Trattato di Angelologia - Il Cristo e i suoi Angeli |
a) Il Capo degli Angeli. Capolavori dell'amore di Dio, gli Angeli sono anche i suoi strumenti nel governo del mondo e specialmente degli uomini. Si troverà, nella seconda parte di questo piccolo trattato, lo sviluppo di questa dottrina; ma diamo, prima di concludere, uno sguardo sui rapporti del mondo angelico e di Cristo; ogni esposto, in effetti, sarebbe inesatto, se non tenesse conto del ruolo capitale giocato da Cristo, Centro dell'universo, Capo del Corpo Mistico totale. A partire da una Rivelazione particolarmente densa, i teologi hanno sistematizzato i diversi rapporti che uniscono gli uomini con Cristo. Rapporti di paragone: la natura umana dell'Uomo-Dio trascende la nostra per la sua dignità, e la sorpassa con le sue perfezioni. Rapporti discendenti: Cristo è il modello per eccellenza, la sorgente unica della grazia e del merito, il primo amato e voluto da suo Padre prima di tutte le creature. Rapporti ascendenti: Cristo, Re degli uomini, orienta verso di Lui la loro attività e ... ... li conduce al loro fine ultimo. Sui problemi corrispondenti, relativi agli Angeli, la Rivelazione, come vedremo, si mostra molto meno ricca; importa tanto più seguirla fedelmente. b) L'umanità di Cristo e gli Angeli. Diverse volte la Scrittura ricorda la trascendenza che conferisce alla natura umana di Cristo la sua unione col Verbo. Noi siamo qui nell'ordine ipostatico, superiore all'ordine naturale e soprannaturale e al di là del quale non vi è più che Dio stesso. Da cui per l'umanità del Signore un posto unico nella Creazione e già al di sopra di essa ... Gli Angeli non sono che figli adottivi, elevati a questo stato da un dono gratuito; Cristo è il Figlio per eccellenza. Le sue perfezioni create sorpassano dunque le perfezioni corrispondenti degli Angeli. Più vicino di Dio e destinato ad un ruolo più universale, Egli possiede una grazia più elevata, una visione di Dio e del piano divino più penetrante e più estesa, una scienza innata più vasta, ecc... c) Il Re degli Angeli. La Scrittura insiste poi sul ruolo governativo di Cristo che utilizza gli Angeli per la salvezza degli uomini. 1) Di chiarezza in chiarezza. Che essi abbiano conosciuto il loro Maestro durante la sua vita terrena, la loro presenza nel Vangelo lo prova sufficientemente; e le Lettere confermano la rivelazione progressiva del Mistero dell'Incarnazione redentrice, rivelazione che deve continuare fino alla fine del mondo (Ef.3,8-11; 1 Tim.3,16; 1 Cor.4,9; 1 Pt.2,12). E' ugualmente certo che essi ne avevano per principio una certa conoscenza. I loro interventi nell'Antico Testamento lo provano, anche limitandosi ad una scelta prudente di testi. I Padri, riconosciamolo lealmente, hanno commesso, nel richiamo, un errore di esegesi, applicando il Salmo 23 ed Isaia 43,1-2, all'Ascensione di Cristo che contemplerebbero gli Angeli; molti vi hanno anche visto la prova di una certa sorpresa; dunque di una certa ignoranza; ma non si tratta che di una ignoranza relativa, corretta spesso da altri testi dello stesso autore. D'altronde, dal punto di vista teologico, come non accordare loro questa conoscenza almeno in modo generale fin dall'inizio della loro beatitudine con la visione di Dio? L'Incarnazione è la prima opera esteriore di Dio, intimamente legata alla Trinità, la spiegazione suprema della Creazione. Proseguiamo il ragionamento, risaliamo più in alto, nel periodo della loro prova ... La risposta non è dubbiosa; fede e visione si corrispondono; la seconda deve essere preparata dalla prima; anche se questa non fosse l'oggetto speciale della loro prova, come l'ha pensato Suarez, gli Angeli hanno creduto nel Mistero dell'Uomo-Dio. 2) Il servizio d'amore. Il servizio di Cristo è un servizio d'amore e sarebbe facile precisare con sicurezza l'amicizia di Cristo e dei suoi Angeli. Gesù porta loro luce e gioia; al di fuori di comunicazioni dirette altamente inverosimili, lo spettacolo della sua umanità e la loro collaborazione alla sua opera redentrice sono per essi nuove sorgenti di felicità. Nelle Parabole della pecora smarrita e della dracma perduta, nostro Signore aveva parlato del Buon Pastore e della donna che associa alla loro gioia amici e vicini. Così, egli concludeva, vi è gioia presso gli Angeli di Dio per un solo peccatore che si pente (Lc.15,10). I Padri, come abbiamo già detto, hanno visto, in questa Parabola, Cristo che viene a soccorrere, con l'Incarnazione, il genere umano caduto nel peccato, mentre che gli Angeli, suoi familiari e suoi intimi, si rallegrano con lui della salvezza dell'uomo e della restaurazione della loro società. Dal canto loro gli Angeli danno a Cristo la loro obbedienza. Di diritto, in virtù dell'unione ipostatica e della sua pienezza di grazia, Egli è loro Re, Egli ha autorità su di essi come su tutto l'universo; e la Redenzione gli conferisce un nuovo titolo per utilizzare gli Angeli per il bene degli uomini riscattati. Con l'obbedienza esteriore, l'amore interiore; e forse noi troveremo là, se non la soluzione, almeno il giusto apprezzamento del problema così dibattuto della grazia degli Angeli. Noi siamo abituati a ricevere tutto da Cristo e di conseguenza a chiedergli tutto; noi dimentichiamo troppo spesso che, questi doni, devono fare ritorno al loro Autore, che il nostro amore deve far convergere tutto verso la sua gloria. A più forte ragione noi siamo tentati di sottostimare la corrente ascendente che porta gli Angeli verso Cristo e polarizza così la loro attività. Il piano divino si disegna ora più nitido: sotto delle forme differenti ed adattate, Cristo riporta a Lui le differenti categorie di esseri per farne omaggio a suo Padre. Sacerdote di tutta la Creazione che, con mezzi diversi, concorre alla sua gloria, il Verbo incarnato riassume il mondo e realizza, per via di finalità, più che per via di efficienza, il ritorno a Dio delle creature. Bossuet poteva scrivere: Nell'unità della Chiesa tutte le creature si riuniscono. Tutte le creature visibili ed invisibili sono qualcosa nella Chiesa. Gli Angeli sono ministri della sua salvezza: e nella Chiesa si fa la raccolta per le loro Legioni, desolate dalla diserzione di Satana e dei suoi complici; ma in questo reclutamento, non siamo tanto noi che siamo incorporati agli Angeli, quanto gli Angeli che vengono alla nostra unità; questo a causa di Gesù nostro comune Capo, e più il nostro che il loro (Quarta lettera ad una signorina di Metz). d) La grazia degli Angeli. Noi comprendiamo meglio, ora, il posto che deve occupare, in teologia, il problema detto della grazia degli Angeli. Quale che sia la soluzione, gli Angeli non ne fanno meno realmente parte dell'unico Corpo mistico di Cristo. Al di fuori delle relazioni già segnalate a proposito della Redenzione, il Verbo incarnato esercita sugli Angeli un'influenza più profonda, più essenziale? E' stata loro meritata, dalla sua Vita terrena, il loro primo stato di santità e la ricompensa principale della visione di Dio? Comunica loro, ora, con la sua Umanità, la corrente della vita soprannaturale? Le controversie hanno attirato l'attenzione su questo punto e, di conseguenza, hanno, a nostro parere, esagerato la sua importanza relativa. Vi è, ripetiamolo, una gerarchia delle cause: agire è meno nobile che ordinare a sé, l'efficienza è comune a tutti gli esseri, ma istituire una finalità è il privilegio dell'intelligenza organizzatrice. Di conseguenza lo slancio che porta gli Angeli verso Cristo è meno importante della corrente che discende da Lui verso di loro. Il problema comunque è stato troppo legato ad un secondo, quello dell'Incarnazione, perché non sia tanto necessario trattarlo qui brevemente. Direttamente, la Rivelazione non fornisce nulla di decisivo. I testi scritturali invocati possono interpretarsi del Verbo come Dio e non necessariamente del Verbo incarnato (Col.1,15-30; Ef.1,10;), od ancora, non inquadrare che i rapporti di Cristo con gli uomini (Gv.14,6;13,2); stessa nota per i rari passi dei Padri utilizzabili nella discussione; sul piano teologico, infine, sottrarre in parte gli Angeli dall'influenza di Cristo non sarebbe diminuire il primato di questi? Non più, rispondono quelli aventi un influsso limitato, di quanto nei casi degli uomini dannati. Davanti alla difficoltà di una soluzione diretta, i teologi, diciamo noi, hanno unito il problema ad un altro più importante: il posto di Cristo nel piano divino, o per impiegare il termine consacrato: il motivo dell'Incarnazione. Su questo terreno due soluzioni principali si affrontano da secoli. Da una parte, il Cristo, voluto per se stesso, come il solo capace di glorificare e di amare perfettamente il Creatore, e la sua Incarnazione, decisa indipendentemente dal peccato dell'uomo. Dall'altra parte, Dio che lega, di fatto, talmente l'Incarnazione alla Redenzione che, nell'ipotesi in cui l'uomo non avesse peccato, il Verbo non si sarebbe incarnato. E per via di conseguenza: da un lato, ogni grazia viene agli Angeli da Cristo, come Dio e come Uomo; dall'altra, la grazia essenziale degli Angeli che viene dal Verbo seconda Persona della Trinità, non dal Verbo incarnato, grazia di Dio e non di Cristo. Si troverà, in un trattato sull'Incarnazione, la discussione degli argomenti invocati da una parte e dall'altra. Noi saremo più sicuri di avere la verità, se, come San Tommaso, ci opponiamo ad ogni ipotesi scabrosa riguardante una non-incarnazione. Praticamente l'Incarnazione è, per noi, legata alla Redenzione, Cristo è nostro Salvatore e presentato come tale. Questo non gli impedisce di essere, di fatto, il Capo degli uomini, e l'oggetto primo del Volere e dell'Amore di Dio. A quest'ultimo titolo gli Angeli partecipano alla sua grazia principale. e) La Regina degli Angeli. A fianco del Re degli Angeli si pone Maria loro Regina. Questo capitolo della teologia mariana è in stretta dipendenza dal precedente, con gli stessi aspetti e gli stessi orientamenti; un principio fondamentale non vuole che sia applicato a Maria in una certa maniera quello che è detto di Cristo? Il primato della grazia non offre difficoltà. Più vicina a Cristo, destinata ad un ruolo soprannaturale più vasto, Maria lo riporta in grazia su tutti gli Angeli. Salve, piena di grazia, aveva detto Gabriele; i Padri bizantini lo ripetono, nelle loro omelie, accumulando le espressioni bibliche; la Liturgia dell'Assunzione lo canta sotto i paragoni della Salita di Maria, della sua Sessione al di sopra degli Angeli, della sua Incoronazione, in mezzo ai loro applausi. Madre del Re, Ella comanda anche ai servitori di questi e partecipa così alla sua Autorità. Ma più delicato da precisare è l'influsso di merito e di grazia; in mancanza di dati positivi, il teologo deve accontentarsi di inquadralo con prudenza. Piccolo trattato di angelologia (Paul Benois D'Azy - Benedettino) |
< Prec. | Pros. > |
---|