La politica della vita alla base del dialogo |
C’è una linea di continuità tra l’appello di Benedetto XVI all’ecologia e il suo continuo richiamo alla morale naturale. Una linea di continuità che si fonda sulla questione antropologica: la domanda sull’uomo, che si manifesta sempre nei discorsi di questo Papa, è per Ratzinger imprescindibile. E su questo imposta la sua Chiesa, che sulla domanda sull’uomo porta avanti le sue battaglie, dalla questione della famiglia alla questione della vita. Parlare di ecologia perché l’uomo, attraverso il rispetto della natura, apprenda il rispetto di sé, e arrivi al rispetto ancora della vita: è questo che si propone Benedetto XVI. Sin dall’inizio del suo pontificato, ha spesso parlato della questione ecologica. “Forse con riluttanza – ha detto il Papa nel discorso di Barangaroo – giungiamo ad ammettere che vi sono anche delle ferite che segnano la superficie della terra: l’erosione, la deforestazione, lo sperpero delle risorse minerali e marine per ... ... alimentare un insaziabile consumismo”. E poi, subito dopo, aggiunge che “c’è di più: che dire dell’uomo, del vertice della creazione di Dio? Ogni giorno incontriamo il genio delle conquiste umane”. Genio che si rivela nei progressi delle scienze mediche e della tecnologia, nella creatività. Un genio che può diventare aberrante, se non ci si pone la domanda sull’uomo. Quello che Benedetto XVI sta delineando nei discorsi australiani è un percorso. Dalla natura alla natura dell’uomo. Da ciò che distrugge la natura, a ciò che distrugge la natura dell’uomo. Così, a Bangaroo il Papa ha parlato della distruzione data dall’alcool e dalle droghe, e dell’esaltazione della violenza e del degrado sessuale. Poi, ieri, alla Saint Mary Cathedral di Sydney, ha reso il discorso universale. “Le religioni del mondo – ha detto – rivolgono costante attenzione alla meraviglia dell’esistenza umana. Chi può non stupirsi davanti alla forza della mente che carpisce i segreti della natura attraverso le scoperte della scienza?” Eppure, ha ammonito, troppo spesso si adorano falsi dei: “I beni materiali, l’amore possessivo, il potere”. E, per resistervi, ha proposto “la via per scegliere la vita, l’adorazione del vero unico Dio”. Fondamento di tutto, è il diritto alla vita: mentre Benedetto XVI è impegnato a Sydney, in Italia il dibattito è rinfocolato dal caso di Eluana Englaro, la ragazza milanese in coma vegetativo. La Cassazione ha riconosciuto il diritto della famiglia a interrompere l’alimentazione. E la mobilitazione è stata immediata: il nuovo presidente del Pontificio Consiglio per la Vita, monsignor Fisichella, non ha esitato a definirla “eutanasia”, ma poi ha predicato grande comprensione per la famiglia. E il suo predecessore Elio Sgreccia ha fatto notare che Eluana è come un bambino che non sente e che non parla, e Giuliano Ferrara ha lanciato un’iniziativa: portare una bottiglia d’acqua per Eluana sotto il Duomo. A dire: non è accanimento terapeutico, ma sospensione dell’alimentazione. La questione della vita è sicuramente al primo posto nell’agenda del dialogo interreligioso. Tra l’altro, il Papa ha parlato ieri di difficoltà delle Chiese cristiane a unificarsi. E una delle spine dell’incontro di Ravenna di ottobre con le chiese ortodosse fu proprio la definizione dell’embrione. Rubrica a cura del dott. Andrea Gagliarducci ( Indirizzo e-mail protetto dal bots spam , deve abilitare Javascript per vederlo ) |