Il Crocifisso non si tocca! |
Crocifisso sì, Crocifisso no. Da tempo la querelle se il simbolo ligneo del Golgota, debba rimanere o meno nelle aule scolastiche. E non solo. L’esposizione in quelle di Giustizia, prevista da una circolare del 29 maggio 1926 del Ministro di Grazia e Giustizia Alfredo Rocco. Alla luce della laicità dello stato italiano e dell’aconfessionalità, qualcuno vorrebbe mandare in week end uno dei simboli cristiani per antonomasia. Ma per i valori insiti nella croce, la liceizzazione dell’esposizione. Ogni tanto qualcuno biascica qualcosa. Rispetto religioso, per la diversità. Alla luce di tale assioma, anche tra le pareti elettorali, interrogativo il quesito. Dai dissidenti, il dimenticatoio per l’uomo di Nazareth. Ma la cattolicità romana e la curia papale, proprio in Capitale stabili, spontaneamente fanno rimbalzare il messaggio evangelico. Nel Paese per antonomasia della Cristianità occidentale. Con ampio rispetto per l’ecumenico avvicinamento dei popoli e la confessionalità dell’ integrazione. Azzerati ... ... da comuni denominatori, tanti anelanti ad un proprio vessillo esteriore. Ben detto, ma il Crocefisso non si tocca. Non un gingillo da portare a zonzo ciondoloni per il valore. Nè un soprammobile, per ingentilire il design. Il semplice Crocefisso nella sua totale nudità. Efficace ricordo d’oblazione, a costo della propria vita. Un esempio da emulare per tutti. Su cui riflettere dinanzi alle precarie scelte esistenziali. Un modo di confrontare la propria umanità, parametrandola su quella d’un uomo che, vissuto oltre duemila anni fa, ancora ha qualcosa da dire al nostro contraddittorio tempo. Dunque la Cassazione ha detto la sua. Anche se sembrano giurassiche, datate, agl’inizi del secolo scorso, le ben due disposizioni a riguardo ed i Patti lateranensi le abbiano rafforzate, per gli atei ancora dura la lotta per imporre il proprio agnosticismo! di Rita Occidente Lupo |