'Arcangelo viene invocato come "aiuto di coloro che sono in agonia, luce e fiducia delle anime all'ora della morte, consolatore delle anime trattenute tra le fiamme del purgatorio". San Gregorio di Tours ritiene che sia stato San Michele a presentare a Dio le anime di Adamo ed Eva, come pure quelle di San Giuseppe e di Maria Santissima. Moltissimi santi hanno avuto una particolare devozione a San Michele Arcangelo. San Francesco d'Assisi praticava la quaresima in onore di tale angelo; essa inizia i1 14 agosto e termina il 29 settembre. Durante tale quaresima, nel settembre del 1224 sul monte Alvernia, San Francesco ricevette le stimmate. Santa Giovanna d'Arco fu guidata e assistita da San Michele nella liberazione della Francia. San Francesco da Paola in una visione ricevette dall'Arcangelo San Michele una cartuccia, una specie di stemma, meravigliosamente colorato e circondato da raggi di luce. A luminose lettere d'oro, nel suo centro, c'era la parola Charitas in campo azzurra. Tale parola divenne il motto dei Minimi di San Francesco di Paola. Sant’Alfonso Maria de’ Liguori scrisse che la devozione a San Michele e agli angeli è un segno di predestinazione e volle l'arcangelo come protettore dei Redentoristi che nella festa di Settembre rinnovano la professione religiosa. Il papa Benedetto XVI all’ordinazione di sei nuovi vescovi avvenuta in san Pietro il 29 settembre 2007. riguardo a san Michele affermò che egli “ difende la causa dell’unicità di Dio”, contro l’eterna presunzione di chi ritiene che Dio sia un ostacolo alla nostra libertà e del quale bisognerebbe sbarazzarsi.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)