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Sette, affiliazioni, identità ed influenza sociale PDF Stampa E-mail

Sette, affiliazioni, identità, influenza socialeL'ENTRATA NELLA SETTA Al momento dei primi contatti tra l'individuo ed il gruppo settario, deve nascere un legame. L'individuo deve  dare una coerenza alla sua presenza nel gruppo qui ed ora. Per questo, egli integra un certo numero di simboli e crea dei legami con gli altri membri. Egli deve costruire una coerenza tra se stesso e gli altri, tra quello che pensa e quello che fa. Questo spazio di adattamento è costituito da luoghi d'incontro, da comunicazione, da legami che servono di supporto all'adattamento. Il gruppo mette tutto in opera affinché questo adattamento sia possibile, creando intorno all'individuo uno spazio caloroso. Lo scopo della setta in questo periodo critico è un adattamento accelerato dell'individuo. Poiché occorre battere il ferro finché è caldo, l'adepto deve costituirsi al più presto dei ripari affettivi.

Ripari rassicuranti, ripari sui quali il soggetto deve poter appoggiarsi, ai quali deve poter identificarsi e soprattutto ripari che devono rappresentare uno spazio stabile.

L'AFFETTIVITA' GRUPPALE Il bisogno di affiliazione L'affiliazione rinvia al collegamento di un individuo ad un gruppo, retto da un principio di cooperazione tra i membri. Essa consiste in una inscrizione dell'individuo nel seno di un gruppo. Per mantenersi nel seno del gruppo l'individuo sviluppa delle relazioni con gli altri membri, e questo legame garantisce l'unità della comunità. La necessità di stabilire un contatto sociale è resa più manifesta ancora quando gli individui si trovano in delle situazioni che essi non padroneggiano. E' il caso dei nuovi entranti in una setta, che ignorano tutto della vita del gruppo, delle sue attività e dei legami che partecipano alla sua unità. Le finalità che hanno motivato il nuovo adepto in questa nuova comunità non bastano oramai più a giustificare la sua presenza. Egli cerca il suo proprio posto nel gruppo, come pure la riconoscenza di quelli di cui egli idealizza spesso le qualità e lo stato. D'altronde, il bisogno di affiliazione è motivato da una certa forma di angoscia o di paura vissuta dall'individuo immerso in un universo di cui ignora tutto. Egli ricerca attivamente un legame che gli permetterà di rompere una solitudine legata alla sua ignoranza della nuova cultura. L'affiliazione ha tanto meno male nel realizzarsi quanto i membri della setta prendano in carico il nuovo adepto fin dal suo arrivo. I comportamenti ed iniziative dei membri mirano a facilitare l'inserimento. Un dipinto ideale emana dal gruppo, e l'individuo risente attenzione e riconforto. "...

Dal momento in cui mettevano piede nel Centro, (...) i visitatori erano costantemente circondati, serviti, si parlava loro ininterrottamente; li si isolava gli uni dagli altri e li si spingeva gentilmente a partecipare a tutte le attività. Essi erano circondati da una tela di ragno di misura manipolatrice. Si impediva che telefonassero a degli amici o dei parenti, si interrompevano delle discussioni "negative", non si potevano porre delle domande durante le conferenze, al momento delle conversazioni di gruppo che seguivano, non si chiedevano che le reazioni positive, l'invitato era accompagnato fin nei bagni, per proteggerlo da tutte le influenze sataniche. Tutto si dissimulava - anche per noi - sotto la giustificazione dell'amore, della sollecitudine, dell'armonia e dell'unità che tutti volevano, la soppressione della disputa e dei conflitti "spaventosi". (Testimonianza di O. von Hammerstein, Ich war ein Munie, 1980). L'assenza di intimità costituisce una caratteristica dell'arruolamento. Come lo sviluppa molto bene questo estratto di testimonianza di un vecchio monista, tutto è posto in essere perché l'individuo non si ritrovi mai solo e non ha da questo fatto la possibilità di riflettere e di assimilare la scalata rapida degli eventi che lo spingono all'interno della setta.

E' lo spirito critico che la setta intende inibire non lasciando nessuno spazio di riflessione personale. Affinché le costrizioni di una comunità troppo presente non siano dissuasive, il gruppo lascia trasparire calore e buonumore, di modo che l'individuo abbia l'opinione di trovare il suo conto nella relazione. L'attrattiva L'attrattiva per la percezione armoniosa dei membri del gruppo fa entrare una dimensione affettiva nella relazione. Quello che deve essere attraente si rende simpatico e quello che è attratto adotta anch'egli un pannello di attitudini positive che mirano a farsi riconoscere. L'attrattiva rinvia né più né meno ad un desiderio di accostarsi all'altro, sulla base di sentimenti presi dall'immaginazione che egli prova per lui. Il guru aiuta l'immaginario a svilupparsi in suo favore: Quando voi mi vedete, provate una specie di timore rispettoso davanti ad un potere e nello stesso tempo risentite un calore d'amore. Talvolta, io vengo a vedervi in sogno per darvi delle direttive. Che uomo sono? Spesso, quando pensate a me, vi vengono delle lacrime ed il momento successivo voi realizzate che siete interamente aperti al mondo degli spiriti. Chi mi vede frequentemente nei suoi sogni? Talvolta, voi state per piangere quando vi manco. Se voi siete fuori, facendo del fondo e che di colpo voi siete colpiti da un tale amore per me che vi mettiate a piangere di desiderio di me, io sarò là, alcuni passi davanti a voi, ed anche io porterò lo stesso genere di prodotto che vendete e vi precederò dando del denaro. Questo accade dappertutto, particolarmente in Giappone. (Conferenza in California, Sun Myung Moon, Moon, 1977).

La comunità è anch'essa accogliente. In un primo tempo, essa non porta colpi al conforto intellettuale ed affettivo del soggetto. Al contrario, la sua propaganda è seducente. Per illustrare l'immagine positiva che la setta offre ai nuovi arrivati, i consigli dati da Moon ai membri della setta in Note del Maestro appaiono del tutto pertinenti: Accerchiateli fisicamente, spiritualmente, quattro membri per persona. Se è un uomo, due ragazze a destra, due ragazze a sinistra. Un ragazzo davanti: questo basterà (...). In queste circostanze, nessun giovane serio può alzarsi e partire: dei fattori di accerchiamento lo bloccheranno. (Sun Myung Moon, Moon). Per taluni autori, l'attrazione sarebbe la risultante di una sintesi tra l'importanza della gratificazione ed il costo della relazione. Questo esempio illustra l'abilità con la quale gli eventi sono presentati al soggetto. Basta per renderlo manifesto di esaminare nel quadro dell'esempio i due fattori messi in bilancia. Il costo della relazione è nullo a questo stadio dell'indottrinamento; il soggetto non considera che la setta voglia portargli pregiudizio. La gratificazione o la lusinga che può far nascere questo cerchio di qualità non è quanto ad essa molto difficile da immaginare talmente è caricaturale. L'INFLUENZA SOCIALE Imitazione e contagio sociale L'imitazione ed il contagio sociale fanno parte dei fenomeni coi quali l'individuo va poter trasformare il suo comportamento individuale in comportamento sociale. Il gruppo ha una influenza diretta sul comportamento del nuovo entrante. Il soggetto non è un individuo impermeabile ed insensibile al suo cerchio. All'interno della comunità, i sentimenti e le credenze circolano tra i membri a partire da quello che è ammesso dall'élite dirigente. Le informazioni e le emozioni si comunicano e si rafforzano grazie al contatto interpersonale tra gli adepti. Il contagio sociale mescola contemporaneamente l'imitazione dei soggetti tra di essi in quello che essi considerano come la norma da adottare e la trasmissione progressiva di un membro del gruppo ad un altro, per toccare infine il più grande numero. L'immagine positiva del gruppo nei riguardi del soggetto come pure del suo desiderio di integrarsi incitano il soggetto all'imitazione.

Egli adotta un'attitudine dinamica che consiste nel comportarsi come i membri del gruppo, nel selezionare le sue singolarità e nell'integrarle nel suo comportamento. L'imitazione e la trasmissione non si operano spesso sotto l'insegna della costrizione. E' un'attitudine positiva degli adepti di fronte al nuovo entrante che costituisce un incitatore nel voler rassomigliare loro. La produzione delle norme Fischer definisce la norma come "delle regole formali che esercitano delle pressioni sull'individuo e reggono le sue modalità di relazione e che, in una certa misura, sono capaci di organizzare la sua comprensione del mondo, di se stesso e degli altri" (Fischer, I Concetti fondamentali della psicologia sociale, Dunod). Il ruolo della norma è di creare una uniformità nel seno di un gruppo, al fine di rafforzare la sua coesione e la sua sottomissione al potere. Prendete ben coscienza che la vostra missione è estremamente importante affinché voi possiate servire DIO. Per compiere questa grande opera sacra, fate tutto il vostro possibile per approfondire ogni parola, ogni frase degli insegnamenti contenuti nel GOSEIGEN, il libro delle preghiere, ecc. Contribuite così alla realizzazione della grande unità degli uomini strappando le barriere stabilite dalle religioni o le sette religiose, isolando gli uomini gli uni dagli altri, formando dei piccoli gruppi, e contribuite alla sparizione delle tragedie della vita umana che gli uomini stessi generano coi loro concetti materialistici. ( Documenti per il corso di iniziazione elementare di Mahikari, Mahikari). Le norme definiscono la marcia da seguire del comportamento dell'adepto e giustifica le sanzioni che sono prese quando le regole sono infrante. Madre stessa deve talvolta irritarsi, specialmente contro quelli il cui comportamento non è mai corretto. Ella ha il dovere di gridare, di punire e talvolta anche di distruggere. (Sahaja Yoga, L'Evento).

Le norme rappresentano la legge e le regole di condotta adeguate in seno al gruppo. Essa permette all'autorità il controllo e la sottomissione degli individui alle leggi. Il conformismo Il conformismo in quanto "rispetto stretto degli usi stabiliti, della morale in uso" permette due interpretazioni quanto al suo valore. Ad un primo livello, esso ha una influenza benefica sulla vita degli uomini in società. In questo caso preciso, la conformità non si confonde con l'obbligo dell'individuo di rendersi indissociabile dal gruppo sociale. Lo scopo mirato è il rispetto delle regole che permettono la reciprocità nei rapporti interpersonali. Ad un altro livello - nel quale si può situare la maggior parte delle sette - il conformismo si confonde con l'identità degli individui e l'assimilazione delle caratteristiche individuali al gruppo. La singolarizzazione è allora considerata come una minaccia per il mantenimento dell'unità del gruppo. Preghiamo i giovani Dirigenti di fare uno sforzo deciso e costante per cernere la realtà in tutti i suoi piani, compreso quello della sua propria realtà nell'Acropoli, nella maniera più obiettiva possibile, lasciando in secondo piano i suoi gusti personali e le sue aspirazioni naturali della cui soddisfazione non beneficerebbe la comunità.

Con Platone, noi ricordiamo che "lo Stato" è al di sopra dell'individuo e che quest'ultimo non può essere durevole se non è imbrigliato nel primo come le cellule nell'alveare. ( Il Manuale del dirigente, Nuova Acropoli). E' una linea molto stretta che delimita il detto e l'implicito. L'enunciato in quanto tale non è esplicitamente contestabile. In effetti, non sono i propositi di Platone che si prestano qui ad una polemica, ma il modo con cui essi sono assimilati alla realtà del gruppo settario. Noi entriamo nel campo dell'implicito, che ci porta ad interessarci non più al detto ma al non detto. Effettivamente, tutto è questione di modalità. Bisogna ammettere una differenza di considerazione tra il rispetto di norme che non mirano a costringere ma a proteggere l'individuo e la comunità e la sottomissione a delle norme che mirano l'abnegazione totale dell'opinione individuale. Questo tipo di conformismo fa intervenire un doppio sentimento di timore presso l'individuo. Prima di tutto, la conformità è tributaria delle norme fissate dal potere. Ogni effrazione è sanzionata dalla setta. Le norme in questo garantiscono la conformità del gruppo. Voi dovete obbedire tacitamente, rapidamente, e senza porre domande ai vostri ufficiali nel Signore se desiderate rimanere membro della nostra squadra ... Ogni assenza senza permesso sarà considerata come una diserzione ... Voi non andrete mai solo.

Un veterano accompagnerà sempre uno stagionale. (Regolamento rivoluzionario, I Bambini di Dio, 1972). In più, il gruppo esercita una pressione tale su ognuno dei membri che esso agisce come una entità dotata di un potere di costrizione sull'opinione individuale. Lo sguardo degli altri costituisce una sorta di pressione sociale sul soggetto, che si sente osservato ed associa la singolarità al timore di essere rigettato dal gruppo se il suo comportamento o le sue idee non entrano nel quadro delle accezioni comunemente ammesse. Parecchi affiori concorrono alla nozione di conformismo, in mezzo ai quali: - la debole stima di sé; La stima di sé rinvia alla posizione che il soggetto si concede nella struttura sociale. E' più semplicemente l'idea che egli ha di se stesso e la capacità che giudica la sua di influenzare le cose e gli eventi. La debole stima di sé incita l'individuo ad adottare le norme di un'entità per la quale egli accorda un credito più elevato che per se stesso. Egli aderisce al punto di vista sviluppato da chi è forte e valutato come positivo. La sua adozione in seno a quello che è valorizzato costituisce per lui un mezzo di accreditare se stesso. In altri termini, per guadagnare in stima di sé, egli si associa a quello che considera come stimabile. - la timidezza; La timidezza conduce alla paura di farsi notare in quanto individualità. Essa può essere legata ad una debole fiducia in sé che conduce a seguire la corrente piuttosto che di singolarizzarsi e di sottomettersi allo sguardo degli altri. - Il bisogno di prossimità; L'attenzione che i membri del gruppo stessi collegano alla conformità riviene dunque dalla paura di ognuno di essere escluso correlato al bisogno di trovare dei punti di convergenza con gli altri, al fine di sviluppare delle affinità generatrici di prossimità tra i membri.

La sottomissione all'autorità La sottomissione all'autorità è tanto più efficace quando essa è formulata in maniera da dare l'illusione di essere liberamente consentita. L'individuo ha l'opinione di piegarsi in tutta libertà alle regole ed attitudini che si esigono educatamente da lui. Egli crede di agire per il suo bene o, in mancanza, considera la concessione come una tappa necessaria alla realizzazione delle promesse che gli sono state fatte. E' evidente che il soggetto che accetta di sottomettersi alle norme non misura né il costo né la portata del suo impegno. Bisogna aggiungere a ciò che le concessioni richieste presso i nuovi adepti non sono mai infrangibili di fatto. La setta pianifica al contrario un accordo graduale. Quando l'individuo ha accettato di sottomettersi al minimo costo, si formula a suo riguardo una nuova domanda più costosa e così di seguito. Nell'esempio seguente, la sottomissione è formulata come una scelta opportuna: Allora, eccovi ed ecco il vostro dovere. Voi lo avete davanti a voi. Io non voglio dirne molto di più, e non voglio annoiarvi con questo. Ma voi avete il vostro compito. Avete il vostro dovere. Avete la vostra opportunità. Approfittatene. Non è tutti i giorni che il Signore vi assegnerà un compito, un dovere. (Guru Maharaj Ji, Slancio Vitale, conferenza ad Orlando, 1975). Questa tecnica è tanto più efficace quanto il soggetto è meno diffidente ed ostile, poiché egli ha l'opinione di un'autonomia di fronte alla sua scelta. Nessuno esercita su di lui pressione minacciosa, egli ha l'opinione di acconsentire liberamente ed in tutta coscienza di causa alle regole ed alle costrizioni. Infine, la sottomissione è spesso posta in termini di minaccia, di riuscita o di sconfitta della "realizzazione individuale". La concessione è necessaria allo sviluppo personale. Tu vedi, tu devi sottometterti per sperimentare quello che c'è da sperimentare (...) e se tu non ti sottometti, tu non sperimenterai nulla (...). Quando si arriva ad una scala mobile, vi è una rampa parallela ad essa. Si tiene semplicemente questa rampa e si è portato. Ma se si persiste nel marciare e nel correre in senso contrario a quello della scala, non si andrà da nessuna parte. (Guru Maharaj Ji, Slancio Vitale, conferenza ad Orlando, 1975). D'altronde, quando il soggetto si impegna liberamente e senza pressione esterna, egli si sente in seguito molto più impegnato nelle decisioni poiché le ha prese lui stesso. Egli si impegna personalmente e tende a dare coerenza e ragione ai suoi atti attenendovisi, malgaro le rinunce che deve subire.

L'IDENTITA' La costruzione dell'identità personale: al bivio tra l'individuale ed il sociale. L'identità rinvia all'insieme delle caratteristiche con le quali l'individuo si riconosce ed è riconosciuto dagli altri. Sul piano individuale, l'identità suppone la coscienza di quello che si è, e l'opinione di restare nel tempo, anche se gli eventi cambiano, attraverso l'immagine che abbiamo di noi stessi. L'identità sociale può essere definita come "la dimensione dell'identità di un soggetto relativa alla sua posizione nella struttura sociale, come l'appartenenza ad una delle categorie biopsicologiche (sesso, età), ad uno dei gruppi (socioprofessionali, etnici, vicinali, nazionali, ecc.), ad un ruolo sociale (familiare, professionale, istituzionale, ecc.), ad una affiliazione ideologica (chiese, partiti, movimenti sociali, ecc.). Uno dei modi di marcare l'identità consiste nel porre un sistema di valutazione del soggetto, al fine di farlo entrare nel sistema del gruppo settario. La tua Cortesia sarà misurata dai Maestri di Saggezza, in funzione delle tue reazioni quando il tuo aiuto è necessario; in funzione del tuo coraggio e della tua generosità; in funzione della tua vocazione al lavoro, allo studio, alla collaborazione alle sane iniziative ed al rigetto delle cattive abitudini e dei vizi. ( La Courtoisie, Nuova Acropoli). L'identità in tutti i suoi stati L'identità non è solamente un insieme ermeticamente chiuso di attributi collegati ad una persona.

Se essa costituisce una rappresentazione di sé nel senso che l'individuo si riconosce in talune caratteristiche o certe credenze, essa non si elabora senza un riferimento iniziale al sociale. Sono gli oggetti, le ideologie e le persone che permettono all'identità di manifestarsi. Si marca la sua identità aderendo ad una comunità, che si distingue da un'altra dalla sua divisa, il suo nome o le sue pratiche. L'identità prende la sua fonte nell'altro. Essa si costruisce a partire da modelli, umani od ideologici, la cui realtà precede quello che sceglie di aderirvi, poiché essi hanno già potuto costruire ed affermare la loro propria identità. L'identità associa senza mescolarli la coscienza di quello che sono, di quello che voglio essere, dell'immagine che auguro veicolare di me ed una società che mi fornisce col suo eclettismo i mezzi di costruirmi una rappresentazione di me. L'identità si costruisce grazie all'interazione del sociale e dell'individuale. Essa ha per funzione di permettere l'integrazione della personalità in un contesto sociale. Per le sette, si tratta di cambiare i parametri di una identità che il soggetto si era costruito prima di entrare in contatto con essa. Oramai, per acquisire quel potere occorre far prova di una formidabile capacità di distacco ... distacco da quello che è negativo. La negatività può provenire da persone molto vicine, come un fratello, una madre, una sorella; può provenire da parenti. Può provenire dal vostro Paese, dalle vostre idee politiche od economiche. (Shri Mataji, Sahaja Yoga). Sarebbe ottimistico ammettere che l'adesione al gruppo completi l'identità anteriore, ma più realistico porre che l'acquisizione della nuova identità presuppone la rinuncia ai riferimenti del passato, come lo testimoniano chiaramente le iniziative aventi per finalità la rottura dei ripari affettivi del soggetto. La vostra antica vita è stata eliminata, è terminata (...). Se non vi rinunciate, allora ritornerete nella vostra oscurità anteriore, e questa nuova notte potrà essere l'inferno, potrà essere terribile ... Il pericolo è considerevole. ( Sahaja Yoga ).

L'adesione alla setta è intera ed esclusiva, essa non ammette spesso condivisione. Essa è resa possibile dall'intermediazione di una visione dicotomica che mira a separare le forme di identità che precedono alle nuove. Noi neghiamo l'ordine esistente, il mondo esistente, la società esistente, le famiglie esistenti, i genitori esistenti, i fratelli esistenti. Ma neghiamo questo perché stabiliamo un nuovo ordine, nuovi genitori, nuovi fratelli, una nuova società, una nuova nazione, un nuovo mondo centrato su Dio. (Sun Myung Moon, Moon, Il Maestro parla sull'Unificazione, 1972). Questa rinuncia alla quale l'individuo deve concedere rinforza d'altronde il suo attaccamento al gruppo tra le mani del quale egli si rimette, poiché esso cerca una forma di permanenza degli elementi con l'intermediazione dei quali esso si definisce. L'apprendimento ed il rispetto delle regole che fanno vivere il gruppo sono necessarie all'adattamento dell'individuo. Gli indizi che marcano l'identità non sono interni all'individuo ma il risultato della trasmissione di un sapere uscito dalla setta. Touraine avanza l'idea che l'identità non dice all'individuo chi egli è, né il senso di quello che fa, ma quello che egli deve essere e le condotte che si aspettano da lui. "Essa si esprime attraverso tutte le forme di sottomissione e di dipendenza. L'identità non è dunque che un'assenza di identità, poiché essa si riduce ad una falsa coscienza della sua propria condizione".

Le manifestazioni dell'identità settaria attraverso i supporti di propaganda L'identità settaria non si manifesta allo stesso modo secondo il tipo di propaganda - orale o scritto - utilizzato. La propaganda scritta riflette in generale una padronanza della lingua e soprattutto una chiaroveggenza nettamente superiore quanto all'oggetto ed alle finalità del proselitismo. La grande maggioranza - se non l'integralità - dei documenti scritti è concepita da dei locutori la cui coscienza linguistica e l'attitudine a manipolare la lingua è competente. Inoltre, i trattati così prodotti sono sottomessi a dei servizi specializzati per verifica ed accordo prima di stampa. Il prodotto finalizzato è dunque il frutto di una elaborazione riflettuta e rigorosamente lavorata. La propaganda orale, per contro, è assicurata da dei reclutatori che sono essi stessi degli adepti, il che significa che sono tanto propagandisti quanto vittime dell'influenza settaria. Il propagandista non ha l'opinione di manipolare qualcuno, egli non fa che difendere delle convinzioni in costruzione, e questo, sotto il controllo dell'élite settaria. Così, il discorso del reclutatore è nettamente meno costruito ed elaborato di quello contenuto nei documenti scritti. Il reclutatore, poiché è in contatto diretto con la sua vittima, può mobilitare l'attenzione ed adattarsi ai bisogni. Egli pone delle domande per cernere le attese, e riaggiusta costantemente le sue proposte a quelle del suo interlocutore. La sua presenza completa il trattato; il bersaglio si trova con un supporto cartaceo tra le mani, ed una persona di fronte ad essa per spiegarne il contenuto, effettuarne una sintesi, od ancora mettere il dito su quello che occorre ritenere. Per studiare quello che marca grazie alla lingua l'identità della setta, quella del propagandista ed infine quella della vittima, tre assi - che sono le tre componenti dell'identità - serviranno da base all'elaborazione delle ipotesi. La continuità prima di tutto, che rinvia all'attitudine di situarsi nel tempo e nello spazio individuale e collettivo; l'integrazione poi, che segna l'identità come essendo incessantemente riposta da degli atti di separazione, di autonomia e di affermazione; la valorizzazione infine, si istituisce come valore e da dei valori; l'individuo tende a valorizzarsi a proposito di atti conformi e di condotte originali. 

Laetitia Schlesser - Gamelin "IL LINGUAGGIO DELLE SETTE SVELARE I TRANELLI"

 
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