Giovanni Paolo II, il Papa degli Angeli

Giovanni Paolo II, il Papa degli AngeliGiovanni Paolo II è giustamente considerato il papa apostolo della Divina Misericordia. Ora nel terzo anniversario della sua pia morte avvenuta proprio nella settimana in Albis, quando la Scrittura ci presenta l’annuncio angelico della resurrezione del Signore alle pie donne, è opportuno attraverso una scelta antologica di testi di Giovanni Paolo II sul mondo degli angeli, soffermarci sugli spiriti celesti  che tanta importanza ebbero nel pensiero e nella devozione del papa polacco. Agli inizi del XXI secolo, gli uomini non sembrano affatto portati ad ammettere la realtà del mondo degli Angeli. Volentieri si relegano questi esseri sopraterreni nel campo del sogno, dei miti e delle leggende, nelle categorie astratte o simboliche, nelle concezioni immaginarie dell’arte e della letteratura. Si concepiscono molto bene come se avessero popolato l’universo dei nostri antenati dell’Antichità o del Medio Evo, ma non si vede più il posto che ...

... potrebbero ancora occupare nel cosmo della scienza contemporanea. L’uomo di oggi, temprato nelle discipline scientifiche, ripugna nell’ammettere l’esistenza di ciò che non cade sotto i sensi e sfugge ad ogni sperimentazione. A dire il vero, le conquiste più prodigiose della scienza moderna sono nel campo dell’invisibile : onde, raggi e radiazioni diverse occupano un posto considerevole nel nostro spazio vitale, ma la loro scoperta è considerata come un exploit dell’uomo, allorché gli Angeli hanno il difetto imperdonabile di venire interamente da Dio, di essere sue creature e messaggeri e, in più, superiori al genere umano. Le prodezze tecniche esaltano l’uomo e gli danno l’illusione di credersi Dio ; gli Angeli, invece, li obbligano a riconoscere l’esistenza di un Padrone sovrano che comanda l’universo creato da Lui e regola i rapporti tra gli esseri che lo costituiscono. Essendo per natura, per definizione gli inviati, i delegati di Dio, come potrebbero esistere agli occhi degli atei e dei miscredenti ?

I cristiani stessi possono meravigliarsi talvolta che gli Angeli non siano menzionati nei Simboli di Fede della Chiesa antica. Ma, come molte altre Verità di Fede, l’esistenza degli Angeli era così ben conosciuta e riconosciuta che essa non aveva bisogno di essere inscritta nel Credo. Gli Angeli non sono presenti un poco dappertutto nella Bibbia, da un capo all’altro  dell’Antico e del Nuovo Testamento ? Li si vede anche costantemente nelle tradizioni dogmatica, liturgica ed artistica della Chiesa, nelle vite dei Santi, negli scritti dei Padri e degli autori spirituali di tutte le epoche. E’ solamente nel XIII secolo che si trova la parola “Angeli” nella Professione di Fede del IV Concilio del Laterano, ma gli Angeli erano già implicitamente compresi nelle espressioni degli antichi Simboli su “Dio, Creatore del Cielo e della Terra, dell’universo visibile ed invisibile”. L’enunciato dottrinale più chiaro e più completo che ora noi abbiamo sugli Angeli è quello del Catechismo della Chiesa Cattolica che viene dal promulgare il papa Giovanni Paolo II. Questo testo importante aveva, del tutto naturalmente, il suo posto alla testa della presente raccolta. Dopo avere definito i caratteri essenziali degli Angeli : Creature puramente spirituali, personali ed immortali, esso mostra soprattutto gli Angeli intorno a Cristo e nella vita della Chiesa. Questa esposizione - breve e completa - riassume, a meraviglia, tutto l’insegnamento dei Papi a questo riguardo, principalmente le catechesi, date da Giovanni Paolo II, durante le udienze generali di luglio - agosto 1986. Il Santo Padre ha colto nell’opera di San Tommaso d’Aquino i principali elementi di una sintesi razionale sul posto degli Angeli nella gerarchia delle creature, sulle loro qualità e privilegi, sulla loro ripartizione in Ordini e Gradi secondo le loro proprietà.

Intelligenti e liberi, gli Angeli sono stati chiamati da Dio ad una scelta decisiva tra il bene ed il male, scelta che, in ragione della perfezione della loro natura, è stata necessariamente radicale ed irrevocabile. Gli uni, ciechi per il loro orgoglio e chiusi nel loro amor proprio, si sono ribellati contro Dio e separati per sempre da Lui. Sono i demoni, nemici implacabili di Dio e del suo disegno di amore sull’umanità. Gli altri, che hanno deliberatamente scelto Dio come Bene supremo e sovrano, gli sono legati per sempre ed associati alla sua felicità. L’opera principale degli Angeli buoni è di contemplare e di lodare Dio continuamente. “I loro Angeli vedono continuamente il volto del Padre mio che è nei cieli”, diceva Gesù dei bambini. Ma essi esercitano anche un ruolo di mediazione tra Dio e gli uomini. Come il loro nome lo dice, essi sono gli inviati, gli ambasciatori di Dio per collaborare al piano divino nell’insieme della creazione. Essi hanno in modo speciale per missione di aiutare gli uomini a pervenire alla salvezza. Secondo l’insegnamento tradizionale della Chiesa, un Angelo è dato ad ogni essere umano per essere suo compagno, suo appoggio e suo protettore durante tutto il suo pellegrinaggio terreno. Gli Angeli Custodi sono a nostro riguardo di una sollecitudine estrema, costante e veloce, vigilando sulla nostra salvaguardia corporale ma soprattutto sulla nostra salute spirituale. I poteri soprannaturali che hanno come Angeli fanno di essi degli ausiliari particolarmente preziosi nella lotta che dobbiamo sostenere contro i demoni. Per contro, noi dobbiamo avere verso di essi dei doveri di rispetto, di venerazione, di gratitudine e di confidenza. Conviene non dimenticare mai la loro presenza ed invocarli spesso.

Nell’immensa legione degli Spiriti celesti, tre dei più grandi, di quelli che si chiamano “Arcangeli”, appaiono nella Bibbia con un nome proprio corrispondente alla loro personalità ed alla loro missione : sono Michele, Gabriele e Raffaele. San Michele, il cui nome significa “Chi è come Dio” è il campione, il difensore ed il vendicatore dei diritti di Dio, il protettore titolato della Chiesa e di tutti i fedeli, il custode delle anime e l’Angelo della pace. San Gabriele è stato scelto per essere l’Angelo dell’Annunciazione, il Messaggero inviato da Dio per annunciare alla Vergine Maria l’Incarnazione del Figlio di Dio. Pio XII l’ha proclamato patrono celeste delle telecomunicazioni. Quanto a San Raffaele, egli ci è noto dal Libro di Tobia come la guida sicura dei viaggiatori ed il guaritore dei malati. In mezzo alle pratiche tradizionali della pietà cristiana, spesso raccomandate dai Papi, ve ne sono due alle quali gli Angeli sono più direttamente associati, sono l’Angelus ed il Rosario. Il saluto angelico, che ne è l’elemento principale, è prima di tutto un omaggio ed una preghiera alla Madre di Dio, ma è anche un richiamo della missione più gloriosa che sia stata confidata ad un Angelo. Già prima un Angelo aveva annunciato a Zaccaria la nascita del precursore del Messia. Un Angelo apparirà poi a Giuseppe, il fidanzato di Maria per acquietare i suoi scrupoli. Da un capo all’altro della vita di Cristo, la notte della sua Nascita come all’alba della sua Risurrezione od il giorno della sua Ascensione, gli Angeli saranno presenti. Così è sempre nella vita della Chiesa e di ogni fedele. Ogni giorno, a tre riprese, l’Angelus ci richiama questo ministero permanente degli Angeli nella realizzazione dell’opera della salvezza. Ci è bene anche meditare assiduamente i misteri del Rosario con gli Angeli, come ci invita Leone XIII nel testo che chiude questa raccolta. Poiché noi siamo chiamati a vivere eternamente come gli Angeli e con gli Angeli, occupati a contemplare ed a lodare Dio con essi, perché allora non abituarci già quaggiù a questa compagnia così amabile e così benefica ?

ESISTENZA E NATURA DEGLI ANGELI - CIÒ CHE CI INSEGNA LA RIVELAZIONE - (GIOVANNI PAOLO II,  9 LUGLIO 1986)

La nostra catechesi su Dio, Creatore del mondo, non può concludersi senza consacrare una attenzione particolare ad un preciso contenuto della divina Rivelazione : la creazione degli esseri puramente spirituali, che la Sacra Scrittura chiama “Angeli”. Questa creazione appare chiaramente nei Simboli della Fede, in particolare in quello di Nicea - Costantinopoli : “Credo in un solo Dio, Padre Onnipotente, Creatore del Cielo e della Terra, di tutte le cose (cioè : entità od esseri) visibili ed invisibili”. Noi sappiamo che all’interno della creazione, l’uomo gioisce di una posizione speciale : grazie al suo corpo egli appartiene al mondo visibile, mentre che, con la sua anima spirituale, che vivifica il corpo, egli si situa quasi alla frontiera tra la creazione visibile e la creazione invisibile. Secondo il Credo professato dalla Chiesa alla luce della Rivelazione, altri esseri appartengono alla creazione invisibile. Questi esseri puramente spirituali non fanno parte dell’universo visibile, benché siano presenti ed agenti. Essi costituiscono un mondo specifico.

Oggi, come nei tempi passati, si discute con una saggezza più o meno grande, su questi esseri spirituali. Bisogna riconoscere che talvolta la confusione è grande, con in conseguenza il rischio di far passare a questo riguardo come fede della Chiesa ciò che non appartiene alla fede, o viceversa, negligere degli aspetti importanti della verità rivelata. L’esistenza degli esseri spirituali, che la Sacra Scrittura chiama abitualmente “Angeli”, era già negata al tempo di Cristo dai Sadducei. I materialisti ed i razionalisti di tutti i tempi la negano anche. Nonostante ciò, come lo osserva con penetrazione un teologo moderno : “Se ci si volesse liberarsi degli Angeli, occorrerebbe rivedere in maniera radicale la stessa Sacra Scrittura, e con essa tutta la storia della salvezza”. Tutta la Tradizione è unanime su questa questione. Il Credo della Chiesa è in fondo un eco di ciò che Paolo scriveva ai Colossesi : “perché è in lui (Cristo) che, in quanto Figlio - Verbo eterno e consustanziale al Padre, è “Primogenito di ogni creatura”, egli è al centro dell’universo, coma causa e sostegno di tutta la creazione, come l’abbiamo già visto nelle precedenti catechesi e lo vedremo ancora quando parleremo più direttamente di lui”.

Il riferimento al primato di Cristo ci aiuta a comprendere che la verità sull’esistenza e l’azione degli Angeli (buoni e cattivi) non costituisce il contenuto centrale della Parola di Dio. Nella Rivelazione Dio parla prima di tutto “agli uomini ... e s’intrattiene con essi, per invitarli ed ammetterli alla comunione con lui”.  Così “la verità profonda ... sia su Dio che sulla salvezza dell’uomo” è il contenuto centrale della Rivelazione che “risplende” più pienamente nella persona di Cristo. La verità sugli Angeli è in un certo senso “collaterale”, comunque inseparabile dalla Rivelazione centrale, che è l’esistenza, la maestà e la gloria del creatore i quali risplendono in tutta la creazione “visibile” ed “invisibile” e nell’azione salvifica di Dio nella storia dell’uomo. Gli Angeli non sono dunque le creature di primo piano nella realtà della Rivelazione, tuttavia esse ne fanno parte pienamente, sebbene che in certi momenti, noi li vediamo compiere dei compiti fondamentali in nome di Dio stesso.

UNA MANIFESTAZIONE DELLA PROVVIDENZA DIVINA

Secondo la Rivelazione, tutto quello che appartiene alla creazione, rientra nel mistero della divina Provvidenza. Il  Vaticano I, che noi abbiamo citato molte volte, lo afferma in una maniera esemplare e concisa : “Tutto quello che ha creato Dio lo conserva e lo governa con la sua provvidenza. Essa dispiega la sua forza da un capo all’altro del mondo, e in un modo benefico regge l’universo. Tutto è nudo e scoperto ai suoi occhi, anche quello che avverrà per libera iniziativa delle creature”. La Provvidenza abbraccia dunque anche il mondo dei puri Spiriti, che sono degli esseri ragionevoli e liberi ancor più pienamente degli uomini. Noi troviamo nella Sacra Scrittura delle preziose indicazioni che li riguardano. Vi si trova ugualmente la rivelazione di un dramma misterioso, comunque reale, che toccò queste angeliche Creature, senza che nulla sfuggisse alla saggezza eterna, che con forza ed nello stesso tempo con bontà porta tutto al suo completamento nel regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Riconosciamo dapprima che la Provvidenza, come amorosa saggezza di Dio, si è manifestata precisamente con la creazione di esseri puramente spirituali, attraverso i quali è meglio espressa la rassomiglianza di Dio in quelli che sorpassano talmente tutto quello che è creato nel mondo visibile allo stesso tempo dell’uomo, anche egli immagine indelebile di Dio. Dio, che è uno Spirito assolutamente perfetto, si riflette in maniera speciale negli esseri spirituali che, per natura, cioè a causa della loro spiritualità, gli sono molto più vicini delle creature materiali, e che costituiscono quali l’ambiente più vicino al Creatore. La Sacra Scrittura offre una testimonianza abbastanza esplicita di questa estrema prossimità degli Angeli con Dio, di cui essa parla, con un linguaggio figurato, come del “trono” di Dio, dei suoi “eserciti”, del suo “cielo”. Essa ha ispirato la poesia e l’arte dei secoli cristiani che ci presentano gli Angeli come la “Corte di Dio”.

IMMATERIALITA’ ED IMMORTALITA’ DEGLI ANGELI- (GIOVANNI PAOLO II,  6 AGOSTO 1986)

Noi abbiamo visto come la Chiesa, illuminata dalla luce della Sacra Scrittura, ha professato lungo i secoli la verità sull’esistenza degli Angeli come degli esseri puramente spirituali, creati da Dio. La Chiesa ha creduto questo fin dall’inizio. Essa ha espresso questa verità nel Simbolo di Nicea - Costantinopoli, e l’ha confermata al momento del Concilio Laterano IV (1215).  La sua formulazione è stata ripresa dal Concilio Vaticano I nel contesto della dottrina sulla creazione : Dio “creò insieme dal nulla fin dall’origine del tempo, l’una e l’altra creatura, la spirituale e la corporale, cioè l’angelica e la terrestre, di conseguenza egli creò la natura umana come essendo comune all’una ed all’altra, essendo costituita di spirito e di corpo”. Cioè che Dio creò in realtà le due fin dall’origine : la spirituale e la corporale, il mondo terrestre ed il mondo angelico. Tutto ciò egli le creò nello stesso tempo in rapporto alla creazione dell’uomo, costituito di spirito e di materia e posto secondo il racconto biblico nel quadro di un mondo già stabilito secondo le sue leggi e misurato dal tempo.

Allo stesso tempo dell’esistenza, la fede della Chiesa riconosce taluni tratti distintivi della natura degli Angeli. Il loro essere puramente spirituale implica prima di tutto la loro immaterialità e la loro immortalità. Gli Angeli non hanno “corpo” (anche se in determinate circostanze essi si manifestano sotto forma visibile in ragione della loro missione in favore degli uomini), essi non sono dunque sottomessi alla legge della corruzione comune a tutto il mondo materiale. Gesù stesso, riferendosi alla condizione angelica, dirà che nella vita futura i resuscitati “non possono più morire, poiché essi sono simili agli Angeli”.

ESSERI PERSONALI E RAGGRUPPATI IN CORI

In quanto creature di natura spirituale, gli Angeli sono dotati di intelligenza e di libera volontà, come l’uomo, ma ad un grado superiore a lui, anche se sono sempre segnati dal limite inerente a tutte le creature. Gli Angeli sono dunque degli esseri personali e come tali, anche essi ad “immagine e rassomiglianza” di Dio. La Sacra Scrittura si riferisce agli Angeli dando loro anche dei nomi non solamente personali (quali i nomi propri di Raffaele, Gabriele, Michele), ma anche “collettivi” ( quali i qualificativi di : Serafini, Cherubini, Troni, Potenze, Dominazioni, Principati), come pure essa applica una distinzione tra gli Angeli e gli Arcangeli. Tutto avendo presente il linguaggio analogico e rappresentativo del Sacro Testo, noi possiamo dedurre che questi esseri - persone, quasi raggruppati in società, si suddividono in Ordini e Gradi, rispondendo in misura della loro perfezione ed agli incarichi che sono loro confidati. Gli antichi autori e la liturgia stessa parlano anche dei Cori angelici (nove, secondo Dionigi l’Areopagita). La teologia, in particolare la patristica e la medievale, non ha rigettato queste rappresentazioni che cercano al contrario di darne una spiegazione dottrinale e mistica, ma senza attribuirvi un valore assoluto. San Tommaso ha preferito approfondire le ricerche sulla condizione ontologica, sull’attività cognitiva e volitiva e sulla elevazione spirituale di queste creature puramente spirituali, come pure sia dalla loro dignità nella scala degli esseri che dal fatto di potere meglio in esse approfondire le facoltà e le attività proprie dello spirito allo stato puro, traendo una grande luce per illuminare i problemi di fondo che da sempre agitano e stimolano il pensiero umano : la conoscenza, l’amore, la libertà, la docilità a Dio, la realizzazione del suo regno.

INTELLIGENTI E LIBERI - (GIOVANNI PAOLO II,  23 LUGLIO 1986)

Nella perfezione della loro natura spirituale, gli Angeli sono chiamati, fin dall’inizio, in virtù della loro intelligenza, a conoscere la verità e ad amare il bene che essi conoscono nella verità, in un modo molto più totale che non è possibile all’uomo. Questo amore è l’atto di una libera volontà, dunque per gli Angeli anche la libertà significa la possibilità di fare una scelta in favore o contro il Bene che essi conoscono, cioè Dio stesso. Occorre ridire qui quello che abbiamo già ricordato, a tempo opportuno, a riguardo dell’uomo : creando gli esseri liberi, Dio voleva che si realizzasse nel mondo quell’amore vero che non è possibile che sulla base della libertà. Egli volle dunque che la creatura, costituita ad immagine e rassomiglianza del suo Creatore, possa nella maniera più piena possibile rendersi simile a Lui, Dio, che “è amore”. Creando i puri Spiriti come esseri liberi, Dio nella sua Provvidenza non poteva che prevedere ugualmente la possibilità del peccato degli Angeli. Ma precisamente perché la Provvidenza è saggezza eterna che ama, Dio potrebbe estrarre dalla storia di questo peccato, incomparabilmente più radicale in quanto peccato di un puro Spirito, il bene definitivo di tutto il cosmo creato.

LA LORO SCELTA DECISIVA ED IRREVOCABILE

In effetti, come lo dice chiaramente la Rivelazione, il mondo dei puri Spiriti appare diviso in buoni e cattivi. Ebbene, questa divisione non è stata creata da Dio, ma, sulla base della libertà propria alla natura spirituale di ognuno di essi, essa si è operata attraverso la scelta che per gli esseri puramente spirituali possiede un carattere incomparabilmente più radicale di quello dell’uomo e che è irreversibile, visto il grado intuitivo e di penetrazione del bene di cui la loro intelligenza è dotata. A questo riguardo occorre dire ugualmente che i puri Spiriti sono stati sottomessi ad una prova di carattere morale. Fu una scelta decisiva riguardante per prima cosa Dio stesso, un Dio conosciuto in una maniera più essenziale e diretta che non è possibile all’uomo, un Dio che, a questi esseri spirituali, aveva fatto il dono, prima di farlo all’uomo, di partecipare alla sua natura divina.

Nel caso dei puri Spiriti, la scelta definitiva riguardava dapprima Dio stesso, primo e supremo Bene, accolto o rifiutato in maniera più essenziale e diretta che non possa avvenire nel raggio d’azione delle libera volontà dell’uomo. I puri Spiriti possiedono una conoscenza di Dio incomparabilmente più perfetta di quella dell’uomo, perché per la potenza della loro intelligenza, non condizionata né limitata dalla mediazione della conoscenza sensibile, essi vedono totalmente la grandezza dell’Essere infinito, della Verità primaria, del bene supremo. A questa sublime facoltà di conoscenza dei puri Spiriti, Dio offrì il mistero della sua divinità, rendendoli così partecipi, mediante la grazia, della sua gloria infinita. Precisamente, in quanto esseri di natura spirituale, nella loro intelligenza si trovavano la facoltà, il desiderio di questa elevazione soprannaturale alla quale Dio li aveva chiamati, per fare di essi, ben prima dell’uomo, dei “partecipanti della divina natura”, partecipi della vita intima di colui che è Padre, Figlio e Spirito Santo, di colui che nella comunione delle tre Persone divine “è amore”. Dio aveva ammesso tutti i puri Spiriti, prima e più dell’uomo, all’eterna comunione dell’amore.

I BUONI ED I CATTIVI ANGELI

La scelta decisa sulla base della verità su Dio, come sotto una forma superiore in ragione della penetrazione della loro intelligenza, ha diviso anche il mondo dei puri Spiriti in buoni e cattivi. I buoni hanno scelto Dio come Bene supremo e definitivo, conosciuto alla luce dell’intelligenza illuminata dalla Rivelazione. Avere scelto Dio vuol dire che essi si sono voltati verso di lui con tutta la forza interiore della loro libertà, forza interiore che è amore. Dio è divenuto l’obiettivo totale e definitivo della loro esistenza spirituale. Gli altri, al contrario, hanno girato le spalle a Dio contro la verità della conoscenza che indicava in lui il bene totale e definitivo. Essi hanno scelto contro la rivelazione del mistero di Dio, contro la sua grazia che li rendeva partecipi della Trinità e della eterna amicizia con Dio nella comunione con lui per amore. Sulla base della loro libertà creata essi hanno operato una scelta radicale ed irreversibile al modo dei buoni Angeli, ma diametralmente opposto : anziché una accoglienza di Dio piena d’amore, essi gli hanno opposto un rifiuto ispirato da un falso sentimento di autosufficienza, di avversione ed anche di odio che si è convertita in ribellione.

Come comprendere una tale opposizione e rivolta contro Dio presso degli esseri dotati di una sì viva intelligenza ed arricchiti di tante luci ? Quale può essere il motivo di una scelta contro Dio così radicale ed irreversibile ? Di un odio così profondo al punto di apparire unicamente un frutto di follia ? I Padri della Chiesa ed i teologi non esitano a parlare di “accecamento” prodotto dalla soprastima della perfezione dell’essere proprio, spinta fino al punto di velare la supremazia di Dio, che al contrario esigeva un atto di docile ed obbediente sottomissione. Tutto questo sembra contenuto in una maniera concisa nell’espressione : “Non servirò !”, che manifesta il rifiuto radicale ed irreversibile di partecipare alla costruzione del Regno di Dio nel mondo creato. “Satana”, lo Spirito ribelle, vuole il suo regno, non quello di Dio, e si erge come primo “avversario” del Creatore, opponente della Provvidenza, antagonista della saggezza amante di Dio. Dalla rivolta e dal peccato di Satana, come anche di quello dell’uomo, noi dobbiamo concludere, accettando la saggia esperienza della Scrittura che afferma : “L’orgoglio è causa di rovina”. E’ l’orgoglio che li ha perduti. Che questo ci serva di lezione, cari fratelli e sorelle : ricordiamoci che l’orgoglio comporta la rovina, e che la nostra vocazione è di amare Dio e di servirlo con tutto l’amore di cui siamo capaci.

RUOLO E MISSIONE DEGLI ANGELI - UNA FUNZIONE DI MEDIAZIONE TRA DIO E GLI UOMINI - (GIOVANNI PAOLO II,  30 LUGLIO 1986)

Nel corso della precedente catechesi noi ci siamo soffermati sull’articolo del Credo col quale noi proclamiamo e confessiamo Dio creatore non solamente di tutto il mondo creato, ma anche delle “cose invisibili”, e noi ci siamo intrattenuti sul tema dell’esistenza degli Angeli, chiamati a pronunciarsi per Dio o contro Dio, in un atto radicale ed irreversibile di adesione o di rifiuto della sua volontà di salvezza.

Sempre secondo la Sacra Scrittura, gli Angeli, in quanto creature puramente spirituali, si presentano alla nostra riflessione coma una “realizzazione speciale dell’immagine di Dio”, perfettissimo Spirito, come Gesù stesso lo ricorda alla Samaritana con queste parole : “Dio è spirito”.  Da questo punto di vista, gli Angeli sono le creature più prossime dell’esemplare divino. Il nome che la Sacra Scrittura attribuisce loro ci insegna che la verità più importante nella Rivelazione è quella che riguarda i compiti degli Angeli verso gli uomini : Angelo (Angelus) significa in effetti Messaggero. L’ebraico Malak, impiegato nell’Antico Testamento, vuol dire più precisamente Delegato od Ambasciatore. Gli Angeli, creature spirituali, esercitano una funzione di mediazione e di ministero nei rapporti che avvengono tra Dio e gli uomini. Sotto questo aspetto la Lettera agli Ebrei dirà che a Cristo è stato confidato un “Nome” e dunque un ministero di mediazione, ben superiore a quello degli Angeli.

NELL’ANTICO TESTAMENTO

L’Antico Testamento sottolinea soprattutto la speciale partecipazione degli Angeli alla celebrazione della gloria che il Creatore riceve come tributo di lode da parte del mondo creato. I Salmi in particolare sono gli interpreti di questa voce, quando per esempio proclamano : “Lodate Yahvé nei cieli, lodatelo nelle altezze, lodatelo, voi tutti suoi Angeli, lodatelo, voi tutti suoi eserciti ... “. Come pure il Salmo 103 : “Benedite Yahvé, voi tutti suoi Angeli, eroi potenti, operai della sua parola, attenti al suono della sua parola”. Quest’ultimo versetto del Salmo 103 ci insegna che gli Angeli prendono parte, in una maniera loro propria, al governo di Dio sulla creazione come i “potenti operai della sua parola” secondo il piano stabilito dalla divina Provvidenza. Agli Angeli è stato confidato, in particolare, un attenzione ed una sollecitudine speciale verso gli uomini, per i quali essi presentano a Dio le loro richieste e le loro preghiere, come ce lo ricorda per esempio il Libro di Tobia, nel mentre che il Salmo 91 proclama : “Egli ha dato per te ordine ai suoi Angeli ... sulle loro mani ti porteranno affinché il tuo piede non urti la pietra”. Secondo il Libro di Daniele si può affermare che i compiti degli Angeli come ambasciatori del Dio vivente si estendono non solamente ad ogni uomo in particolare ed a quelli che occupano delle cariche speciali, ma anche a delle intere nazioni.

NEL NUOVO TESTAMENTO

Il Nuovo Testamento pone in evidenza i compiti degli Angeli in rapporto con la missione di Cristo come Messia, e prima di tutto verso il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, come noi lo leggiamo nel racconto dell’annuncio della nascita di Giovanni Battista, di Cristo stesso, nelle illuminazioni e nelle disposizioni fornite a Maria ed a Giuseppe, nelle indicazioni date ai pastori la notte della Nascita del Signore, nella protezione del neonato di fronte al pericolo della persecuzione di Erode. Più avanti i Vangeli ci parlano della presenza degli Angeli nel corso dei quaranta giorni del digiuno di Gesù nel deserto e durante la sua preghiera nel giardino del Getsemani. Dopo la resurrezione di Cristo sarà ancora un Angelo, sotto la forma di un ragazzo, che dirà alle donne accorse al sepolcro e sorprese di trovarlo vuoto : “Non vi spaventate. E’ Gesù il Nazareno che voi cercate, il Crocifisso : egli è risuscitato, non è qui ... andate a dirlo ai suoi discepoli ... “. Due Angeli sono ugualmente visti da Maria di Magdala, che è favorita da una apparizione personale di Gesù. Gli Angeli “si presentano” agli Apostoli dopo la sparizione di Cristo per dire loro : “Uomini di Galilea, perché restate qui a guardare il cielo ? Colui che è stato innalzato, questo stesso Gesù, verrà come ora, alla stessa maniera con cui lo avete visto partire verso il cielo”. Sono gli Angeli della vita, della Passione e della gloria di Cristo. Gli Angeli di colui che, secondo la Lettera di San Pietro “è alla destra di Dio, dopo essersi sottomessi gli Angeli, le dominazioni e le potenze”. Se noi passiamo alla nuova venuta di Cristo, cioè alla “Parusìa”, noi constatiamo che tutti i sinottici notano che “il Figlio dell’uomo ... verrà nella gloria di suo Padre con i Santi Angeli”, come pure San Paolo. Si può dunque dire che gli Angeli, come puri Spiriti, non solamente partecipano, al modo che è loro proprio, alla santità stessa di Dio, ma nei momenti chiave circondano Cristo e lo accompagnano nel compimento della sua missione salvifica verso gli uomini. Alla stessa maniera tutta la Tradizione ed il magistero ordinario della Chiesa nel corso dei secoli, hanno attribuito agli Angeli questo carattere particolare e questa funzione di ministero messianico.

GLI ANGELI CONTEMPLANO DIO E LO LODANO - (GIOVANNI PAOLO II,  6 AGOSTO 1986)

Il tema che abbiamo presentato può sembrare “lontano” o “meno vitale” dalla mentalità dell’uomo moderno. Comunque la Chiesa, proponendo con franchezza la totalità della verità su Dio, Creatore anche degli Angeli, crede di rendere un grande servizio all’uomo. L’uomo nutre la convinzione che in Cristo, Uomo - Dio, è lui (e non gli Angeli) che si trova al centro della rivelazione divina. Ebbene, l’incontro religioso col mondo degli esseri puramente spirituali diventa una preziosa rivelazione del suo essere non solamente corpo ma anche spirito, e dalla sua appartenenza ad un progetto di salvezza veramente grande ed effettivo all’interno di una comunità di esseri personali che, per l’uomo e con l’uomo, servono il disegno provvidenziale di Dio. Notiamo che la Sacra Scrittura e la Tradizione nominano precisamente Angeli quei puri Spiriti che nella prova fondamentale di libertà hanno scelto Dio, la sua gloria ed il suo regno. Essi sono uniti a Dio attraverso l’amore totale che sgorga della beatificante visione, viso a viso, della Santissima Trinità. Gesù stesso lo dice : “Gli Angeli nei cieli vedono costantemente il volto del Padre mio che è nei cieli”. Questo “vedere costantemente il volto del Padre” è la manifestazione più elevata dell’adorazione di Dio. Si può dire che essa costituisce quella “liturgia celeste” compiuta in nome di tutto l’universo, alla quale si associa incessantemente la liturgia terrena della Chiesa, in particolare nei suoi momenti culminanti. Basta ricordare l’atto col quale la Chiesa, ogni giorno ed ogni ora, nel mondo intero, all’inizio della Preghiera Eucaristica nel cuore della Santa Messa, richiama gli  “Angeli e gli Arcangeli” per cantare la gloria di Dio tre volte Santo, unendosi con ciò a questi primi adoratori di Dio, nel culto e nell’amorosa conoscenza del mistero ineffabile della sua santità.

ESSI PARTECIPANO ALL’OPERA DI SALVEZZA DEGLI UOMINI

Sempre secondo la Rivelazione, gli Angeli, che partecipano alla vita della Trinità nella luce della gloria, sono ugualmente chiamati a partecipare alla storia della salvezza degli uomini, nei momenti stabiliti dal disegno della divina Provvidenza. “Forse che non siamo degli Spiriti incaricati di un ministero, inviati in servizio per quelli che devono ereditare la salvezza ? “ chiede l’autore della Lettera agli Ebrei. E questo la Chiesa lo crede e lo insegna, sulla base della Sacra scrittura da cui noi apprendiamo che il compito dei buoni Angeli è la protezione degli uomini e la sollecitudine per la loro salvezza. Noi troviamo queste espressioni in diversi passi della Scrittura, per esempio nel Salmo 91 citato diverse volte : “Egli ha dato ordine per te ai suoi Angeli di custodirti in tutte le tue vie. Essi sulle loro mani ti porteranno perché il tuo piede non urti la pietra”. Gesù stesso, parlando dei bambini ed avvertendo di non scandalizzarli, si riferisce ai “loro Angeli”. Egli attribuisce in più agli Angeli la funzione di testimoni nel supremo giudizio divino sulla sorte di colui che ha riconosciuto o rinnegato Cristo : “Chiunque si dichiarerà per me davanti agli uomini, il Figlio dell’uomo a sua volta si dichiarerà per lui davanti agli Angeli di Dio ; ma colui che mi avrà rinnegato davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli Angeli di Dio”. Queste parole sono significative perché se gli Angeli prendono parte al giudizio di Dio, essi sono interessati alla vita dell’uomo. Interesse e partecipazione che sembrano accentuati nel discorso escatologico, in cui Gesù fa intervenire gli Angeli nella Parusìa, cioè alla venuta definitiva di Cristo alla fine della storia. In mezzo ai Libri del Nuovo Testamento sono più specialmente gli Atti degli Apostoli che ci fanno conoscere dei fatti che attestano la sollecitudine degli Angeli per l’uomo e la sua salvezza. Così, quando l’Angelo di Dio liberò gli Apostoli dalla prigione e prima di tutto Pietro, che era minacciato di morte da Erode. O quando guidò l’attività di Pietro verso il centurione Cornelio, il primo pagano convertito, come pure l’attività del diacono Filippo sulla strada da Gerusalemme a Gaza.

IL MINISTERO DEGLI ANGELI CUSTODI E DEGLI ARCANGELI

Da questi fatti citati a titolo di esempio, si comprende come nella coscienza della Chiesa abbia potuto essersi formata la persuasione sul ministero confidato agli Angeli in favore degli uomini. La Chiesa confessa dunque la sua fede negli Angeli Custodi, li venera nella liturgia con una festa speciale, e raccomanda il ricorso alla loro protezione con una preghiera frequente, quale l’invocazione “Angelo di Dio”. Questa preghiera sembra appropriarsi le belle parole di San Basilio : “Ogni fedele ha vicino a sé un Angelo come tutore e pastore per guidarlo alla vita”. E’ infine importante notare che la Chiesa onora con un culto liturgico tre figure di Angeli, che, nella Sacra Scrittura, sono chiamati dal loro nome. Il primo è Michele Arcangelo. Il suo nome esprime in sintesi l’attitudine essenziale dei buoni Spiriti. “Mica - El” significa in effetti : “Chi è come Dio ?”.In questo nome si trova dunque espressa la scelta salvifica grazie alla quale gli Angeli “vedono il volto del Padre” che è nei cieli. Il secondo è Gabriele : figura legata soprattutto al mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. Il suo nome vuol dire : “La mia forza è Dio” oppure “Potenza di Dio”, come per dire che al vertice della creazione, l’Incarnazione è il segno supremo del Padre onnipotente. Infine il terzo Arcangelo si chiama Raffaele. “Rapha - El” significa “Dio guarisce”. Egli si è fatto conoscere dalla storia di Tobia nell’Antico Testamento, talmente significativa a riguardo della rimessa agli Angeli dei figli di Dio, che hanno sempre bisogno di difesa, di cura e di protezione. Riflettendovi, si scopre che ognuna di queste tre figure : Mica-El, Gabri-El, Rapha-El, riflette in maniera speciale la verità contenuta nella domanda sollevata dall’autore della Lettera agli Ebrei : “Non siamo tutti degli spiriti incaricati di un ministero, inviati al servizio di quelli che devono ereditare la salvezza ?”. Tutti partecipano alla protezione degli uomini, per condurli sulle strade della vita eterna, ed è per questo che noi possiamo invocare la loro assistenza, come lo si fa verso il nostro Angelo Custode. Sì, il pensiero ed il culto degli Angeli ci aiutano ad avvicinarci al Dio tre volte Santo, invisibile. E con essi noi lo vedremo, anche noi, faccia a faccia nel Regno dei cieli.

SAN MICHELE DIFENSORE E SOSTEGNO DELLA CHIESA - (GIOVANNI PAOLO II, MONTE GARGANO (FG), 24 MAGGIO 1987)

Carissimi Fratelli e Sorelle, sono felice di trovarmi in mezzo a voi all’ombra di questo santuario di San Michele Arcangelo che, da quindici secoli, costituisce uno scopo di pellegrinaggi ed un punto di riferimento per quelli che cercano Dio e desiderano entrare alla sequela di cristo, per cui “sono state create tutte le cose, nei cieli e sulla terra, le visibili e le invisibili, troni, signorie, principati, potenze”. In questo luogo, come già lo fecero nel passato molti miei predecessori sulla Sede di Pietro, sono venuto anche io per gioire un istante dell’atmosfera propria a questo santuario fatta di silenzio, di preghiera e di penitenza ; sono venuto per venerare ed invocare l’Arcangelo San Michele affinché protegga e difenda la Santa Chiesa in un momento in cui è difficile rendere un’autentica testimonianza cristiana senza compromessi e senza accomodamenti. Dal momento in cui papa Gelasio I, nel 493, diede il suo consenso alla consacrazione delle grotte delle apparizioni dell’Arcangelo San Michele come luogo di culto e vi compì la sua prima visita, accordando l’indulgenza del “Perdono angelico”, una serie di romani pontefici seguì le sue tracce per venerare questo sacro luogo. In mezzo ad essi figurano Agapito I, Leone IX, Urbano II, Innocenzo II, Celestino III, Urbano VI, Gregorio IX, San Pietro Celestino e Benedetto IX. Ugualmente numerosi Santi sono venuti qui per attingervi forza e conforto. Ricordo i nomi di San Bernardo, San Guglielmo da Vercelli, fondatore dell’abbazia di Montevergine, San Tommaso d’Aquino, Santa Caterina da Siena ; in mezzo a queste visite è rimasta giustamente celebre ed è ancora viva, quella che fece San Francesco che venne qui in preparazione della Quaresima del 1221.

La tradizione dice che, considerandosi indegno di entrare nella sacra grotta, egli si sarebbe fermato all’entrata, tracciando un segno di croce su di una pietra. Questa frequentazione vivente e mai ininterrotta di pellegrini illustri ed umili che, dal Medio Evo ai nostri giorni, hanno fatto di questo santuario un luogo di incontro, di preghiera e di riaffermazione della fede cristiana, dice quanto la figura dell’Arcangelo Michele che è il protagonista di numerose pagine dell’Antico e del Nuovo Testamento, è sentita ed invocata dal popolo e quanto la Chiesa ha bisogno della sua protezione celeste : di lui, che è presentato nella Bibbia come il grande lottatore contro il Dragone, il capo dei demoni. Noi leggiamo nell’Apocalisse : “Allora, vi fu una battaglia in cielo : Michele ed i suoi Angeli combatterono il Dragone. Ed il Dragone rispose, coi suoi Angeli, ma essi ebbero la peggio e furono cacciati dal cielo. Li si gettò dunque, l’enorme Dragone, l’antico Serpente, il Diavolo e satana come lo si chiama, il seduttore del mondo intero, lo si gettò sulla terra ed i suoi Angeli furono gettati con lui”. L’autore sacro ci presenta in questa descrizione drammatica, l’evento della caduta del primo Angelo che fu sedotto dall’ambizione del divenire “come Dio”. Da ciò la realizzazione dell’Arcangelo Michele il cui nome ebraico “Sì, chi è forte come Dio ?” rivendica l’unicità di Dio e la sua inviolabilità.

Benché frammentari, le informazioni delle rivelazioni sulla personalità ed il ruolo di San Michele sono molto eloquenti. E’ l’Arcangelo che rivendica i diritti inalienabili di Dio. E’ uno dei Principi del cielo, da cui uscirà il Salvatore. Ora, il nuovo popolo di Dio è la Chiesa. Ecco la ragione per la quale essa lo considera come suo protettore e sostegno in tutte le sue lotte per la difesa e l’espansione del Regno di Dio sulla terra. E’ vero che “le porte dell’Ade non terranno” secondo l’affermazione del Signore, ma questo non significa che noi siamo dispensati dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del maligno. In questa lotta, l’Arcangelo Michele è ai lati della Chiesa per difenderla contro tutte le iniquità del secolo, per aiutare i credenti a resistere al demonio che “come un leone ruggente gira cercando chi divorare”. Questa lotta contro il demonio nella quale si distingue la figura dell’Arcangelo Michele, è ancora attuale oggi perché il demonio è sempre vivente ed operante nel mondo. In effetti, il male che è in lui, il disordine che si incontra nella società, l’incoerenza dell’uomo, la rottura interiore nella quale è vittima non sono solamente le conseguenze del peccato originale, ma anche l’effetto dell’azione devastatrice ed oscura di Satana, di questo distruttore dell’equilibrio morale dell’uomo che San Paolo non esita a chiamare “il dio di questo mondo”, nella misura in cui egli si manifesta come un incantatore astuto che sa insinuarsi nel gioco della nostra azione per introdurvi delle deviazioni anche nocive che hanno l’aria conforme in apparenza alle nostre naturali aspirazioni. Ecco perché l’Apostolo dei Gentili mette i cristiani in guardia contro gli attacchi del demonio e dei suoi innumerevoli satelliti quando egli esorta gli abitanti di Efeso a rivestirsi “dell’armatura di Dio per potere resistere alle manovre del diavolo.

Perché non è contro degli avversari di sangue e di carne che dobbiamo lottare, ma contro i principati, contro le potenze, contro i reggitori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti del male che abitano gli spazi celesti”. A questa lotta ci invita la figura dell’Arcangelo San Michele a cui la Chiesa, sia quella d’Oriente che di Occidente, non ha mai smesso di rendere un culto speciale. Come si sa, il primo santuario consacrato a San Michele fu edificato a Costantinopoli per iniziativa di Costantino : è il celebre Michaëlion al quale succedettero in questa nuova capitale dell’Impero, numerose altre Chiese dedicate all’Arcangelo. In Occidente il culto di San Michele, fin dal V secolo, si è esteso in numerose città come Roma, Milano, Piacenza, Genova, Venezia ; ed in mezzo a tanti luoghi di culto, il più celebre è incontestabilmente quello del Monte Gargano. L’Arcangelo è rappresentato sulla porta di bronzo, fusa a Costantinopoli nel 1076, nell’azione di atterrare il Dragone infernale. E’ sotto questo simbolo che l’arte ce lo rappresenta e che la liturgia ce lo fa invocare. Ricordiamoci tutti della preghiera che si recitava, alcuni anni fa, alla fine della Santa Messa e che era stata composta dal papa Leone XIII.

SALUTARE MARIA CON GABRIELE, L’ANGELO DELL’ANNUNCIAZIONE - (GIOVANNI PAOLO II, OMELIA, 2 OTTOBRE 1983)

Luca l’Evangelista dice che Maria fu “sconvolta” dalle parole che l’Arcangelo Gabriele le rivolse nel momento dell’Annunciazione, e che “Ella si domandava cosa significasse quel saluto”. Questa meditazione di Maria costituisce il primo modello della preghiera del Rosario. Essa è la preghiera di quelli che amano il saluto angelico a Maria. Le persone che recitano il Rosario riprendono, col pensiero ed il cuore, la meditazione di Maria e, recitandolo, essi meditano “cosa significhi un tale saluto”. Prima di tutto esse riprendono le parole che, con l’intermediazione del suo Messaggero, Dio stesso ha indirizzato a Maria. Quelli che amano il saluto angelico a Maria ripetono le parole che provengono da Dio. Recitando il Rosario noi diciamo diverse volte queste parole. Non è una ripetizione semplicistica. Le parole rivolte da Dio stesso a Maria e pronunciate dal Messaggero divino racchiudono un contenuto insondabile. “Io ti saluto, o piena di grazie, il Signore è con te, tu sei benedetta tra tutte le donne”.

LA RESURREZIONE ANNUNCIATA DAGLI ANGELI - (GIOVANNI PAOLO II, 1° APRILE 1991)

E’ oggi la seconda giornata dell’Ottava di Pasqua. Ieri, era la solennità di Pasqua, oggi è il lunedì di Pasqua. In Italia, esiste una bella tradizione che vuole che questa giornata sia chiamata di “Pasquetta”, ma io non voglio parlare di “Pasquetta”.  Esiste un altro nome per designare questa giornata : il giorno della festa “dell’Angelo”. Questa tradizione, molto bella, corrisponde profondamente alle fonti bibliche sulla Resurrezione. Ricordiamoci il racconto dei Vangeli sinottici, quando le donne vanno al sepolcro e lo trovano aperto. Esse temevano di non potere entrarvi perché la tomba era chiusa da una grossa pietra. Ma la trovano aperta e, dall’interno, sentono queste parole : “Gesù, il Nazareno, non è qui”.  Per la prima volta sono pronunciate queste parole : “Egli è risuscitato”. Gli evangelisti ci dicono che queste parole sono state pronunciate dagli Angeli. Esiste un profondo significato in questa presenza angelica ed in questa proclamazione angelica : come non poteva che essere un Angelo, Gabriele, nell’annunciare l’Incarnazione del Verbo, Figlio di Dio, così per esprimere per la prima volta le parole “egli è risorto”, la Resurrezione, un soggetto umano non era sufficiente, una parola umana non poteva bastare. Occorreva un essere superiore, perché per l’essere umano, questa verità e le parole che comunicano questa verità, “è risuscitato”, questa verità stessa è talmente sconvolgente, talmente incredibile, che forse nessun uomo avrebbe osato pronunciarla.

Dopo questo primo annuncio, si comincia a ripetere : “Il Signore è risuscitato e si è rivelato a Pietro, a Simone”, ma il primo annuncio richiedeva una intelligenza superiore all’intelligenza umana. Così questa festa dell’Angelo, almeno io la intendo così, viene a completare l’Ottava pasquale. Nelle letture bibliche, nei passi dei Vangeli, è sempre questione di questi Angeli ; ora la festa italiana sottolinea non solamente il momento di questa presenza angelica, ma spiega anche il perché di questo momento della Resurrezione. In più la constatazione umana del sepolcro vuoto, occorreva un’altra constatazione sovrumana : “egli è risuscitato”. E con gli angeli della Pasqua termino il mio excursus angelico tra gli scritti  del papa polacco. Avrei potuto citare numerosi altri testi sugli spiriti celesti di Carol Woitila, ma il lettore si sarà reso conto che anche sugli angeli il “ papa dei primati” ha scritto più di ogni altro pontefice della storia.

Don Marcello Stanzione (Ri-Fondatore della M.S.M.A.)