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GIOVANNI PAOLO II E SAN GIUSEPPE Di don Marcello Stanzione PDF Stampa E-mail
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venerdì 01 agosto 2025

GIOVANNI PAOLO II E SAN GIUSEPPEI cardinali, riuniti in Conclave, elessero papa il cardinale di Cracovia mons. Karol Wojtila  il 16 ottobre 1978. Prese il nome di Giovanni Paolo II e il 22 ottobre iniziò solennemente il ministero petrino, quale 263° successore dell’Apostolo. Il suo pontificato è stato uno dei più lunghi della storia della Chiesa ed è durato 26 anni, 5 mesi e 17 giorni. Giovanni Paolo II ha esercitato il suo ministero con instancabile spirito missionario, dedicando tutte le sue energie sospinto dalla sollecitudine pastorale per tutte le Chiese e dalla carità aperta all’umanità intera. I suoi viaggi apostolici nel mondo sono stati 104. In Italia ha compiuto 146 visite pastorali. Come vescovo di Roma, ha visitato 301 parrocchie (su un totale di 333). ...

 

Più di ogni Papa precedente ha incontrato il popolo di Dio e i responsabili delle nazioni: alle udienze generali del mercoledì (1166 nel corso del pontificato) hanno partecipato più di 17 milioni e 600 mila pellegrini, senza contare tutte le altre udienze speciali e le cerimonie religiose (più di 8 milioni di pellegrini solo nel corso del Grande Giubileo dell’anno 2000), nonché i milioni di fedeli incontrati nel corso delle visite pastorali in Italia e nel mondo. Numerose anche le personalità governative ricevute in udienza: basti ricordare le 38 visite ufficiali e le altre 738 udienze o incontri con capi di Stato, come le 246 udienze e incontri con i primi ministri. Il suo amore per i giovani lo ha spinto a iniziare, nel 1985, le Giornate mondiali della gioventù. Le 19 edizioni della Gmg che si sono tenute nel corso del suo pontificato hanno visto riuniti milioni di giovani in varie parti del mondo. Allo stesso modo la sua attenzione per la famiglia si è espressa con gli Incontri mondiali delle famiglie da lui iniziati a partire dal 1994.

Giovanni Paolo II soprattutto nella sua Esortazione apostolica Redemptoris Custos, in cui egli si ferma a considerare la «figura e la missione di san Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa». Il prezioso documento, pub­blicato il 15 agosto 1989, è diviso in sei capitoletti, di cui l'ultimo termina con: «Auspico vivamente che il presente ricordo della figura di Giuseppe rinnovi anche in noi gli accenti della preghiera che un secolo fa il mio predecessore raccomandò di innalzare a lui. È certo, infatti, che questa preghiera e la figura stessa di Giuseppe acqui­stano una rinnovata attualità per la Chiesa del nostro tempo, in relazione al nuovo millennio cristiano.

Il Concilio Vaticano II ha di nuovo sensibilizzato tutti alle "grandi cose di Dio", a quell'economia della salvezza, della quale Giuseppe fu speciale ministro. Raccomandandoci, dunque, alla protezione di colui al quale Dio stesso "affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi e più grandi", impariamo al tempo stesso da lui a servire l'economia della salvezza. Che san Giu­seppe diventi per tutti un singolare maestro nel ser­vire la missione salvifica di Cristo, compito che nella chiesa spetta a ciascuno e a tutti: agli sposi e ai geni­tori, a coloro che vivono del lavoro delle proprie mani o di ogni altro lavoro, alle persone chiamate alla vita contemplativa come a quelle chiamate all'apostolato.

L'uomo giusto, che portava in sé tutto il patrimonio dell'antica alleanza, è stato anche introdotto nell'inizio della nuova ed eterna alleanza in Gesù Cristo. Che egli ci indichi le vie di questa alleanza salvifica sulla soglia del prossimo millennio, nel quale deve perdurare e ulteriormente svilupparsi la "pienezza del tempo" ch'è propria del mistero ineffabile della incarnazione del Verbo.

Che san Giuseppe ottenga alla Chiesa e al mondo, come a ciascuno di noi, la benedizione del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo».

Nell’enciclica Redemptor hominis (4 marzo 1979) inserisce san Giuseppe nel cuore della redenzione: “La croce sul Calvario, per mezzo della quale Gesù Cristo – uomo, figlio di Maria Vergine, figlio putativo di Giuseppe di Nazareth – “lascia” questo mondo, è al tempo stesso una nuova manifestazione dell’eterna paternità di Dio”;

nell’allocuzione del 19 marzo 1980 mette in rilievo che “Dio affida a Giuseppe il mistero, il cui compimento avevano aspettato da tante generazioni la stirpe di Davide e tutta la “casa d’Israele”, ed al tempo stesso affida a lui tutto ciò da cui dipende il compimento di tale mistero nella storia del popolo di Dio”; afferma, inoltre, che “la Chiesa è sempre stata consapevole, e oggi lo è in modo particolare, di quanto fondamentale sia stata la vocazione di quell’uomo: dello sposo di Maria, di colui che, dinanzi agli uomini, passava per il padre di Gesù e che fu, secondo lo spirito, una incarnazione perfetta della paternità nella famiglia umana ed insieme sacra”; propone san Giuseppe come modello a “tutti i pastori e ministri della Chiesa, perché servano il popolo di Dio con dedizione attiva e generosa, come san Giuseppe servì degnamente il signore Gesù e la Vergine Maria”;

nell’enciclica Laborem exercens (14 settembre 1981) colloca Giuseppe accanto a Gesù: “Questo era pure il “Vangelo del lavoro”, perché colui che lo proclamava era egli stesso uomo del lavoro artigiano come Giuseppe di Nazareth”;

nell’esortazione apostolica Familiaris consortio (22 novembre 1981), affida ogni famiglia a Gesù, Maria e a Giuseppe; alle loro mani e al loro cuore presenta l’esortazione stessa, perché siano essi a porgerla ai fedeli e ad aprire i loro cuori alla luce del vangelo; invoca, infine, la protezione di san Giuseppe sulle famiglie: “Che san Giuseppe, “uomo giusto”, lavoratore instancabile, custode integerrimo dei pegni a lui affidati, le custodisca, le protegga, le illumini sempre”;

nella lettera apostolica Parati semper (31 marzo 1985) diretta ai giovani, ricordando la giovinezza di Gesù, nota che le parole del Vangelo in proposito sono brevi, “anche se coprono il periodo di trent’anni da lui trascorsi nella casa di famiglia, a fianco di Mria e di Giuseppe, il carpentiere”;

nell’enciclica Dominum et vivificantem (18 maggio 1986) presenta san Giuseppe sia nell’episodio dell’inizio dell’attività messianica di Gesù a Nazareth, “nella quale aveva trascorso trent’anni nella casa di Giuseppe, il carpentiere, accanto a Maria, sua Madre Vergine” sia nel racconto dell’annunciazione a Giuseppe;

nell’enciclica Redemptoris Mater (25 marzo 1987) san Giuseppe è presente in tutti gli episodi dell’infanzia di Gesù, ossia la nascita, la presentazione al tempio, la fuga in Egitto (“sotto la premurosa protezione di Giuseppe”), il ritrovamento nel tempio e la vita a Nazareth, dove Gesù “era sottomesso a Giuseppe, perché questi faceva le veci del padre davanti agli uomini”;

nell’enciclica Mulieris dignitatem (15 agosto 1988), Maria, “sposa di Giuseppe”, ne coinvolge “la verginità per il Regno”;

nell’esortazione apostolica Christifideles laici (30 dicembre 1988), datata alla festa della santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe, Gesù è designato come “il Figlio del falegname”;

nell’esortazione apostolica Redemptoris custos (15 agosto 1989), un’ampia riflessione “sulla figura e la missione di san Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa”, pubblicata in occasione del Centenario dell’enciclica Quamquam pluries di Leone XIII, colloca chiaramente Giuseppe nel cuore del mistero della redenzione, sulla stessa linea delle grandi encicliche Redemptor hominis e Redemptoris Mater. Gli episodi evangelici dell’infanzia di Gesù sono considerati nella loro vera luce di “misteri della vita di Cristo”, dei quali Giuseppe è ministro. Mediante l’esercizio della sua paternità, Giuseppe coopera nella pienezza del tempo al grande mistero della Redenzione ed è veramente ministro della salvezza”. Il suo esemplare servizio al redentore

 
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