San Michele Custode dell'Altare

San Michele Custode dell'AltareL'Apostolo San Giovanni parla chiaramente, nella sua Apocalisse, dei sette Angeli più belli, più potenti degli altri, ed aventi il privilegio di circondare il trono di Dio. A questi Angeli, la Chiesa rende un culto speciale: sono i sette grandi Arcangeli di cui San Raffaele apprese l'esistenza a Tobia, in onore dei quali i papi Giulio III e Pio IV elevarono, a Roma, una magnifica basilica sul posto delle Terme di Diocleziano, ed a cui la tradizione attribuisce il governo supremo del mondo fisico e morale, sotto la direzione di San Michele, il capo di tutte le gerarchie celesti. Come lo fa notare Sant'Alfonso dei Liguori, non è naturale che San Michele, ministro od Angelo custode di Gesù Cristo durante i trentatre anni della sua vita mortale, sia anche il custode della sua vita eucaristica? San Eutropio aggiunge che, in una rivelazione, San Michele gli dichiarò che egli era l'Angelo custode della Sacra Eucaristi;

... che questa sublime funzione gli era stata confidata dalla Santissima Trinità, il giovedì santo, come Gesù ebbe istituito questo augusto sacramento. Da altre rivelazioni della Santa Vergine e di San Michele, come pure dei miracoli, hanno diverse volte confermato questa credenza in tutti i secoli dell'era cristiana. Così noi diremo con un pio e sapiente autore, l'abate Fierville: "O anima che ami l'Eucarestia, tuo Dio e tuo tutto, alza gli occhi verso il cielo, vedranno l'Arcangelo Michele riparante con la sua ala il divin Tabernacolo; apprendi da lui ad adorare il Dio nascosto sotto le specie eucaristiche; sentilo invitandoti a nutrirti del suo corpo e del suo sangue che ti comunicheranno la forza divina e depositeranno nel tuo intero essere il germe dell'immortalità. Ma fai attenzione, pensa alla maestà di Colui che è nascosto sotto queste apparenze, purifica il tuo cuore prima di sederti alla Sacra Tavola, agisci con discernimento, poiché ancora lì San Michele vendica la divinità e l'umanità del Verbo fatto carne, atterrando i profanatori e gli ingrati".

Ma San Michele non è solamente il custode dell'Eucarestia, egli ne è anche per così dire il sacrificatore col sacerdote. Come fermò il braccio di Abramo pronto ad immolare suo figlio e provvide alla vittima, dicono i commentatori della Scrittura, così è lui che presenta la Vittima stessa a Dio Padre, con l'incenso delle nostre preghiere e delle nostre adorazioni. Il sacerdote offre, è vero, in nome del popolo fedele, il pane ed il vino, ma come questa offerta è diventata, tra le sue mani, con le parole della consacrazione, il corpo ed il sangue di Nostro Signore, è un angelo che riceve l'ordine di farla gradire all'Altissimo, e quest'angelo, dicono i liturgisti, è San Michele Arcangelo.

La Chiesa stessa ha confermato questa credenza, poiché essa fa recitare al sacerdote durante l'offertorio questa espressiva preghiera: "Il Signore si degni di benedire questo incenso e di riceverlo come un dolce profumo, per intercessione del beato Arcangelo San Michele che siede alla destra dell'altare". E dopo l'elevazione, nel momento in cui ci si inchina per chiedere a Dio di gradire l'immolazione della Santa Vittima, il celebrante aggiunge questa toccante invocazione: "Vi supplichiamo e scongiuriamo, o Dio onnipotente, comandate che questi misteri ineffabili siano portati, dalle mani del vostro santo Angelo, al vostro sublime altare, alla presenza della vostra maestà divina, affinché, dopo aver partecipato a questi celesti misteri e ricevuto il Santissimo Corpo ed il preziosissimo Sangue del vostro adorabile Figlio, noi siamo colmati da tutte le benedizioni e inondati da tutte le grazie del cielo". Uniamoci dunque al sacerdote pregando San Michele, durante l'augusto sacrificio della messa, di intercedere per noi presso Dio, nostro Salvatore. Chiediamo anche a questo celeste custode di Gesù-Ostia di risvegliare la nostra fede, di fortificare la nostra speranza e di eccitare nelle nostre anime i sentimenti col più ardente amore per l'Ostia divina che risiede giorno e notte nel tabernacolo dell'altare; supplichiamolo soprattutto, quando ci accostiamo alla mensa eucaristica, di presentarci a Nostro Signore, di offrirgli il nostro cuore, e di colmare la nostra anima delle grazie che Dio riserva a quelli che, degnamente preparati, partecipano sovente al divino banchetto degli Angeli.

Tratto da "L'Angelo Custode" n° 4, Agosto 1896, pp- 111-113