A Maggio 2010 Benedetto XVI si reca a Fatima |
La sala stampa Vaticana presentando il programma delle visite pastorali del papa per l’anno 2010 ha annunciato che Benedetto XVI a maggio si recherà presso il santuario mariano di Fatima in Portogallo. Una delle apparizioni mariane più importanti del XX secolo, è stata certamente quella di Fatima dove un Angelo interpretò un ruolo di capitale importanza. La storia comincia nel 1915, tra aprile ed ottobre, senza altra precisazione perché la fanciulla beneficiaria delle visioni è troppo ignorante per conoscere i giorni della settimana ed i mesi del calendario. Essa si chiama Lucia dos Santos, ha otto anni. Questo accade ad Aljustrel, nel centro del Portogallo. Come tutti i bambini del paese, Lucia custodisce le pecore nei campi ; in quella primavera del 1915, ella debutta nel compito di pastorella dove rimpiazza sua sorella maggiore, Carolina, oramai occupata in compiti più ardui. Lucia si è legata in profonda amicizia con tre altre amichette, le ragazze Matias, Teresa e Maria ... ... Rosa, e Maria Justino. Insieme le quattro fanciulle sono molto pie, molto serie e riservate. Al contrario delle altre ragazzine del paese, esse detestano i giochi rumorosi e passano le loro lunghe giornate nella campagna a cantare diversi canti alla Vergine ed un’altra canzone, popolare in tutto il Portogallo, intitolata Angeli, cantate con me ! Quel giorno, le giovani pastorelle hanno portato i loro montoni a pascere sulla collina del Cabeço. Da questa vetta, si dominano gli uliveti dei dintorni. E’ circa mezzogiorno e Lucia ha l’idea di recitare il rosario. Hanno iniziato da poco l’orazione mariana e subito le quattro bambine sospendono le loro preghiere, vagamente spaventate : volando al di sopra degli alberi, vi è qualcosa. Esse sono delle contadinelle analfabete e le parole mancano loro per descrivere come per esprimere il loro stupore. Quello che vedono, esse non sanno che cos’è. Potrebbe essere una nube, se le nuvole avessero quel biancore più puro della neve, quella trasparenza. Questa rassomiglia ad una statua di neve attraversata dal sole... E’ lontano, è trasparente, ma si distingue al cuore di questo chiarore come una forma umana... Angosciate, le bambine si interrogano : “Che cos’è ?”. Esse si fanno venire il mal di testa senza trovare una risposta valida. Due altre volte, quando, nei giorni seguenti, esse oseranno ritornare in vetta al Cabeço, esse rivedranno la forma bianca dall’andatura umana. Lucia è una ragazza silenziosa e prudente ; ella si è ben guardata di andare a raccontare a casa che vedeva quello che descriverà “come una persona avviluppata in un lenzuolo” di cui non si distinguevano “né gli occhi né le mani”. Disgraziatamente per lei, le sue amiche hanno parlato a torto ed a ragione. Pressata di domande, incapace di mentire, la piccola Dos Santos si accontenta di dire scrupolosamente quello che ha osservato. Per sua madre, per pia che sia, il problema è presto troncato, con un perentorio : “Sciocchezze di bambini !” che mette fine alla discussione. Prima di diventare un ritornello schernitore sulle labbra di tutta la famiglia. La dolce e tenera Lucia si è trasformata per i suoi in una specie di affabulatrice, di mitomane di cui ci si può schernire a piacere. E nessuno si priva di prenderla in giro mentre la bambina si rinchiude sulla sua tristezza e la sua incomprensione. Trascorrono alcuni mesi. Nella primavera 1916, Lucia abbandona le sue tre compagne abituali per andare nei campi coi suoi due cuginetti, Giacinta e Francisco Marto, che hanno l’uno sei anni, l’altra otto. Non più dell’anno precedente, Lucia non è capace di datare l’evento. Come l’anno precedente, i montoni sono stati portati a pascere sul Cabeço. A metà mattinata, comincia a piovere. I piccoli cercano allora un riparo sotto una roccia posta in un uliveto appartenente al padrino di Lucia. E benché la pioggia sia cessata e che il sole brilli di nuovo, essi resteranno in quel posto. Essi giocano quando, subito, "un vento abbastanza forte” scuote gli alberi. Questa burrasca col bel tempo scuote abbastanza questi piccoli contadinelli per strapparli dalla loro partita di “sassolini”. “Noi vedemmo allora, al di sopra degli ulivi e dirigendosi verso di noi, la stessa figura di cui ho già parlato. Giacinta e Francesco non l’avevano mai vista ed io non ne avevo parlato loro. Man mano che essa si avvicinava, noi distinguevamo meglio i suoi tratti. Essa aveva l’apparenza di un giovane di quattordici o quindici anni, più bianco della neve, che il sole rendeva trasparente come se fosse di cristallo, e di una grande bellezza. Noi eravamo sorpresi, e mezzo assorti. Non dicevamo parola. Arrivando vicino a noi, l’Angelo ci disse : “Non temete ! Io sono l’Angelo della Pace. Pregate con me !”. E, inginocchiandosi a terra, egli curvò la fronte fino al suolo. Spinti da un movimento soprannaturale, noi lo imitammo e ripetemmo le parole che gli sentimmo pronunciare :”Mio Dio, io credo, adoro, spero e Vi amo. Vi chiedo perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non Vi amano”. Tale orazione è conosciuta sotto il nome di “Preghiera dell’Angelo” e questa breve invocazione è divenuta popolarissima nella Chiesa. “Dopo avere ripetuto questa preghiera tre volte, egli si rialzò e ci disse : “Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre suppliche”. E sparì. Francesco, come sua sorella e sua cugina, ha visto, ma non ha sentito nulla delle parole dell’Angelo, come non sentirà in seguito nemmeno quelle della Vergine. Egli avrà sempre bisogno della rivelazione verbale delle due fanciulle. Nel frattempo, sommersi dalla presenza del soprannaturale e dalla visione di quello che Lucia descriverà dicendo : “Egli era Luce” (Testimonianza di suor Lucia al canonico Barthas), i tre fanciulli restano inginocchiati, incapaci di muovere o di pronunciare una parola. Rientrati a casa loro, non dissero nulla dell’apparizione. Fra Michele della Trinità, specialista di Fatima, sottolinea che gli Angeli, sia che agiscano come protettore del Portogallo o come i rispettivi Angeli custodi, erano conosciuti dai giovani pastori, ma che non vi è nessun rapporto tra la loro devozione semplice e popolare negli spiriti celesti e la schiacciante apparizione, di tipo biblico, che evoca invincibilmente le manifestazioni angeliche del Vangelo di cui essi beneficiano. Nessun rapporto inoltre tra la loro grande semplicità, la loro mancanza di vocabolario, e la preghiera che l’Angelo ha insegnato loro ed i cui concetti sono loro evidentemente estranei perché troppo elevati teologicamente per essi. Durante diversi giorni, i tre visionari restano colpiti dalla loro esperienza mistica, prima di riprendere la loro vita normale. Giunge l’estate. Fa talmente caldo che occorre riportare le bestie all’ovile prima di mezzogiorno, per non ricacciarle che al tramonto del giorno. I tre bambini sono nel fondo del giardino di Lucia, all’ombra degli alberi. Essi giocano vicino al pozzo. “All’improvviso, noi vedemmo lo stesso Angelo vicino a noi. “Che fate ? Pregate, pregate molto ! I Sacri Cuori di Gesù e di Maria hanno su di voi dei disegni di misericordia. Offrite incessantemente all’Altissimo delle preghiere e dei sacrifici”. “Come dobbiamo sacrificare ? chiesi”. “Con tutto quello che potrete, offrite a Dio un sacrificio in atto di riparazione per i peccati coi quali Egli è offeso, e voi fate suppliche per la conversione dei peccatori. In questo modo, voi attirerete la pace sulla vostra patria. Io sono il suo Angelo custode, l’Angelo del Portogallo. Soprattutto, accettate e sopportate con sottomissione le sofferenze che il Signore vi invierà”. Una volta di più, i fanciulli restano soli, incapaci di esteriorizzare l’intensità di ciò che vengono dal vivere e come angosciati da una immensa fatica fisica. Ed essi continuano a tacere (Giacinta e Francesco, moriranno tutti e due giovanissimi, non parleranno dell’Angelo. Lucia aspetterà il 1924 per rivelare queste prime manifestazioni del Cielo). Ma, oramai, l’impressione non si cancella più, non diminuisce più di intensità ; la grazia si è impadronita di queste anime infantili, dando loro una forza che permetterà ad essi di affrontare tutte le prove ed anche, per i ragazzi Marto, una morte prematura, preceduta da una lunga e penosa agonia, offerta per la salvezza dei peccatori. “La terza apparizione ha dovuto avere luogo in ottobre, o fine settembre, perché noi non andavamo già più a passare le ore della siesta a casa. Dopo aver preso il nostro pasto, ci mettemmo d’accordo per andare a pregare alla grotta che è situata dall’altra parte della collina, e ci occorse scalare alcune rocce che si trovano in alto della Pregueira. Le pecore riuscirono a passare, con una certa difficoltà. Come fummo arrivati, mettendoci in ginocchio, il volto contro la terra, noi ci mettemmo a ripetere la preghiera dell ‘Angelo : “Mio Dio, credo, adoro, spero e Vi amo...”. Non so quante volte abbiamo ripetuto questa preghiera quando vedemmo brillare sopra di noi una luce sconosciuta. Ci siamo rialzati per vedere che accadeva, ed abbiamo rivisto l’Angelo che aveva nella sua mano sinistra un calice, sul quale era sospesa un’ostia dalla quale cadevano alcune gocce di sangue nel calice. Lasciando il calice e l’ostia sospesi in aria, egli si prosternò vicino a noi fino a terra e ripeté tre volte questa preghiera :”Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo, io Vi adoro profondamente, e Vi offro il Preziosissimo Corpo, Sangue, Anima e Divinità di Gesù Cristo, presente nei tabernacoli della terra, in riparazione degli oltraggi, sacrilegi ed indifferenze con le quali Egli stesso è offeso. Per i meriti infiniti del Suo Sacratissimo Cuore e del Cuore Immacolato di Maria, Vi domando la conversione dei poveri peccatori”. “Poi, rialzandosi, prese di nuovo nelle sue mani il calice e l’ostia, mi diede la sacra ostia, e diede il sangue del calice a Giacinta e Francesco, dicendo nello stesso tempo : “Prendete e bevete il Corpo ed il Sangue di Gesù Cristo, orribilmente oltraggiato dagli uomini ingrati. Riparate i loro crimini e consolate il vostro Dio”. “Si prosternò di nuovo fino a terra e ripeté con noi ancora tre volte la stessa preghiera : “Santissima Trinità...”. Poi disparve. Spinti dalla forza del soprannaturale che ci avviluppava, abbiamo imitato l’Angelo in tutto, cioè che ci siamo prostrati come lui, ed abbiamo ripetuto le preghiere che diceva. Siamo rimasti nello stesso atteggiamento, ripetendo sempre le stesse parole. Fu Francesco che si rese conto che la notte si avvicinava. Fu lui che ce ne avvertì e pensò a ricondurre il nostro gregge a casa”. I tre bambini non dovevano rivedere l’Angelo di cui custodirono sempre le tre visite come una preparazione celeste alla serie di apparizioni della Vergine, che iniziarono il 13 maggio 1917. Perché si trattava, in qualche modo, di una catechesi privata, destinata ad essi soli, nessuno di loro ne fece menzione per il seguito, se non suor Lucia. Degli ecclesiastici ai quali ella si era confidata prima le avevano tutti sconsigliato di parlare delle apparizioni angeliche, per paura che le apparizioni mariane non fossero considerate così centrali. Il “meraviglioso cristiano” disturbava, anche nel Portogallo degli anni 20... Ora, il messaggio dell’Angelo è di una irreprensibile ed ortodossa teologia tale che è impossibile sospettare i bambini di frode. Esso è anzitutto trinitario, poi insegna la devozione al Sacro Cuore di Gesù ed al Cuore Immacolato di Maria, inoltre insegna i meriti riparatori della preghiera e del sacrificio ed il principio della Comunione dei Santi. Infine, il miracolo eucaristico di ottobre 1916 si inscrive in una continuità che i giovani pastori ignoravano. Perché le comunioni angeliche non sono senza esempi nella storia della Chiesa. Queste, in particolare, vengono a corroborare la nuova politica ecclesiastica di San Pio X che desiderava autorizzare la prima Comunione all’età della ragione, come adirittura anche prima presso alcuni fanciulli maturi e pii, contro l’uso che la respingeva fino a dodici o tredici anni (A Lourdes, Nostra Signora, nel 1858, non esitò a corroborare il dogma dell’Immacolata Concezione, promulgato nel 1854 da Pio IX a discapito di una ostilità marcata da una parte del clero e dell’opinione pubblica, ). Ora, benché Giacinta e Francesco fossero tutti e due in età di comunicarsi, il curato della parrocchia li aveva esclusi dalla Sacra Mensa Eucaristica, deciso che erano da ignorare le nuove consegne romane (Nel XVIII secolo, a Muro Lucano in provincia di Potenza, il piccolo Gerardo Majella, rifiutato a ricevere i sacramenti dal suo parroco per la sua giovanissima età, si comunicò direttamente dalla mano di San Michele,). Quanto all’ostia sanguinante, ella rispondeva ad una serie di fatti miracolosi legati alla fede nella Presenza reale. Il più celebre tra di essi è quello detto del miracolo eucaristico di Bolsena, città italiana in cui un sacerdote incredulo, nel 1263, vide all’improvviso il Santissimo Sacramento che veniva dal consacrare mettersi a sanguinare (Raffaello ne ha fatto il soggetto di una delle sue più belle composizioni nelle Stanze che portano il suo nome in Vaticano). Dimostrate quindi una volta per tutte la buona fede dei giovani veggenti e la solidità dottrinale dei propositi che essi attribuivano all’Angelo, un’ultima domanda si pone : l’identità dello Spirito beato che li visitò. Lui stesso si è presentato, al momento delle apparizioni della primavera e dell’estate 1916, sotto due titoli differenti : “Io sono l’Angelo della Pace” ha detto dapprima, poi, “Io sono l’Angelo custode del Portogallo”. Interrogata, tra gli altri dal canonico Barthas, al fine di sapere se avesse avuto l’impressione di incontrare due distinti Angeli, Lucia ha sempre affermato che si trattava bene di una sola e stessa persona. San Tommaso d’Aquino, poggiandosi su citazioni di più antichi autori e sul Libro di Daniele, ammette che le Nazioni umane sono affidate da Dio alla custodia di un Angelo del Coro dei Principati. Il Portogallo celebrava, ogni terza domenica di luglio, la festa del suo Angelo custode, senza la precisione del suo nome, e questo fin dal 1514, festa confermata alla fine del secolo, al momento della grande crisi che seguì la morte di Sebastiano IV e l’annessione del suo regno alla Spagna. Questa festa, caduta in desuetudine nel XIX secolo, ridicolizzata dalla massoneria molto attiva nel Paese, era stata soppressa da San Pio X poco tempo prima degli avvenimenti di Fatima. I Portoghesi ne chiesero il ristabilimento solenne a Pio XII ; essa concorda oggi con la data della festa nazionale, il 10 giugno, anniversario della morte di Camoëns. La prima ipotesi sarebbe dunque che si tratta di un Angelo del Coro dei Principati, Principe del Portogallo per impiegare la terminologia biblica del Libro di Daniele. La seconda tende ad identificare quest’Angelo con San Michele, appoggiandosi su diversi argomenti. Angelo della Pace è uno dei titoli del Primo dei Serafini nella liturgia. Il primo Re Cattolico del Portogallo. Alfonso Enriquez, aveva consacrato il suo Paese all’Arcangelo Principe delle Celesti Milizie, conseguenza logica nella società cavalleresca medievale dell’epoca, soprattutto in un regno esposto di continuo ai colpi dell’islam. Meno convincente, per contro, è l’argomento secondo il quale il re si sarebbe investito delle insegne regali invocando San Michele e San Giorgio, formula senza originalità poiché questi due Santi erano già i patroni della cavalleria cristiana. Si può pertanto concludere che Michele e l’Angelo custode del Portogallo non sono che uno ? Gli oppositori a questa tesi sottolineano che il Principe serafico, dappertutto, in tutte le apparizioni, fa risuonare altamente il suo nome. Anche se precisa a Giovanna d’Arco che egli è il protettore del regno di Francia, comincia col presentarsi :”Io sono Michele”. Perché, a Fatima, avrebbe omesso di declinare la sua identità ? Infine, sembra bene che la festa dell’Angelo del Portogallo non abbia mai confuso San Michele, patrono del Paese e protettore della monarchia, con lo Spirito protettore del regno. Il dibattito resta aperto ed il mistero dell’identità angelica ancora tutto da svelare. |