| IL PELLEGRINAGGIO DI SAN PAOLO DELLA CROCE ALLA GROTTA DI SAN MICHELE AL GARGANO Di don M. Stanzione |
|
|
|
| Scritto da Amministratore | |
| venerdì 01 agosto 2025 | |
|
Trovava una situazione difficile per la decadenza dei costumi, gravi abusi e scandali del clero, ma Egli con grande zelo e prudenza eccezionale, riuscì a far riprendere la testimonianza cristiana, specialmente con la viva partecipazione alla Messa nei giorni festivi. Per questo scopo chiamò in diocesi i Francescani della Riforma di S. Pietro D’Alcantara ed i Gesuiti. Più tardi, avuta notizia da Mons. Pignatelli, vescovo di Gaeta, della grande pietà, specialmente verso il Santissimo Sacramento, di due eremiti lombardi, con grande gioia li invitò in diocesi per ravvivare la pietà Eucaristica. Così Paolo della Croce e suo fratello si portarono a Troia nel 1724. Grande fu l’impressione positiva che i due fratelli riscossero per il loro spirito di penitenza, di umiltà e di povertà. Mons. Cavalieri, nonostante che i due fratelli non avessero ricevuto ancora la prima tonsura, fece loro annunziare la Parola di Dio al popolo con molto frutto. Si interessò personalmente del nascente Istituto della Passione, tra l’altro consigliandoli di accedere all’ordinazione sacerdotale. Con una sua lettera raccomandatizia datata il 27-2-1725, i due fratelli lasciarono Troia per andare in pellegrinaggio a Roma per l’acquisto delle indulgenze dell’Anno Santo del 1725. Fu per quest’occasione che S. Paolo con il fratello si recarono nell’agosto del 1724 a Monte Sant’Angelo al Gargano. I due intrapresero con grande entusiasmo e devozione, come un pellegrinaggio, questo viaggio da Napoli di oltre 150 chilometri, scalzi, scoperti, rivestiti da poveri eremiti. Soffrirono molto per il caldo, anche per il poco nutrimento, cibandosi di qualche pezzo di pane avuto per elemosina, tanto che Giovanni Battista fu colpito da insolazione e Paolo ebbe la febbre. Avrebbero potuto fermarsi a Troia, dove erano attesi dal Vescovo, ma preferirono sia pure con molto sacrificio recarsi direttamente a venerare l’Arcangelo S. Michele a Monte Sant’Angelo, che ivi era apparso nel sesto secolo. Grande era la devozione del popolo cristiano verso S. Michele Arcangelo, simbolo della fedeltà a Dio, che riconosceva in Lui uno speciale Protettore della Chiesa (Gd 9, Ap 12,7), come lo era stato per il Popolo di Israele (Dn 12, 1). Devozione resa più viva per la liberazione dalla peste, che aveva colpito la Puglia nel 1656. I due fratelli giunsero al Santuario sull’imbrunire senza prendere alcun ristoro, sostarono per tutta la notte davanti alla porta. Al mattino visitarono con molta devozione la Chiesa, assisterono con partecipazione attiva alla Messa, e poi vegliarono immersi in profonda preghiera all’ingresso della Spelonca. Fu allora che ascoltarono con molta chiarezza una voce che loro annunziava: “Verrò visitandovi con colpi di sferza e riceverete lo Spirito Santo”. Ammonimento delle dolorose prove a cui sarebbero andati incontro ma insieme della grazia abbondante che avrebbero ricevuto, come avvenne. Giustamente ci è lecito ammettere che S. Paolo della Croce scelse in quest’occasione, S. Michele Arcangelo come protettore speciale del nascente Istituto. Infatti quando S. Paolo ritiratosi sul Monte Argentaro, diede inizio alla costruzione del primo Ritiro, verso il dicembre del 1734 S. Michele Arcangelo apparve in un limbo di luce, con la spada sguainata, mettendo in fuga alcuni malintenzionati che di notte volevano demolire le mura, come riferì a S. Paolo, la serva di Dio Agnese Grazi (Proc. Ord. Romano 365). Perciò ultimata la Chiesa nel 1739 fu dedicato un altare all’Arcangelo S. Michele, alla parte destra dell’altare maggiore, che trovò la sua definitiva sistemazione nel 1748 nella cappella dirimpetto a quella dedicata alla Madonna. Nelle Regole del 1746 si prescrisse d’invocare la protezione di S. Michele ogni sera nella recita del rosario. Inoltre nel Capitolo Generale del 1775 si ordinò di celebrare la festa di S. Michele il 29 settembre con l’ottava. Fu al Santo Arcangelo che Paolo si raccomandò nei momenti più difficili come nella lite degli Ordini Mendicanti verso la nascente Congregazione Passionista, o più impegnativi, come per esempio nel proporre gli ordini solenni o meno ai suoi Religiosi. Verso la fine della sua vita, come riferisce la serva di Dio Rosa Calabresi (Proc. Apo. Romano p. 2374), S. Michele Arcangelo gli apparve splendente di Luce, e Paolo gli raccomandò sia la sua anima e sia la nascente Congregazione, a cui l’Arcangelo replicò: “Ho sempre vegliato sull’una e sull’altra, e non mancherò di farlo per l’avvenire”. Il pellegrinaggio di S. Paolo della Croce a Monte Sant’Angelo aumenti la nostra devozione all’Arcangelo S. Michele, come nostro celeste Protettore per la salvezza dell’anima nostra e dei nostri cari e per la Chiesa che sta attraversando momenti di grande confusione.
|
| < Prec. | Pros. > |
|---|





















