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Psicologi nei Seminari? Il Vaticano dice SI! PDF Stampa E-mail

Psicologi nei Seminari? Il Vaticano dice SI! Gli psicologi nei seminari? Il Vaticano dà l'ok. E raccomanda la presenza degli psicologi nei seminari diocesani, in un documento intitolato "Orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio", presentato dalla Congregazione per l'Educazione Cattolica. Gli psicologi servirebbero a valutare il carattere e l'equilibrio dei candidati al sacerdozio, ed evitare i tanti errori commessi nel passato. "Infatti - si legge nel testo - coloro che oggi chiedono di entrare in seminario riflettono, in modo più o meno accentuato, il disagio di un'emergente mentalità caratterizzata dal consumismo, da instabilità nelle relazioni familiari e sociali, da relativismo morale, da visioni errate della sessualità, da precarietà delle scelte, da una sistematica opera di negazione dei valori, soprattutto dei mass media". La volontà del Vaticano è quella di evitare altri scandali, come ...

... quello della pedofilia, sul quale Benedetto XVI vorebbe mettere definitivamente una pietra sopra. E infatti, sia negli Stati Uniti che in Australia ha voluto incontrare alcuni rappresentanti delle famiglie di vittime dei preti pedofili.

Ovviamente, ci sono delle condizioni: gli psicologi devono essere di formazione cattolica, e il loro uso deve avvenire con il consenso dell'interessato e nel rispetto della privacy. Ma serve, perché "gli errori di discernimento nelle vocazioni - si legge ancora nella nota - non sono rari, e troppe inettitudini psichiche, più o meno patologiche, si rendono manifeste soltanto dopo l'ordinazione sacerdotale. Il discernelrle in tempo permetterà di evitare altri drammi". Sarà il vescovo a dire comunque l'ultima parola. La consulenza psicologica è ritenuta necessaria, specie per quanto riguarda la valutazione delle possibilità che il candidato sia in grado di rispettare il celibato e anche per individuare il suo orientamento sessuale (deve emergere "una identità virile e la capacità di relazionarsi in modo maturo con altre persone").

L'ultimo punto è un no, deciso, all'ammissione di gay al sacerdozio, perché, spiega il cardinal Grocholewski, prefetto per la Congregazione dell'Educazione Cattolica, l'omosessualità, anche se non pratica, è comunque "una deviazione, una irregolarità, una ferita". E un aspirante seminarista, se è palesemente gay, non può essere ammesso "non perché commette peccato - precisa il cardinale, ma perché l'omosessualità è una ferita per poter esercitare il sacerdozio, che consiste anche nell'essere un padre spirituale e nel sapersi relazionare con gli altri".

Articolo del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo )

 
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