Il segno della pace è figlio di una liturgia orizzontale e protestante. Lo si elimini! |
“Il segno della pace scambiato oggi tra i fedeli non ha alcun senso, crea confusione ed è figlio di una mentalità liturgica orizzontale, protestante e laica che ha fallito”. Lo afferma don Davide Pagliarani, Priore per l’Italia della Società Sacerdotale San Pio X. Con lui abbiamo analizzato l’eventuale possibilità che il segno della pace sia scambiato tra fedeli all’offertorio e non più prima della frazione del pane: “Credo che il tema sia teologico e non liturgico. La pace, almeno nel rito antico, poteva essere scambiata solo nel pontificale o messe solenni e in via gerarchica”. Per quale ragione?: “La pace viene donata solo da Dio, dunque è il celebrante che la dona, in qualità di rappresentate di Cristo ai concelebranti e non a caso bacia l’altare”. Insomma è un gesto antico: “Certo e di grande significato che si fonda nel Vangelo di San Giovanni. Ma il Vangelo dice anche che la pace di Cristo non è come quella che ... ... da il mondo”. Insomma, secondo lei non va bene in generale che i fedeli si scambino la pace. “Ormai mi creda non sanno più a che cosa aggrapparsi. Io credo alla buona fede, ma che i fedeli si stringano la mano prima dell’offertorio o prima della frazione del pane non cambia nulla, per due ragioni”. Quali? “Intanto la confusione regnerà ugualmente nella Chiesa, magari un poco meno. E penso che la ragione di questa toppa sia evitare il ribollire di passeggiatori nella Chiesa. Ma non si risolve il secondo aspetto, quello teologico. Cioè il fedele non è autorizzato a scambiarsi la pace in quanto il donante della pace è Cristo. Invece l’attuale gesto dello scambio della pace, ha legittimato ed ammesso una visione assembleare ed orizzontale della liturgia, di stampo protestante”. Insomma che cosa si doveva fare? “Una vera riforma coraggiosa avrebbe preso atto che lo scambio di pace non serve a niente così come congegnato e lo avrebbe eliminato totalmente, né prima dell’offertorio né dopo”. Per lei dunque il vero problema non è liturgico, ma teologico. “Certamente. La riforma liturgica è risultata un totale, clamoroso fallimento. La nuova messa è stata una sciagura in quanto ha edulcorato il senso del sacro, di fatto aprendo ad una visione protestante della messa. Il gesto della pace come presente oggi, è fortemente laico e sta male. La nuova messa rappresenta l’idea sbagliata di una assemblea che si autocelebra e magnifica se stessa, smarrendo quello che è il fulcro della eucaristia, la ricerca di Dio”. Insomma secondo lei il vero nodo è dottrinale. “Certamente. La liturgia è figlia della dottrina e della teologia, non un episodio singolo. Dunque se non si risolvono i problemi dogmatici, anche la liturgia langue. Il Vaticano II sotto questo aspetto ha creato molti problemi”. Dunque bisogna evitare che il sacerdote celebrante sia chiamato Presidente. “Ma Presidente di che cosa? E i fedeli non sono un’assemblea. Insomma, ritorniamo all’origine, basta con idee comunitarie e protestanti. Ne sono convinto, sia prima che dopo, il segno della pace così come concepito non risolverà il problema. Lo si abolisca e basta”. E aggiunge: “In vero, queste sono aspirine, toppe che cercando di rammendare il vestito ormai logoro della liturgia arrivata alla bancarotta. Si prescrivono aspirine quando il malato ormai è terminale”. di Bruno Volpe |